L’agricoltura del Sud cresce più di quella del Nord grazie all’export: i numeri del Rapporto Ismea-Svimez

Le conclusioni del Rapporto ISMEA-SVIMEZ sull’agricoltura del Mezzogiorno indicano quella che dovrà essere la via maestra per un nuovo quadro di politiche agricole: la valorizzazione delle produzioni meridionali, attraverso la valorizzazione della qualità del prodotto e la sostenibilità del processo produttivo.

Il 2017 è stato un altro anno difficile per l’agricoltura italiana, ma, in questo contesto, il Mezzogiorno ha avuto una performance migliore di quella del Centro-Nord. Soprattutto grazie all’andamento del settore olivicolo e all’aumento dell’export agricolo. All’aumento del Valore Aggiunto agricolo nel 2017 ha contribuito, infatti, soprattutto il Sud, con 13 miliardi e 178 milioni di euro (+6,1% rispetto al 2016, a fronte del +2,5% nel Centro-Nord).

I settori che l’anno scorso hanno maggiormente risentito delle avversità metereologiche sono stati quelli del vino (-14% della produzione), dei cereali (-11,7%), della frutta (-6,15), con particolare riferimento alle mele (-18,2%).

L’olio, invece, dopo un 2016 molto critico, ha aumentato la produzione del 17,3%, che tuttavia non è stato sufficiente a recuperare i livelli produttivi del passato.

Rimane basso il livello degli investimenti nell’agricoltura meridionale: dopo due anni di sostanziale stabilità, i dati del 2017 mostrano non solo un aumento più consistente degli investimenti fissi nel settore (+3,3%), ma anche una variazione percentuale leggermente maggiore per l’agricoltura meridionale (+3,4%) rispetto a quella rilevata nel Centro-Nord (3,2%).

Questo ultimo dato, tuttavia, va inquadrato all’interno di un discorso più ampio sugli investimenti nell’agricoltura meridionale. Il rapporto tra investimenti e valore aggiunto prodotto è pari al 17% nel Mezzogiorno, contro il 37% rilevato per l’agricoltura centro-settentrionale.

Il sistema agroalimentare meridionale è una potenzialità ancora parzialmente inespressa per lo sviluppo dell’economia meridionale. Gli elementi di vitalità si scontrano ancora con vincoli che ne depotenziano la possibilità di attivare virtuosi processi di crescita della produzione e dell’occupazione. Superare questi vincoli richiede una strategia, una “visione” che sia in grado di cogliere il ruolo dell’agricoltura non solo come produttore di beni in senso stretto, ma anche come settore che produce beni di qualità (nelle sue diverse accezioni), come elemento caratterizzante delle aree rurali con il loro portato di relazioni sociali, tradizioni e identità culturali, come componente del tessuto produttivo che può svolgere un ruolo importante nella tutela del paesaggio e della biodiversità, nonché nella difesa del territorio.

Restano, tuttavia, molti punti deboli che vanno affrontati se si vuole innescare un circolo virtuoso di sviluppo in cui l’attività primaria abbia un suo ruolo forte. In primo luogo, esiste ancora un divario funzionale tra il Mezzogiorno produttore di materie prime e il Centro-Nord in cui sono localizzate le fasi a maggiore valore aggiunto, non solo le industrie di trasformazione, ma anche gli esportatori e le piattaforme di distribuzione con servizi integrati.

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Sicilia, integrazione salariale per gli agricoltori colpiti da calamità naturali

L’atto punta al riconoscimento dell’integrazione previdenziale, dovuta ai lavoratori agricoli a causa del fermo forzato indotto dagli eventi calamitosi tra ottobre 2017 e settembre 2018, per i quali il governo dell’Isola ha già chiesto la declaratoria di stato di calamità

Benefici di carattere previdenziale a favore dei lavoratori agricoli nelle aree colpite da ben 16 avversità atmosferiche eccezionali, verificatesi su tutto il territorio della Regione Siciliana nel periodo ottobre 2017 – settembre 2018. A prevederli il provvedimento firmato il 16 gennaio 2018 dall’assessore regionale per l’Agricoltura Edy Bandiera, con il quale vengono censite le aree del territorio siciliano colpite da eccezionali calamità o avversità atmosferiche, per darne comunicazione all’Inps.
A seguito di tale atto, l’istituto provvederà ad erogare ai lavoratori agricoli tutti i benefici previsti dalla legge, visto che hanno dovuto incrociare le braccia a causa degli eventi climatici straordinari.

Se un lavoratore avrà totalizzato nell’anno almeno cinque giornate lavorative, l’Inps gli riconoscerà, dal punto di vista previdenziale, un numero di giornate pari a quelle fatte nell’anno precedente a quello di fruizione dei benefici.

