Vinitaly, cala il sipario sulla 56esima edizione che conferma la centralità di Confagricoltura nel mondo del vino

Confagricoltura archivia la 56esima edizione di Vinitaly con una partecipazione molto attiva: circa 5000 presenze hanno affollato il grande spazio della Confederazione, che  si conferma laboratorio di idee e luogo di incontro e confronto per gli stakeholder del mondo economico e istituzionale. Forte della grande rappresentanza nell’ambito della vitivinicoltura italiana, Confagricoltura ha ospitato produttori di riferimento e nuove realtà di tutte le regioni, favorendo il dialogo con enti, istituti, università, con l’obiettivo di costruire una linea di crescita per un settore essenziale per l’economia italiana.

Oggi il comparto è alle prese con gli effetti del cambiamento climatico che impone nuove strategie produttive e valuta con attenzione le nuove tendenze di consumo. Proprio al clima è stato dedicato il convegno organizzato con il CREA e l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, da cui è emerso che la tecnologia e i Sistemi di Supporto alle Decisioni (DSS) offrono soluzioni preziose per contrastare i fenomeni climatici estremi, anche se bisogna fare i conti con gli obiettivi europei di riduzione dei principi attivi del 50% entro il 2030 senza che vengano fornite alternative valide. Occorrerà fare sempre più programmazione in agricoltura e investimenti in tecnologia e ricerca.

Molto seguito il talk con i Consorzi di vini rossi e vini bianchi, alla luce dei dati nazionali e mondiali sull’andamento dei consumi.

Confagricoltura ha presentato a riguardo le iniziative europee di ricerca e innovazione legate al settore vitivinicolo, in particolare cinque progetti sostenuti e finanziati dalla Commissione europea: TRUSTyFOOD, QuantiFarm e Harvrest, progetti pilota per la promozione e ricerca di nuove tecnologie in agricoltura; Waste4Soil, per orientare e formare le aziende a riutilizzare e valorizzare i residui agricoli nel ciclo produttivo; H-ALO per fornire supporto alle imprese con una nuova tecnologia di detection rapida in grado di garantire più sicurezza nel prodotto finale.

Hubfarm, nello spazio del Masaf, con CSQA ha presentato alcuni business case per la certificazione della filiera tramite dati digitali del quaderno di campagna. L’utilizzo del dato è necessario a tutti gli agricoltori per uno sviluppo rapido dell’impresa.

Grande interesse per il convegno organizzato da Confagricoltura con Crédit Agricole sul pegno rotativo nel mondo del vino.

Sempre affollate le degustazioni a cura delle Unioni provinciali con le eccellenze enogastronomiche dei rispettivi territori e gli appuntamenti di Enapra e Agronetwork e dei giovani dell’Anga.

A Sol, nel padiglione dedicato all’olio, Confagricoltura è stata invece presente con uno spazio curato da Unapol, con cui da tempo ha stretto un’intesa. E’ stata l’occasione per evidenziare il Decreto direttoriale del 12 aprile scorso con cui è stato ufficialmente riconosciuto il comitato di assaggio professionale di Assofrantoi per gli oli di oliva vergini: un successo che riconosce il lavoro di valorizzazione dell’organizzazione.

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Il vino si conferma ambasciatore del Made in Italy agroalimentare nel mondo

“AGRONETWORK per i Territori: l’oro in bocca!”

 

Al Castello Nipozzano – Marchesi Frescobaldi si è svolto il terzo incontro del tour di Agronetwork di promozione dei prodotti agroalimentari e dei territori “l’oro in bocca”, dedicato al mondo del vino.

 

Nomisma, socio fondatore di Agronetwork, ha presentato i risultati della ricerca “Il vino italiano nel mondo. Trend, posizionamento e prospettive”, che conferma il vino volano dell’export Made in italy, assestandosi anche nel 2022 al primo posto (13% del totale) delle esportazioni agroalimentari italiane.

 

Trend in continua crescita se consideriamo che dai 4,7 mld di euro del 2012 siamo passati ai 7,8 miliardi del 2022 (+ 68% in 10 anni). Solo nell’ultimo anno le esportazioni sono passate da 7,1 a 7,8 miliardi di euro.

