Stanziamento da 13 milioni per le aziende vinicole siciliane che vogliono ammodernarsi

Per partecipare c’è tempo sino al 15 febbraio: spesa minima di 30.000 euro articolata su due campagne vitivinicole, 2018-2019 e 2019-2020

Un nuovo bando dell’Assessorato regionale all’Agricoltura, retto da Edy Bandiera, rivolto alle aziende vitivinicole siciliane che intendono ammodernare le attrezzature o realizzare nuove cantine per migliorare la produzione del vino.

“Un regime di aiuti – si legge nel bando – per investimenti materiali o immateriali in impianti di trattamento e in infrastrutture vinicole nonché in strutture e strumenti di commercializzazione del vino diretti a migliorare il rendimento globale dell’impresa vitivinicola e con l’obiettivo di adeguare la struttura aziendale alla domanda di mercato e conseguire una maggiore competitività nel mercato stesso, anche al fine di migliorare i risparmi energetici, l’efficienza globale nonché i trattamenti sostenibili”.

Soddisfatto per il provvedimento, che prevede un finanziamento di 13 milioni di euro per le aziende che vorranno usufruirne, il presidente Nello Musumeci, che ha evidenziato l’efficienza dei nuovi macchinari che i produttori siciliani avranno a disposizione per poter competere con altri imprenditori anche all’estero.

“Una nuova e importante opportunità – ha dichiarato il governatore Musumeci – per i nostri imprenditori che, dotandosi di strumenti all’avanguardia, potranno migliorare le proprie performance sui mercati nazionali e internazionali, concorrendo ad armi pari con le altre aziende”.

Gli imprenditori vitivinicoli siciliani avranno tempo fino al 15 febbraio 2019 per presentare le richieste di finanziamento che, dovranno essere inoltrate attraverso un Centro di assistenza agricola, al portale Sian. Entro sette giorni tutta la documentazione cartacea dovrà pervenire presso l’Ispettorato provinciale dell’Agricoltura competente per territorio. Si tratta di un bando biennale, che prevede una spesa massima di tre milioni di euro e una minima di trentamila euro, articolato su due campagne vitivinicole: 2018-2019 e 2019-2020. La dotazione finanziaria messa a bando verrà utilizzata per erogare l’anticipo del contributo, pari al 30 per cento, alle aziende collocate utilmente in graduatoria. Per il saldo, saranno appostate le ulteriori risorse necessarie a valere sull’Ocm vino.

Le imprese, per beneficiare dell’aiuto, devono dimostrare che gli investimenti migliorano il rendimento globale dell’impresa attraverso la presentazione di una relazione dettagliata del piano di investimenti che si intende realizzare. Non sono ammessi a contributo investimenti che già beneficiano di altri contributi pubblici, a qualunque titolo erogati o che si configurino come interventi di mera sostituzione di beni mobili e/o immobili preesistenti che non comportino un miglioramento degli stessi.

Un bando che dimostra l’impegno della Regione per la valorizzazione di uno dei settori trainanti dell’economia siciliana, con numerose eccellenze come nel settore biologico.

L’assessore Bandiera ha commentato il provvedimento dichiarando che si tratta del “primo bando per investimenti emesso dal 2016 e dell’ultimo relativo alla programmazione Ocm vino per la Campagna 2018-2019. Adesso abbiamo impegnato tutte le risorse messe a disposizione dal competente ministero”.

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L’arte dei muri a secco “relazione armoniosa fra uomo e natura”

L’UNESCO ha iscritto “l’arte dei muretti a secco” nella lista degli elementi immateriali dichiarati Patrimonio dell’Umanità in quanto rappresentano “una relazione armoniosa fra l’uomo e la natura”.

La notizia è stata resa nota con un post sul profilo Twitter dell’organizzazione, con il quale si congratula con gli otto Paesi europei che hanno presentato la candidatura: oltre all’Italia, Croazia, Cipro, Francia, Grecia, Slovenia, Spagna e Svizzera.