Siamo soddisfatti per questo traguardo – dichiara l’assessore per l’Agricoltura Bandiera – che testimonia l’importanza, per le aziende e per gli agricoltori, di segnalare i danni subiti, al fine di consentire agli ispettorati provinciali dell’Agricoltura di procedere celermente con una valutazione e perimetrazione dei danni, questo anche al fini avanzare le richieste al ministero per le Politiche agricole, di declaratoria per lo stato di calamità. Per quanto attiene invece i recenti eventi alluvionali – prosegue Bandiera – sono in itinere i relativi accertamenti da parte degli ispettorati, per i quali contiamo di addivenire nel più breve tempo possibile ad una stima certa e airelativi benefici tributari e finanziari“.

I danni, da una prima stima approssimativa confermata da Bandiera, ammonterebbero a circa 400 milioni di euro.

Il governo regionale siciliano ha già deliberato favorevolmente sulla proposta di declaratoria per il riconoscimento dello stato di calamità naturale e stato di emergenza.

Le segnalazioni pervenute dagli ispettorati dell’agricoltura riguardano i seguenti 16 eventi:

  1. Venti impetuosi del 24 settembre 2017 nel territorio della provincia di Ragusa;
  2. Piogge alluvionali del 5 ottobre 2017 nel territorio della provincia di Ragusa;
  3. Grandinata e tromba d’aria del 10 e 11 novembre 2017 nel territorio della provincia di Ragusa;
  4. Siccità nel periodo compreso dal 1 ottobre 2017 al 20febbraio 2018 nel territorio della provincia di Enna;
  5. Venti impetuosi del 8 e del 14 aprile 2018 nel territorio della provincia di Messina;
  6. Venti impetuosi dal 14 al 15 aprile 2018 nel territorio della provincia di Catania;
  7. Venti impetuosi dal 14 al 15 aprile 2018 nel territorio della provincia di Ragusa;
  8. Venti impetuosi dal 13 al 15 aprile 2018 nel territorio della provincia di Caltanissetta;
  9. Precipitazioni eccezionali dal 13 al 26 giugno 2018 nel territorio della provincia di Caltanissetta;
  10. Eccezionale grandinata dal 19 giugno al 20 giugno 2018 nel territorio della provincia di Trapani;
  11. Eccezionale grandinata del 10 luglio 2018 nel territorio della provincia di Trapani;
  12. Piogge alluvionali dal 4 all’8 agosto 2018 nel territorio della provincia di Catania;
  13. Piogge alluvionali dal 18 al 27 agosto 2018 nel territorio della provincia di Catania;
  14. Piogge alluvionali dal 6 al 27 agosto 2018 nel territorio della provincia di Ragusa;
  15. Piogge persistenti dal 1 giugno al 30 settembre 2018 nel territorio della provincia di Agrigento;
  16. Precipitazioni eccezionali dal 18 giugno al 30 settembre 2018 nel territorio della provincia di Caltanissetta.
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Ragusa, il dott. Ignazio Nicastro nominato componente del Consiglio Direttivo del Corfilac

Il sindaco Peppe Cassì nomina Ignazio Nicastro componente del consiglio direttivo del Consorzio per la ricerca filiera lattiero casearia di Ragusa

Con propria determina il sindaco Peppe Cassì ha provveduto a nominare il dott. Ignazio Nicatro quale componente del Consiglio direttivo del Consorzio per la ricerca filiera lattiero casearia di Ragusa.
Il primo cittadino infatti in base a quanto previsto dall’art. 8 dello Statuto dello stesso Consorzio approvato con deliberazione della G.M. n. 448 del 20/11/2018 provvede alla nomina di uno dei membri del Consiglio direttivo; altri due componenti come previsto sempre dallo statuto vengono invece nominati rispettivamente dall’Assessorato regionale all’Agricoltura e dall’Università degli Studi di Catania.

Il dott. Nicastro, agronomo, dal 2009 è uno dei due vicepresidenti di Confagricoltura Ragusa ed ha, tra l’altro, collaborato dal 1998 al 2000 con il Corfilac a scopo di ricerca nella preparazione del disciplinare di produzione del formaggio “Ragusano”,occupandosi degli aspetti dell’alimentazione del bestiame nelle aziende che caseificano e delle tecniche di gestione degli allevamenti.

Sono lieto della nomina –  commenta a caldo il dott. Nicastro – e, nello stesso tempo, consapevole delle difficoltà che dovremo gestire. Il Corfilac va rilanciato partendo dal superamento delle precarietà finanziarie degli anni scorsi e, su questo versante, la Regione deve fare la sua parte con continuità. Inoltre la ricerca deve essere integrata con un rilancio delle aziende zootecniche di tutto il territorio siciliano”.