 

L’ANALISI DI NOMISMA

Nell’ultimo decennio le imprese italiane hanno conquistato nuovi spazi di mercato, soprattutto in Nord America e in Asia: sebbene l’Unione Europa continui a rappresentare il principale mercato di destinazione delle esportazioni italiane (40% nel 2022), negli ultimi dieci anni è aumentato il peso di Stati Uniti e Canada (dal 27% del 2012 al 29% del 2022) e dei mercati asiatici (dal 5% al 7%).

In parallelo si è assistito a una riqualificazione dell’export, con il calo del peso degli sfusi (attuale 19% in volume) a favore di spumanti e imbottigliati che rappresentano, rispettivamente, il 24% e il 57% delle esportazioni italiane di vino.

 

“Le esportazioni italiane rimangono concentrate nelle regioni centro-settentrionali del Paese, ma negli ultimi anni anche il sud Italia ha aumentato il proprio grado di internazionalizzazione. Nonostante Veneto (con un peso del 36% sul totale dell’export vitivinicolo italiano nel 2022), Toscana (16%), Piemonte (16%), Trentino (9%) ed Emilia Romagna (6%) continuino a rappresentare le regioni ambasciatrici del vino italiano nel mondo, tra i top-10 territori che sono riusciti a far crescere maggiormente le proprie esportazioni figurano anche Abruzzo, Lazio, Campania, Puglia e Sicilia grazie a tassi di crescita a doppia cifra tra il 2012 e il 2022”, dice Emanuele di Faustino, Responsabile Industria, Retail e Servizi di Nomisma.

 

Il complicato scenario macroeconomico internazionale ha registrato per il primo semestre 2023 una frenata per il mercato del vino. Se infatti l’Italia ha mostrato un -0,4% a valore e un -1,4% a volume nei primi 6 mesi del 2023, Usa (-23,5% in valore) e Cile (-23,9% in valore) sembrano in caduta libera. Il calo interessa anche la Francia che segna un -6,1% a volume a fronte però di un +3,1% a valore.

 

Se ci si focalizza sui top-5 mercati di destinazione dell’export italiano, nel I semestre 2023, si segnala una crescita delle importazioni di vini fermi e frizzanti imbottigliati italiani solo nel Regno Unito e in Svizzera (rispettivamente +0,6% e +1,7% a valore rispetto al I semestre 2022). Più positive le tendenze per gli spumanti, grazie in primis al traino della Francia, che nei primi sei mesi del 2023 ha visto aumentare le proprie importazioni dall’Italia di oltre il 30%, grazie al successo del Prosecco su tale mercato.

 

LE PROSPETTIVE

Non ci sono solo ombre, ma anche opportunità da cogliere. Secondo l’indagine condotta da Nomisma, su un campione di consumatori italiani, nei prossimi 2-3 anni a crescere di più sul mercato domestico saranno in primis i vini con certificazione sostenibile (38%) e a marchio biologico (37%), seguiti da quelli prodotti da vitigni autoctoni (34%) e da piccoli produttori (32%). Sui mercati internazionali i produttori italiani – oltre ai vini con attributi green o provenienti da uno specifico territorio nazionale/prodotti con uve autoctone – prevedono una crescita anche della domanda di vini a bassa gradazione alcolica sempre più richiesti dai consumatori esteri.

 

CONSIDERAZIONI

“Il vino italiano, nell’insieme di tutti i prodotti della moda, dell’automotive di lusso e del cibo, non può che avere un futuro brillante. Si impone però una riflessione dopo gli aumenti che abbiamo avuto post-pandemia. Infatti, si sta assistendo a un rallentamento dei consumi specialmente nei prezzi più concorrenziali.  Questa riflessione deve aiutarci a porre l’accento su una maggiore attenzione alla qualità del prodotto e alla sua comunicazione. Saranno molto importanti gli aiuti che potremo riservare alla promozione del vino italiano all’estero”, così Lamberto Frescobaldi, Presidente Marchesi Frescobaldi e Giunta Confagricoltura.

