Confagricoltura: il grano dalla Russia all’Africa strumento di influenza geostrategica. Indipendenza alimentare Ue sempre più importante

“L’indipendenza alimentare della UE assume un crescente valore, alla luce dell’uso dei prodotti agricoli di base come un’arma e come strumento di influenza geostrategica da parte della Federazione Russa”.

Il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, commenta così l’annuncio del ministero dell’Agricoltura di Mosca relativo alla decisione di cedere a titolo gratuito grano russo ad alcuni Paesi africani.

Nel complesso, saranno mobilitate circa 200 mila tonnellate entro i primi mesi dell’anno venturo. Due navi, con un totale di 50 mila tonnellate, sono già in viaggio alla volta di Somalia e Burkina Faso.

“Secondo le autorità russe – prosegue Giansanti – la decisione è resa possibile da un potenziale produttivo che resta elevato, nonostante le sanzioni imposte per l’invasione dell’Ucraina. Secondo le stime più accreditate, le esportazioni di grano della Federazione Russa potrebbero arrivare ad incidere per oltre il 20% sul totale mondiale”.

Le autorità di Mosca hanno anche annunciato la sospensione delle esportazioni di grano duro dal 1° dicembre a tutela della disponibilità sul mercato interno.

“L’export di grano duro russo è limitato – rileva il presidente di Confagricoltura – ma il blocco è indice della grande condizione di incertezza esistente sui mercati internazionali”.

La prossima settimana, l’assemblea plenaria del Parlamento europeo voterà sul progetto di regolamento che prevede la riduzione fino al 50% dell’uso di fitofarmaci. Rilancio l’invito a tener conto delle implicazioni in ordine alla salvaguardia del potenziale produttivo dell’agricoltura europea.

“La ricerca e le innovazioni ci danno la possibilità di produrre di più con una minore pressione sulle risorse naturali e sull’ambiente“, conclude il presidente di Confagricoltura.

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Glifosato, Confagricoltura: il mancato rinnovo avrebbe avuto pesanti conseguenze sui livelli produttivi

In Italia è utilizzato solo nelle fasi di pre-semina, garantendo massimi livelli di sicurezza

“Una decisione positiva per le imprese agricole e fondata su solide basi scientifiche. Il mancato rinnovo dell’autorizzazione avrebbe avuto rilevanti conseguenze sui livelli di produzione”.

Il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, ha così commentato l’annuncio odierno della Commissione europea che procederà al rinnovo dell’autorizzazione all’uso del glifosato per un periodo di dieci anni con nuove condizioni e restrizioni, in assenza di parere da parte degli Stati membri. Anche in seno al comitato di appello, infatti, non è stata raggiunta la maggioranza necessaria per approvare o respingere la proposta di rinnovo presentata dalla Commissione.

La proposta – evidenzia Confagricoltura – ha fatto seguito alle conclusioni a cui è giunta l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (EFSA), dopo un processo di valutazione che è iniziato nel 2019. Secondo l’EFSA, “non sono state individuate aree critiche di preoccupazione per la salute dell’uomo, degli animali e dell’ambiente”.  Nel corso di un’audizione che si è svolta al Parlamento europeo a fine agosto, i rappresentanti dell’EFSA hanno dichiarato che quella sul glifosato è stata la valutazione più approfondita mai effettuata.

Dal canto suo, anche l’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA) ha sostenuto che “l’esame dei pericoli posti dal glifosato non soddisfa i criteri scientifici che ne giustifichino la classificazione come sostanza cancerogena”.

“L’uso di prodotti chimici in agricoltura va ridotto, proseguendo un percorso che è già in atto da tempo – sottolinea Giansanti – ma gli agricoltori devono avere a disposizione valide alternative sul piano tecnico ed economico. Nella fase di grande incertezza che è in atto, anche l’impatto sul potenziale produttivo deve essere attentamente valutato”.

