Olio d’oliva, non cambiano le norme UE per la vendita del prodotto sfuso. Accolte le istanze di Agrinsieme a difesa della qualità e della sicurezza

Roma, 5 maggio 2023 – Agrinsieme esprime grande soddisfazione per la decisione della Commissione UE di ritirare la proposta di modifica delle norme di commercializzazione per consentire la vendita di olio di oliva sfuso.

Agrinsieme aveva fortemente caldeggiato questo esito nei vari tavoli di confronto a livello nazionale ed europeo, sottolineando la pericolosità dell’apertura alla vendita di olio sfuso per diversi motivi, in particolare per il rischio di peggioramento della qualità del prodotto e la difficoltà ad eseguire i controlli necessari per evitare frodi e garantire sicurezza del consumatore. 

In caso di bottiglie aperte e riutilizzabili – spiega il Coordinamento – non ci sarebbe infatti alcuna garanzia né della qualità, né del rispetto delle norme igieniche. La vendita di olio sfuso comporterebbe sicuramente una conservazione inadeguata per errata esposizione alla luce e al calore, per l’ossidazione e la contaminazione da batteri. 

Inoltre – aggiunge Agrinsieme – la vendita di olio sfuso avrebbe potuto vanificare gli sforzi compiuti dagli operatori e dagli Stati membri per garantire il rispetto delle norme di commercializzazione degli oli d’oliva. Nel corso degli anni gli operatori si sono impegnati affinché la qualità del prodotto immesso sul mercato interno ed esportato fosse ottimale,  sensibilizzando i consumatori anche sui valori nutrizionali e aumentandone la riconoscibilità. 

Con la vendita di olio sfuso sarebbero stati annullati molti risultati fin qui ottenuti.

Alla decisione della Commissione nell’ultima riunione del Comitato di gestione ha contribuito l’azione congiunta dei Paesi dell’area del Mediterraneo. Agrinsieme ringrazia il MASAF, che ha compreso e sostenuto nelle sedi europee l’istanza della filiera produttiva nazionale per la valorizzazione del settore dell’olio di oliva.

***

Agrinsieme è costituita dalle organizzazioni professionali Cia-Agricoltori Italiani, Confagricoltura, Copagri e dalle centrali cooperative Confcooperative FedAgriPesca, Legacoop Agroalimentare e Agci Agrital, a loro volta riunite nella sigla Alleanza Cooperative Italiane – Settore Agroalimentare. Il coordinamento Agrinsieme rappresenta oltre i 2/3 delle aziende agricole italiane, il 60% del valore della produzione agricola e della superficie nazionale coltivata, oltre 800mila persone occupate nelle imprese rappresentate.

Leggi

Olio, Confagricoltura: annata migliore rispetto al 2020, ma ancora sotto le potenzialità

Buoni risultati qualitativi. Quantità variabili da zona a zona. Diminuisce la produzione nelle aree centrali, soffre il Nord. Si paga il prezzo dei cambiamenti climatici.

 

La campagna olearia 2021/22, mediamente, si annuncia in leggera ripresa rispetto a quella dello scorso anno, seppur con forti differenze tra il Nord e le aree del Centro e del Sud. Confagricoltura presenta le stime del comparto mentre si svolgono le prime operazioni di raccolta delle olive in Sicilia.

 

La qualità è buona, e in generale gli operatori sono soddisfatti per lo stato fitosanitario delle drupe – spiegano i tecnici dell’Organizzazione – L’umidità controllata ha infatti contribuito a contenere gli attacchi di mosca, ma la mancanza d’acqua, dovuta a un’estate particolarmente asciutta, limiterà la resa in molte province olivicole.

 

La produzione di olio extravergine d’oliva, in particolare in Veneto e Lombardia, è stata praticamente azzerata a causa delle condizioni climatiche avverse: prima le gelate, che hanno ritardato le fioriture, poi le grandinate estive che hanno dato il colpo di grazia, con perdite anche del 90%. In Liguria la riduzione arriverà al 50% per fitopatologie che a luglio hanno provocato cascola di frutti sani. Dimezzata la produzione in Emilia-Romagna.