 

“Oggi che celebriamo i nostri vini nel mondo ritorno sul concetto di sostenibilità per il corpo e per l’ambiente. Le scelte sostenibili sono quelle che ci portano a qualificare i nostri consumi e a migliorare la qualità di ciò che consumiamo.  Anche il vino, per essere più sostenibile, deve essere consumato con moderazione e rispetto, sempre ricercando la salubrità e la qualità.  Aziende come quella che ci ospita questa mattina rispettano l’ambiente e lavorano per l’uomo, che potrà così consumare questi prodotti con maggiore consapevolezza, grazie alla migliore informazione del consumatore ed alla responsabilità assunta dall’imprenditoria agricola” così la Presidente Agronetwork, Sara Farnetti.

 

I PROSSIMI APPUNTAMENTI

I prossimi appuntamenti del tour “L’oro in bocca” vedranno Agronetwork impegnata a ottobre in Campania, nel Salernitano, per parlare di conserve vegetali, pomodori, legumi e quarta gamma con Pancrazio SpA e il Gruppo Rago.

A metà novembre in Veneto, a Treviso, presso H-Farms con British American Tobacco per i processi innovativi nel cioccolato e nel tabacco, e a dicembre in Sicilia presso il distretto agrumicolo con Coca Cola Italia per le aranciate.

 

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Emergenza peronospora, Confagricoltura: la malattia colpisce le produzioni in tutta Italia, subito ristori per le imprese vitivinicole

Il comparto vitivinicolo nazionale ha bisogno di urgenti interventi per sostenere gli agricoltori, vittime dei danni prodotti dalla peronospora. Dopo gli allarmi lanciati nelle scorse settimane, Confagricoltura torna chiedere provvedimenti immediati sia a livello nazionale che europeo per contrastare la fitopatia che sta mettendo in ginocchio le attuali produzioni.

Il primo passo è l’attivazione di un tavolo tecnico, che si occupi di definire le azioni di ristoro. Per la Confederazione la strada da percorrere è quella di un intervento legislativo con copertura finanziaria, che includa anche una specifica deroga all’esclusione dalle agevolazioni delle categorie di danni (alle produzioni e alle strutture) previste dal sistema dell’assicurazione agevolata, anche laddove le fitopiatie non siano previste tra le cause. In questo modo si permetterebbe sia alle aziende colpite di accedere agli interventi compensativi e sia di incrementare i fondi destinati alle compensazioni.

A livello europeo potrebbe essere opportuno chiedere alla Commissione di concedere flessibilità che permettano l’uso dei fondi dell’Ocm Vino come compensazione del mancato reddito, causato dalle fitopatie. 

Ulteriori risorse da destinare ai ristori possono essere recuperate all’interno del recente provvedimento della Commissione sui sostegni finanziari di emergenza. Queste misure – dedicate, ad esempio, alla compensazione dei redditi erosi da problemi alle produzioni – sono finanziate con un plafond di 330 milioni di euro, di cui 60,5 milioni in quota all’Italia. A questa somma potrebbe andare ad aggiungersi un contributo statale concesso fino al 200% della somma stanziata da Bruxelles.

Specifica attenzione va prestata anche alle produzioni biologiche prevedendo una opportuna deroga ai limiti posti all’uso del rame.

La peronospora ha trascinato il comparto del vino italiano in una vera e propria emergenza che non ha bisogno soltanto di interventi immediati. Altrettanto fondamentale è tutelare qualità e quantità della produzione nazionale nel futuro. Ecco perché il monitoraggio e la prevenzione con adeguati trattamenti da un lato e le nuove tecniche di genomica assistita (Tea) dall’altro sono gli strumenti che, secondo la Confederazione, devono essere alla base di strategie di medio-lungo periodo. 

Le piogge intense e prolungate del periodo di maggio e giugno 2023 hanno favorito la diffusione della peronospora su tutta la Penisola. Questa malattia fungina, tra le più aggressive, ha potuto propagarsi anche a causa delle precipitazioni e delle alluvioni che non hanno permesso l’accesso ai campi. Ad oggi, specie in alcune zone, la peronospora ha compromesso definitivamente la consistenza dei grappoli colpiti. 

Le criticità maggiori sono presenti nelle regioni del Centro Sud Italia in particolare in Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata e Puglia, dove si rileva la presenza della malattia a macchia di leopardo con una incidenza del 20% delle superfici ma con picchi anche del 70/80%. Di entità minore ma comunque preoccupante la situazione in Toscana, Liguria, Emilia-Romagna, Sicilia e Umbria e Marche, invece attacchi di peronospora sotto controllo nelle regioni del Nord e nelle restanti regioni. 