Congratulazioni e auguri di buon lavoro al proprio vice-presidente da parte di Confagricoltura Ragusa, nella certezza che saprà dare un contributo prezioso nell’imprimere il giusto e necessario rilancio al Consorzio di Ricerca Filiera Lattiero-Casearia.

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“L’Arancia Rossa di Sicilia Igp conquista i mercati europei. Occorre però un piano agrumicolo nazionale”

Intervista al dott. Giovanni Selvaggi, Presidente del Consorzio Arancia Rossa di Sicilia Igp

Riportiamo di seguito il testo dell’intervista rilasciata dal dott. Selvaggi a agricultura.it

Un’Arancia Rossa di Sicilia Igp da record quella che ha chiuso il 2018, dove si sono raggiunte le 18 mila tonnellate di prodotto commercializzato. Un traguardo mai tagliato prima che rappresenta però solo una tappa, seppur importante, nel percorso di crescita che sta facendo il Consorzio dell’Arancia Rossa di Sicilia Igp. Consorzio impegnato sia nella crescita quantitativa del prodotto, sia nella tutela e per la competitività sui mercati dell’arancia rossa, partendo da regole internazionali uguali per tutti i paesi competitor. Consorzio che sarà presente a Siena il 5 febbraio per il Kickoff di Qualivita in cui si farà il punto sulle indicazioni geografiche e sulle opportunità di crescita del sistema delle denominazioni.

 

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Presidente Selvaggi, come si presenta l’Arancia Rossa Igp nel nuovo anno, 2019? «Abbiamo chiuso la campagna 2018 con un risultato mai raggiunto in passato (18mila tonn) ed auspichiamo per la campagna che si è appena aperta (il 7 gennaio – leggi quali solo le tre varietà di arance) di superare il dato di arance commercializzate lo scorso anno. Stiamo lavorando per proseguire il lavoro nella promozione, tutela e vigilanza. Un aspetto, quest’ultimo, dove grazie anche ad un’attenta opera di vigilanza degli addetti del Consorzio (e con l’Icqrf), sono state sventate molte truffe a danno dei consumatori e dei produttori. E’ necessario non abbassare la guardia su questo aspetto, tutelare il bollino dell’Igp sulle arance che significa qualità e attenzione in ogni parte della filiera. Per quanto riguarda la promozione stiamo lavorando ad un piano promozionale con la Regione Sicilia, con l’auspicio di trovare risorse per fare spot e promozione sui media nazionali».

Mercato, dove vanno a finire le arance? «La Gdo la fa da padrona, con circa l’85 per cento del prodotto commercializzato, lavoriamo con le più grosse catene agroalimentari con cui facciamo anche co-branding. Siamo presenti in Europa, sempre più forti in Germania e nei paesi del Nord Europa. Oggi possiamo ‘rischiare’ di bere una spremuta di arancia rossa a Berlino e di non trovarla a Catania. Anche su questo aspetto stiamo lavorando. Altra tipologia di mercato sui cui le aziende, specialmente medio-piccole, l’online. Un segmento di mercato che permette di abbattere gran parte dei costi logistici per le aziende».

Secondo i dati disponibili, i margini di crescita per il prodotto certificato sono davvero ampi. Cosa occorre fare? «Il Consorzio conta oggi oltre 600 soci fra produttori e confezionatori, per 6500 ettari di coltivazione certificata (circa l’8-10 per cento degli ettari ad arancia rossa). Le 17-18mila tonnellate prodotte a marchio Igp rappresentano meno del 10% dell’intera produzione di arancia rossa siciliana. Il margine di crescita per il Consorzio e per il marchio Igp è quindi molto ampio, ma per crescere è necessario che noi produttori abbiamo un valore aggiunto economico dall’Igp. Per questo il lavoro da fare è enorme. Ma ovviamente non dipende solo da noi».

Quali sono i problemi principali che dovete affrontare? «Su tutti, la mancanza di un piano agrumicolo nazionale, oltre che regionale. Sembra paradossale, ma quello che ci manca non sono i canali di vendita, ma le arance. Ma senza un piano agrumicolo è impossibile prevedere nuovi impianti e programmare un aumento consistente della produzione. E poi non ci sono norme chiare sull’intera filiera e mancanza di tracciabilità ad esempio nei prodotti trasformati, come i succhi di arancia, che potrebbero rappresentare nuove importanti opportunità di mercato, basti pensare ai succhi nelle scuole o mense degli ospedali».

