Coltiviamo la cultura: il 16 ottobre prima Festa dell’Agricoltura nelle dimore storiche d’Italia

Domenica 16 ottobre si terrà la prima edizione di “Coltiviamo la cultura: prima Festa dell’Agricoltura nelle dimore storiche”, promossa dai gruppi giovani di ADSI e Confagricoltura Anga. Numerose dimore storiche su tutto il territorio nazionale apriranno le loro porte per ospitare le aziende agricole del territorio: una straordinaria opportunità per promuovere sia quei particolari beni culturali rappresentati dagli immobili privati di interesse collettivo, sia quei prodotti agroalimentari tipici del territorio delle regioni coinvolte.

Dieci le dimore storiche aderenti all’iniziativa e circa quaranta le aziende agricole in sette regioni: Veneto, Piemonte, Emilia Romagna, Umbria, Lazio, Puglia e Sicilia.

Il taglio del nastro in tutte le sedi è previsto alle 10 e la chiusura della giornata alle 18.

Le dimore storiche costituiscono un patrimonio turistico di rara bellezza e il perno di un’economia circolare per i borghi su cui insistono. Il 54% di questi immobili, in particolare, si trova in piccoli comuni con una popolazione inferiore a 20.000 abitanti e, nel 29% dei casi, addirittura sotto i 5.000 residenti, mentre il 31% di questi beni è al di fuori dai centri abitati. A dimostrazione del nesso tra patrimonio culturale e produzione agricola basti pensare che il 34% delle aziende vitivinicole italiane afferisce ad una dimora storica.

Scopo della manifestazione è dunque quello di porre al centro lo stretto legame tra il mondo agricolo e quello delle dimore storiche, mostrando a cittadini e istituzioni la centralità di questo connubio che è identificativo del nostro Paese. L’iniziativa mira anche a sottolineare l’importanza della riscoperta di un turismo che sa esaltare il legame indissolubile tra cibo e territorio.

“Grazie alla collaborazione tra ADSI e Confagricoltura, il pubblico avrà la possibilità di visitare cortili, palazzi, ville e giardini ed – al contempo – scoprire i prodotti e le peculiarità enogastronomiche locali. La “Festa dell’Agricoltura” rappresenta un’ulteriore conferma di come sia possibile coniugare la tutela dell’arte e del paesaggio con la produzione agroalimentare di alta qualità e con l’offerta di un turismo esperienziale, consentendo ai visitatori di vivere la straordinaria bellezza della campagna italiana e dei nostri borghi, di cui le dimore storiche sono perno fondamentale”, ha dichiarato Anna Maria Pentimalli, presidente di ADSI Giovani.

“I Giovani di Confagricoltura – ha detto il presidente dell’Anga Francesco Mastrandrea – partecipano con grande entusiasmo a questa iniziativa che consente di promuovere alcune produzioni d’eccellenza delle nostre aziende in contesti unici che le valorizzano al meglio. In questo evento che unisce arte, cultura e buon cibo e vino, non mancheranno inoltre, in alcune dimore,
momenti di confronto e di approfondimento dedicati al settore primario e alle sue prospettive”.

Elenco delle dimore storiche:
Castello di Tabiano (PR); Villa Venenti (BO); Villa Mergé (RM); Castello di Piovera (AL);
Castello di Tagliolo (AL); Palazzo Ducale di Alessano (LE); Palazzo Castelnuovo (PA); Palazzo
Spadaro Libertini (CT); Palazzo Pandolfi Elmi (PG); Villa di Maser (TV).

Per informazioni consultare il sito www.confagricoltura.it

Sul canale YouTube di Confagricoltura il video di lancio dell’evento.

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Sicilia, le associazioni di categoria chiedono più carburante agevolato per gli agricoltori

Più carburante agevolato agli agricoltori: è questa la richiesta che Confagricoltura, CIA e COPAGRI della Sicilia hanno inoltrato all’Assessore all’agricoltura, Toni Scilla ed al Dirigente Generale, Dario Cartabellotta.

“Le motivazioni di tale proposta straordinaria ed urgente – scrivono i presidenti delle organizzazioni, Rosario Marchese Ragona. Graziano Scardino e Natale Mascellino – sono tutte legate alla straordinarietà di questa annata agraria caratterizzata da eccessi termici ed aumenti incontrollati di tutti i mezzi di produzione, energetici in primis. Una revisione in corso d’opera degli attuali parametri di assegnazione si rende poi assolutamente necessaria per incentivare gli agricoltori siciliani ad utilizzare la deroga comunitaria che consente di tornare a produrre cereali nei terreni oggetto di set aside. Infine – evidenziano i presidenti regionale di Confagricoltura, CIA e COPAGRI – tale operazione andrebbe a sanare parte dei costi aggiuntivi sostenuti dagli agricoltori a causa dei ritardi con cui è partita la campagna per l’assegnazione del carburante agevolato, dovuti alle difficoltà tecniche incontrate per il passaggio dal sistema cartaceo a quello informatico”.