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Vino, OCM promozione: urgente pubblicare l’avviso nazionale

Il MASAF ha pubblicato l’atteso decreto ministeriale sulla misura relativa alla promozione sui mercati dei Paesi terzi con modifiche importanti per la partecipazione al programma OCM vino.

Dalla prossima annualità, spiega Confagricoltura, sarà possibile presentare un solo progetto per tipologia nazionale, multiregionale o regionale, e le aziende inserite nei soggetti collettivi dovranno “partecipare ad almeno una delle azioni previste per ciascun Paese terzo”.

“Sono vincoli con impatto molto forte sulla capacità progettuale – afferma Confagricoltura – e occorrerà  trovare un equilibrio per agevolare la partecipazione di aziende di minore dimensione, senza limitare la progettualità di quelle più strutturate”.

Fra le novità invece è positiva la possibilità, per i progetti che sono stati inseriti nella graduatoria definitiva, di ritenere ammissibili le spese effettuate dopo il 16 ottobre, anche prima della stipula del contratto con AGEA, per consentire di avviare subito le attività.

Grazie all’azione sindacale di Confagricoltura, d’intesa con le altre organizzazioni, sono stati confermati nel decreto i progetti multiregionali e tutti i criteri di valutazione.

“A questo punto, – conclude Confagricoltura – vista la tempistica di emanazione del decreto ministeriale, diventa urgente la pubblicazione dell’avviso nazionale per la presentazione dei progetti che definisce annualmente le modalità attuative del decreto, senza il quale non è possibile avviare la procedura di presentazione dei progetti”.

“Auspichiamo un coinvolgimento dei rappresentanti delle imprese in questa fase per un confronto diretto sugli aspetti operativi e procedurali della misura”.

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Al-Cantàra, associata a Confagricoltura, è la Cantina dell’anno Gran Vinitaly 2023

Vincitrice di “Cantina dell’anno – Gran Vinitaly 2023” l’azienda siciliana Al-Cantàra del produttore Pucci Giuffrida, associato a Confagricoltura e presidente della Sezione vitivinicola dell’Unione provinciale agricoltori di Catania. Sono Otto le etichette di Giuffrida premiate all’edizione 5StarWines del Vinitaly, la manifestazione in corso da oggi al 5 aprile a Verona. 

L’impresa vitivinicola è situata lungo il versante nord dell’Etna in territorio di Randazzo, in provincia di Catania. L’imprenditore di Confagricoltura si è aggiudicato, tra oltre mille etichette in gara, questo premio assegnato alla cantina che ha totalizzato il miglior risultato nei “parziali”, cioè nella somma dei punteggi raccolti fra i primi tre vini in classifica in almeno due categorie di concorso. Giuffrida, commercialista di professione, è entrato nel mondo del vino meno di vent’anni fa. 

Classificato al primo posto nella categoria dei rosati “Amuri di fimmina e amuri di matri”, Etna rosato doc (vendemmia 2021) da uve di nerello mascalese. Stesso punteggio per quattro etichette Al-Cantàra: sono gli Etna Bianco Doc Occhi di Ciumi 2021 (carricante e grecanico), Luci Luci 2020 (carricante) e Muddichi di Suli (IGP terre siciliane, 2020); gli altri vincitori, piazzatisi entro i primi tre posti nelle varie categorie, sono: O’ Scuru o’ scuru(Etna Rosso Doc 2020),‘A Nutturna 2021 (IGP bianco da uve di nerello mascalese), Lu veru piaciri (Etna Rosso Doc 2020 da uve di nerello mascalese e cappuccio) e, fra le bollicine dell’Etna, premiato anche Re Befè, spumante Etna Bianco Brut Doc la cui produzione è iniziata appena due anni fa. 

Le otto etichette saranno inserite nel 5Star WinesThe Book2024, la guida redatta dalla giuria del premio e distribuita in ristoranti, enoteche e a buyer internazionali.

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Vendemmia, Confagricoltura: calano i volumi, ma sulla qualità vince chi ha lavorato bene in vigna.