Quali sono i principali concorrenti? «La concorrenza più alta arriva dalla Spagna, che dobbiamo guardare comunque con grande ammirazione. Rappresenta il faro a cui fare riferimento. C’è tanto da lavorare in innovazione e tecnologia, siamo davvero indietro. E poi subiamo la concorrenza dei paesi nordafricani (Tunisia, Marocco ed Egitto) che hanno regole differenti ed un mercato del lavoro diverso, basti pensare che il costo di un dipendente in Sicilia è circa 10-15 volte superiore ad uno in Egitto. E poi il costo dell’energia, ad esempio. Siamo indietro in termini di concorrenza con questi paesi, non ci confrontiamo ad armi pari: per questo è necessario continuare a lavorare sulla massima qualità del prodotto e far comprendere il valore di questa qualità, il valore dell’indicazione geografica, in primis verso il consumatore.

L’Europa cosa può fare? «Ci vogliono intanto leggi e regole uguali per tutti, altrimenti è una gara falsata. Intanto sulle barriere fitosanitarie; l’armonizzazione delle molecole, dove siamo costretti ad utilizzare prodotti molto costosi rispetto ai paesi concorrenti, che però importano quel prodotto in Italia. Sono anni che chiediamo più chiarezza nelle regole».

Selvaggi, per concludere, ricordiamo l’evento del prossimo 5 febbraio a Siena, il Kickoff organizzato da Qualivita: un appuntamento che metterà insieme il sistema delle Indicazioni Geografiche per renderlo ancora più forte. «Il Consorzio Arancia Rossa parteciperà, Qualivita rappresenta un ottimo strumento per la promozione al grande pubblico delle denominazioni. Saremo presenti».

 

Fonte: agricultura.it

Intervista a cura di: Lorenzo Benocci

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Vittoria, danni all’agricoltura causati dal gelo: chiesto lo stato di calamità

La Commissione Prefettizia Straordinaria del comune di Vittoria (composta da Filippo Dispenza, Giancarlo Dionisi e Gaetano D’Erba), nella seduta di martedì 8 Gennaio, ha deliberato la richiesta alla Regione Siciliana del riconoscimento dello stato di calamità naturale, per il territorio di Vittoria, per i danni causati all’agricoltura e alle attività imprenditoriali dalle gelate del 3, 4 e 5 gennaio.

“A partire dal 3 gennaio, un’eccezionale ondata di gelo e neve ha imperversato sul territorio comunale – ha dichiarato il Prefetto Filippo Dispenza – ed ha causato gravi disagi e danni agli impianti serricoli, alle colture a pieno campo e alle attività produttive”.

“Considerato che al Comune – aggiunge il dott. Dispenza – sono pervenute segnalazioni non formalizzate e che al momento non è possibile stimare l’entità dei danni subiti dalle attività, che i gravi eventi climatici e gli effetti sul territorio sono stati attenzionati anche dagli organi di stampa, che la Commissione straordinaria ha richiesto l’intervento dell’Ispettorato provinciale Agricoltura, considerato che sussistono gli estremi per il riconoscimento dello stato di calamità naturale, al fine di consentire il ristoro delle aziende che hanno subito danni, abbiamo deliberato la richiesta alla Regione e abbiamo dato mandato alla Cuc di predisporre una relazione sui danni subiti dalle attività imprenditoriali”.

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Associazione Nazionale Donne del Vino: Roberta Urso nuova delegata regionale per la Sicilia

La Sicilia è per il vino un’isola felice dall’animo tinto di rosa: infatti un numero sostanzioso di valide e volenterose donne è impegnato nella gestione di aziende vitivinicole e di attività legate al mondo del vino ad ogni livello. Sono produttrici, enologhe, agronome, manager.

La capacità di fare rete per promuovere il territorio e il vino siciliano ne accomuna 17 all’interno della delegazione regionale dell’Associazione Nazionale Donne del Vino, nata nel 1988 con l’obiettivo di diffondere la cultura e la conoscenza del vino attraverso la formazione e la valorizzazione del ruolo della donna nel settore vitivinicolo.

Lo scorso 8 gennaio, le socie siciliane si sono riunite per scegliere la nuova delegata regionale che rimarrà in carica per il prossimo triennio. Ad essere eletta, la Pr Manager delle Cantine Settesoli di Menfi, Roberta Urso, marsalese che vive a Palermo sin dai tempi universitari. “È con immenso piacere ed entusiasmo che ricevo questo incarico, perché credo nei valori che animano l’associazione, e che farne parte proattivamente rappresenti una grande possibilità per costruire una immagine ancora più forte e positiva della Sicilia del Vino, quella animata e rappresentata da donne di carattere proprio come noi”, ha affermato la Urso.