Per contrastare gli eccessi termici di questa estate, per tutte le coltivazioni arboree si rendono necessarie più irrigazioni di soccorso con la conseguente necessità di ulteriori lavorazioni dei terreni e ciò per evitare sprechi di acqua, una risorsa che diventa sempre difficile da reperire e dai costi sempre più elevati. Questa situazione, che ormai non può più essere considerata straordinaria, genera un ulteriore aumento dei costi di produzione che se non contrastati con adeguati sostegni rischia di azzerare la redditività di migliaia di aziende agricole dell’isola: per questa ragione le tre organizzazioni agricole ritengono urgente rivedere ed aggiornare i parametri di assegnazione.

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Gambuzza (Confagricoltura): “L’emergenza siccità rischia di mettere in ginocchio l’agricoltura”

Riportiamo di seguito il testo dell’intervista realizzata da Biagio Tinghino al Vice Presidente di Confagricoltura, dott. Sandro Gambuzza, pubblicata sul Quotidiano di Sicilia del 29 giugno 2022

“È fondamentale lavorare alla diffusione delle tecnologie per salvaguardare la produttività”

Negli ultimi mesi non si fa altro che parlare di rischio desertificazione. La desertificazione è non solo una conseguenza, ma anche una delle cause del cambiamento climatico: il degrado del suolo dovuto all’attività antropica dà luogo all’emissione di gas a effetto serra, e i suoli degradati hanno una minore capacità di trattenimento del carbonio. La desertificazione può comportare povertà, problemi di salute dovuti alla polvere portata dal vento, nonché una diminuzione della biodiversità. Può anche avere conseguenze demografiche ed economiche, costringendo la popolazione a migrare lontano dalle aree colpite. La Sicilia è la regione italiana con maggior rischio di desertificazione. Secondo i dati diffusi dall’Associazione Italiana Enti di Bacino, il 70% della superficie della Sicilia presenta un grado di rischio medio-alto. Un problema che riguarda sia le aree interne che quelle costiere, fatta eccezione per le province di Catania, Messina e Palermo, in cui il rischio è molto più basso.

Confagricoltura: “La siccità sta già impattando sulle rese agricole nazionali”

Il Vice Presidente nazionale di Confagricoltura, dott. Sandro Gambuzza
Il Vice Presidente nazionale di Confagricoltura, dott. Sandro Gambuzza

Per approfondire la questione, abbiamo intervistato Sandro Gambuzza, vice presidente di Confagricoltura nazionale. “La siccità sta già impattando sulle rese agricole nazionali – ha detto al QdS, Gambuzza -. Per questa ragione, Confagricoltura ha chiesto al governo di assumere, di concerto con le Regioni, tutte le iniziative necessarie a mettere le aziende agricole nelle condizioni di assicurare almeno i livelli produttivi ordinari. La media annuale delle temperature nell’isola continua a salire e le condizioni climatiche assumono sempre più caratteristiche continentali, con inverni più freddi ed estati sempre più afose. Il problema della desertificazione riguarda oltre il 25% della popolazione mondiale a causa delle crescenti pressioni esterne dovute alle attività umane e al cambiamento climatico che aggraveranno ulteriormente la situazione”.

 

Occorrono interventi immediati contro la siccità

La siccità causata dalle scarse piogge invernali sta creando problemi seri all’agricoltura e richiede interventi immediati come turni per innaffiamenti programmati e irrigazioni di soccorso per salvare le produzioni in campo. “Negli ultimi giorni stiamo affrontando il problema della carenza di acqua destinata all’agricoltura – ha continuato il vice Presidente – e stiamo iniziando ad elaborare una prima indicazione dei danni provocati dallo stress idrico, in corso ormai da mesi. Il primo calcolo attendibile è relativo ai cereali. Secondo le stime di Palazzo Della Valle, la siccità colpirà i raccolti di grano duro e tenero che registreranno una flessione calcolata tra il 15 e il 20%. Se la situazione meteorologica non cambierà e se non verranno messi in campo i provvedimenti necessari, gli effetti si estenderanno anche ad altre colture. Dall’ortofrutta al mais, fino alla produzione di uva e olive. Nessuna esclusa”.