Nella motivazione dell’Unesco si legge: “L’arte del dry stone walling riguarda tutte le conoscenze collegate alla costruzione di strutture di pietra ammassando le pietre una sull’altra, non usando alcun altro elemento tranne, a volte, terra a secco. Si tratta di uno dei primi esempi di manifattura umana ed è presente a vario titolo in quasi tutte le regioni italiane, sia per fini abitativi che per scopi collegati all’agricoltura, in particolare per i terrazzamenti necessari alle coltivazioni in zone particolarmente scoscese“.

“Un riconoscimento prestigioso alla bellezza del nostro paesaggio rurale e alle maestranze locali che si sono tramandate l’arte antica della costruzione dei muri a secco”, commenta il presidente di Confagricoltura, dott. Antonino Pirrè.

“Il paesaggio ibleo, adesso – aggiunge Pirrè – è patrimonio materiale e immateriale non sono dei siciliani, ma del mondo intero. Un elemento in più di promozione del nostro ricco e prezioso territorio”.

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Buone notizie per gli agricoltori sul fronte dei pagamenti degli aiuti Pac

Confagricoltura prende atto delle dichiarazioni del ministro per le politiche agricole Centinaio sull’avvio da parte dell’organismo pagatore Agea dell’erogazione dell’anticipo degli aiuti Pac 2018, nonché degli ulteriori pagamenti a vario titolo effettuati nell’ultimo trimestre.

Attraverso il primo decreto – informa Confagricoltura – si è provveduto all’erogazione di 62 milioni di euro per le aziende delle regioni colpite dal terremoto e entro la prima metà di novembre si completeranno i pagamenti delle residue domande Pac, che proseguiranno poi nella seconda metà del mese per imprese per le quali saranno necessari approfondimenti istruttori.

Le aziende agricole – sottolinea Confagricoltura – debbono poter contare sulla tempestiva erogazione degli aiuti, ancor più in momenti di difficoltà economica. In questi giorni, in cui si contano i danni provocati dal maltempo che ha devastato coltivazioni, strutture ed infrastrutture, assume particolare rilievo l’impegno dell’Amministrazione nel recuperare i ritardi maturati nella erogazione degli aiuti per l’assicurazione delle colture previste dal programma di sviluppo rurale nazionale (PSRN).

Confagricoltura confida che si completi il più velocemente possibile il piano dei pagamenti avviato e si recuperi una capacità di spesa capace di mettere il nostro Paese al totale riparo dal rischio di disimpegno delle risorse comunitarie.

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Oms, Giansanti: “Basta semafori nel food”. Centinaio: “Giù le mani dal Made in Italy”

Riaprire la discussione sull’introduzione di tasse e avvisi di pericolo sui prodotti alimentari in base agli ingredienti, rischia di nuocere alla credibilità delle organizzazioni internazionali. L’eccellenza e la salubrità del “Made in Italy” agro-alimentare è fuori discussione”. Lo ha dichiarato il presidente della Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, con riferimento all’iniziativa avviata da alcuni Paesi in seno all’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), al fine di introdurre indicatori di nocività sui prodotti destinati all’alimentazione sulla base del contenuto di grassi, zuccheri e sale

“Ringraziamo la nostra Rappresentanza diplomatica per l’attività già svolta per fermare un’iniziativa infondata sotto il profilo scientifico e inopportuna sul piano del metodo”, ha proseguito Giansanti.

“A questo punto, visto che sono state proposte anche restrizioni alla pubblicità e alla commercializzazione di cibi ritenuti insalubri, non possiamo escludere che le sedi multilaterali dove si discute di sicurezza alimentare e salute vengano utilizzate per perseguire interessi nazionali”.

“Alla fine di settembre – ha poi ricordato il presidente della Confagricoltura – è stata adottata una risoluzione sulle malattie non trasmissibili all’Assemblea generale dell’ONU con la quale è stato, in pratica, riconosciuto che sono i regimi alimentari ad essere sani o insalubri. Non i singoli prodotti”.