 

La situazione al Centro e al Sud si presenta estremamente variegata e altalenante a causa del clima e della disponibilità idrica. In Toscana, sulla costa, si avrà circa il 50% della produzione potenziale; nelle zone interne si andrà al 30%, ma lo stato fitosanitario è sotto controllo. In Abruzzo, rispetto allo scorso anno, la produzione registrerà un aumento del 10% con performance migliori nel Chietino e nel Pescarese. In Umbria si avrà un calo importante, anche se la qualità è ottima. Per Marche e Sardegna si prevede una contrazione, mentre nel Laziol’andamento produttivo si mostrerà a macchia di leopardo, con le province di Latina e Frosinone che lasciano presagire una buona raccolta, mentre Rieti, Viterbo e Roma avranno volumi più bassi. In generale ci si aspetta una riduzione del 25% rispetto allo scorso anno.

 

Tiene l’olio extravergine nelle regioni meridionali, ad eccezione della Campania, dove si prevede un calo del 30%. In Molise, nonostante la siccità, si prevede un aumento del 10% e un prodotto di discreta qualità. In Puglia si annuncia un’annata di carica, ma con i volumi in parte condizionati dalla siccità. Laddove è stata possibile l’irrigazione di soccorso – evidenzia Confagricoltura – si è riusciti a tamponare a scapito di costi di produzione più elevati. Nel Salento c’è grande attesa per i primi impianti di Favolosa (varietà al batterio della Xylella Fastidiosa) che entrano in produzione quest’anno e che lasciano intravedere una luce in un territorio flagellato dalla malattia.

 

In Sicilia c’è soddisfazione per lo stato fitosanitario; la quantità invece è variabile. Si sta già iniziando a raccogliere nella zona orientale per le produzioni di alta qualità, con rese in olio limitate fra il 6% il 10%. In Calabria la campagna presenta una situazione decisamente diversificata, con le aree costiere di Cosenza e Crotone in carica e una buona produzione anche nelle zone interne. Valida la performance anche nel Catanzarese, mentre nelle province di Vibo e Reggio le produzioni si preannunciano meno positive dal punto di vista dei volumi.

 

“Il settore olivicolo-oleario è fortemente influenzato dai cambiamenti climatici estremi – afferma Walter Placida, presidente Federazione (FNP) Olio di Confagricoltura –Abbiamo avuto una stagione segnata da una diffusa siccità, in particolare nelle regioni meridionali, che ha favorito il contenimento delle problematiche fitosanitarie, ma che ha influenzato i volumi produttivi. Soltanto le prossime settimane, con il clima che ci sarà all’inizio dell’autunno, potranno chiarire l’andamento anche in termini di resa in olio”.

 

Il presidente di UNAPOL (Unione Nazionale Associazioni Produttori Olivicoli) Tommaso Loiodice, aggiunge: “Mi auguro che si possano trovare le risorse finanziare da mettere a disposizione del comparto, per ampliare i sistemi di irrigazione in modo da affrontare meglio periodi di siccità che hanno caratterizzato la campagna attuale”.

 

Alcuni dati di mercato

 

L’Italia è il primo importatore mondiale di olio di oliva (da Spagna, Grecia, Tunisia, Portogallo) e il Paese che ne consuma di più: quasi 13 litri/anno pro capite.

 

L’Italia è il secondo produttore, dopo la Spagna e secondo esportatore mondiale. Il 50% dell’export nazionale è concentrato su quattro Paesi, in primis gli USA, che accolgono il 30% del prodotto tricolore, poi Germania, Giappone e Francia. La produzione italiana copre mediamente il 15% di quella mondiale (a fronte del 45% in media della Spagna).

 

La produzione nazionale è concentrata in 3 regioni (Puglia 49%, Calabria 14%, Sicilia 11%), è tendenzialmente in calo e soggetta a una eccessiva variabilità. Negli ultimi 4 anni si registra una diminuzione media del 55%.

Produzione olio Italia 2020

Leggi

Olio, Confagricoltura: frena la produzione italiana che scivola dopo la Grecia

Secondo anno di “bassa” per la produzione nazionale di olio d’oliva, uno dei fiori all’occhiello del made in Italy. Il forte calo, secondo i dati provvisori diffusi dal Coi (Consiglio oleicolo internazionale) – sottolinea Confagricoltura – non è esclusivamente italiano, perché a perdere terreno sono anche il Portogallo (-28,8%) e la Grecia (meno 1,8%). La Spagna, invece, continua anche quest’anno a rafforzare la sua leadership segnando, in controtendenza agli altri Paesi mediterranei, una crescita del 24,4%.

