Giorni cruciali per il settore vitivinicolo. Se in alcune zone d’Italia la vendemmia è già in corso, eventuali piogge entro Ferragosto potrebbero essere decisive per definire l’annata 2022: siamo nel momento dell’ultima maturazione delle uve, che hanno sofferto l’estrema siccità della stagione.
Le prime considerazioni raccolte da Confagricoltura concordano su un calo generalizzato dei livelli quantitativi di almeno il 10%, più accentuato laddove ci sono state grandinate, mentre sulla qualità, mai come quest’anno si conferma determinante l’attenta gestione agronomica del vigneto.
Dal 2003, l’annata che ha segnato la svolta climatica con conseguenze evidenti sulle produzioni, l’intero settore primario e il suo indotto investono affinché il comparto vitivinicolo possa affrontare senza gravi conseguenze gli effetti del cambiamento climatico. Quindi, anche di fronte a stagioni difficili come questa, la qualità non sarebbe in discussione.
Preoccupano tuttavia le fitopatie. In Piemonte si segnala un aumento dei casi di Flavescenza Dorata, mentre nel Nord della regione, un’invasione di Popillia Japonica ha defogliato estese aree vitate. La vendemmia è iniziata in anticipo per le basi spumanti in alcune zone dell’Astigiano e dell’Alessandrino. Per il Moscato si partirà intorno al 20 agosto. Sui rossi oggi impossibile fare previsioni attendibili, ma c’è ottimismo.
In Liguria l’assenza di precipitazioni fa stimare un calo dei volumi dal 20%, con punte fino al 40%, e gradazioni alte.
In Lombardia la produzione potrebbe calare di oltre il 20%, soprattutto in alcune zone in cui ha grandinato. In una parte dell’Oltrepò Pavese, a causa di un evento meteo straordinario, ci sarà un calo di oltre il 60% del raccolto.
In Veneto i vigneti senza irrigazione sono in una situazione drammatica a cui si unisce la problematica della Flavescenza dorata in particolare per i bianchi. Il calo produttivo si attesterà sul 10%.
In Friuli la situazione vendemmiale si divide in base alla tipologia di terreni. In quelli più drenanti ghiaiosi, lo stress irriguo è maggiore, perché la forte evapotraspirazione ha limitato l’efficacia dell’irrigazione. Sulle varietà precoci si iniziano ad avere i primi arresti di maturazione da calore. Con meno acqua calerà non solo la qualità, ma anche la resa. Nei vigneti sui terreni più pesanti, invece, i danni saranno minori.
In Trentino, nelle aree di fondovalle, non si evidenziano situazioni di stress, in quanto i vigneti hanno a disposizione sufficiente dotazione idrica. I vigneti di Pinot grigio e Chardonnay coltivati in queste zone non dovrebbero avere risentito del clima, se non marginalmente. Diversa è la situazione per i vigneti in pedecollina e collina: nelle vigne che hanno subito stress idrico si nota un ridotto sviluppo degli acini, con possibile calo produttivo. Saranno fondamentali un’attenta e oculata gestione delle fasi di vinificazione, a partire dalla pressatura e dalla selezione dei mosti, che consentiranno di mantenere elevata la qualità delle produzioni.
Vendemmia anticipata in Emilia-Romagna. Le stime attestano un drastico calo del raccolto nelle aree collinari con una flessione produttiva
stimata nell’ordine del 25-30% in quanto risulta più difficile irrigare, ma a soffrire è anche la restante viticoltura in pianura, minacciata dalla carenza della risorsa idrica per le irrigazioni di soccorso e da fitopatie sempre più invasive. Qui la flessione si stima almeno del 10%.
In Toscana la totale assenza di piogge su quasi tutta la regione da circa tre mesi non consente di individuare facilmente l’andamento produttivo della vendemmia 2022 anche dal punto di vista qualitativo. Oltre alla perdita di peso dei grappoli, lo stress idrico sta limitando l’invaiatura in molte zone. Tutto dipenderà dalle piogge, sempre che arrivino in tempo.
In Umbria si stima un calo del 20%, ma, come in altre regioni, per i rossi è ancora presto fare previsioni attendibili.
Nelle Marche la situazione è molto variegata, a macchia di leopardo. In alcune zone il vigneto tiene abbastanza bene, in altre c’è un forte stress idrico già da fine luglio. Ci si aspetta una diminuzione di circa il 20% dei volumi rispetto alla media.