Roberta Urso

Eletta all’unanimità, la manager Settesoli succede alla produttrice Lilly Fazio. Roberta Urso sarà affiancata da due vici delegate che rappresenteranno la Sicilia orientale: Flora Mondello dell’azienda Gaglio Vignaioli e Stefania Busà di Cantina Rudinì. “Per animare l’attività del nostro gruppo – conclude la Urso -, oltre a tanto impegno sono indispensabili volontà e fantasia. Abbiamo già individuato nella giovane socia marsalese Federica Fina (delle Cantine Fina, n. d. r.) la figura cui affidare la gestione dei social e della comunicazione sul web e siamo già pronte a lavorare tutte insieme per creare un calendario di eventi ed attività in accordo con la delegazione nazionale”.

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Sottomisura 16.2 del Psr: bando a sostegno di progetti pilota e nuovi prodotti

Obiettivo

La Sottomisura 16.2 contribuisce direttamente alla Focus Area 3a “Migliorare integrazione dei produttori primari nella filiera agroalimentare, attraverso i regimi di qualità, mercati locali, le filiere corte”. Obiettivo è sostenere la competitività e la sostenibilità delle attività agricole, agroalimentari e forestali tramite interventi di diffusione dell’innovazione e di trasferimento tecnologico aventi valore di collaudo di innovazioni non ancora testate, né introdotte nell’uso comune. Si intende inoltre diffondere nuove conoscenze volte a razionalizzare e ridurre i costi di produzione e consolidare il contatto con le imprese agricole e la ricerca, testando progetti innovativi più rispondenti alle esigenze delle imprese.

 

Tipo di intervento

La sottomisura sostiene progetti da realizzare attraverso la cooperazione tra più soggetti, aventi come finalità l’adozione di innovazioni interattive, di tipo gestionale, di processo e/o di prodotto, di tecnologie e/o pratiche migliorative, oltre l’adattamento di pratiche o di tecnologie in uso (ad esempio pratiche tradizionali applicate in un nuovo contesto ambientale o in una nuova area geografica). Gli obiettivi possono essere realizzati tramite:

-progetti di sviluppo pre-competitivo, volti a trasferire i risultati della ricerca in ambito aziendale ed interaziendale;

-progetti pilota”, ossia progetti sperimentali su piccola/media scala, supportati da una adeguata analisi di contesto, aventi come obiettivo l’applicazione e/o l’adozione di risultati di ricerca caratterizzati da unicità, originalità ed esemplarità, la cui valorizzazione si ritiene importante per il mondo agricolo regionale.

Si tratta di progetti di prova che prevedono attività di sperimentazione e dimostrazione di nuove tecnologie, tecniche, processi, pratiche, metodi ecc…, già operativi e disponibili la cui applicazione in ambito aziendale costituisce la parte finale del processo di test/validazione.

L’azienda rappresenta, quindi, il contesto nel quale svolgere la fase di collaudo e trasferimento, dalla quale sarà possibile trarre gli elementi di validazione di una innovazione non ancora testata e non ancora introdotta nell’uso comune. In questi ultimi aspetti risiede la principale differenza con le attività di dimostrazione finanziate nell’ambito della sottomisura 1.2 del PSR, che si caratterizzano, invece, per il carattere informativo in favore degli agricoltori su innovazioni già esistenti e consolidate. I progetti devono comprendere anche un programma di diffusione dei risultati.

 

Beneficiari

– Gruppi di Cooperazione (G.C.), ossia raggruppamenti di operatori dei settori agricolo, agroalimentare e forestale e altri soggetti che contribuiscono alla realizzazione degli obiettivi e delle priorità della politica di sviluppo rurale, tra cui le associazioni di produttori, le cooperative e le organizzazioni interprofessionali.

– Poli di nuova costituzione o che intraprendono una nuova attività, come stabilito all’art. 35 par. 3, del Reg. UE 1305/2013; per “polo” si intende un raggruppamento di almeno due imprese indipendenti (start up, piccole, medie e grandi imprese, enti di ricerca) concepito per stimolare l’attività economica promuovendo le interazioni, la condivisione di applicazioni pratiche e lo scambio di conoscenze e competenze e contribuendo al trasferimento di conoscenze, alla creazione di reti e alla diffusione delle informazioni tra le imprese del gruppo.

– Reti di nuova costituzione o che intraprendono una nuova attività come stabilito all’art. 35 par. 3, del Reg. UE 1305/2013; per “rete” si intende un raggruppamento di almeno due soggetti che può intraprendere azioni di carattere più generale, potendo attivare meccanismi di disseminazione delle innovazioni lungo le filiere e di emulazione tra imprenditori. Ogni forma di cooperazione deve assicurare la partecipazione di operatori agricoli, in forma singola o associata. I partenariati devono includere imprese agricole, agroalimentari o forestali (con codice di attività ATECO principale agricolo o agroalimentare) operanti sul territorio regionale, con almeno una propria unità produttiva interessata dagli interventi previsti.

