Il sale italiano vale 200 milioni. Gambuzza (Confagricoltura) a L’Espresso: “La sua coltivazione sia assimilata all’attività agricola”

In Italia ogni anno se ne producono un milione e 200 mila tonnellate. E Confagricoltura chiede che la sua coltivazione non sia più assimilata all’attività industriale: «Operiamo nella salvaguardia del territorio, dell’ambiente e dell’intero ecosistema»

Usato quale mezzo di pagamento, “particolarmente caro agli dei” come lo definì Platone, il sale ha perfino ispirato rivoluzioni: la “marcia del sale” di Gandhi nel 1930 diede il la al rovesciamento del dominio britannico in India. Ora il sale marino italiano è protagonista di un progetto articolato portato avanti da Confagricoltura insieme ai produttori più importanti di Puglia, Romagna, Sardegna e Sicilia. Obiettivo? Dimostrare che la coltivazione del sale marino è assimilata all’attività agricola e non a quella industriale.

Già nel 2019 la Francia aveva inserito la “saliculture” fra le realtà agricole nazionali attraverso la modifica del Codice rurale e della pesca marittima mentre in Sicilia il piano di gestione delle Saline di Trapani e Marsala la annovera fra quelle agroforestali. Un comparto strategico per l’economia di molte zone del nostro paese, che vale complessivamente 200 milioni di euro di cui 60 prodotti lungo le coste: diecimila gli ettari coltivati per estrarre un milione e 200 mila tonnellate di sale l’anno.

«Vogliamo dare un riconoscimento concreto a un settore che opera nella salvaguardia del territorio, dell’ambiente e dell’intero ecosistema producendo un elemento naturale di grande valore nutrizionale e anche economico per uso alimentare, cosmetico, farmaceutico, terapeutico», sottolinea Sandro Gambuzza, vice presidente nazionale di Confagricoltura.

Del resto, la lavorazione del sale marino risente del clima così come ogni altra attività agricola e la modalità operativa è di raccolta del prodotto e non di estrazione. A puntare sul sale alimentare italiano sono proprio i francesi, proprietari attraverso Salins du Midi della salina di Margherita di Savoia in Puglia, tra le più estese d’Europa con i suoi 4 mila e 500 ettari e 20 chilometri di lunghezza sulla costa adriatica, che rientra nel progetto di Confagricoltura. Fra le altre società di gestione aderenti, Sosalt Spa e Isola Longa in Sicilia, Saline Ing. Luigi Conti Vecchi in Sardegna, Parco della Salina di Cervia in Emilia Romagna cui si sono aggiunte, in qualità di sostenitori, le saline di Trapani Oro di Sicilia, Ettore e Infersa, Isola di Calcara.

Antonia Matarrese (L’Espresso)

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L’agricoltura coltiva il sale: presentato il progetto di valorizzazione della salicoltura a cura di Confagricoltura e delle Saline Marine Italiane

Nella foto, da sin: Enrico Morgante (Ad Ing. Luigi Conti Vecchi), Piero Galli (Ad Isola Longa), Massimiliano Giansanti (Pres. Confagricoltura), Annamaria Barrile (Dg Confagricoltura), Bruno Franceschini (Pres. Atisale), Giacomo D’Alì Staiti (Pres e Ad Sosalt) e Ciro Zeno (Capo progetto)

 

 

Nasce il coordinamento tra gli imprenditori agricoli e della produzione del sale marino italiani: Confagricoltura e le società di gestione delle Saline di mare dell’Italia hanno formalizzato oggi a Palazzo della Valle, a Roma, la loro collaborazione dettata dai molti punti in comune tra l’attività agricola e la coltivazione del sale marino.