Nelle zone dell’Abruzzo in cui non si è potuto irrigare si potrebbe arrivare ad un decremento dei volumi produttivi delle uve del 20%. Laddove, al contrario, si è potuto irrigare, le prospettive quanti qualitative per l’annata sono ottime. Da considerare l’aumento dei costi di produzione.
In questa fase domina anche nel Lazio l’incertezza climatica che può far evolvere la stagione in estremamente positiva per quantità e qualità, o molto negativa per ambedue gli aspetti. Purtroppo le previsioni pendono per la seconda ipotesi.
In Molise l’andamento vendemmiale è nella norma. In termini quantitativi le aziende che potevano ricorrere all’irrigazione di soccorso non sono in grande sofferenza. I vigneti in asciutta hanno qualche problema, in particolare di blocchi vegetativi.
La qualità per le varietà precoci sarà buona, per quelle tardive occorre aspettare come evolverà la situazione. Dal punto di vista fitosanitario si registra solo qualche episodio di oidio sulle varietà sensibili.
Il territorio vitato della Campania è molto variegato anche sotto il profilo del clima. Difficile quindi, come per altre grandi regioni, un’unica previsione di vendemmia. Ad oggi si stimano valori produttivi in linea con l’ultimo quinquennio, ma se non pioverà nelle prossime settimane si potrebbero avere perdite fino al 10%.
In Calabria l’annata asciutta si presenta buona dal punto di vista fitosanitario. Mancano ancora oltre 15 giorni alla vendemmia delle prime uve, e quasi 40 per le altre più tardive. Si aspetta qualche pioggia di giusta intensità per aumentare un po’ in volume i grappoli. Per chi ha avuto la possibilità dell’irrigazione di soccorso, la situazione è ottimale.
La Basilicata alta è quasi del tutto priva di irrigazione e rappresenta il 70% del potenziale produttivo: avrà cali del 25%, mentre per la restante parte del territorio regionale si conta di avere una produzione in crescita del 15%, perché irrigua. Anche in Basilicata vendemmia in anticipo.
La Puglia è divisa: è iniziato in questi giorni il raccolto delle uve precoci, ma per la gran parte della vendemmia manca ancora un mese. La produzione in aridocoltura (soprattutto Salento) stima un calo del 20%, mentre è nella norma quella con irrigazione.
In Sicilia si vendemmia dagli ultimi giorni di luglio sul livello del mare, con le varietà internazionali. Le abbondanti piogge autunnali hanno riempito gli invasi. Chi ha vigneti irrigui si è difeso bene dal caldo degli ultimi 50 giorni e prevede una buona qualità. In generale, comunque, la diminuzione è dell’ordine del 10%. La vendemmia si protrarrà fino a fine ottobre, pertanto il caldo e le piogge potranno ancora influenzare le attuali previsioni.
In Sardegna, anche se il mese di agosto sarà determinante, si prospetta una buona annata per quantità e qualità. Buone notizie anche dal fronte fitosanitario, perché la scarsità delle piogge non ha favorito la diffusione delle malattie della vite, quali peronospora e oidio. La mancanza d’acqua è stata in parte compensata dall’umidità, pertanto sia per i bianchi, sia per i vini rossi, le previsioni al momento sono rosee.
Da Nord a Sud incide comunque l’aumento dei costi di produzione. E ad influire sul mercato ci saranno anche le giacenze.
“In prospettiva, alla luce della situazione economica attuale, – afferma il presidente della Federazione Nazionale Vino di Confagricoltura, Federico Castellucci – è ragionevole immaginare nel medio periodo un rallentamento del mercato del vino con minori scambi in volume e valore più contenuto. I consumatori potrebbero cominciare a rallentare l’acquisto di beni non di prima necessità, come il vino, anche nella grande distribuzione organizzata”.
La migliore reazione per il settore vitivinicolo italiano – secondo Confagricoltura – è essere ancora più concentrati sui mercati di esportazione, sia europei, sia di Paesi Terzi, come USA, Canada, ma anche del Sud Est asiatico, dove il nostro Paese è molto competitivo per il buon rapporto qualità/prezzo e per l’estrema varietà di prodotto, che da sempre è il punto di forza della nostra viticoltura.
“La consolidata immagine del vino italiano, sostenuta da opportune campagne di comunicazione, – conclude Castellucci – dovrebbe permetterci di affrontare positivamente questa sfida a livello internazionale”.