Giorni cruciali per il settore vitivinicolo. Se in alcune zone d’Italia la vendemmia è già in corso, eventuali piogge entro Ferragosto potrebbero essere decisive per definire l’annata 2022: siamo nel momento dell’ultima maturazione delle uve, che hanno sofferto l’estrema siccità della stagione.

 

Le prime considerazioni raccolte da Confagricoltura concordano su un calo generalizzato dei livelli quantitativi di almeno il 10%, più accentuato laddove ci sono state grandinate, mentre sulla qualità, mai come quest’anno si conferma determinante l’attenta gestione agronomica del vigneto.

 

Dal 2003, l’annata che ha segnato la svolta climatica con conseguenze evidenti sulle produzioni, l’intero settore primario e il suo indotto investono affinché il comparto vitivinicolo possa affrontare senza gravi conseguenze gli effetti del cambiamento climatico. Quindi, anche di fronte a stagioni difficili come questa, la qualità non sarebbe in discussione.

 

Preoccupano tuttavia le fitopatie. In Piemonte si segnala un aumento dei casi di Flavescenza Dorata, mentre nel Nord della regione, un’invasione di Popillia Japonica ha defogliato estese aree vitate. La vendemmia è iniziata in anticipo per le basi spumanti in alcune zone dell’Astigiano e dell’Alessandrino. Per il Moscato si partirà intorno al 20 agosto. Sui rossi oggi impossibile fare previsioni attendibili, ma c’è ottimismo.

 

In Liguria l’assenza di precipitazioni fa stimare un calo dei volumi dal 20%, con punte fino al 40%, e gradazioni alte.

 

In Lombardia la produzione potrebbe calare di oltre il 20%, soprattutto in alcune zone in cui ha grandinato. In una parte dell’Oltrepò Pavese, a causa di un evento meteo straordinario, ci sarà un calo di oltre il 60% del raccolto.

 

In Veneto i vigneti senza irrigazione sono in una situazione drammatica a cui si unisce la problematica della Flavescenza dorata in particolare per i bianchi. Il calo produttivo si attesterà sul 10%.

 

In Friuli la situazione vendemmiale si divide in base alla tipologia di terreni. In quelli più drenanti ghiaiosi, lo stress irriguo è maggiore, perché la forte evapotraspirazione ha limitato l’efficacia dell’irrigazione. Sulle varietà precoci si iniziano ad avere i primi arresti di maturazione da calore. Con meno acqua calerà non solo la qualità, ma anche la resa. Nei vigneti sui terreni più pesanti, invece, i danni saranno minori.

 

In Trentino, nelle aree di fondovalle, non si evidenziano situazioni di stress, in quanto i vigneti hanno a disposizione sufficiente dotazione idrica. I vigneti di Pinot grigio e Chardonnay coltivati in queste zone non dovrebbero avere risentito del clima, se non marginalmente. Diversa è la situazione per i vigneti in pedecollina e collina: nelle vigne che hanno subito stress idrico si nota un ridotto sviluppo degli acini, con possibile calo produttivo. Saranno fondamentali un’attenta e oculata gestione delle fasi di vinificazione, a partire dalla pressatura e dalla selezione dei mosti, che consentiranno di mantenere elevata la qualità delle produzioni.

 

Vendemmia anticipata in Emilia-Romagna. Le stime attestano un drastico calo del raccolto nelle aree collinari con una flessione produttiva
stimata nell’ordine del 25-30% in quanto risulta più difficile irrigare, ma a soffrire è anche la restante viticoltura in pianura, minacciata dalla carenza della risorsa idrica per le irrigazioni di soccorso e da fitopatie sempre più invasive. Qui la flessione si stima almeno del 10%.

 

In Toscana la totale assenza di piogge su quasi tutta la regione da circa tre mesi non consente di individuare facilmente l’andamento produttivo della vendemmia 2022 anche dal punto di vista qualitativo. Oltre alla perdita di peso dei grappoli, lo stress idrico sta limitando l’invaiatura in molte zone. Tutto dipenderà dalle piogge, sempre che arrivino in tempo.

 

In Umbria si stima un calo del 20%, ma, come in altre regioni, per i rossi è ancora presto fare previsioni attendibili.