 

“La forte riduzione della nostra produzione – afferma Walter Placida, presidente della Federazione (FNP) olivicola nazionale di Confagricoltura – è ormai diventata endemica. Occorre risolverla presto con un approccio pragmatico e fattivo. Siamo diventati il terzo Paese produttore dopo Spagna e Grecia, rimanendo primi importatori e consumatori. La nostra olivicoltura è un patrimonio inimitabile che vive difficoltà strutturali e commerciali nonostante la qualità dei prodotti. Siamo primi al mondo per biodiversità, con oltre 500 cultivar che danno vita ad oli con profili aromatici unici nel panorama mondiale, senza contare la cultura, la qualità delle produzioni, la salvaguardia ambientale e paesaggistica, lo sviluppo e la ricerca tecnologica”.

 

“E’ necessario – conclude Placida – un Piano olivicolo nazionale che consenta di impiantare nuovi oliveti e recuperare quelli abbandonati. Serve garantire, su tutto il territorio nazionale, valore al lavoro dei nostri agricoltori, riconoscendo un giusto sostegno alla filiera agricola impegnata nella produzione di un olio extravergine di oliva di qualità, garantendo un prezzo equo, adeguato e remunerativo. La discussione in ambito COI per la modifica dei parametri qualitativi con la riduzione dei parametri di acidità, infine, potrebbe comportare la rimozione dal mercato di una fetta consistente pari al 50% della produzione italiana di extravergine. Ma non solo. Se non si valorizza l’esito del Panel test, si corre il rischio di escludere dalla gamma degli extravergini oli con caratteristiche organolettiche ottime e continuare ad ammettere oli stranieri sensorialmente discutibili”.

Leggi

Olio d’oliva: frena l’Italia, continua a crescere la Spagna. Per Confagricoltura necessario valorizzare la qualità del prodotto nazionale

Forte riduzione della produzione italiana di olio d’oliva nel 2020. Il Centro Studi di Confagricoltura stima un meno 26% rispetto all’anno precedente. Il calo, in questo anno difficile, però non è esclusivamente italiano: a perdere terreno sono anche il Portogallo (meno 35%) e la Grecia (meno 25%). La Spagna, in controtendenza agli altri Paesi mediterranei, consolida la sua leadership con un aumento del 27%, cifra che nonostante la consistente diminuzione registrata per gli oli italiano, portoghese e greco, fa chiudere positivamente il bilancio produttivo europeo con un +5% sul 2019.

Le stime 2020 della produzione nazionale indicano un anno di “scarica” con solo 270mila tonnellate. Questa contrazione – spiega Confagricoltura – sembra essenzialmente dovuta alla forte diminuzione riscontrata in Puglia, regione che produce praticamente la metà dell’olio italiano. Decisamente più confortante, per quantità e qualità, la situazione rilevata nelle aree del Centro Nord, dove si prevedono mediamente buone produzioni, ma la cui incidenza sul totale nazionale si aggira intorno al 20%.

Il 50% delle esportazioni nazionali – sottolinea il Centro Studi – sono concentrate su quattro Paesi, in primis gli Stati Uniti (che hanno un valore di 420milioni di euro e rappresentano il 32% del totale dell’export italiano) e la Germania (168 milioni, pari al 12,8%); seguono il Giappone (8%) e la Francia (7,4%).

L’Italia, secondo Paese esportatore, realizza prezzi medi di vendita del 59% superiori a quelli della Spagna, nonostante che la sua produzione copra mediamente il 15% di quella mondiale, a fronte del 45% di quella spagnola.

Confagricoltura evidenzia che il comparto olivicolo italiano è caratterizzato da una disponibilità di prodotto in continuo calo e ampiamente insufficiente a soddisfare le esigenze interne o di esportazione. La forte concorrenza degli altri oli comunitari ed extracomunitari a prezzi stracciati fa sì che restino in giacenza nei nostri frantoi forti quantitativi di prodotto.

