Ucraina, Confagricoltura: costruire sistema agroindustriale solido per rendere il Paese partner strategico dell’UE

Nella foto a destra, al podio, Nicola Cilento

Confagricoltura ha preso parte stamani alla Conferenza bilaterale per la ricostruzione dell’Ucraina. A intervenire per la Confederazione il componente di giunta Nicola Cilento, che ha fornito un quadro dell’Organizzazione agricola più antica d’Italia e analizzato la situazione del settore primario in relazione al conflitto in atto da ormai più di un anno.

“L’aggressione russa all’Ucraina – ha affermato Cilento – ha spinto le istituzioni europee a dare maggiore priorità al processo di integrazione. In questo iter, l’Ucraina rappresenta un Paese dal grande impatto agricolo e demografico, capace, solo con il proprio ingresso nell’Ue, di ridisegnare la geografia dell’Unione, dispiegando un peso politico di elevata caratura e obbligando, a suo tempo, a rivedere interamente la PAC, ridimensionando il quadro finanziario pluriennale europeo”. 

La guerra ha generato una grave destabilizzazione a livello di sicurezza alimentare globale, viste le ingenti quantità di grano e semi oleosi che l’Ucraina esportava in tutto il mondo, ponendola al terzo posto a livello internazionale per export agricolo. 

Dopo lo scoppio del conflitto, la ratifica dell’Accordo del Mar Nero siglato sotto l’egida dell’ONU ha rappresentato un passaggio significativo per la sicurezza alimentare, evitando una crisi che avrebbe spinto alla fame gran parte del continente africano. 

“Un investimento mirato sull’agroindustria ucraina – ha spiegato Cilento – permetterebbe l’esportazione di materie trasformate, evitando disequilibri di offerta produttiva di alcune materie prime come il mais, il grano o i semi oleosi. Inoltre, investire sull’agroindustria del Paese significherebbe generare valore aggiunto in loco e favorire l’occupazione”. 

La realizzazione di un sistema agroindustriale solido renderebbe l’Ucraina un partner strategico per gli Stati membri, che importerebbero prodotti già trasformati senza dazi interni, evitando così di creare un pericoloso disequilibrio nel mercato interno.

“La sospensione da parte dell’Ue dei dazi sui prodotti agricoli importati dall’Ucraina  – ha ricordato Cilento – ha comportato un precedente con cui il Paese si è insediato, nel giro di un anno, al terzo posto tra i fornitori di prodotti agricoli per l’Europa. Per questo, alcuni Stati membri dell’Est europeo hanno posto in essere degli accordi per non collocare i prodotti agricoli sul proprio territorio, evitando così gravi squilibri di mercato nazionale”.

E’ rilevante – aggiunge Confagricoltura – il ruolo dell’Ucraina per supplire alla carenza di materie prime, tra cui i fertilizzanti, originariamente importati in massa dalla Russia. Nel processo di ricostruzione, il Paese potrebbe pertanto sviluppare un sistema di produzione dei fertilizzanti utile a ridurre la dipendenza europea dai Paesi terzi, fra cui la Russia.

Il percorso di adesione all’Ue portato avanti dalle istituzioni europee mostra un elevato livello di fiducia e una propensione ad assicurare un futuro più certo ai cittadini ucraini. – conclude Confagricoltura – L’Ucraina rappresenta in questo momento storico un baluardo della democrazia e, come tale, deve essere preservato nelle sue fondamenta, garantendo al contempo una transizione rapida e irreversibile verso il sistema Ue, sviluppando un progresso agroindustriale capace di salvaguardare e valorizzare la vocazione esportatrice del Paese.

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Riforma IG, Confagricoltura: il voto in ComAgri accoglie molte nostre richieste

Con il voto di oggi della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo sulla proposta di regolamento delle Indicazioni geografiche sono state accolte molte istanze presentate da Confagricoltura che mirano a rafforzare la protezione delle Dop e Igp, a snellire le procedure di approvazione e di modifica dei disciplinari, prevedere un ruolo per i produttori agricoli nei consorzi, aumentare la trasparenza verso i consumatori e tutelare il settore vitivinicolo.