“La dieta mediterranea – conclude Giansanti – è tra le più salubri. Non è perciò un caso, come ha ricordato di recente il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che nel nostro Paese la longevità media sia al secondo posto al mondo”.

Dello stesso avviso di Giansanti il Ministro delle politiche agricole Gian Marco Centinaio, che dichiara: ”Non si tocchino i prodotti Made in Italy. Continuare a discutere sulla reintroduzione di indicatori di nocività sugli alimentari (le cosiddette “etichette a semaforo”), è veramente pretestuoso. Se alcuni Paesi presso l’OMS non vogliono ancora ragionare, dopo che a settembre è stata adottata una risoluzione che sottolinea invece che non esistono cibi “sani o insalubri”, ma solo “diete sane o insalubri“, allora daremo battaglia. È inaccettabile. Se anche l’Unesco ha dichiarato la Dieta Mediterranea Patrimonio immateriale dell’Umanità, come possiamo pensare che possa far male?”.

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Pesca, presentato ddl all’Ars. Ragusa: “Avvio di un percorso atteso da 18 anni”

Si è tenuto alla Commissione Attività produttive dell’Ars un incontro con il Consiglio regionale della Pesca, per un primo confronto sul disegno di legge che possa garantire regole certe in materia ittica, alla presenza dell’Assessore per l’agricoltura, lo sviluppo rurale e la pesca mediterranea, Edy Bandiera.

La pesca è una realtà complessa, che merita una specifica attenzione. Tale ddl ha uno scopo preciso: fornire regole certe, che non creino confusione per il comparto pesca“. Così il Presidente della III Commissione, Orazio Ragusa, in merito all’incontro di mercoledì scorso presso l’Assemblea regionale siciliana.

Siamo all’inizio di un percorso atteso da 18 anni – conclude Ragusa. Da parte mia ci sarà la disponibilità affinché non ci siano intoppi. Lo spirito di questo ddl è il ripristino della dignità economica e culturale per un settore bistrattato. È per questo motivo che abbiamo voluto incontrare il Consiglio regionale della Pesca, per trovare una mediazione che possa essere funzionale al bene della nostra Terra“.

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Caporalato a Vittoria, Pirrè (Confagricoltura): “Chi non rispetta le regole danneggia le aziende sane”

Dichiarazione del presidente di Confagricoltura Ragusa estratta da un articolo pubblicato nell’edizione odierna del Giornale di Sicilia

Le associazioni, le categorie produttive, i sindacati, ma anche il mondo politico, commentano l’operazione che mette il dito sulla piaga di un sistema economico e produttivo malato, che in provincia di Ragusa ha scoperchiato per l’ennesima volta una pratica ricorrente.

Chi non rispetta le regole, chi utilizza il lavoro nero, danneggia le aziende sane – commenta Pirrè di Confagricoltura, che aggiunge: “Questa legge colpisce reati gravissimi: non solo il caporale, ma anche chi sfrutta il lavoro nero. I lavoratori però chiedono paletti più certi. A volte basta violare una sola norma, scostarsi da uno solo degli indicatori previsti per incorrere nei rigori della legge. In provincia di Ragusa, però, le forze di polizia e la magistratura hanno fatto un buon lavoro”.

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Nuovo sportello di Confagricoltura Ragusa a sostegno della formazione e del lavoro in agricoltura

Protocollo d’intesa con la società milanese Yous, ente di formazione accreditato per i servizi al lavoro, al fine di offrire un ulteriore servizio a sostegno delle imprese agricole associate legato alla formazione

Continua l’impegno di Confagricoltura Ragusa, l’organizzazione di rappresentanza e tutela dell’impresa agricola italiana, nell’ampliamento dei propri servizi a tutela degli imprenditori associati. Infatti è entrato nella fase operativa il protocollo d’intesa sottoscritto con la società milanese Yous, ente accreditato per i servizi al lavoro che offre servizi di orientamento per la ricerca attiva del lavoro, di accompagnamento continuo e di incontro tra domanda e offerta, nonché ente di formazione, accreditato presso fondi interprofessionali, che eroga corsi di formazione per inoccupati e disoccupati ed organizza corsi su tutto il territorio professionale.