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Confagricoltura: cala l’inflazione, non l’impegno degli agricoltori

“I dati diffusi dall’ISTAT certificano il rallentamento dell’attività economica, dopo una fase di crescita che durava da dieci trimestri consecutivi.  In pratica – dichiara il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti  – nel terzo trimestre dell’anno, la crescita è stata pari a zero”.

L’ISTAT ha evidenziato che il risultato è dovuto, tra l’altro, a una diminuzione del valore aggiunto dell’agricoltura, della silvicoltura e della pesca. “Non è certo diminuito l’impegno degli imprenditori agricoli – sottolinea Giansanti – La riduzione del valore aggiunto è dovuta ai ripetuti eventi climatici eccezionali che hanno ridotto i raccolti a fronte di costi di produzione rimasti su livelli elevati”. 

L’Istituto nazionale di statistica ha anche rilevato che si è registrato un contributo negativo dal lato della domanda nazionale al netto delle scorte. I consumi alimentari si sono ridotti del 5%, a causa del taglio del potere d’acquisto delle famiglie.

“A questo riguardo, è un segnale importante il deciso rallentamento dell’inflazione dovuto essenzialmente alla diminuzione dei prezzi dei prodotti energetici. Anche l’aumento delle quotazioni al consumo dei generi alimentari si è ridotto di due punti percentuali su base annuale”.

“Risulta fondamentale la conferma del taglio del cuneo fiscale deciso dal governo nel quadro della manovra di bilancio per il prossimo anno. Ora – puntualizza il presidente di Confagricoltura – è altrettanto fondamentale incentivare gli investimenti per le transizioni energetica e ambientale”.

“In attesa degli incentivi previsti nella revisione del PNRR all’esame della Commissione europea – conclude Giansanti – chiediamo al governo e alle forze politiche di concentrare l’attenzione sulla diffusione delle innovazioni tecnologiche che possono ridurre l’impatto del cambiamento climatico e sulla revisione della normativa riguardante le assicurazioni per la difesa del reddito degli agricoltori”.

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Ortofrutta, Confagricoltura: settore in grave sofferenza. Necessarie misure per garantire il futuro alle imprese e all’economia

La situazione del comparto ortofrutticolo è stata oggetto di approfondimento del Comitato direttivo di Confagricoltura, all’indomani del Tavolo convocato dal ministro Lollobrigida e alla luce delle gravi difficoltà del settore. Proprio a Bologna, due giorni fa, i frutticoltori erano scesi in piazza per sollecitare misure e garantire futuro ad uno dei più rilevanti comparti dell’agricoltura nazionale, che vale oltre 14 miliardi di euro e rappresenta il 25% dell’intero settore primario italiano.

Le priorità sono il ripristino della liquidità delle imprese, la realizzazione di un piano straordinario pluriennale di estirpazione e reimpianto per convertire la produzione frutticola verso specie e varietà più orientate al mercato e maggiormente adattate ai cambiamenti climatici, il miglioramento degli strumenti della gestione del rischio per tutelare il reddito degli agricoltori, aumentando i fondi per accrescere l’efficacia delle misure dedicate.

Il quadro è molto complesso. Dopo due anni consecutivi in cui le gelate primaverili hanno compromesso buona parte dei raccolti in diverse regioni d’Italia, a fronte della diffusione di fitopatie difficili da contrastare, nell’ultimo anno i produttori hanno dovuto fare i conti con le gelate di aprile, le alluvioni di maggio, le alte temperature che si sono eccezionalmente protratte nel tempo, situazioni che hanno portato pesanti riduzioni delle quantità raccolte e commercializzate.

Ai danni climatici si somma la dinamica dei costi di produzione che continua a mantenersi su livelli alti rispetto al passato e che in questi ultimi giorni, a causa dello scoppio del nuovo conflitto, sta portando a nuovi aumenti. C’è poi da evidenziare la carenza di manodopera, l’incremento dei tassi di interesse che riduce la propensione agli investimenti, una generale diminuzione del potere d’acquisto che sta ulteriormente riducendo i consumi delle famiglie, ormai su livelli preoccupanti da diverso tempo.