Occorre, a parere di Confagricoltura, avviare politiche efficaci di promozione per incrementare la domanda di olio EVO nazionale in Italia e sui mercati internazionali, anche attraverso politiche mirate che puntino sulla qualità del prodotto, il cui valore va comunicato in modo efficace, per essere recepito dal consumatore.

Il settore olivicolo, a livello mondiale, sta affrontando una fase di importanti cambiamenti strutturali in una difficile congiuntura di mercato, caratterizzata da ormai un anno da forti giacenze di prodotto che frenano le quotazioni. Con il suo patrimonio di poco più di un milione di ettari a uliveto e oltre 400 varietà, l’Italia – conclude Confagricoltura – deve impegnarsi per invertire questa tendenza negativa e recuperare tutte le sue potenzialità.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Leggi

Olio, surplus di giacenze. Confagricoltura chiede il 100% prodotto italiano nel prossimo bando indigenti

L’olio fa i conti con un anno particolarmente difficile: dalla Xylella alla crisi Covid, il comparto si ritrova con un surplus di giacenze di oltre il 43% rispetto al 2019, mentre si avvicina il tempo della raccolta delle olive.

“Occorre sostenere il settore – afferma il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti – dando un segnale anche con un opportuno utilizzo del fondo emergenza alimentare sugli indigenti per eliminare ulteriore prodotto dal mercato. Per questo abbiamo chiesto al Mipaaf di emanare il bando 2020 restringendo al solo prodotto 100% italiano, a differenza del precedente, aperto a quello di origine comunitaria”.

La crisi Covid ha colpito pesantemente il settore olivicolo oleario, che scontava già a livello nazionale un momento di forte difficoltà sul mercato. Nella scorsa campagna, la presenza di grandi quantità di stock europei aveva depresso le quotazioni a fronte di una domanda sostanzialmente stabile.

“Inoltre – aggiunge Giansanti – non dimentichiamo la lotta alla Xylella fastidiosa, che coinvolge non solo l’Italia, ma anche Francia, Spagna e Portogallo: alla luce dei recenti approfondimenti scientifici, Bruxelles ha rivisto le norme di contenimento ed eradicazione della malattia. Accogliamo positivamente, pertanto, il recente Regolamento UE 2020/1201 che ha circoscritto le azioni di contrasto alla Xylella con la restrizione delle aree di contenimento e focalizzato maggiormente le procedure di monitoraggio e contrasto”.

“Sul fronte italiano, inoltre – aggiunge Giansanti – le misure Mipaaf per i frantoi stanno cominciando a dare ristoro agli operatori in difficoltà, ma occorre procedere al più presto con l’attivazione di tutte le misure previste nel Piano straordinario per la rigenerazione olivicola della Puglia che i produttori stanno attendendo da tempo. In particolare – conclude – è essenziale far ripartire la concertazione con le parti sociali attivando il Tavolo di coordinamento previsto dalla norma”.

 

Variazione delle giacenze di olio 2019/2020 (in tonnellate)
Agosto 2019 Agosto 20 Var %
Olio EVO 123.892 197.194 + 59,20%
Italiano 57.210 107.334 + 87,60%
UE 59.492 75.782 + 27,40%
Extra UE 2.574 8.273 + 221,50%
Blend 4.616 5.804 + 25,70%
Altri oli 68.814 78.588 + 14,20%
ITALIA 192.706 275.782 + 43,10%

Elaborazione Confagricoltura su dati Frantoio Italia – ICQRF

Leggi

Etichettatura, Confagricoltura condivide la battaglia italiana a Bruxelles contro i semafori nel food

“Sull’etichettatura degli alimenti non si può continuare a procedere in Europa in ordine sparso. Bruxelles deve adottare un sistema comune di classificazione degli alimenti, basato esclusivamente sulle più rigorose valutazioni scientifiche. Accogliamo con favore e diamo piena adesione all’interrogazione europarlamentare di Dorfmann, De Castro ed altri 19 eurodeputati italiani su un sistema di etichettatura europeo ‘che informi i consumatori senza condizionarne le scelte di acquisto’. Plauso anche per le dichiarazioni del ministro per le Politiche agricole Bellanova al Consiglio agricolo che boccia le etichette a semaforo. L’Italia fa bene a far sentire la sua voce e a sollecitare una normativa europea univoca e non fuorviante”. Lo ha detto il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti, in merito all’iniziativa degli europarlamentari e del ministro.