Un percorso di collaborazione finalizzato al miglioramento dei servizi garantiti alle aziende associate a Confagricoltura Ragusa, mediante l’adozione e lo sviluppo di ogni iniziativa che promuova la divulgazione di “buone prassi”, l’informazione e la formazione di settore, la promozione turistica e culturale”, spiega il presidente di Confagricoltura Ragusa, dott. Antonino Pirrè.

Con la sottoscrizione del protocollo, infatti, sarà attivo presso gli uffici di Confagricoltura in via G. Spampinato 7 a Ragusa un nuovo sportello che si occuperà di progettare attività di analisi  presso le aziende associate, individuare le competenze professionali, le caratteristiche ed i requisiti richiesti alla figura dell’imprenditore agricolo moderno, programmare azioni mirate e interventi formativi ad hoc per la qualificazione e riqualificazione dei profili professionali richiesti dalla filiera e dal mercato di riferimento.

“Siamo molto soddisfatti di aver stretto un accordo di stretta collaborazione con Confagricoltura Ragusa – conferma l’Amministratore Unico di Yous, Giamila Buzziin quanto con questa importante partnership saremo ancora più in grado di rispettare la nostra mission: la costruzione di un percorso di formazione e avviamento al lavoro in stretta connessione con le esigenze del mercato del lavoro locale”.

Yous garantirà la realizzazione attività di informazione, di formazione professionale mediante progetti mirati destinati a inoccupati e/o disoccupati, la progettazione e la realizzazione di ulteriori corsi di formazione e di approfondimento altamente professionalizzanti estesi alla cultura enogastronomica, la promozione e la progettazione di iniziative ed eventi che siano in grado di divulgare e diffondere la cultura enogastronomica, presso i giovani e tutti coloro che con passione si approcciano al settore.

La nostra organizzazione – spiega il presidente Pirrè – sarà impegnata nel facilitare presso le imprese associate il passaggio dalla teoria alla pratica, dall’aula all’esperienza aziendale, dando opportunità di miglioramento dei servizi già esistenti, grazie all’attività, garantita da Yous, di informazione e tramite l’attività di formazione e riqualificazione di professionisti che intendono approcciarsi al settore”.

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Agea, pagamenti bloccati: il Tar dà ragione a agricoltori e allevatori siciliani

Corrao e Pagana (M5s): “Un successo dal grande valore simbolico per agricoltori e allevatori siciliani”. Figuccia (Udc): “Una sentenza che rende giustizia a tutto il mondo dell’imprenditoria bio siciliana. Pagamenti bloccati da anni per le anomalie di un sistema farraginoso”

 

“Un altro schiaffo alla gestione scandalosa di Agea del sistema informatico SIAN. Gli agricoltori e allevatori biologici siciliani raggruppati nell’Unione Allevatori Sicilia, coordinati da Carmelo Galati, hanno vinto al TAR contro AGEA e l’Assessorato regionale all’Agricoltura”: a dichiararlo sono l’eurodeputato M5S Ignazio Corrao e la deputata Ars Elena Pagana a proposito della sentenza del TAR Sicilia che certifica come il sistema informatico SIAN non abbia funzionato.

“Un successo dal grande valore simbolico, visto che da anni avevano i pagamenti bloccati per anomalie del sistema e avevano richiesto che fosse accertato ufficialmente il malfunzionamento del sistema SIAN, gestito da AGEA, che sta mettendo in ginocchio il comparto agricolo biologico, un settore trainante dell’economia siciliana”.