Le produzioni più in difficoltà sono pere, kiwi e agrumi. Nella sola Emilia-Romagna, negli ultimi 20 anni, la superficie frutticola è passata da 66mila a 44mila ettari. Soltanto le pere quest’anno hanno avuto una produzione inferiore del 60% rispetto al 2022.

Confagricoltura apprezza lo sforzo del ministro Lollobrigida che ha annunciato di voler pianificare lo sviluppo della filiera, puntando in particolare su innovazione e ricerca, ma ribadisce l’urgenza di misure efficaci: “Nell’immediato, occorrono provvedimenti importanti, così come è successo con il decreto ministeriale per gli agrumi. Molte aziende oggi lavorano in perdita. Il settore sta diventando estremamente vulnerabile. È evidente l’urgenza di interventi per garantire un futuro all’agricoltura e all’economia di molte regioni”.

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Giornata mondiale dell’alimentazione, Confagricoltura: produrre di più con una minore pressione sulle risorse naturali

“L’acqua è una risorsa essenziale per la sicurezza alimentare globale. Un apporto idrico insufficiente riduce la produttività e i raccolti. In Italia, ad esempio, l’80% della produzione agricola complessiva proviene dal 20% delle aziende irrigue”, dichiara il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, in occasione della Giornata dell’Alimentazione che si celebra oggi.

“Bene ha fatto la FAO a mettere al centro della riflessione l’acqua come fonte di vita e di cibo. Dobbiamo prepararci a produrre più cibo per rispondere alla domanda di una popolazione mondiale destinata a crescere di due miliardi di persone”.

“La sfida è assolutamente chiara”, prosegue Giansanti. “Produrre di più con una minore pressione sulle risorse naturali. Occorre puntare con maggiore decisione sulla diffusione delle innovazioni tecnologiche e digitali all’interno delle imprese agricole che producono per il mercato”.

“Con l’agricoltura di precisione è possibile ridurre sensibilmente il consumo di acqua, intervenendo al momento giusto e con la giusta quantità, annullando gli sprechi. Un grande apporto potrà arrivare dalle tecniche genomiche”.

La siccità ha provocato ingenti danni all’agricoltura su scala globale, rileva Confagricoltura.

Da ultimo, le stime sulla produzione di cereali in Australia e Canada sono state ridotte, rispettivamente di tre e due milioni di tonnellate. Secondo l’indice della FAO, le quotazioni del mais sono salite a settembre del 7% sul mese precedente, a causa dell’aumento dei costi di trasporto su chiatta negli USA per l’abbassamento dei livelli d’acqua del fiume Mississippi, dove transita gran parte del prodotto destinato all’esportazione.

I prezzi dello zucchero hanno raggiunto il livello più alto dalla fine del 2010, per la riduzione dei raccolti previsti in India e Thailandia.

“La ridotta disponibilità di acqua va inquadrata nel più ampio fenomeno del cambiamento climatico”, rileva il presidente di Confagricoltura.

“I dati diffusi dalla FAO sono impressionanti. Nel giro di trent’anni, gli eventi climatici eccezionali hanno provocato una perdita di produzione agricola e zootecnica nell’ordine di 3,8 trilioni di dollari. Vale a dire 123 miliardi in media l’anno, corrispondenti al 5% del PIL agricolo globale, con pesanti conseguenze anche sulla tenuta politica e sociale nei paesi più colpiti”.

“Il rapporto evidenzia che con maggiori investimenti e pratiche colturali più avanzate, è possibile ridurre i danni ed assicurare una maggiore sostenibilità dei sistemi agroalimentari”, conclude Giansanti.