 

A firmare l’intesa, insieme a Confagricoltura, cinque partner:

Atisale Spa che, con le saline di Margherita di Savoia (Puglia), tra le più grandi di Europa con 4.500 ettari in produzione, e di Sant’Antioco (Sardegna), si configura come il maggior produttore di sale marino italiano;

Saline Ing. Luigi Conti Vecchi, nella Laguna di Santa Gilla a due passi da Cagliari, con quasi 2.800 ettari in produzione;

Sosalt Spa con le saline nella fascia costiera tra Trapani e Marsala, circa 1.000 ettari in produzione e maggior produttore di sale marino in Sicilia;

Il Parco della Salina di Cervia, oltre 800 ettari di estensione, fulcro dell’economia del Ravennate e della Romagna per oltre 150 anni, che tanto ha fatto per la valorizzazione del sale marino italiano;

Isola Longa, la maggiore salina di mare del Trapanese, situata nell’omonima isola dell’arcipelago dello Stagnone, che produce oltre 23.000 tonnellate di sale ogni anno.

 

Ai soggetti firmatari si aggiungono inoltre, come sostenitori, le saline di Trapani Oro di Sicilia, Ettore e Infersa ed Isola di Calcara.

 

 

GLI OBIETTIVI

Gli obiettivi del progetto sono molteplici, in primis dimostrare che anche la coltivazione del sale marino è attività agricola, dando così riconoscimento a un comparto che opera nella salvaguardia del territorio, dell’ambiente e dell’ecosistema producendo un elemento naturale di grande valore nutrizionale. Vale la pena evidenziare che dal 2019 la Francia ha inserito la “saliculture” nelle attività agricole nazionali attraverso la modifica del Codice rurale e della pesca marittima.

In Sicilia, inoltre, il piano di gestione delle Saline di Trapani e Marsala fa rientrare la salicoltura tra le attività agroforestali.

 

L’intesa prevede inoltre la realizzazione di iniziative nei territori delle saline e attività di valorizzazione di tutti gli aspetti legati alla salicoltura e alla multifunzionalità delle saline, che sono attrattiva anche turistica nelle rispettive regioni.

Il progetto culminerà con gli Stati generali della salicoltura italiana, il prossimo anno.

 

LA PRODUZIONE DI SALE

Il sale può essere sale marino che, come detto, viene ottenuto nelle saline tramite l’evaporazione dell’acqua ed è coltivato e prodotto in modo totalmente naturale, oppure salgemma, estratto nelle miniere sotterranee. Questo si presenta in forma solida, e pertanto viene tritato, pulito e preparato per le varie applicazioni.

 

In Italia la produzione di sale marino corrisponde a poco meno del 30% della produzione totale: mediamente quasi 1,2 milioni di tonnellate/anno su un totale di oltre 4 milioni di tonnellate.

Anche in Europa la produzione di sale marino è circa il 10% della produzione di sale totale. I principali Paesi produttori di sale marino nella UE sono la Francia e l’Italia, seguiti da Spagna e Grecia.

 

Il sale, oltreché per uso alimentare, viene impiegato nell’industria metallifera, vetraria, chimica, cartaria, farmaceutica, nell’edilizia, nel settore tessile, nella cosmetica e nei detersivi, come antighiaccio nel disgelo stradale. Nell’ambito alimentare vale la pena ricordare che il sale è elemento intrinseco e necessario nei prodotti di alta qualità, quali prosciutti e formaggi.

 

LA SALICOLTURA

Le saline di mare sono vaste aree naturali di acqua di mare nelle quali si pratica la salicoltura tramite la gestione da parte dell’uomo del suolo e dell’acqua e l’azione evaporante degli elementi della natura quali il sole ed il vento con lo scopo finale della raccolta del sale.

La salicoltura, infatti, è l’attività di raccolta del cloruro di sodio contenuto nell’acqua di mare fatta evaporare in aree appositamente dedicate attraverso la movimentazione lungo percorsi tesi ad esaltare l’azione evaporante del sole e del vento. Come per l’agricoltura praticata sulla terra, quindi, questa attività segue il ciclo delle stagioni ed è soggetta al clima ed ai fenomeni atmosferici.