 

Nelle Marche la situazione è molto variegata, a macchia di leopardo. In alcune zone il vigneto tiene abbastanza bene, in altre c’è un forte stress idrico già da fine luglio. Ci si aspetta una diminuzione di circa il 20% dei volumi rispetto alla media.

 

Nelle zone dell’Abruzzo in cui non si è potuto irrigare si potrebbe arrivare ad un decremento dei volumi produttivi delle uve del 20%. Laddove, al contrario, si è potuto irrigare, le prospettive quanti qualitative per l’annata sono ottime. Da considerare l’aumento dei costi di produzione.

 

In questa fase domina anche nel Lazio l’incertezza climatica che può far evolvere la stagione in estremamente positiva per quantità e qualità, o molto negativa per ambedue gli aspetti. Purtroppo le previsioni pendono per la seconda ipotesi.

 

In Molise l’andamento vendemmiale è nella norma. In termini quantitativi le aziende che potevano ricorrere all’irrigazione di soccorso non sono in grande sofferenza. I vigneti in asciutta hanno qualche problema, in particolare di blocchi vegetativi.
La qualità per le varietà precoci sarà buona, per quelle tardive occorre aspettare come evolverà la situazione. Dal punto di vista fitosanitario si registra solo qualche episodio di oidio sulle varietà sensibili.

 

Il territorio vitato della Campania è molto variegato anche sotto il profilo del clima. Difficile quindi, come per altre grandi regioni, un’unica previsione di vendemmia. Ad oggi si stimano valori produttivi in linea con l’ultimo quinquennio, ma se non pioverà nelle prossime settimane si potrebbero avere perdite fino al 10%.

 

In Calabria l’annata asciutta si presenta buona dal punto di vista fitosanitario. Mancano ancora oltre 15 giorni alla vendemmia delle prime uve, e quasi 40 per le altre più tardive. Si aspetta qualche pioggia di giusta intensità per aumentare un po’ in volume i grappoli. Per chi ha avuto la possibilità dell’irrigazione di soccorso, la situazione è ottimale.

 

La Basilicata alta è quasi del tutto priva di irrigazione e rappresenta il 70% del potenziale produttivo: avrà cali del 25%, mentre per la restante parte del territorio regionale si conta di avere una produzione in crescita del 15%, perché irrigua. Anche in Basilicata vendemmia in anticipo.

 

La Puglia è divisa: è iniziato in questi giorni il raccolto delle uve precoci, ma per la gran parte della vendemmia manca ancora un mese. La produzione in aridocoltura (soprattutto Salento) stima un calo del 20%, mentre è nella norma quella con irrigazione.

 

In Sicilia si vendemmia dagli ultimi giorni di luglio sul livello del mare, con le varietà internazionali. Le abbondanti piogge autunnali hanno riempito gli invasi. Chi ha vigneti irrigui si è difeso bene dal caldo degli ultimi 50 giorni e prevede una buona qualità. In generale, comunque, la diminuzione è dell’ordine del 10%. La vendemmia si protrarrà fino a fine ottobre, pertanto il caldo e le piogge potranno ancora influenzare le attuali previsioni.

 

In Sardegna, anche se il mese di agosto sarà determinante, si prospetta una buona annata per quantità e qualità. Buone notizie anche dal fronte fitosanitario, perché la scarsità delle piogge non ha favorito la diffusione delle malattie della vite, quali peronospora e oidio. La mancanza d’acqua è stata in parte compensata dall’umidità, pertanto sia per i bianchi, sia per i vini rossi, le previsioni al momento sono rosee.

 

Da Nord a Sud incide comunque l’aumento dei costi di produzione. E ad influire sul mercato ci saranno anche le giacenze.

 

“In prospettiva, alla luce della situazione economica attuale, – afferma il presidente della Federazione Nazionale Vino di Confagricoltura, Federico Castellucci – è ragionevole immaginare nel medio periodo un rallentamento del mercato del vino con minori scambi in volume e valore più contenuto. I consumatori potrebbero cominciare a rallentare l’acquisto di beni non di prima necessità, come il vino, anche nella grande distribuzione organizzata”.