Per la determinazione del numero di imprese agricole, agroalimentari e forestali aderenti al partenariato, sono considerate come unico soggetto aderente: 1) le imprese, individuali o collettive, detenute dal medesimo soggetto e/o sulle quali tale soggetto esercita il controllo; 2) le imprese detenute e/o controllate da soggetti che siano legati da un rapporto di coniugio, di parentela e/o affinità entro il secondo grado.

 

Priorità e criteri di valutazione

Nella selezione delle iniziative si terrà conto di:

– Qualità/coerenza del partenariato in relazione alla tipologia del progetto.

– Grado di rappresentatività nel partenariato, anche in termini numerici, del settore agricolo, agroalimentare e forestale regionale coinvolto.

– Concretezza degli interventi previsti; capacità di contestualizzazione in ambito aziendale e interaziendale dell’innovazione di prodotto, di processo, di mercato, organizzativa, sociale e gestionale; capacità di produrre risultati pratici che possano mantenersi e autoalimentarsi nel tempo; grado di chiarezza e di definizione del crono programma.

– Trasferibilità dell’innovazione individuata.

– Qualità e ampiezza delle azioni di divulgazione e trasferimento.

– Contributo diretto alle seguenti tematiche: sostenibilità ambientale, adattamento e sostenibilità dei cambiamenti climatici, benessere animale, qualità delle produzioni, adesione ai sistemi di qualità, valorizzazione della biodiversità, diversificazione dell’agricoltura.

La selezione sarà fondata su un sistema di punteggio con una soglia minima al di sotto della quale le domande non saranno ammesse a finanziamento.

 

Condizioni di ammissibilità

Ciascuna forma aggregativa (GC, Polo, Rete) deve:

– essere formata da almeno due soggetti, come meglio specificato nel paragrafo Beneficiari, che svolgano attività previste dalla sottomisura e contribuiscano alle priorità della politica di sviluppo rurale (priorità 1, 2, 3, 4, 5 e 6);

– essere già costituita in una delle forme associative o societarie previste dalle norme in vigore, formalizzata giuridicamente (ad esempio associazioni temporanee di scopo – ATS, consorzi, contratti di rete), con una durata coerente con i tempi di realizzazione del progetto;

– presentare un progetto innovativo, ossia un progetto pilota o di sviluppo pre-competitivo, che:

• preveda l’avvio di attività nuove rispetto a quelle comuni già in atto;

• descriva la problematica da risolvere mediante soluzioni innovative;

• illustri puntualmente l’intero processo di realizzazione previsto, i risultati che si intende conseguire ed il contributo che il progetto offre alle priorità della politica di sviluppo rurale;

• contenga la lista dei soggetti partecipanti al partenariato con la relativa ripartizione delle attività, il cronoprogramma, il piano finanziario articolato anche per partner e attività;

• illustri le procedure che si intende adottare per la diffusione dei risultati (ad esempio, sito web, convegni, seminari, workshop, pubblicazioni a stampa e on line, manuali per il trasferimento dell’innovazione); tali procedure devono essere specificate in apposito piano di comunicazione.

– avere sottoscritto l’impegno a costituire, in caso di finanziamento del progetto innovativo proposto, un comitato di progetto, per il quale devono risultare fissate l’articolazione delle competenze e le regole di funzionamento;

– essere dotata di un regolamento interno, volto a garantire una corretta e puntuale attuazione delle attività prefissate, trasparenza nel funzionamento e nel processo decisionale, ed evitare possibili conflitti di interessi.

 

Interventi ammissibili

Sono ammissibili i seguenti interventi:

– studi sulla zona interessata, stesura di piani aziendali, di piani di gestione forestale o di documenti equivalenti;

– animazione della zona interessata dal progetto territoriale collettivo selezionato, volto a portare benefici ad una specifica area dotata di una forte identità;

– organizzazione di programmi di formazione, collegamento in rete tra i membri e reclutamento di nuovi membri nel caso in cui il beneficiario sia un polo;

– costituzione dell’aggregazione, in una delle forme previste al paragrafo 4 delle presenti disposizioni attuative, in caso di poli e reti di nuova costituzione;

– esercizio della cooperazione e gestione del progetto;

– realizzazione del progetto innovativo:

• realizzazione di materiale informativo;

• analisi, test e prove necessarie per l’attuazione del progetto;

• attività di sperimentazione e verifica dell’innovazione e attività finalizzate all’introduzione dell’innovazione nel contesto aziendale previsto;

• realizzazione di prototipi già previsti nel progetto innovativo proposto;

• missioni e trasferte legate alla realizzazione del progetto;

• attività di disseminazione e trasferimento dei risultati.