“Abbiamo sempre espresso la nostra contrarietà alla classificazione del food con semafori e nutri-score, perché mette all’indice numerosi prodotti riconosciuti universalmente sani, a partire dall’olio extravergine d’oliva – ha spiegato il presidente di Confagricoltura -. L’Italia è il primo Paese dell’Unione Europea per numero di prodotti agroalimentari riconosciuti a denominazione d’origine protetta (DOP) e a indicazione geografica protetta (IGP), molti dei quali diventano ‘a rischio’ con l’etichettatura a semaforo”.

Nel nostro Paese – come ha annunciato il ministro a Bruxelles – si sta completando la sperimentazione di un ‘sistema a batteria’ che indichi al consumatore quale percentuale di fabbisogno giornaliero degli elementi nutritivi ha raggiunto. “Così si fa corretta informazione scientifica” – ha concluso Giansanti.

Leggi

Cereali, formaggio, olio, vino: cosa sta cambiando? Convegno da Nosco a Ragusa Ibla

“Rivalutare il passato per cambiare le prospettive future”: questo il titolo della giornata di riflessione e confronto che si terrà il 7 novembre alla scuola Nosco ai Giardini Iblei a Ragusa Ibla.

La riscoperta e il reimpiego di antiche coltivazioni per molti anni poco valorizzate, il ripopolamento di razze a rischio, le tecniche colturali biologiche e i metodi di lavorazione “sani” e meno invasivi delle materie prime utilizzate, sono alcuni degli elementi che caratterizzano il processo di innovazione nel settore Agrifood .

Processo che è il prodotto finale di una filiera con diversi attori, regole e approcci che nel tempo hanno subito evoluzioni e modifiche, si è reso dunque necessario cambiare molte delle regole consolidate sia di coltivazione che di lavorazione e trasformazione delle materie prime.

Questo implica un cambiamento di paradigma che si concretizza in nuove forme di informazione e divulgazione ma, soprattutto, di formazione oltre che nella valorizzazione del ruolo dei singoli attori del sistema, dagli organismi di ricerca alle imprese, fino alle istituzioni e alle politiche che influiscono sul modo in cui i diversi agenti interagiscono , scambiano ed utilizzano la conoscenza.

La Scuola NOSCO, luogo che contribuisce attraverso i percorsi formativi proposti a diffondere la cultura agroalimentare mediterranea, con questa giornata intende:
– dare consapevolezza e approfondire il tema nei diversi settori (cereali, legumi, vino, olio, formaggi), con l’intervento di esperti nei predetti ambiti;

– valutare i cambiamenti prodotti; 

– gestire momenti di confronto sugli aspetti innovativi che favoriscono i cambiamenti;

– studiare azioni congiunte in relazione alle nuove prospettive che si vanno delineando.

Modera la giornata la giornalista Gianna Bozzali.

IL PROGRAMMA DELLA GIORNATA

Ore 9.30 Accoglienza e benvenuto a cura dello Chef Giovanni Galesi, Direttore didattico Scuola Nosco; saluti istituzionali dal Sindaco di Ragusa Peppe Cassì.

Ore 10.15 Cereali, formaggio, olio, vino: cosa sta cambiando?

Ne parlano:
Prof. Giuseppe Licitra, Università degli Studi di Catania, Dipartimento Agricoltura, Alimentazione e Ambiente (DI3A). Dott. Giuseppe Cicero, Agronomo.
Dott. Salvo Foti, Enologo Cantine Gulfi.
Dott. Blanciforti, Ricercatore Centro di Granicoltura, Caltagirone

Ore 11.30 Il settore agro-alimentare e la valorizzazione del territorio

Ne parlano:
Dott.ssa Gabriella Merlo, consulente, esperta di programmazione europea.
Dott. Giuseppe Russo, Ricercatore Consorzio Pietro Ballatore, Palermo.
Dott. Lorenzo Lauria, rappresentanza condotta Slow Food Ragusa.
Dott.ssa Letizia Perremuto -Svi.Med. Onlus – progetti europei su agro-food e sostenibilità ambientale. Testimonianza delle aziende del territorio.