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Milano, Confagricoltura porta l’Agritech al Wired Next Fest

Garantire un approvvigionamento alimentare sicuro e accessibile, riducendo l’impatto ambientale, affrontando i cambiamenti climatici e le crisi internazionali e tutelando tutta la filiera, dai produttori ai consumatori: questi i temi che Confagricoltura porta al Wired Next Fest, sabato 7 ottobre, al Castello Sforzesco di Milano.

Ne discuteranno Deborah Piovan, presidente della Federazione Nazionale Proteoleaginose di Confagricoltura, ma anche divulgatrice scientifica e scrittrice, e Luca Travaglini, co-fondatore e co-CEO del Gruppo Planet Farms, specializzato in agricoltura verticale, insignito del Premio nazionale per l’Innovazione in Agricoltura di Confagricoltura.

I due relatori saranno protagonisti nel talk dal titolo “Un piano globale per il cibo”, in programma alle ore 14.55, dove affronteranno i temi del miglioramento genetico e delle tecniche di evoluzione assistita (TEA), da un lato, e l’ausilio di tecnologie innovative per ridurre il consumo di risorse naturali e additivi chimici, dall’altro. Due approcci diversi con un obiettivo comune: potenziare e ottimizzare l’agricoltura, garantendo cibo sicuro a sempre più persone.

“L’innovazione è la via per rispondere alle sfide che interessano il sistema del cibo – ha dichiarato Deborah Piovan –. Le TEA, in particolare, rappresentano uno strumento utile per far fronte ai mutamenti climatici e a geometrie geopolitiche in continuo cambiamento. Solo promuovendo la ricerca scientifica e il dialogo tra tutti i componenti della società, dai produttori ai consumatori, passando per gli scienziati e le istituzioni, è possibile trovare soluzioni sostenibili per l’ambiente e l’economia. Auspichiamo che venga approvata al più presto, a livello europeo, una disciplina che regoli la ricerca genetica fungendo da stimolo per la competitività e l’innovazione nel comparto”.

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Ue, Confagricoltura: dalla Commissione una spinta agli investimenti nel settore agroindustriale

Il via libera della Commissione Ue al piano di sostegno per il settore agroindustriale italiano rende disponibile, in parte attraverso il PNRR, la somma di 910 milioni di euro e crea le condizioni formali per la realizzazione dei programmi di investimenti nel comparto.

Si tratta – spiega Confagricoltura – dell’ultimo passaggio della procedura che permette ora di rendere fruibili i fondi per i grandi progetti strategici e innovativi del settore primario, in particolare per la trasformazione e la commercializzazione di prodotti agricoli. Il regime, spiega Bruxelles, si rivolgerà a un numero di imprese che potrebbe arrivare a 500. L’importo dell’aiuto per beneficiario non supererà il 60% dei costi ammissibili e dipenderà dalla dimensione e dal luogo di realizzazione dei progetti.

E’ una buona notizia – conclude la Confederazione – perché ora le aziende possono mettere in atto gli investimenti indispensabili per l’innovazione e la competitività del comparto, per la ripresa del ciclo economico, soprattutto in un momento così delicato e difficile per il sistema produttivo.

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Approvazione DL Asset in Senato, Confagricoltura: inseriti importanti emendamenti su risorse boschive, vitivinicoltura, biometano e attività venatoria

Il Senato ha approvato in prima lettura il DL Asset convalidando rilevanti modifiche per il settore primario italiano introdotte nel corso dell’iter dalle Commissioni incaricate.

 

In primis, Confagricoltura accoglie con favore l’emendamento relativo ad interventi urgenti a sostegno delle attività economiche strategiche per il Made in Italy. La misura inserita nel DL introduce la deroga all’autorizzazione paesaggistica per le operazioni boschive ordinarie sostenendo, così, il ruolo delle filiere italiane di trasformazione e di utilizzo dei sottoprodotti del legno.