“Per la prima volta – spiegano Corrao e Pagana – a certificare che il sistema non funzioni non lo dicono voci di corridoio nell’indifferenza di Agea, ma una sentenza del TAR pesante come un macigno. Ora, è mai possibile che ancora nel 2018 il destino e la sopravvivenza delle aziende agricole debba dipendere dall’incapacità di gestire un sistema informatico?”.

“Nel caso siciliano – aggiungono i deputati – le anomalie di un sistema informatico che fa acqua da tutte le parti hanno tagliato fuori gli agricoltori siciliani dai finanziamenti UE e adesso molti di loro sono sull’orlo del fallimento. Mai come adesso occorre intervenire sulla governance di AGEA, che svolge per conto del Ministero dell’Agricoltura le funzioni di ‘organismo pagatore’ italiano. Non è più differibile un audit globale e dettagliato sul funzionamento del sistema, promuovere un’azione di responsabilità nei confronti dei dirigenti che avrebbero dovuto garantire il corretto funzionamento e imporre lo snellimento e la correzione delle anomalie che da anni zavorrano il sistema. Non dimentichiamoci che Agea gestisce oltre 7 miliardi di euro all’anno per circa un milione e mezzo di beneficiari. Ma soprattutto occorre fare chiarezza sul contratto grazie al quale fino al 2016 abbiamo versato quasi 100 milioni l’anno alla società SIN misto pubblico-privata i cui risultati sono sotto gli occhi di tutti.

“Ci auguriamo che la magistratura vada fino in fondo nell’inchiesta su Agea, che potrebbe scoperchiare uno scandalo di dimensioni bibliche. La magistratura, tra le altre cose, sta indagando anche sul contratto con il quale Agea affidò alla società privata Sin – nel 2006, per la durata di 9 anni – la gestione e lo sviluppo del Sian, ad un prezzo che potrebbe essere assolutamente ingiustificato e sproporzionato rispetto al valore della prestazione erogata e comunque superiore di circa il 900 per cento rispetto a quello sostenuto da altri Paesi dell’Ue che gestiscono un numero a volte anche superiore di finanziamenti agli agricoltori. Pensate che in Francia il sistema Telepac comparabile al Sian ha un costo complessivo di 23 milioni annui e invece noi abbiamo avuto un costo per la gestione del Sian di 713 milioni di euro” concludono Corrao e Pagana.

“Una sentenza che rende giustizia a tutto il mondo dell’imprenditoria bio siciliana visto che da anni i pagamenti sono stati bloccati per le anomalie di un sistema farraginoso che ha messo in ginocchio il comparto agricolo biologico, un settore trainante dell’economia siciliana” – dice Vincenzo Figuccia deputato dell’Udc all’Ars e leader del Movimento Cambiamo la Sicilia che prosegue – È chiaro quindi come Agea che gestisce intorno ai 7 miliardi di euro all’anno per circa un milione e mezzo di beneficiari, a causa del sistema informatico obsoleto, abbia letteralmente tagliato fuori gli agricoltori siciliani dai finanziamenti UE e adesso molti di loro si ritrovano sull’orlo del fallimento. Adesso, occorre intervenire sulla governance dell’Agenzia che svolge per conto del Ministero dell’Agricoltura le funzioni di organismo pagatore e di coordinamento per rendere efficiente il sistema ed evitare che ritardi insopportabili come quelli a cui abbiamo assistito, possano ripetersi”.

“E’ necessario – conclude l’on. Figuccia – un impegno coordinato e risolutivo di Ministero, Agea e Regione che consenta di riallineare velocemente a favore delle aziende siciliane i pagamenti dei contributi pregressi per biologico, indennità compensativa, agroambiente e benessere animale.