E’ un provvedimento importante, evidenzia Confagricoltura, ricordando che l’Italia è il primo Paese europeo per numero di prodotti agroalimentari a denominazione di origine, con un valore di circa 20 miliardi di euro.

La proposta di regolamento va a normare le Associazioni di produttori e le Associazioni di produttori riconosciute.

Confagricoltura giudica molto positive le misure introdotte per semplificare le procedure di gestione delle IG, con tempistiche per la registrazione e la modifica dei disciplinari più snelle rispetto alle attuali, che oggi richiedono oltre i 12 mesi.

Bene anche il mantenimento del ruolo dell’EUIPO, agenzia che gestisce i marchi Ue a cui sono attribuiti solo compiti amministrativi nella gestione delle richieste.

Positivi, inoltre, il carattere volontario degli impegni di sostenibilità, che possono essere inclusi nel disciplinare di produzione o in un documento a parte, e la maggiore protezione su internet, per esempio sui siti di e-commerce.

In ambito vitivinicolo, il risultato di oggi va incontro alle richieste di Confagricoltura: sono infatti stati lasciati nella regolamentazione di base elementi importanti di tutela delle IG. Le norme che regolano la protezione, l’omonimia, la relazione con i marchi e gli impegni di sostenibilità restano dunque specifiche per il vino, contrariamente a quanto inizialmente proposto dalla Commissione.

La Confederazione ringrazia infine gli europarlamentari per il lavoro svolto, auspicando che l’assemblea plenaria e il Consiglio possano sostenere le posizioni della ComAgri.

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Ue, Confagricoltura: rivedere la ripartizione delle competenze a livello di Consiglio Europeo sulle proposte relative ad ambiente e settore primario

Va rivista la ripartizione delle competenze a livello di Consiglio Ue sulle proposte che riguardano l’ambiente e il settore primario per rafforzare il ruolo dei ministri dell’Agricoltura.

E’ la richiesta avanzata in una lettera inviata dai ministri dell’Agricoltura di 16 Stati membri alla presidenza di turno svedese del Consiglio dell’Unione europea. La lettera è stata sottoscritta anche dal ministro Lollobrigida.

“Esprimiamo l’apprezzamento per la decisione assunta dal ministro. – dichiara il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti – Quando sono in discussione proposte di regolamento che possono limitare il potenziale produttivo agricolo dell’Unione, il ruolo del Consiglio Agricolo deve essere valorizzato”.

“Sui tavoli negoziali, a Bruxelles, arrivano proposte basate su divieti e limitazioni dei mezzi di produzione, in assenza di valide alternative tecniche ed economiche per gli agricoltori. In questo modo – aggiunge il presidente di Confagricoltura – c’è il rischio di ridurre la capacità produttiva europea a vantaggio delle importazioni da Paesi terzi dove le regole possono essere meno rigorose di quelle applicate nella Ue in termini di sicurezza alimentare e protezione delle risorse naturali”.

“Insomma, un gioco a somma zero in cui perdono tutti: ambiente, consumatori e imprese agricole” conclude Giansanti.

Spetta alla ricerca e alle innovazioni tecnologiche il ruolo di dare alle imprese agricole le alternative valide per continuare a produrre in condizioni di crescente sostenibilità ambientale.

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Fondi promozione UE, Confagricoltura: Italia decisiva nell’evitare penalizzazione per vino, carni rosse e derivati in una fase delicata per l’agroalimentare

Confagricoltura rimarca l’ottimo esordio del ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, su un tema delicato per il settore agroalimentare italiano, quello dei fondi per la promozione commerciale. Senza la posizione assunta oggi dall’Italia – evidenzia la Confederazione – vini, carni rosse e derivati avrebbero rischiato un drastico taglio dei finanziamenti destinati principalmente alla promozione sui mercati esteri.