Ore 12.30 CONSEGNA DEGLI ATTESTATI a conclusione del percorso formativo 2018.

Interverranno alla consegna il Sindaco di Ragusa, Peppe Cassì; Lorenzo Lauria condotta Slow Food Ragusa; Vittorio Sartorio, Accademia Italiana della Cucina; Renato Meli, Presidente della Fondazione San Giovanni Battista; Giovanni Galesi, Direttore didattico Nosco; Roberto La Cognata; chef-docente scuola Nosco, socio fondatore Gruppo Gesthotel; Vincenzo Assenza, socio-responsabile Gruppo Gesthotel; Belluardo Simona, executive chef ristorante “Cenobio”.

Ore 13.45 Buffet a tema a cura del ristorante “Cenobio” e degli allievi della Scuola Nosco.

Leggi

Giunta Confagricoltura: “Necessario piano nazionale di rilancio per l’olio extravergine d’oliva”

La mancata soluzione dei problemi legati alla Xylella e il rischio di nuove importazioni agevolate dalla Tunisia, stanno mettendo a dura prova il comparto, fiore all’occhiello dal made in Italy

Un grande piano nazionale a sostegno dell’olio extravergine d’oliva. La proposta arriva dalla giunta di Confagricoltura – che si è riunita ieri a Napoli – di fonte alle crescenti difficoltà che sta attraversando il comparto, stretto tra i problemi sanitari e quelli di mercato.

È ormai urgente – a parere dell’Organizzazione degli imprenditori agricoli – trovare una soluzione per risolvere la drammatica crisi economica provocata dalla Xylella, con provvedimenti straordinari a sostegno degli produttori e degli operatori del settore.

Occorre – sottolinea Confagricoltura – un coordinamento tra tutte le Istituzioni per poter garantire da subito i provvedimenti necessari a far ripartire l’economia olivicola, che rappresenta una parte essenziale della produzione nazionale”.

Oltre ai problemi sanitari, preoccupa Confagricoltura la conferma da parte della Commissione europea della richiesta, da parte della Tunisia,  di estendere per altri due anni la concessione del contingente aggiuntivo di 35.000 tonnellate di olio di oliva in esenzione da dazio nelle esportazioni verso l’UE. Confagricoltura ribadisce la sua posizione e chiede una valutazione d’impatto preventiva.

Aumentare il contingente agevolato per l’olio importato dalla Tunisia potrebbe costituire un rischio per i produttori europei ed in particolare per quelli italiani – rimarca l’Organizzazione degli imprenditori agricoli – influenzando negativamente gli equilibri del mercato interno UE e le quotazioni dell’olio d’oliva. Considerato anche che nei due anni in cui il provvedimento è stato attivo non si sono riscontrati vantaggi per il mercato e l’economia tunisina.”

Confagricoltura, già nel 2016, si era mobilitata scrivendo al ministro delle Politiche agricole e ai componenti delle commissioni competenti di Camera e Senato per sollecitare interventi correttivi per mitigare gli effetti negativi delle importazioni a dazio zero di olio dalla Tunisia. E nello scorso mese di giugno aveva scritto all’Alto rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri e la Politica di Sicurezza, Federica Mogherini, ai commissari al Commercio e all’Agricoltura, agli europarlamentari italiani e ai presidenti di Camera e Senato, per chiedere una valutazione preventiva adeguata degli effetti di un’eventuale rinnovo delle condizioni agevolate alla Tunisia  per le esportazioni di olio nella UE. e che – in base ai dati diffusi dal ministero dell’Agricoltura tunisino – da inizio stagione al 31 marzo 2018 ha aumentato le esportazioni del 124% rispetto alla campagna precedente. La stessa Commissione europea attesta che, nella prima settimana del 2018, le esportazioni di olio di oliva dalla Tunisia alla UE hanno raggiunto  56.700 tonnellate, pari alla quota annuale del contingente ordinario a dazio zero.

 

Leggi

Olio tunisino, no a nuove concessioni a dazio zero: accolta la richiesta di Confagricoltura

Grazie ai numerosi interventi di Confagricoltura sembra ormai esclusa l’ipotesi di nuove concessioni a dazio zero della Ue per l’olio tunisino.