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Olio Evo Made in Italy: Confagricoltura e Deoleo insieme per creare valore nella filiera

Entra nella fase operativa l’accordo tra Deoleo e Confagricoltura. Tre incontri programmati in Sicilia, Calabria e Puglia. Obiettivo: aumentare produttività, qualità e sostenibilità

Il protocollo d’intesa sottoscritto lo scorso giugno tra Confagricoltura Deoleo Spa entra nella sua fase operativa. Tre gli incontri programmati, in Sicilia, Calabria e Puglia, tra i dirigenti dell’azienda olearia, frantoi e produttori associati all’Organizzazione agricola, con l’obiettivo di illustrare finalità e modalità di applicazione dell’accordo. Il primo, oggi, presso la Camera di Commercio di Palermo.

Gli incontri territoriali sono l’occasione per verificare i requisiti dei frantoi partecipanti alle attività per la prima annualità e per coinvolgere ulteriori operatori per le annualità successive.

Il protocollo prevede di avviare interventi diretti all’incremento dei mercati di sbocco per le produzioni olearie, con un contestuale miglioramento sia della produzione che della produttività a livello agricolo italiano; ma anche di implementare alcune caratteristiche qualitative dell’olio di oliva extravergine e la sostenibilità della sua produzione a condizioni mutualmente vantaggiose per tutti gli operatori della filiera. L’impegno sarà, quindi, quello di lavorare insieme per creare valore aggiunto nella filiera, attraverso azioni precise.

“Nell’incontro di oggi a Palermo – dichiara il direttore di Confagricoltura Ragusa, Giovanni Scucces – si è presentato un progetto ambizioso che punta ad aumentare, oltre alla produttività, la qualità e la sostenibilità delle produzioni olearie siciliane”. “Senza dubbio – aggiunge il direttore Scucces – un’opportunità nuova e importante per i produttori di olio associati alla nostra organizzazione di categoria”.

“Stiamo lavorando per nuovi rapporti di filiera, puntando sulla condivisione degli obiettivi, in un’ottica interprofessionale – sottolinea Massimiliano Giansanti, presidente Confagricoltura -. Bisogna agire assieme con politiche di aggregazione ed integrazione a livello di comparto agricolo ed industriale, rafforzando l’export, rilanciando i consumi. Bisogna passare dalla competizione sui prodotti, alla competizione sulla soddisfazione dei bisogni del cliente”.

“La produzione dell’olio di oliva destinato ad extravergine in Italia è notoriamente insufficiente a soddisfare il fabbisogno dell’industria di trasformazione e del consumo – fa notare Pierluigi Tosato, Presidente e AD Carapelli Firenze SpA, gruppo Deoleo -. Inoltre, è ancora troppo bassa la percentuale di conferimento di materia prima in strutture aggregate che possano vantaggiosamente favorire una ordinata commercializzazione del prodotto; anche su promettenti mercati esteri, come gli Stati Uniti, il Giappone e la Cina”.

In Italia il comparto dell’olio di oliva confezionato crea, ogni anno, un surplus di bilancia commerciale di circa 114 miliardi di euro. Tra aziende ed indotto (packaging, macchinari, logistica), in Italia sono oltre 10mila i dipendenti del settore oleicolo.

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Deoleo, con i suoi brand, tra cui BertolliCarapelli e Sasso, è al primo posto nel settore olio di oliva in Italia, Spagna e Stati Uniti (fonte dati: Nielsen, dicembre 2017), con un valore netto delle vendite di 692 milioni di euro ed un volume di oltre 170 milioni di litri di olio.

Confagricoltura è l’Organizzazione di rappresentanza e tutela dell’impresa agricola italiana. I datori di lavoro associati rappresentano i due terzi del totale delle imprese del settore e assumono oltre 500 mila lavoratori. Nel comparto olivicolo rappresenta oltre 90 mila aziende, con una produzione commercializzata che supera le 100 mila tonnellate.

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Uva da tavola, produttori siciliani in ginocchio a causa del cracking

Il presidente Musumeci: “Presto un Tavolo di Filiera sull’uva da mensa e la sottoscrizione con l’Università di Catania di una convenzione per la ricerca scientifica per individuare le cause del cracking con fondi regionali”.