All’emergenza attuale si sommano i danni sulla fertilità dei suoli che, secondo l’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), riguardano circa il 28% della Penisola, principalmente al Sud, dove in alcuni casi superano il 40% delle superfici. Negli ultimi 20 anni la siccità ha provocato danni all’agricoltura italiana per oltre 15 miliardi di euro, il 50% dei quali concentrato in Puglia, Emilia Romagna, Sicilia e Sardegna.

Alla siccità si somma la crescita dei costi di produzione

“Non dimentichiamo che il settore primario sta già affrontando un periodo molto complicato – ha stigmatizzato Gambuzza – per l’eccezionale crescita dei costi di produzione dovuta all’invasione dell’Ucraina. Se il governo non si attiverà in tempi stretti, la perdita di produzione potrebbe avere impatti negativi anche sulla spesa alimentare degli italiani. Occorre gestire l’emergenza, accertando le condizioni per la dichiarazione dello stato di calamità naturale e attivando tutte le possibili iniziative in modo coordinato per salvaguardare le produzioni agricole”.

In questa delicata fase storica viene chiesto agli imprenditori agricoli di far fronte alla crescente richiesta di cibo per evitare una crisi alimentare di vaste dimensioni, ma, senza acqua, non è possibile coltivare e rispondere a questa necessità. “È di fondamentale importanza lavorare alla diffusione delle innovazioni tecnologiche in grado di salvaguardare il potenziale produttivo – ha sottolineato il vice Presidente -, con una minore pressione sulle risorse naturali. Da anni, a riguardo, Confagricoltura ha avviato una stretta collaborazione con l’Ambasciata di Israele per far conoscere alle nostre imprese le migliori e più avanzate tecnologie che consentono di risparmiare il fabbisogno di acqua nei processi di produzione. Confagricoltura ha sollecitato inoltre l’avvio degli interventi infrastrutturali, già finanziati e in avanzato iter procedurale, ma anche la realizzazione di nuovi invasi necessari a rispondere alle richieste dei territori”.

Occorre un cambio di passo rispetto al passato

Occorre un veloce e deciso cambio di passo rispetto al passato, senza ritardi ulteriori che ricadrebbero sugli imprenditori agricoli. Tutta l’Italia ha bisogno disperatamente di acqua ed i prossimi giorni saranno decisivi per salvare almeno il primo raccolto dell’estate. L’irrigazione è essenziale in questi giorni, perché molte colture stanno arrivando a maturazione e hanno bisogno di una grande quantità di acqua.

“Ho sempre detto che la crisi si supera attraverso l’innovazione, la ricerca e la formazione – ha puntualizzato Gambuzza -. Serve una visione ed una strategia in grado di aumentare la capacità di produzione dell’agricoltura italiana, con l’obiettivo di raggiungere la sovranità alimentare e puntare a nuovi mercati con le nostre produzioni, sinonimo di qualità e sicurezza. A ciò si lega la competitività, anche in termini di reciprocità di condizioni a livello comunitario e extracomunitario. Bisogna puntare a percorsi di innovazione attraverso l’utilizzo delle migliori tecnologie applicate all’agricoltura frutto dei risultati della scienza e della ricerca. Innovazione, transizione digitale, sostegno alla filiera agroalimentare, transizione verde, ricerca e formazione, uniti a riforme strutturali e infrastrutturali dell’amministrazione per ridurre gli oneri burocratici a carico delle imprese, per Confagricoltura, sono i pilastri su cui costruire il futuro del settore primario italiano”.

“L’agricoltura è un comparto trainante per l’economia nazionale, europea e mondiale – ha concluso Sandro Gambuzza -. La carenza di infrastrutture idriche è un grave problema che ostacola la crescita di questo settore. Innanzitutto servirebbe creare una rete di nuovi bacini e invasi sul territorio per l’accumulo e lo stoccaggio di acqua piovana”.

 

Fonte: Quotidiano di Sicilia

 

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Il 70% del territorio siciliano è a rischio desertificazione. Confagricoltura: “Dati impressionanti. A rischio produzioni e posti di lavoro”

La Sicilia è la regione italiana con maggior rischio di desertificazione. Secondo i dati diffusi dall’Associazione Italiana Enti di Bacino, il 70% della superficie della Sicilia presenta un grado di rischio medio-alto. Un problema che riguarda sia le aree interne che quelle costiere, fatta eccezione per le province di Catania, Messina e Palermo, in cui il rischio è molto più basso.