La precisazione arriva da una fonte comunitaria vicina al dossier secondo la quale la Ue non sarebbe intenzionata ad estendere, almeno fino alla fine del 2018, per altri due anni la concessione del contingente aggiuntivo di 35.000 tonnellate di olio di oliva in esenzione da dazio nelle esportazioni verso l’UE.

Nelle scorse settimane Confagricoltura aveva scritto all’Alto rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri e la Politica di Sicurezza, Federica Mogherini, ai commissari al Commercio e all’Agricoltura, agli europarlamentari italiani e ai presidenti di Camera e Senato, per chiedere una valutazione d’impatto preventiva adeguata degli effetti di un’eventuale rinnovo delle condizioni agevolate alla Tunisia pe r le esportazioni di olio in UE, concesse in via eccezionale per il 2016 ed il 2017.

“Aumentare il contingente agevolato per l’olio importato dalla Tunisia potrebbe costituire, infatti, un potenziale rischio per i produttori europei ed in particolare per quelli italiani – rimarca l’Organizzazione degli imprenditori agricoli – influenzando negativamente gli equilibri del mercato interno UE e le quotazioni dell’olio d’oliva.”

Confagricoltura ringrazia anche il ministro per le Politiche agricole Centinaio per l’immediata attenzione che ha voluto dare al dossier. “Un grazie particolare va agli eurodeputati siciliani – aggiunge Sandro Gambuzza, membro della Giunta Esecutiva di Confagricoltura – con in testa l’on. Ignazio Corrao. Adesso massimo impegno per l’attivazione delle clausole di salvaguardia a favore di pomodori e arance”.

Leggi

Olio tunisino, nuove concessioni agevolate: Confagricoltura chiede valutazione d’impatto alla Commissione Europea

Confagricoltura ha scritto all’Alto rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri e la Politica di Sicurezza, Federica Mogherini, ai commissari al Commercio e all’Agricoltura ed agli europarlamentari italiani, per chiedere una valutazione d’impatto preventiva adeguata degli effetti di un’eventuale rinnovo delle condizioni agevolate alla Tunisia  per le esportazioni di olio in UE, concesse in via eccezionale per il 2016 ed il 2017.

Confagricoltura evidenzia che in occasione della conferenza stampa congiunta con il presidente della Commissione europea Juncker per annunciare l’intenzione di aprire un negoziato di libero scambio tra UE e Tunisia, il premier tunisino Chahed avrebbe chiesto di estendere per altri due anni la concessione del contingente aggiuntivo di 35.000 tonnellate di olio di oliva in esenzione da dazio nelle esportazioni verso l’UE.

Ad ottobre scorso, prima ancora della conclusione della precedente concessione, il governo tunisino avrebbe avanzato la richiesta di rinnovo di tale provvedimento, sebbene non ci fossero più i presupposti per una tale agevolazione. La Commissione europea, anche su sollecitazione del Copa Cogeca, si era espressa negativamente. E anche il Consiglio europeo si era dichiarato contrario.

“I problemi per i produttori europei, ed in particolare per quelli italiani – rimarca l’Organizzazione degli imprenditori agricoli –  sarebbero gravi e influenzerebbero negativamente gli equilibri del mercato interno UE e le quotazioni dell’olio d’oliva nel nostro Paese. Considerato anche che nei due anni in cui il provvedimento è stato attivo non si sono riscontrati vantaggi per il mercato e l’economia tunisina”.

Confagricoltura – che già nel 2016 si era mobilitata scrivendo al ministro delle Politiche agricole e ai componenti delle commissioni competenti di Camera e Senato per sollecitare interventi correttivi per mitigare gli effetti negativi delle importazioni a dazio zero di olio dalla Tunisia – ha chiesto di avere molta cautela di fronte a questa recente richiesta della Tunisia e, in ogni caso, di procedere ad una approfondita e preventiva valutazione di impatto.

L’appello non è rimasto inascoltato. Diversi parlamentari hanno già mostrato interesse alla sollecitazione dell’Organizzazione ed hanno previsto iniziative a riguardo sulle Istituzioni comunitarie.

Leggi
  • 1
  • 2