 

La migliore reazione per il settore vitivinicolo italiano – secondo Confagricoltura – è essere ancora più concentrati sui mercati di esportazione, sia europei, sia di Paesi Terzi, come USA, Canada, ma anche del Sud Est asiatico, dove il nostro Paese è molto competitivo per il buon rapporto qualità/prezzo e per l’estrema varietà di prodotto, che da sempre è il punto di forza della nostra viticoltura.

 

“La consolidata immagine del vino italiano, sostenuta da opportune campagne di comunicazione, – conclude Castellucci – dovrebbe permetterci di affrontare positivamente questa sfida a livello internazionale”.

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Cancer Plan, Confagricoltura: evitato duro colpo per il vino italiano. La dieta mediterranea si conferma modello vincente

“Con il voto al Rapporto BECA si è evitato di compromettere il futuro del mondo del vino e il suo sviluppo sui mercati internazionali. Era fondamentale distinguere tra uso e abuso di alcol, poiché si riconosce il principio che non sono pericolosi i singoli prodotti, ma la quantità che ne viene assunta”.

Il presidente della Federazione Nazionale Vino di Confagricoltura, Federico Castellucci, commenta così il voto in plenaria del Parlamento europeo alla relazione sul rafforzamento delle strategie dell’Europa nel combattere il cancro.

“Ha prevalso il buon senso – afferma Castellucci – Con gli emendamenti passati si è evitato di dare ai consumatori informazioni errate che avrebbero condannato il vino a bevanda alcolica dannosa tout court per la salute”.

“Questo voto giova a tutto il settore agroalimentare italiano e alla dieta mediterranea, di cui viene di fatto ulteriormente riconosciuta la validità per uno stile di vita sano e una corretta alimentazione” – aggiunge il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti.

“Ringraziamo i parlamentari italiani che hanno recepito le preoccupazioni della filiera e hanno lavorato per evitare che si criminalizzassero i prodotti della nostra agricoltura”.

“E’ anche una vittoria contro il Nutriscore, – conclude Giansanti – un modello di etichettatura nutrizionale che va totalmente ripensato e che esce sconfitto dal voto al Rapporto Beca”.

Un’eccellente notizia per il territorio ragusano, vocato alla produzione vitinicola di qualità e dove insistono 1237 ettari di vigneti per la produzione di uva da vino (400 ettari per uva da vino DOP, 500 ettari per uva da vino IGP e 400 ettari per altri vini) e 2700 ettari per la produzione di uva da tavola*.

*Fonte: Istat 

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Vino, incontri B2B organizzati da Confagricoltura con operatori di Stati Uniti e Regno Unito

Confagricoltura organizza un triplo appuntamento di incontri business dedicati alle imprese vitivinicole. I B2B si presentano particolarmente interessanti perché si focalizzano su due mercati consolidati per l’Italia del vino: gli Stati Uniti e il Regno Unito.

Gli appuntamenti sono realizzati da Confagricoltura in collaborazione con ‘DoctorWine’ by Daniele Cernilli con lo scopo di sviluppare nuovi canali commerciali internazionali e raggiungere nuovi consumatori interessati ai prodotti Made in Italy di qualità.

Tre gli eventi in programma: si inizia il 31 gennaio con operatori del Regno Unito e si prosegue il 15 e il 21 febbraio con operatori degli Stati Uniti. Parteciperanno importatori, distributori, agenti commerciali, ristoratori, enoteche e stampa specializzata. Folta la presenza delle aziende che si sono iscritte agli incontri, provenienti da tutta Italia.

In questo delicato momento storico legato alla pandemia si sta osservando una rivoluzione degli stili di vita, in particolare dei consumi in casa, anche per quanto riguarda il vino. Dopo un 2020 che ha bloccato gli scambi internazionali per il lockdown, le vendite sono riprese con rinnovato entusiasmo, specialmente attraverso il web.

L’obiettivo degli incontri è offrire alle aziende nuove opportunità di mercato, sia nei Paesi in cui la presenza del vino italiano è consolidata e i consumatori interessati alle novità delle cantine, sia in Paesi in cui si aprono nuovi sbocchi di business.

Le esportazioni di vino italiano hanno superato 5,8 miliardi di euro nei primi dieci mesi del 2021, con +13,2% rispetto allo stesso periodo del 2020 e +10% rispetto al 2019.