 

Confagricoltura accoglie con favore anche l’emendamento relativo all’incentivazione – come previsto dal Pnrr – di energia da fonti rinnovabili. L’intervento normativo, riguardante la produzione di biometano, introduce una misura anti-inflazione consistente in un’attività di aggiornamento mensile, da parte del Gse, delle tariffe e delle spese ammissibili.

 

Ulteriori risorse sono in arrivo per il comparto vitivinicolo, duramente colpito dalla malattia della peronospora, che ne ha ridotto la produttività di 6 milioni di ettolitri. Al milione di euro già previsto nel Fondo di Solidarietà vengono aggiunti altri 6 milioni.

 

Positivo l’emendamento a sostegno dei consorzi e delle imprese del comparto acquacoltura. Per loro è previsto un fondo da 500mila euro, messi a disposizione dal Masaf per fronteggiare la proliferazione della specie del granchio blu. La distribuzione delle risorse seguirà alla definizione delle aree geografiche interessate, dei beneficiari e delle modalità di presentazione delle domande, dei costi sostenuti dai consorzi e dalle imprese.

 

Importanti anche le modifiche inserite nel DL sulle specie cacciabili e i periodi di attività venatoria. A partire dall’emendamento che fornisce maggiori certezze agli operatori del settore sulle procedure, e le tempistiche di approvazione dei calendari. La Confederazione condivide anche la ratio dell’emendamento che interviene sulla determinazione delle specie cacciabili, riconoscendo alle Regioni la possibilità di intervenire con modifiche sempre nel rispetto dei periodi previsti dalla legge, e previo parere dell’Istituto nazionale per la fauna selvatica. Un ulteriore emendamento sulle attività venatorie interviene in merito all’esercizio dell’attività di tiro, introducendo alcuni chiarimenti in merito all’applicazione della normativa sull’uso delle munizioni contenenti piombo, soprattutto in fase di trasporto, in modo da evitare sanzioni non pertinenti.

 

Adesso si attende il voto nella Camera dei Deputati. La Confederazione auspica che l’approvazione definitiva del provvedimento si concluda senza intoppi e in tempi celeri, così da fornire al settore primario importanti strumenti per fronteggiare la complessa fase economica in corso.

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Il vino si conferma ambasciatore del Made in Italy agroalimentare nel mondo

“AGRONETWORK per i Territori: l’oro in bocca!”

 

Al Castello Nipozzano – Marchesi Frescobaldi si è svolto il terzo incontro del tour di Agronetwork di promozione dei prodotti agroalimentari e dei territori “l’oro in bocca”, dedicato al mondo del vino.

 

Nomisma, socio fondatore di Agronetwork, ha presentato i risultati della ricerca “Il vino italiano nel mondo. Trend, posizionamento e prospettive”, che conferma il vino volano dell’export Made in italy, assestandosi anche nel 2022 al primo posto (13% del totale) delle esportazioni agroalimentari italiane.

 

Trend in continua crescita se consideriamo che dai 4,7 mld di euro del 2012 siamo passati ai 7,8 miliardi del 2022 (+ 68% in 10 anni). Solo nell’ultimo anno le esportazioni sono passate da 7,1 a 7,8 miliardi di euro.

 

L’ANALISI DI NOMISMA

Nell’ultimo decennio le imprese italiane hanno conquistato nuovi spazi di mercato, soprattutto in Nord America e in Asia: sebbene l’Unione Europa continui a rappresentare il principale mercato di destinazione delle esportazioni italiane (40% nel 2022), negli ultimi dieci anni è aumentato il peso di Stati Uniti e Canada (dal 27% del 2012 al 29% del 2022) e dei mercati asiatici (dal 5% al 7%).

In parallelo si è assistito a una riqualificazione dell’export, con il calo del peso degli sfusi (attuale 19% in volume) a favore di spumanti e imbottigliati che rappresentano, rispettivamente, il 24% e il 57% delle esportazioni italiane di vino.