“E’ un esordio che lascia ben sperare sulle prossime sfide – aggiunge il presidente Massimiliano Giansanti – perché la proposta presentata dalla Commissione UE rientra nell’ambito di una strategia complessiva che metterebbe a rischio l’insieme del sistema agroalimentare”.

“Peraltro – continua il presidente di Confagricoltura – i fondi per la promozione risultano ancora più significativi in questa fase in cui, a seguito del caro energia e dell’aumento dell’inflazione, è in atto un preoccupante calo dei consumi”.

A riguardo, Confagricoltura ricorda che nel primo semestre di quest’anno le vendite totali di vino nella grande distribuzione sono diminuite di oltre il 7,5% rispetto allo stesso periodo del 2021 e che nei primi tre mercati esteri l’export del comparto è sceso di oltre 10 punti in percentuale.

La tendenza al calo delle esportazioni è certificata anche dagli ultimi dati della Commissione UE sul commercio estero relativo all’agroalimentare: a luglio, le esportazioni degli Stati membri sono cresciute soltanto del 2% in valore su base annuale, il che vuol dire una contrazione in termini di quantità che fa riflettere in un contesto economico di annunciata recessione.

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Energia, l’appello di Confagricoltura: ulteriori rincari insostenibili per le imprese

Giansanti: sì a una risposta europea per ridurre i costi a famiglie e aziende

 

“Le imprese agricole non sono assolutamente in grado di assorbire ulteriori aumenti dei costi energetici” – dichiara la Giunta esecutiva di Confagricoltura che si è riunita oggi, a Mantova, in occasione dell’apertura del Food&Science Festival.

“Senza il blocco del prezzo del gas a livello europeo e il varo di nuove misure a supporto della liquidità c’è il rischio imminente che un elevato numero di imprenditori del nostro settore sia costretto a sospendere o a ridurre l’attività produttiva. Di conseguenza, calerebbero le forniture ai mercati e alle industrie di trasformazione, a vantaggio delle importazioni da Paesi in cui i costi energetici sono inferiori”.

Secondo i dati diffusi da ISMEA, i costi di produzione dell’agricoltura, nei soli primi tre mesi di quest’anno, sono aumentati di oltre il 18% sullo stesso periodo del 2021.

La Giunta di Confagricoltura ha anche esaminato le decisioni, annunciate ieri dal governo tedesco, che prevedono la fissazione di un tetto sul prezzo del gas a livello nazionale e uno stanziamento pubblico di 200 miliardi di euro a sostegno di famiglie e aziende.

“Le decisioni unilaterali degli Stati membri determinano una vera e propria distorsione di concorrenza tra le imprese. Il regolare funzionamento del mercato unico non può dipendere dalla capacità di spesa dei bilanci statali” – sottolinea il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti.

“Il sostegno alle imprese deve essere attuato a livello europeo, riproponendo le misure comuni già attuate durante la pandemia a tutela dell’occupazione (con il programma SURE), oppure, autorizzando gli Stati membri a utilizzare per la riduzione dei costi energetici una parte dei fondi già assegnati dall’Ue per altre finalità, ma non ancora impegnati”.

Nonostante l’intensità della crisi in atto – fa notare la Giunta confederale – l’Unione europea ha mantenuto invariati gli stanziamenti all’agricoltura. Non solo: dal prossimo anno subiranno una progressiva riduzione del 15% in termini reali.

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Credito, Giansanti: necessario il rinnovo delle moratorie e delle garanzie pubbliche. Confagricoltura rilancia l’appello all’ABI

“Non possiamo permetterci di indebolire le nostre aziende in un momento così complesso e delicato. La fine delle moratorie sui crediti, sommata all’incremento dei costi di produzione, causerebbe la sospensione dell’attività di moltissime imprese agricole”.