Negli Stati Uniti, primo mercato extra UE delle produzioni vinicole italiane, le vendite hanno raggiunto 1,46 miliardi di euro, +20% rispetto al 2020 e +14% sul 2019.

Il Regno Unito, che dopo la Brexit è a tutti gli effetti un Paese terzo, rimane stabile al terzo posto delle esportazioni di vino italiano, dopo la Germania e gli USA.

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Ue, Agrinsieme scrive al ministro Patuanelli a difesa del settore vitivinicolo

Agrinsieme, il coordinamento che riunisce Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, ha scritto al ministro delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli, esprimendo viva preoccupazione per l’approvazione della Decisione della Commissione Europea relativa al programma di lavoro 2022 sulla promozione dei prodotti agricoli, facendo particolare riferimento al settore vitivinicolo.

Nell’ambito dei criteri per la valutazione dei progetti di promozione, è stato inserito – prosegue la missiva – l’allineamento con gli obiettivi di alcune recenti comunicazioni della Commissione, tra cui il Piano europeo della lotta ai tumori, che è una semplice comunicazione e non ancora declinata a livello legislativo.

Il Parlamento europeo, nella sua relazione del Piano che dovrà essere votata dall’Assemblea Plenaria, non fa distinzione tra consumo moderato di alcool e abuso in merito alle conseguenze sulla salute, e specifica che non esiste una soglia minima al di sotto della quale il consumo sia sicuro.

Questa tesi, a parere di Agrinsieme, appare poco equilibrata e potrebbe disorientare i consumatori, poichè metterebbe in discussione il consumo di vino, oltre che l’abuso. Senza considerare poi il danno di immagine per un comparto determinante dell’economia italiana, quello vitivinicolo, che dà lavoro ad oltre un milione di addetti.

Il Coordinamento segnala preoccupazioni sul futuro del comparto: sembra infatti che la Commissione europea abbia promosso uno studio per mappare le misure fiscali e le politiche dei prezzi applicate alle bevande alcoliche – vini inclusi – con l’obiettivo di una revisione sistematica delle politiche dei prezzi, delle misure fiscali e dei sostegni nazionali applicati all’alcool nei Paesi dell’Unione.

Per Agrinsieme si tratta di un’iniziativa che potrebbe avere pesanti conseguenze sull’intero settore, pertanto ha chiesto un incontro urgente con il ministro Patuanelli per esporre alcune proposte per la difesa del comparto vitivinicolo, nel quadro di una complessiva tutela del made in Italy agroalimentare.

“Una questione che tocca da vicino il nostro territorio provinciale – dichiara il presidente di Confagricoltura Ragusa, dott. Antonino Pirrè – vocato alla produzione vitivinicola di qualità e dove insistono 1237 ettari di vigneti per la produzione di uva da vino (400 ettari per uva da vino DOP, 500 ettari per uva da vino IGP e 400 ettari per altri vini) e 2700 ettari per la produzione di uva da tavola*. Ci aspettiamo un incontro celere e risolutivo con il ministro Patuanelli, nel quale Agrinsieme rappresenterà al meglio le richieste anche dei produttori vitivinicoli ragusani e siciliani.”.

 

*dati Istat riferiti al 2021

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Confagricoltura, bene proroga domande ristrutturazione vigneti

Con decreto del 30 agosto 2020 (prot. 9076226) il ministero per le Politiche agricole ha differito dal 30 agosto al 15 settembre il termine ultimo per la presentazione delle domande di ristrutturazione e riconversione dei vigneti che producono vini a denominazione di origine ed a denominazione di origine controllata e garantita; ha quindi fissato al 15 febbraio 2021 la data per la definizione della graduatoria di ammissibilità delle domande di aiuto.

Confagricoltura valuta positivamente il provvedimento ministeriale che ha pienamente recepito le sollecitazioni dell’Organizzazione nazionale e delle proprie sedi territoriali, rivolte al Mipaaf ed alle Regioni, affinché si spostasse di 15 giorni il termine ultimo, consentendo una più agevole gestione delle domande da parte delle imprese.

Le aziende viticole – informa Confagricoltura – possono chiedere un aiuto economico per gli interventi finalizzati a riconversione varietale, ristrutturazione di vigneti, modifiche delle forme di allevamento e sostituzione di pali e fili.

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