 

“Le esportazioni italiane rimangono concentrate nelle regioni centro-settentrionali del Paese, ma negli ultimi anni anche il sud Italia ha aumentato il proprio grado di internazionalizzazione. Nonostante Veneto (con un peso del 36% sul totale dell’export vitivinicolo italiano nel 2022), Toscana (16%), Piemonte (16%), Trentino (9%) ed Emilia Romagna (6%) continuino a rappresentare le regioni ambasciatrici del vino italiano nel mondo, tra i top-10 territori che sono riusciti a far crescere maggiormente le proprie esportazioni figurano anche Abruzzo, Lazio, Campania, Puglia e Sicilia grazie a tassi di crescita a doppia cifra tra il 2012 e il 2022”, dice Emanuele di Faustino, Responsabile Industria, Retail e Servizi di Nomisma.

 

Il complicato scenario macroeconomico internazionale ha registrato per il primo semestre 2023 una frenata per il mercato del vino. Se infatti l’Italia ha mostrato un -0,4% a valore e un -1,4% a volume nei primi 6 mesi del 2023, Usa (-23,5% in valore) e Cile (-23,9% in valore) sembrano in caduta libera. Il calo interessa anche la Francia che segna un -6,1% a volume a fronte però di un +3,1% a valore.

 

Se ci si focalizza sui top-5 mercati di destinazione dell’export italiano, nel I semestre 2023, si segnala una crescita delle importazioni di vini fermi e frizzanti imbottigliati italiani solo nel Regno Unito e in Svizzera (rispettivamente +0,6% e +1,7% a valore rispetto al I semestre 2022). Più positive le tendenze per gli spumanti, grazie in primis al traino della Francia, che nei primi sei mesi del 2023 ha visto aumentare le proprie importazioni dall’Italia di oltre il 30%, grazie al successo del Prosecco su tale mercato.

 

LE PROSPETTIVE

Non ci sono solo ombre, ma anche opportunità da cogliere. Secondo l’indagine condotta da Nomisma, su un campione di consumatori italiani, nei prossimi 2-3 anni a crescere di più sul mercato domestico saranno in primis i vini con certificazione sostenibile (38%) e a marchio biologico (37%), seguiti da quelli prodotti da vitigni autoctoni (34%) e da piccoli produttori (32%). Sui mercati internazionali i produttori italiani – oltre ai vini con attributi green o provenienti da uno specifico territorio nazionale/prodotti con uve autoctone – prevedono una crescita anche della domanda di vini a bassa gradazione alcolica sempre più richiesti dai consumatori esteri.

 

CONSIDERAZIONI

“Il vino italiano, nell’insieme di tutti i prodotti della moda, dell’automotive di lusso e del cibo, non può che avere un futuro brillante. Si impone però una riflessione dopo gli aumenti che abbiamo avuto post-pandemia. Infatti, si sta assistendo a un rallentamento dei consumi specialmente nei prezzi più concorrenziali.  Questa riflessione deve aiutarci a porre l’accento su una maggiore attenzione alla qualità del prodotto e alla sua comunicazione. Saranno molto importanti gli aiuti che potremo riservare alla promozione del vino italiano all’estero”, così Lamberto Frescobaldi, Presidente Marchesi Frescobaldi e Giunta Confagricoltura.

 

“Oggi che celebriamo i nostri vini nel mondo ritorno sul concetto di sostenibilità per il corpo e per l’ambiente. Le scelte sostenibili sono quelle che ci portano a qualificare i nostri consumi e a migliorare la qualità di ciò che consumiamo.  Anche il vino, per essere più sostenibile, deve essere consumato con moderazione e rispetto, sempre ricercando la salubrità e la qualità.  Aziende come quella che ci ospita questa mattina rispettano l’ambiente e lavorano per l’uomo, che potrà così consumare questi prodotti con maggiore consapevolezza, grazie alla migliore informazione del consumatore ed alla responsabilità assunta dall’imprenditoria agricola” così la Presidente Agronetwork, Sara Farnetti.