 

Localizzazione

Sono finanziabili esclusivamente gli interventi realizzati nell’ambito del territorio regionale. Non sono ammissibili al sostegno progetti finalizzati al miglioramento genetico e al mantenimento della biodiversità animale in quanto previsti e finanziati esclusivamente dal Programma di Sviluppo Rurale Nazionale, approvato con Decisione (C2015)8312 del 20/11/2015 e s.m.i..

 

Livello del sostegno

Il sostegno è concesso sotto forma di contributo in conto capitale, a fondo perduto, sotto forma di sovvenzione globale, a copertura dei costi di cooperazione e dei costi di realizzazione delle attività previste. Il sostegno è pari al 100% delle spese effettivamente sostenute e documentate per le iniziative proposte e ritenute ammissibili.

 

Dimensione finanziaria delle iniziative progettuali

Il sostegno è erogato per un periodo non superiore a quattro anni. Sono ammessi progetti che prevedono un importo complessivo non superiore a 500.000,00 euro. Per i progetti che prevedono operazioni relative a prodotti non compresi nell’Allegato I del TFUE, e in particolare investimenti relativi al settore forestale e alla trasformazione dei prodotti agricoli in prodotti non agricoli, i contributi verranno riconosciuti con le modalità stabilite dal regime de minimis di cui al Regolamento (UE) n. 1407/2013, art. 3. L’importo complessivo degli aiuti de minimis concessi a un’impresa unica non può superare € 200.000,00 nell’arco di tre esercizi finanziari. Sebbene la rendicontazione delle spese debba essere effettuata a cura del legale rappresentante, l’aiuto de minimis viene concesso e attribuito al singolo partner che sostiene la spesa; per tale ragione, i singoli partner sono tenuti a presentare la dichiarazione de minimis sulla base del modello allegato al bando. Quando il progetto prevede investimenti quali la realizzazione di prototipi ed altre operazioni materiali, è prevista la concessione di anticipi nella misura massima del 50% della spesa pubblica ammessa a sostegno, incluse le spese generali a fronte di presentazione di garanzia fidejussoria pari al 100% dell’anticipo richiesto.

 

Dotazione finanziaria

€ 4.160.000,00 di cui € 2.516.800,00 quota FEASR.

 

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Ondata di gelo in Sicilia, Bandiera: “Censimento dei danni in corso. Pronti per lo stato di calamità”

Segue il testo della dichiarazione rilasciata in queste ore dall’Assessore Regionale all’Agricoltura Edy Bandiera

“Abbiamo già allertato gli uffici e gli Ispettorati provinciali al fine di garantire e tutelare gli interessi degli agricoltori siciliani, ai quali esprimo la mia assoluta vicinanza”.

“Parte da subito il censimento dei danni per valutarne e verificarne sia la perimetrazione che l’entità del danno, in termini di percentuale sulla produzione lorda vendibile, in maniera tale che poi si possa portare in Giunta di Governo la richiesta, al Ministero per le Politiche Agricole, di declaratoria dello stato di calamità per le successive provvidenze che speriamo di ottenere”.

“Gelo e neve che arrivano fino al mare è un evento assolutamente straordinario faremo leva su queste ragioni per tentare di superare il tema della non risarcibilità, nel caso dei danni non assicurabili”.

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Bando Psr Sicilia da 5 milioni per la prevenzione degli effetti da calamità naturali

Con l’obiettivo di sostenere investimenti in azioni di prevenzione volte a ridurre il rischio di calamità naturali, avversità atmosferiche ed eventi catastrofici l’Assessorato all’Agricoltura della Regione Siciliana ha pubblicato in data 22 dicembre 2018 il bando relativo la sottomisura 5.1 del PSR Sicilia dal titolo “Sostegno a investimenti in azioni di prevenzione volte a ridurre le conseguenze di probabili calamità naturali, avversità atmosferiche ed eventi catastrofici”.

I beneficiari delle sottomisura sono:

– Imprenditori agricoli singoli o loro associazioni, Enti pubblici delegati a norma di legge in materia di bonifica, per investimenti in azioni di prevenzione da rischi di inondazioni/alluvioni, a condizione che sia stabilito un nesso tra l’investimento intrapreso e il potenziale produttivo agricolo.

L’importo massimo concedibile è pari ad € 150.000,00 per beneficiario, mentre l’importo minimo ammissibile è pari ad € 10.000,00 per beneficiario. Le domande di sostegno per la partecipazione al bando potranno essere caricate sul portale SIAN di AGEA dal 24 gennaio al 9 maggio 2019.

La sottomisura, come accennato sopra, prevede inoltre il sostegno di interventi che potranno essere sia aziendali che interaziendali, realizzati da imprenditori agricoli singoli o loro associazioni, per investimenti in azioni di prevenzione per la gestione del rischio climatico, con impianti di reti antigrandine, e del rischio idrogeologico, mediante la realizzazione di opere di ingegneria naturalistica e/o realizzazione e riefficientamento di canali di scolo in aree classificate a pericolosità geomorfologica e idraulica elevata/molto elevata.