Le saline oggi sono parchi naturali poiché nei loro ambienti, controllati dal lavoro umano, si sono creati speciali areali di ripristino e salvaguardia di ecosistemi particolarmente adatti ad una flora ed una fauna eccezionali, creando interessantissimi luoghi di biodiversità e di attenzione e salvaguardia del territorio italiano.

Da un punto di vista naturalistico, quindi, le saline marittime rappresentano aree privilegiate per l’avifauna. La vita microscopica dei bacini fornisce nutrimento per fenicotteri, trampolieri, ibis e altri uccelli acquatici. Isolotti e argini ricoperti di vegetazione all’interno dei grandi bacini offrono agli uccelli posti in cui nidificare e riposarsi e li proteggono dai predatori.

Come gli agricoltori, i salicoltori hanno un ruolo di primaria importanza come conoscitori e difensori dell’ambiente.

VALORE SCAMBI COMMERCIALI DI SALE  ITALIA – MONDO

Valore in euro

Anno Import Export Saldo
2019 64.603.771 45.912.471 – 18.691.300
2020 48.716.255 57.876.592 9.160.337
2021 62.988.011 45.599.298 – 17.388.713
2022 72.244.249 45.561.850 – 26.682.399

Fonte: elaborazione Confagricoltura su dati ISTAT

VOLUMI SCAMBI COMMERCIALI DI SALE   ITALIA – MONDO

Quantità in kg

Anno Import Export Saldo
2019 864.072.606 560.143.252 -303.929.354
2020 602.101.499 409.256.219 – 192.845.280
2021 719.980.679 342.062.702 – 377.917.977
2022 714.153.636 465.148.219 – 249.005.417

Fonte: elaborazione Confagricoltura su dati ISTAT

 

 

 

PRINCIPALI PAESI ESPORTATORI DI SALE VERSO L’ITALIA. ANNO 2022 *

Valori in euro

Paese Import dell’Italia Export dell’Italia  Saldo
Austria 23.298.766 896.833 – 22.401.933
Germania 14.842.566 4.588.969 – 10.253.597
Tunisia 14.355.564 7.182 – 14.348.382
Francia 3.998.466 3.592.742 – 405.724
Egitto 2.012.511 26.153 – 1.986.358

Fonte: elaborazione Confagricoltura su dati ISTAT

 

* In Austria e in Germania le saline sono sostanzialmente di salgemma, ovvero il sale è un minerale estratto dalla terra; pertanto, possiamo ipotizzare che il principale Paese dal quale l’Italia importa sale marino sia la Tunisia.

 

 

 

PRINCIPALI PAESI IMPORTATORI DI SALE DALL’ITALIA. ANNO 2022

Valori in euro

Paese Import dell’Italia Export dell’Italia Saldo
Stati Uniti 100.363 11.192.989 11.092.626
Canada 0 864.017 864.017
Cina 55.568 195.310 139.742

Fonte: elaborazione Confagricoltura su dati ISTAT

 

Va tenuto presente che il codice di classificazione delle merci per il sale è unico, ovvero non viene distinto il salgemma (da estrazione mineraria) dal sale marino.

PRODUZIONE DI SALE NEL MONDO

I maggiori produttori di sale da cucina nel 2019
Paese Produzione

(milioni di tonnellate)

 Cina 59,0
 Stati Uniti 42,0
 India 29,0
 Germania 14,3
 Australia 13,0
 Canada 11,0
 Cile 10,0
 Messico 9,0
 Brasile 7,4
 Russia 6,7
 Turchia 6,5
 Paesi Bassi 5,9
 Francia 5,6
 Polonia 4,4
 Italia 4,2
 Spagna 4,2
 Regno Unito 4,1

Fonte: elaborazione Confagricoltura su USGS-United States Geological Survey 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fonte: elaborazione Confagricoltura su USGS-United States Geological Survey

 

 

 

 

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