La media annuale delle temperature nell’isola continua a salire e le condizioni climatiche assumono sempre più caratteristiche continentali, con inverni più freddi ed estati sempre più afose. Il problema della desertificazione riguarda oltre il 25% della popolazione mondiale a causa delle crescenti pressioni esterne dovute alle attività umane ed al cambiamento climatico che aggraveranno ulteriormente la situazione.


desertificazione sicilia

“Faccio mie le parole della nostra componente di Giunta, Giovanna Parmigiani, in occasione della Giornata Mondiale per la Lotta alla Desertificazione e alla Siccità: senza suolo fertile e in salute, non c’è vita. E i dati attuali sulla siccità sono impressionanti. In una situazione che è già di grande incertezza sul piano economico, rischiamo di perdere produzioni, reddito, posti di lavoro”: così il presidente di Confagricoltura Ragusa, dott. Antonino Pirrè.

“Non meno impressionante – aggiunge Pirrè – il ritardo che è stato accumulato nel risolvere problemi di portata pluriennale e via via aggravati dal cambiamento climatico. Partendo dai fondi straordinari del PNRR, occorre un veloce e deciso cambio di passo rispetto al passato, senza ritardi ulteriori che ricadrebbero sugli imprenditori agricoli”.

All’emergenza attuale si sommano i danni sulla fertilità dei suoli che, secondo l’Ispra, riguardano circa il 28% della Penisola, principalmente al Sud, dove in alcuni casi superano il 40% delle superfici. Negli ultimi 20 anni la siccità ha provocato danni all’agricoltura italiana per oltre 15 miliardi di euro, il 50% dei quali concentrato in Puglia, Emilia Romagna, Sicilia e Sardegna.

“Occorre gestire l’emergenza, accertando le condizioni per la dichiarazione dello stato di calamità naturale e attivando tutte le possibili iniziative in modo coordinato per salvaguardare le produzioni agricole”.

Bisogna poi lavorare alla diffusione delle innovazioni tecnologiche in grado di salvaguardare il potenziale produttivo, con una minore pressione sulle risorse naturali.

Da anni, a riguardo, Confagricoltura ha avviato una stretta collaborazione con l’Ambasciata di Israele per far conoscere alle nostre imprese le migliori e più avanzate tecnologie che consentono di risparmiare il fabbisogno di acqua nei processi di produzione.

Confagricoltura ha sollecitato inoltre l’avvio degli interventi infrastrutturali, già finanziati e in avanzato iter procedurale, ma anche la realizzazione di nuovi invasi necessari a rispondere alle richieste dei territori.

In delicatissima fase storica agli imprenditori agricoli viene chiesto di far fronte alla crescente richiesta di cibo per evitare una crisi alimentare di vaste dimensioni, ma, senza acqua, non è possibile coltivare e rispondere a questa necessità.

Ragusa, 20 giugno 2022

L’addetto stampa

Bartolo Lorefice

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Blocco Tir in Sicilia, Confagricoltura Ragusa: modalità sbagliata di protesta da sospendere subito

Un autista di un mezzo di un’azienda agricola ragusana è stato inseguito, bloccato e, dietro minaccia, ha dovuto consegnare le chiavi e subire il taglio degli pneumatici

Nella giornata di ieri e in quella di alcuni trasportatori hanno effettuato il blocco dei Tir per protestare contro l’aumento dei costi del gasolio. C’è stato un primo blocco ieri a San Gregorio, davanti allo svincolo per l’A18, e altri ne sono stati realizzati nella notte e altri ancora sono stati annunciati per le prossime ore sulle grandi vie di comunicazione da Catania a Ragusa, da Palermo a Messina.

Nelle ultime ore il mezzo di un’azienda ragusana associata alla nostra Organizzazione è stato inseguito e bloccato alle porte di Gela e, sotto minaccia, sono state sottratte le chiavi e tagliati gli pneumatici.

Fermo restando che Confagricoltura condivide le ragioni della protesta portata dagli autotrasportatori, dinanzi a fatti così gravi, scriteriati e violenti che, oltre a minare interessi economici diffusi, attentano alla sicurezza e alla legalità, la condanna non può essere che totale.

“Abbiamo già informato le Autorità competenti sull’accaduto – spiega il presidente di Confagricoltura Ragusa, dott. Antonino Pirrè – e chiediamo la sospensione immediata di una protesta che, seppur minoritaria e contenuta, sta costituendo un danno enorme alle imprese agricole del nostro territorio provinciale e regionale (in particolare quelle operanti nella filiera agroalimentare e florovivaistica), già alle prese con aumenti esorbitanti dei costi di produzione (in primis quelli per l’energia)”.

“Agli autotrasportatori e alle loro rappresentanze sindacali – aggiunge Pirrè – il nostro invito al senso di responsabilità, ipotizzando forme di protesta più simboliche che non ledono un’economia già provata e fragile. Bisogna trovare soluzioni a problemi che riguardano non solo i trasporti, ma il nostro sistema economico nella sua interezza, non provocarne degli altri, con l’aggravante dell’uso della violenza e della coercizione”.