Il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, rilancia l’appello del presidente dell’ABI (Associazione Bancaria Italiana), Antonio Patuelli, affinché il governo chieda a Bruxelles l’autorizzazione al rinnovo delle moratorie concesse nel periodo della pandemia per far fronte alle difficoltà delle aziende, e delle garanzie pubbliche che cesserebbero a fine anno, in un periodo di difficoltà ulteriormente aggravato dall’attuale congiuntura.

Questa richiesta dovrebbe rientrare in un intervento più generale, finora mancato, dell’Unione europea per contrastare gli effetti del caro energia sul sistema delle imprese.

“Già nei mesi scorsi – ricorda Giansanti – il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, aveva segnalato che la dinamica dei costi di produzione risultava insopportabile per le aziende, ma da allora i prezzi sono ulteriormente aumentati”.

Secondo i dati della Commissione UE – ricorda Confagricoltura – il caro energia è già costato alle famiglie e alle imprese europee 1.000 miliardi di euro.

“L’elevato indebitamento, specie nei settori più energivori, ha comportato squilibri di natura finanziaria e patrimoniale. Occorre evitare che lo stato di difficoltà degeneri – aggiunge Giansanti – Per molte imprese agricole la sospensione delle moratorie sarebbe il primo passo verso la definitiva chiusura dell’attività”.

Lo stesso organo di vigilanza sul sistema bancario europeo – ricorda Confagricoltura – ha ufficialmente chiesto agli istituti di rivedere gli scenari in funzione del previsto deterioramento della situazione economica.

“Le garanzie che chiediamo oggi per le imprese – conclude Giansanti – potrebbero evitare nel prossimo futuro costi sociali molto elevati per il Paese e per l’Europa”.

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No di Agrinsieme alla vendita dell’olio d’oliva sfuso: la proposta della Commissione UE mette a rischio sanità e qualità del prodotto e le regole della concorrenza

Agrinsieme, coordinamento che riunisce Cia – Agricoltori Italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari – ha scritto al Ministero della Politiche Agricole affinché si adoperi a respingere con forza la proposta della Commissione Ue di autorizzare la vendita di olio d’oliva sfuso su base volontaria.

Il Coordinamento spiega che tale ipotesi, che prevede la modifica del Regolamento di esecuzione 29/2012, comporterebbe seri rischi di sicurezza, di mercato, di reputazione e di frode.

Per Agrinsieme, il primo rischio riguarda la qualità dell’olio d’oliva e la sicurezza sanitaria per il consumatore che sarebbero compromesse dalla commercializzazione del prodotto in bottiglie aperte e riutilizzabili. Modalità che non darebbero alcuna garanzia neanche sul rispetto delle norme igieniche.

La proposta della Commissione Ue aumenterebbe anche il rischio di frodi, poiché risulterebbe molto difficile, se non impossibile, monitorare la qualità dell’olio d’oliva rimanente nel contenitore dopo la sua apertura. Ad essere compromessa sarebbe poi la trasparenza nei confronti dei consumatori, che non avrebbero garanzie sulla corrispondenza tra quanto indicato in etichetta e quanto contenuto nella bottiglia riempita.

Tutto ciò  – specifica Agrinsieme nella missiva al Mipaaf – vanificherebbe gli sforzi degli operatori del settore che nel corso degli anni hanno lavorato duramente per garantire la qualità dell’olio d’oliva immesso sul mercato e investito nella sensibilizzazione su qualità e valori nutrizionali di questo prodotto di eccellenza e simbolo della dieta mediterranea.

Se venisse autorizzata la vendita di olio sfuso su base volontaria, verrebbero annullati molti di questi risultati e si andrebbe incontro ad una distorsione della concorrenza interna nel mercato unico.