 

I PROSSIMI APPUNTAMENTI

I prossimi appuntamenti del tour “L’oro in bocca” vedranno Agronetwork impegnata a ottobre in Campania, nel Salernitano, per parlare di conserve vegetali, pomodori, legumi e quarta gamma con Pancrazio SpA e il Gruppo Rago.

A metà novembre in Veneto, a Treviso, presso H-Farms con British American Tobacco per i processi innovativi nel cioccolato e nel tabacco, e a dicembre in Sicilia presso il distretto agrumicolo con Coca Cola Italia per le aranciate.

 

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Cambiamenti climatici, necessaria una nuova fase per la gestione dei rischi in agricoltura

Gli eventi climatici eccezionali sono ormai ricorrenti e stanno infliggendo un duro colpo all’agricoltura a livello globale. Per quanto riguarda l’Unione europea, basti far riferimento all’ingente perdita dei raccolti e ai danni strutturali provocati dalle alluvioni in Emilia Romagna e in alcune zone nelle Marche e in Toscana.

 

In Spagna, il ministero dell’Agricoltura ha segnalato che, a causa della siccità, la produzione di cereali autunno-vernini è diminuita quest’anno del 40% nei confronti della precedente campagna. Per le arance, è stata stimata una contrazione dei raccolti di circa il 15% sulla media degli ultimi cinque anni. Sempre a causa della siccità, nella campagna 2022-2023 la produzione di olio d’oliva è crollata del 50% rispetto ai livelli ordinari.

 

L’impatto degli eventi climatici eccezionali sul settore agricolo è pesante anche fuori dall’Unione europea. Nell’ultimo rapporto dell’USDA (il dipartimento di Stato Usa all’Agricoltura) sono state ridotte le previsioni sul raccolto mondiale di grano a causa, in particolare, della siccità in Australia e Canada. In dettaglio, i raccolti australiani sono stati rivisti al ribasso per un ammontare di tre milioni di tonnellate. Per quelli canadesi, la diminuzione nei confronti delle precedenti stime si attesta a due milioni di tonnellate.

 

Alla luce di queste cifre, le giacenze mondiali di grano sono state valutate in 258 milioni di tonnellate a fine campagna 2023-2024. Se la previsione fosse confermata dai dati reali, sarebbe il livello più basso dal 2015.

 

La scienza e le innovazioni tecnologiche sono gli strumenti più efficaci che gli imprenditori agricoli hanno a disposizione per limitare l’impatto degli eventi climatici straordinari. Per questo, Confagricoltura ha chiesto di rilanciare il programma “Agricoltura 4.0” con il rafforzamento del credito d’imposta e con la conferma dell’automaticità dell’incentivo. Inoltre, la misura dovrebbe avere una durata almeno triennale al fine di consentire alle imprese la programmazione degli investimenti. Una risposta a queste richieste dovrebbe arrivare dalle risorse finanziarie del capitolo “REPower EU” inserito nella revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

 

Occorre, però, andare oltre.  E non solo in termini di risorse finanziarie complessivamente disponibili. Le conseguenze del cambiamento climatico impongono una maggiore diffusione delle coperture assicurative da parte degli agricoltori. Senz’altro positiva è la scelta fatta dal governo di attivare, come consentito dalla nuova politica agricola comune (PAC), il fondo mutualistico nazionale “AGRICAT” alimentato con una trattenuta sugli aiuti diretti agli agricoltori. Serve anche una revisione normativa che consenta di ristorare i danni e far ripartire l’attività produttiva in tempi brevi.

 

I cambiamenti climatici richiedono, insomma, l’avvio di una nuova fase per la gestione dei rischi climatici in agricoltura.  E’ un tema da affrontare anche nell’ambito del dialogo strategico sul futuro dell’agricoltura nella UE che la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha annunciato di voler avviare nel recente discorso sullo stato dell’Unione.

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