 

Ragusa, 22 febbraio 2022

 

L’addetto stampa

Bartolo Lorefice

 

 

 

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PaniereBio Natura Iblea è “Sustainability Hero” 2021: ha rappresentato l’Italia a Bruxelles

Unica realtà italiana a vincere il prestigioso riconoscimento all’interno di un progetto promosso dal Gruppo Generali

 

È l’azienda PaniereBio Natura Iblea di Ispica l’unica realtà italiana a vincere quest’anno il riconoscimento “Sustainability Hero”, all’interno del progetto SME EnterPRIZESMEs: Drivers of Sustainable Economic Recovery and Growth in Europe, l’iniziativa promossa dal Gruppo Generali con l’obiettivo di supportare le PMI europee nella transizione verso modelli di business più sostenibili, dando risalto e dunque visibilità alle migliori pratiche sostenibili in tutta Europa.

 

Sulla base delle valutazioni fatte dal Comitato Scientifico Internazionale, PaniereBio è stata selezionata come uno dei sette “Eroi della Sostenibilità” (selezionati in sette paesi europei, ossia Austria, Repubblica Ceca, Francia, Germania, Ungheria, Italia e Spagna) grazie all’appassionato impegno per la sostenibilità all’interno della propria attività di business.

 

L’azienda ha totalizzato il punteggio più elevato tra le sei concorrenti italiane in gara, assegnato in base ai seguenti criteri di selezione: originalità delle iniziative, replicabilità, sostenibilità economica, impatto sulle condizioni dei lavoratori e fattore WOW. PaniereBio è riuscita pertanto a distinguersi dimostrandosi un modello positivo e di ispirazione per gli imprenditori che desiderano implementare pratiche sostenibili nelle proprie attività divenendo così un vero “ambasciatore della Sostenibilità”.

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La Cerimonia del Premio SME EnterPRIZE si è tenuta ieri all’interno dell’Hotel de Merode alla presenza del Presidente del Gruppo, Gabriele Galateri di Genola, e del CEO del Gruppo Generali, Philippe Donnet. Alla consegna del premio a PaniereBio presenti l’Ambasciatore italiano presso l’Unione EuropeaPietro Benassi, e il CEO di Generali ItaliaMarco Sesana.

 

“A Natura Iblea e a Roberto Giadone – dichiara il presidente di Confagricoltura Ragusa, dott. Antonino Pirrè – le nostre congratulazioni piene di orgoglio, per una realtà imprenditoriale, nostra associata, che è un’eccellenza del nostro territorio nel mondo di cui essere davvero fieri”.

 

 

Ragusa, 29 settembre 2021

 

 

L’addetto stampa

Bartolo Lorefice

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Agriturist (Confagricoltura): voglia di viaggiare e ampi spazi hanno accelerato la ripresa in campagna

Il post pandemia ha velocizzato lo sviluppo sostenibile economico, ambientale e sociale dei territori rurali

Grande protagonista delle vacanze degli italiani è stato indubbiamente l’agriturismo. La stagione è stata decisamente migliore dello scorso anno e, spesso, addirittura meglio del 2019 e le presenze tengono anche per tutto settembre. Certo parlare dell’altra faccia del Covid è esagerato, ma registriamo una vera e propria riscoperta delle vacanze in campagna, con gli ampi spazi, i ritmi, il contatto con la natura, le atmosfere familiari ed il buon cibo. Tocca ora riuscire a cogliere questa opportunità contribuendo, con le nostre offerte uniche, alla promozione dei territori rurali, una ricchezza nazionale da valorizzare di più”. Lo ha detto Augusto Congionti, presidente di Agriturist, facendo un bilancio dell’estate e delineando le prospettive per il settore.

La pandemia, sottolinea l’associazione che riunisce le aziende agrituristiche di Confagricoltura, ha cambiato radicalmente le abitudini di viaggio improntandole su sicurezza e distanziamento, spingendo gli italiani lontano dalla folla e dagli itinerari più battuti. Non è un caso che si siano modificate, di conseguenza, anche le abitudini: meno prenotazioni last minute, soggiorni più lunghi e maggiore attenzione alla sicurezza. A riscoprire la vacanza in campagna, oltre alle famiglie con bambini, anche moltissimi i gruppi di giovani, che hanno premiato soprattutto le strutture vicino al mare o quelle che offrono percorsi esperienziali, capaci, attraverso la scelta di attività inconsuete per chi vive in città, di renderli protagonisti della propria vacanza.