In ogni caso, per Agrinsieme, l’autorizzazione alla vendita di prodotti sfusi su base volontaria non risponderebbe, come auspicato dalla Commissione, alle preoccupazioni dei consumatori in materia di sostenibilità ambientale: la vendita di prodotti sfusi al dettaglio, infatti, non riduce, né elimina, l’impatto ambientale dell’imballaggio, poiché il prodotto dovrebbe essere comunque riconfezionato in contenitori nei negozi. Tali contenitori non offrirebbero lo stesso livello di garanzie igieniche degli imballaggi standardizzati, visto che non sarebbero soggetti a controlli obbligatori di conformità alle normative ambientali.

Agrinsieme chiede quindi con forza il sostegno dell’amministrazione italiana sul mantenimento dell’obbligo di imbottigliamento per l’olio d’oliva, per non metterne a rischio sicurezza, qualità e reputazione, nonché per il bene dei produttori e dei consumatori.

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Guerra, rischio povertà e fame. Confagricoltura: rivedere la PAC

“È indispensabile fornire un sostegno urgente e coordinato ai Paesi in situazione di insicurezza alimentare”: è questa la richiesta congiunta che è stata indirizzata alla comunità internazionale – fa sapere Confagricoltura – dai leader della Banca mondiale, del Programma alimentare della FAO, del Fondo monetario internazionale (FMI) e dell’Organizzazione mondiale del commercio (WTO).

Il forte aumento dei prezzi delle materie prime agricole e la carenza di forniture – si sottolinea nel documento congiunto – “stanno spingendo milioni di persone verso la povertà e la denutrizione”.

Il Fondo monetario internazionale, in particolare, ha rivisto al ribasso le previsioni relative alla crescita economica su scala globale per quest’anno e per il 2023, sostenendo inoltre che, a causa della guerra in corso, sono attesi danni pesanti per i Paesi che più dipendono da Ucraina e Federazione Russa per le forniture di cereali e energia.

Le vendite all’estero di grano e orzo dei due Paesi incidono per il 30% sul totale delle esportazioni mondiali – evidenzia Confagricoltura – E l’Ucraina è il quarto esportatore mondiale di mais, i cui futures alla borsa di Chicago hanno raggiunto il livello più alto dal 2012.

“Alla luce di questi scenari, c’è da chiedersi se il nuovo corso della PAC sia adeguato alle sfide alle quali l’Unione europea è chiamata a rispondere – dichiara il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti – Il potenziale produttivo dell’agricoltura europea, che è tra i più avanzati al mondo, e la competitività delle imprese che producono per il mercato vanno salvaguardati”.

“Va anche ricordato – prosegue Giansanti – che i capi di Stato e di governo della UE hanno preso posizione a favore della riduzione della dipendenza dalle importazioni di prodotti agricoli chiave e hanno chiesto alla Commissione di affrontare la questione della sicurezza alimentare globale”.

“Non si tratta di rimettere in discussione gli obiettivi della transizione ambientale, ma di assicurare, come è possibile grazie alle innovazioni tecnologiche, la sostenibilità ambientale dell’agricoltura europea con quella sociale ed economica”.

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Ucraina, Confagricoltura: no al protezionismo alimentare. Allarme per i fertilizzanti, a rischio i raccolti

“Spetta alla Commissione europea il compito di assicurare il regolare funzionamento del mercato unico. Va respinto qualsiasi tentativo di ‘protezionismo alimentare’ tra gli Stati membri dell’Unione”: è la ferma presa di posizione del presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, sulla decisione assunta dal governo ungherese di sospendere le esportazioni di grano per assicurare i rifornimenti interni e contenere la crescita dei prezzi.

“Anche la Bulgaria – aggiunge Giansanti – ha stabilito di aumentare per precauzione gli stock pubblici di cereali per un ammontare di 1,5 milioni di tonnellate, con il risultato pressoché scontato di ridurre i volumi delle vendite all’estero”.