Si prevede, inoltre, di sostenere gli investimenti, realizzati da Enti pubblici delegati a norma di legge in materia di bonifica, per il miglioramento delle infrastrutture destinate alla regimazione dei deflussi superficiali ed al controllo dei livelli di falda freatica, finalizzato ad evitare i rischi di inondazione/alluvioni/esondazioni che possono determinare la perdita del potenziale produttivo agricolo.

Il bando che gode di una dotazione finanziaria di 5.000.000 di euro prevede un’intensità del sostegno, concesso sotto forma di contributo in conto capitale,del: 80% del costo dell’investimento ammissibile per interventi di prevenzione realizzati da singoli agricoltori e, in generale, per gli investimenti non riguardanti infrastrutture (anche per gli associati vale 80% se non riguarda infrastrutture); 100% del costo dell’investimento ammissibile solo per gli investimenti in infrastrutture per interventi di prevenzione realizzati collettivamente da più beneficiari o da Enti pubblici a condizione che vi sia un nesso con la produzione agricola.

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Fondi europei, Sicilia promossa: superato il target anche su agricoltura, pesca e spesa sociale

Traguardo raggiunto e superato di oltre 21,3 milioni di euro. La Regione Siciliana è riuscita a passare l’esame con Bruxelles anche per le risorse comunitarie – assegnate all’Isola dall’Ue per il periodo 2014/2020 –  relative al Fondo sociale europeo (Fse).

Il target di spesa fissato a fine 2018 era di 96,7 milioni di euro. Si partiva, a dicembre del 2017, da 32,9 milioni di euro. Il dato definitivo è più che positivo vista una certificazione finale di 118 milioni di euro (quindi con una spesa nell’anno appena trascorso di oltre 85 milioni di euro).

Come è noto, anche sul Fesr, il Fondo europeo di sviluppo regionale – con il quale vengono finanziate infrastrutture e concessi aiuti alle imprese – il governo Musumeci è stato promosso ieri l’altro con una spesa complessiva di 719 milioni di euro (dato finale al 31 dicembre), maggiore di oltre 44 milioni di euro rispetto al limite minimo imposto di 674,6 milioni di euro.

Un risultato insperato, visto che alla fine del 2017, a tre anni dall’avvio della programmazione, erano stati certificati appena 6,3 milioni di euro.  Una corsa contro il tempo quindi quella che il governo regionale, insediatosi nel dicembre del 2017, ha dovuto fare negli ultimi dodici mesi.

“Un risultato ottimo – evidenzia il governatore della Sicilia Nello Musumeci –  visto il livello bassissimo di utilizzo delle risorse su alcuni Programmi in quel momento. Un obiettivo reso possibile da un grande lavoro di squadra politico e burocratico e da una sinergica collaborazione istituzionale con il ministero per il Sud”.

Buone notizie anche dal Programma di sviluppo rurale – destinato alle aziende agricole – con un superamento di oltre 185 milioni di euro rispetto al traguardo di 377 milioni di euro imposto da Bruxelles . La spesa raggiunta è infatti di 562,3 milioni di euro.

Anche nel Feamp, il Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca, ampiamente raggiunto il target –  fissato a livello centrale, trattandosi di un Programma nazionale – con 7,9 milioni di euro certificati.

A chiudere in positivo anche il Programma transfrontaliero Italia-Malta, del quale la Sicilia è Autorità di gestione. L’obiettivo imposto da Bruxelles, pena la restituzione delle somme, era di 945mila euro. Spesa raggiunta di 1,5 milioni di euro (+538mila euro).

“Sono veramente orgoglioso – aggiunge Musumeci – di essere il presidente di una Regione che sta iniziando a cambiare passo e che guarda al futuro con ottimismo e minore rassegnazione. Prima le risorse non venivano spese e ritornavano indietro, ora questo non avviene più. Ovviamente è solo il punto di partenza, perché dobbiamo puntare a migliorare la qualità della spesa, modificando quella parte della programmazione, che non abbiamo fatto noi, per adeguarla alle esigenze del territorio. Voglio rivolgere nuovamente un ringraziamento a tutti gli assessori, in particolare a quelli all’Istruzione Roberto Lagalla e all’Agricoltura Edy Bandiera, che erano direttamente responsabili di alcuni Programmi, e un plauso ai dirigenti generali coinvolti e a tutti i loro collaboratori, che hanno dato il massimo per il raggiungimento dell’obiettivo, sacrificando, in alcuni casi, anche i propri affetti familiari”.

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