Secondo i dati di Agriturist, mediamente, le presenze italiane nelle 24.000 strutture sono state intorno al 70%, raggiungendo ad agosto anche punte del 90%, e il 30% di turisti provenienti dall’estero.  Trend diametralmente opposto in Costiera Amalfitana, Sorrentina e in Veneto dove le città d’arte come Venezia, Verona, Vicenza e Padova hanno attirato molti stranieri, mentre Belluno ha fatto il pieno con soggiorni italiani. Estremamente variegato, ma tutto sommato buono il bilancio della Toscana. Molto bene il Chianti, forte presenza dall’estero e bilancio superiore, per alcuni, anche all’ante Covid, positivo l’andamento nel Senese. Ad Arezzo presenza dall’estero al 75%; al 50%, meglio dello scorso anno a Grosseto e in Maremma dove, in alcune strutture, i risultati sono stati addirittura migliori rispetto a prima della pandemia.

Molto buoni i risultati in Piemonte, che ha registrato numerose presenze di turisti stranieri “di prossimità”; non sono mancati gli italiani che hanno allungato di qualche giorno le permanenze. Soddisfacente anche la stagione in Liguria dove, a sorpresa, è cresciuta la presenza di turisti provenienti dall’est. Il Lazio segnala un andamento positivo, in particolare, vicino ai laghi con presenze estere prevalenti e in Maremma laziale, bene anche le strutture vicine alla Capitale che offrono attività e ristorazione. Continua il boom della Puglia, che si conferma regina dell’estate. Già da metà maggio i turisti, per il 70% italiani, avevano scelto questa meta che registra il tutto esaurito per tutto il mese di settembre.

La Sicilia si è confermata una delle prime regioni ad appeal turistico. Gli agriturismi hanno accolto ospiti prevalentemente italiani. Con la zona gialla e la limitazione a tavoli da quattro, numerose le disdette per feste e banchetti. Ottimi i risultati dell’Alto Adige, che continua a registrare “full booked”. Superiore alle aspettative l’andamento della stagione in Umbria e nelle Marche. Bene la Calabria, così come l’Emilia Romagna, l’Abruzzo e il Friuli.

“Non sempre è oro tutto quel che luce – conclude Congionti – quest’anno è stato migliore di quel che molti operatori si aspettavano. E’ vero che come offerta agrituristica, come Italia, partiamo con un grande vantaggio: abbiamo paesaggi unici, borghi stupendi e offriamo anche buon cibo e ottimi vini. Le nostre strutture hanno grandi opportunità da sfruttare. Dobbiamo essere capaci di partire dalla riscoperta della campagna da parte dei nostri connazionali e, utilizzando in modo mirato le risorse del PNRR, riuscire a promuovere a pieno lo sviluppo sostenibile, economico e sociale dei nostri territori”.

 

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Olio, Confagricoltura: annata migliore rispetto al 2020, ma ancora sotto le potenzialità

Buoni risultati qualitativi. Quantità variabili da zona a zona. Diminuisce la produzione nelle aree centrali, soffre il Nord. Si paga il prezzo dei cambiamenti climatici.

 

La campagna olearia 2021/22, mediamente, si annuncia in leggera ripresa rispetto a quella dello scorso anno, seppur con forti differenze tra il Nord e le aree del Centro e del Sud. Confagricoltura presenta le stime del comparto mentre si svolgono le prime operazioni di raccolta delle olive in Sicilia.

 

La qualità è buona, e in generale gli operatori sono soddisfatti per lo stato fitosanitario delle drupe – spiegano i tecnici dell’Organizzazione – L’umidità controllata ha infatti contribuito a contenere gli attacchi di mosca, ma la mancanza d’acqua, dovuta a un’estate particolarmente asciutta, limiterà la resa in molte province olivicole.

 

La produzione di olio extravergine d’oliva, in particolare in Veneto e Lombardia, è stata praticamente azzerata a causa delle condizioni climatiche avverse: prima le gelate, che hanno ritardato le fioriture, poi le grandinate estive che hanno dato il colpo di grazia, con perdite anche del 90%. In Liguria la riduzione arriverà al 50% per fitopatologie che a luglio hanno provocato cascola di frutti sani. Dimezzata la produzione in Emilia-Romagna.