“A seguito dei drammatici avvenimenti in corso in Ucraina, i mercati internazionali delle principali materie prime agricole sono sotto pressione – sottolinea il presidente di Confagricoltura – ma vanno respinte le iniziative nazionali unilaterali all’interno della UE. La capacità produttiva di cereali dell’Unione è tale da poter gestire anche questa difficilissima situazione. Serve però un coordinamento della Commissione, alla quale abbiamo già chiesto di rimuovere, in vista dei nuovi raccolti, i limiti all’utilizzo dei terreni agricoli”.

“L’auspicio è che la crisi in Ucraina si risolva il più rapidamente possibile al tavolo negoziale. Dagli eventi in atto emerge comunque la necessità di verificare se le scelte fatte sulla nuova PAC siano idonee a salvaguardare la capacità produttiva europea e l’efficienza delle imprese che producono per il mercato” – aggiunge il presidente di Confagricoltura.

“C’è anche un altro elemento a destare forte preoccupazione: nei giorni scorsi il ministero dell’Industria e del Commercio della Russia ha raccomandato agli operatori di sospendere le esportazioni di fertilizzanti. Le vendite all’estero di nitrato di ammonio sono già state bloccate fino ad aprile. Le conseguenze possono essere particolarmente pesanti sul piano della disponibilità e dei prezzi. Rischiamo una contrazione dei raccolti”.

La Federazione Russa produce 50 milioni di tonnellate di fertilizzanti, circa il 15% dell’intera produzione mondiale. L’Unione europea e il Brasile sono i principali acquirenti. “La situazione va attentamente monitorata – puntualizza il presidente di Confagricoltura – Potrebbe rendersi indispensabile una reazione concertata in sede multilaterale per garantire al massimo le operazioni colturali in vista dei nuovi raccolti”.

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Ucraina, Confagricoltura: cereali e semi oleosi strategici quanto gas e petrolio

Giansanti: “Sfruttare tutto il potenziale per un rapido aumento della produzione in Ue”

“Vanno poste le condizioni per spingere al massimo i raccolti di cereali e semi oleosi nell’Unione europea, modificando le regole vigenti. L’aumento della produzione è indispensabile per compensare il blocco delle importazioni dall’Ucraina e dalla Federazione Russa. E tutto il settore agroalimentare va incluso tra quelli destinatari dei provvedimenti allo studio per il ‘caro energia’.

Queste le richieste avanzate dal presidente della Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, in vista delle misure annunciate dalla Commissione UE per limitare l’impatto economico determinato dalla crisi in Ucraina.

“I segnali che arrivano dai mercati – afferma Giansanti – sono chiarissimi. La metà del mais importato dalla UE arriva dall’Ucraina che lo scorso anno, di questi tempi, ne esportava circa 3,5 milioni di tonnellate al mese. Ora i movimenti sono bloccati. Cereali e semi oleosi sono diventati quindi un asset strategico, come il gas ed il petrolio, ma con una sostanziale differenza. Nell’Unione abbiamo il potenziale per aumentare rapidamente la produzione agricola”.

“Alle mancate importazioni da Ucraina e Federazione Russa – prosegue il presidente di Confagricoltura – dobbiamo aggiungere la drastica contrazione dei raccolti in Ucraina. E la Cina ha autorizzato di recente la ripresa delle importazioni di grano dalla Federazione Russa, bloccate da tempo per ragioni fitosanitarie”.

“Per i cereali possiamo soddisfare l’aumento del fabbisogno negli Stati membri. Ma la UE e gli Stati Uniti saranno chiamati anche a rispondere alla richiesta dei Paesi Terzi, più dipendenti dalle importazioni da Ucraina e Federazione Russa. La situazione – evidenzia Giansanti – è particolarmente delicata nell’area del Mediterraneo dove, dai dati disponibili, risulta che le scorte utilizzabili coprono il fabbisogno solo fino alla prossima estate”.

Nel caso della Tunisia, ad esempio, per Confagricoltura, gli acquisti di grano ucraino e russo incidono tradizionalmente per quasi il 60% sul totale delle importazioni di settore. Nel 2021 il grano raccolto in Ucraina ha coperto il 30% dell’import totale dell’Egitto.

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