In grave sofferenza il comparto dell’uva da tavola siciliana a causa del “cracking”, ovvero una fisiopatia che provoca la lacerazione della buccia degli acini. Oltre a danneggiarsi esteticamente, gli acini vengono così attaccati da agenti di marciumi e muffe.Il cracking è è dovuto ad uno squilibrio ormonale della pianta causato dai trattamenti con fitoregolatori e da altri cofattori (potatura verde, siccità, eccesso di acqua, ecc.).

Quest’anno la fisiopatia si è presentata in modo massiccio in Sicilia, colpendo tutte le coltivazioni di uva da tavola della regione. L’area in cui il fenomeno si è manifestato maggiormente è quella di Mazzarrone. Il sindaco del comune etneo, appena qualche settimana fa, ha richiesto alla Regione il riconoscimento dello stato di calamità.

Per discutere dell’emergenza cracking, venerdì scorso (5 ottobre) è stato organizzato, presso il Palazzo della Regione a Catania, un incontro promosso dall’Assessorato Regionale all’Agricoltura, retto da Edy Bandiera, e presieduto dal governatore Nello Musumeci.

All’incontro hanno partecipato non solo i sindaci e gli amministratori dei centri agricoli maggiormente colpiti che ricadono nel Calatino, nell’Agrigentino, nel Siracusano e nel Ragusano, ma anche i dirigenti dell’Agenzia delle Entrate, i vertici delle organizzazioni Cia e Confagricoltura, una rappresentanza di produttori, i docenti del Dipartimento di Agraria dell’ateneo catanese Alessandra Gentile, Giancarlo Polizzi e Alberto Continella. Per la Regione erano presenti il direttore generale del dipartimento Agricoltura Carmelo Frittitta ed i capi dell’Ispettorato agrario di Catania, Siracusa e Ragusa.

Il sindaco di Mazzarrone Giovanni Spada, Comune capofila, ha denunciato la grave situazione di disagio economico determinata quest’anno dal cracking, che ha provocato la esclusione dai mercati di buona parte della produzione di Uva Italia coltivata in Sicilia. Sulla stessa linea anche gli altri interventi e l’invito al governo regionale a promuovere ogni iniziativa a sostegno dei produttori colpiti.

In particolare, è stata evidenziata la necessità di ottenere la deroga all’obbligo di assicurarsi ai fini della copertura del danno, la esenzione dagli oneri contributivi e ogni altra misura finalizzata ad evitare che le aziende agricole diventino morose con l’Inps e gli Istituti di credito per la impossibilità di far fronte ai pagamenti alle scadenze ormai prossime.

Molta attenzione è stata rivolta alla necessità di trovare soluzioni per migliorare la elasticità della buccia del prodotto e sulla opportunità di puntare per il futuro su nuove varietà autoctone, per le quali i docenti universitari hanno lavorato in questi anni con risultati soddisfacenti. Puntuale la relazione del direttore del dipartimento Frittitta, che ha riproposto il contesto normativo – regionale, nazionale e comunitario- entro il quale la Regione può agire per venire incontro alle esigenze dei produttori danneggiati.

L’incontro si è concluso con l’intervento del presidente Nello Musumeci che ha assicurato, per i prossimi giorni, l’adozione da parte del governo regionale della delibera con la quale sarà chiesta al governo centrale la dichiarazione dello stato di calamità, secondo le delimitazioni territoriali già pervenute dagli ispettorati provinciali.

Musumeci ha anche annunciato l’istituzione di un Tavolo di filiera sull’uva da mensa e di voler sottoscrivere con l’Università di Catania una convenzione finalizzata alla ricerca scientifica per individuare le cause del cracking, con fondi regionali.

Al ministro dell’Agricoltura sarà consegnato un dossier con le richieste dei produttori affinché si intervenga, fra l’altro, sull’Inps e sull’Abi, per consentire le deroghe essenziali alle aziende siciliane che rischiano di restare in ginocchio.

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