 

La situazione al Centro e al Sud si presenta estremamente variegata e altalenante a causa del clima e della disponibilità idrica. In Toscana, sulla costa, si avrà circa il 50% della produzione potenziale; nelle zone interne si andrà al 30%, ma lo stato fitosanitario è sotto controllo. In Abruzzo, rispetto allo scorso anno, la produzione registrerà un aumento del 10% con performance migliori nel Chietino e nel Pescarese. In Umbria si avrà un calo importante, anche se la qualità è ottima. Per Marche e Sardegna si prevede una contrazione, mentre nel Laziol’andamento produttivo si mostrerà a macchia di leopardo, con le province di Latina e Frosinone che lasciano presagire una buona raccolta, mentre Rieti, Viterbo e Roma avranno volumi più bassi. In generale ci si aspetta una riduzione del 25% rispetto allo scorso anno.

 

Tiene l’olio extravergine nelle regioni meridionali, ad eccezione della Campania, dove si prevede un calo del 30%. In Molise, nonostante la siccità, si prevede un aumento del 10% e un prodotto di discreta qualità. In Puglia si annuncia un’annata di carica, ma con i volumi in parte condizionati dalla siccità. Laddove è stata possibile l’irrigazione di soccorso – evidenzia Confagricoltura – si è riusciti a tamponare a scapito di costi di produzione più elevati. Nel Salento c’è grande attesa per i primi impianti di Favolosa (varietà al batterio della Xylella Fastidiosa) che entrano in produzione quest’anno e che lasciano intravedere una luce in un territorio flagellato dalla malattia.

 

In Sicilia c’è soddisfazione per lo stato fitosanitario; la quantità invece è variabile. Si sta già iniziando a raccogliere nella zona orientale per le produzioni di alta qualità, con rese in olio limitate fra il 6% il 10%. In Calabria la campagna presenta una situazione decisamente diversificata, con le aree costiere di Cosenza e Crotone in carica e una buona produzione anche nelle zone interne. Valida la performance anche nel Catanzarese, mentre nelle province di Vibo e Reggio le produzioni si preannunciano meno positive dal punto di vista dei volumi.

 

“Il settore olivicolo-oleario è fortemente influenzato dai cambiamenti climatici estremi – afferma Walter Placida, presidente Federazione (FNP) Olio di Confagricoltura –Abbiamo avuto una stagione segnata da una diffusa siccità, in particolare nelle regioni meridionali, che ha favorito il contenimento delle problematiche fitosanitarie, ma che ha influenzato i volumi produttivi. Soltanto le prossime settimane, con il clima che ci sarà all’inizio dell’autunno, potranno chiarire l’andamento anche in termini di resa in olio”.

 

Il presidente di UNAPOL (Unione Nazionale Associazioni Produttori Olivicoli) Tommaso Loiodice, aggiunge: “Mi auguro che si possano trovare le risorse finanziare da mettere a disposizione del comparto, per ampliare i sistemi di irrigazione in modo da affrontare meglio periodi di siccità che hanno caratterizzato la campagna attuale”.

 

Alcuni dati di mercato

 

L’Italia è il primo importatore mondiale di olio di oliva (da Spagna, Grecia, Tunisia, Portogallo) e il Paese che ne consuma di più: quasi 13 litri/anno pro capite.

 

L’Italia è il secondo produttore, dopo la Spagna e secondo esportatore mondiale. Il 50% dell’export nazionale è concentrato su quattro Paesi, in primis gli USA, che accolgono il 30% del prodotto tricolore, poi Germania, Giappone e Francia. La produzione italiana copre mediamente il 15% di quella mondiale (a fronte del 45% in media della Spagna).

 

La produzione nazionale è concentrata in 3 regioni (Puglia 49%, Calabria 14%, Sicilia 11%), è tendenzialmente in calo e soggetta a una eccessiva variabilità. Negli ultimi 4 anni si registra una diminuzione media del 55%.

Produzione olio Italia 2020

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Confagricoltura, trebbiatura 2021: meno grano ma di alta qualità, a tutto vantaggio della filiera della pasta Made in Italy

È in fase avanzata la trebbiatura del grano duro in Sicilia e Puglia ed emerge che, al contrario delle previsioni iniziali (che stimavano +9%), il raccolto è in diminuzione; IGC (International Grains Council) e BMTI hanno rivisto al ribasso le stime produttive (-9,2%). Lo pone in evidenza Confagricoltura che sta monitorando le operazioni di mietitura in atto sul territorio.

 

Nel Foggiano, area particolarmente vocata alla produzione – a causa della gelata di aprile e della siccità di maggio – si registra un calo produttivo ancor più marcato (tra -20 e -30%). Però la qualità sembra ottima con peso specifico mediamente superiore a 80, mentre le proteine medie si attestano intorno a 13/14%. Che la qualità ci sia, è testimoniato anche dal fatto che il listino prezzi della Borsa Merci di Foggia (del 23 giugno) – dopo la fase di stallo per la trebbiatura – registra per il prodotto fino con contenuto proteico minimo del 12%, quotazioni di 300 euro/tonn. Si tenga presente che i prezzi del grano duro avevano raggiunto picchi superiori a 300 euro a tonnellata nel 2020, poi erano calati gradualmente nel 2021.

 

L’anno scorso, complessivamente, la Puglia ha prodotto 9,5 milioni di quintali di grano duro, il 35% della produzione nazionale, impiegando una superficie superiore a 344 mila ettari. Da sola, la provincia di Foggia, nel 2020, ha prodotto oltre 7 milioni di quintali su una superficie di 240mila ettari, con una resa media per ettaro di 29,68 quintali.

 

Invece la siccità non sembra aver compromesso i raccolti di frumenti, ma anche dell’orzo, in Emilia Romagna. Ad oggi, grano ed orzo si presentano in buone condizioni, nonostante la prolungata siccità che ha caratterizzato i primi mesi dell’anno, in quanto le piogge e le basse temperature dell’ultimo periodo hanno consentito l’assorbimento ottimale delle concimazioni azotate.

 

L’Emilia Romagna vanta l’investimento a grano tenero di 146 mila ettari, mentre il grano duro si concentra su poco meno di 50 mila ettari e l’orzo ne copre oltre 24 mila ha.

 

Nel Mantovano le prime indicazioni della trebbiatura dell’orzo rivelano rese in calo ma qualità buona e prezzi in aumento. In loco l’orzo è stato coltivato su circa 5 mila ettari.

 

“Stiamo lavorando per l’affermazione della filiera grano/pasta al 100 per cento made in Italy – ha concluso Confagricoltura -. Il grano che si sta raccogliendo è di ottima qualità, cosa che favorisce la collaborazione tricolore tra cerealicoltori e pastai. D’altronde, c’è una sempre maggiore attenzione e sensibilità da parte dei consumatori verso la pasta totalmente italiana”.

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Bloccato a Catania carico di limoni con Citrus Black Spot, Agrinsieme: “Servono misure efficaci a tutela del patrimonio nazionale”

Il coordinamento di Agrinsieme, che riunisce Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, ringrazia le autorità competenti per il pronto e tempestivo intervento effettuato nelle scorse ore al porto di Catania, grazie al quale è stato impedito l’accesso nel nostro Paese a due container provenienti dall’Argentina e contenenti limoni contaminati dalla fitopatia del cosiddetto Citrus Black Spot-CBS, meglio conosciuta come “macchia nera degli agrumi”.

“Grazie al Servizio fitosanitario in capo all’assessorato all’Agricoltura della Regione Siciliana è stato scongiurato l’ingresso in Italia di una terribile fitopatia, dalla quale il continente europeo è al momento indenne”, sottolinea Agrinsieme, che da anni si batte per far comprendere l’enorme pericolosità della malattia e che ringrazia gli enti preposti per lo sventato pericolo.

“Una fitopatia del genere, se si diffondesse nel nostro Paese, metterebbe in serio pericolo l’intero comparto agrumicolo nazionale e, di conseguenza, quello europeo; non bisogna dimenticare, infatti, che l’Italia è il secondo produttore comunitario di agrumi dopo la Spagna e che, grazie agli ingenti investimenti effettuati negli anni dalle imprese e dalle cooperative agricole, vanta numerose produzioni di eccellenza che sono un vero e proprio vanto del Made in Italy nel mondo”, prosegue il Coordinamento.

“Il pericolo è che tutti gli sforzi degli agrumicoltori, i quali stanno ancora facendo i conti con il virus della tristeza, vengano vanificati dall’ingresso della macchia nera degli agrumi nel nostro Paese”, conclude Agrinsieme, rimarcando l’importanza di stabilire delle misure di rapida ed efficace applicazione che permettano di garantire il patrimonio agrumicolo nazionale, salvaguardando al contempo il territorio e le eccellenze italiane, prevedendo ad esempio l’introduzione di un limite di intercettazioni oltre il quale le importazioni vengano bloccate.

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Agrinsieme è costituita dalle organizzazioni professionali Cia-Agricoltori Italiani, Confagricoltura, Copagri e dalle centrali cooperative Confcooperative FedAgriPesca, Legacoop Agroalimentare e Agci Agrital, a loro volta riunite nella sigla Alleanza Cooperative Italiane – Settore Agroalimentare. Il coordinamento Agrinsieme rappresenta oltre i 2/3 delle aziende agricole italiane, il 60% del valore della produzione agricola e della superficie nazionale coltivata, oltre 800mila persone occupate nelle imprese rappresentate.

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