Psr Sicilia, bando per produrre energia dagli scarti delle lavorazioni agricole

Trasformare e commercializzare gli scarti delle lavorazioni agricole per produrre energia. Lo prevede un bando emanato dalla Regione Siciliana nell’ambito del Programma di sviluppo rurale 2014-2020. Obiettivo: sostenere progetti di cooperazione di filiera per la fornitura di biomassa, con benefici per l’ambiente dovuti alla riduzione delle emissioni.

«Questa Misura – spiega il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci – non solo preserva il paesaggio e le sue bellezze, ma serve a contrastare il fenomeno dell’abbandono di sempre più ampie porzioni di territorio in aree vocate alla coltivazione, fornendo un valido sostegno ai nostri agricoltori».

Il bando prevede che possano partecipare imprese agricole – singole o associate – agroalimentari e forestali riunite in gruppi di cooperazione per promuovere e condividere lo scambio di competenze e di esperienze nel settore. Il sostegno finanziario è concesso in forma di contributo in conto capitale ed è pari al 100 per cento dei costi ammissibili sino a un importo massimo di centomila euro per beneficiario, nel caso di progetto con durata biennale, e di cinquantamila euro se il progetto ha durata annuale.

«L’autoaprovvigionamento energetico e l’integrazione del reddito attraverso il virtuoso utilizzo di ciò che diviene scarto o rifiuto – aggiunge l’assessore all’Agricoltura, Edy Bandiera – costituiscono una nuova frontiera della moderna agricoltura che punta su sostenibilità, innovazione ed economia circolare».

Le domande di partecipazione al bando potranno essere caricate sul portale Sian di Agea dal 18 marzo al 25 giugno 2019.

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Pratiche sleali, la direttiva comunitaria è realta. Agrinsieme: “Finalmente agricoltori europei più tutelati”

“Finalmente gli agricoltori europei saranno più tutelati”. Lo sottolinea il coordinamento di Agrinsieme, che riunisce Cia-Agricoltori Italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, esprimendo soddisfazione per il via libera definitivo dalla plenaria del Parlamento Europeo alla direttiva comunitaria contro le pratiche commerciali sleali.

“Con il provvedimento, infatti, il numero di pratiche sleali riconosciute passa da 8 a 16, con l’aggiunta: del pagamento per servizi non resi; dell’obbligatorietà di un contratto scritto se richiesto dal fornitore; dell’abuso di informazioni confidenziali da parte dell’acquirente; delle ritorsioni commerciali; del pagamento per la gestione del prodotto alla consegna; del pagamento per la gestione dei reclami dei clienti; dell’estensione del pagamento a 30 giorni per i prodotti deperibile e a 60 per quelli non deperibili; del divieto di trasmettere al fornitore i costi di advertising”, ricorda Agrinsieme, sottolineando che l’ok del Parlamento UE è arrivato a larghissima maggioranza e dopo il sì all’unanimità del Consiglio UE, e ringraziando l’onorevole Paolo De Castro per il grande lavoro svolto come relatore della direttiva e portato avanti nell’interesse del settore agricolo comunitario.

“È particolarmente rilevante avere definito un quadro unionale di regole da rispettare che garantiscono anche la piena tutela della riservatezza di chi denuncia pratiche sleali anche per il tramite delle organizzazioni di rappresentanza che potranno avere un ruolo decisivo nella attuazione della direttiva”, rimarca il coordinamento.

“Non possiamo però non esprimere rammarico per la mancata aggiunta nell’elenco delle pratiche riconosciute della vendita sottocosto anche tramite il ricorso ad aste a doppio ribasso, pratica che da tempo Agrinsieme aveva segnalato come fortemente distorsiva”, osserva il coordinamento, che si è sempre espresso a favore di una normativa europea che possa stabilire regole e procedure in grado di garantire una catena di approvvigionamento alimentare più equa, più trasparente e più sostenibile in tutta Europa.

“Ricordiamo, inoltre, che grazie alla direttiva, oltre alla rafforzata protezione per gli agricoltori, viene fissato a 350 milioni di euro la soglia di fatturato globale delle imprese fornitrici per poter rientrare nel campo di applicazione del provvedimento”, prosegue Agrinsieme, secondo cui “si tratta di un sicuro passo in avanti rispetto all’approccio iniziale, che tuttavia si pone in contraddizione con l’obiettivo comunitario di aumentare la concentrazione dell’offerta dei produttori: resta uno sbilanciamento tra distribuzione organizzata e fornitori che avrebbe potuto giustificare un limite di fatturato superiore. Auspichiamo pertanto – conclude il coordinamento – che tale soglia venga alzata durante la fase di recepimento della direttiva a livello nazionale, che chiediamo venga avviata in tempi rapidi”.

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Agrinsieme è costituita dalle organizzazioni professionali Cia-Agricoltori Italiani, Confagricoltura, Copagri e dalle centrali cooperative Confcooperative FedAgriPesca, Legacoop Agroalimentare e Agci Agrital, a loro volta riunite nella sigla Alleanza Cooperative Italiane – Settore Agroalimentare. Il coordinamento Agrinsieme rappresenta oltre i 2/3 delle aziende agricole italiane, il 60% del valore della produzione agricola e della superficie nazionale coltivata, oltre 800mila persone occupate nelle imprese rappresentate.

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Biologico, Agrinsieme: “Sbloccare provvedimento fermo in Comagri al Senato”

“Chiediamo al Parlamento di accelerare l’iter di approvazione del Disegno di Legge con disposizioni per la tutela, lo sviluppo e la competitività della produzione agricola, agroalimentare e dell’acquacoltura con metodo biologico, approvato dalla Camera dei deputati e assegnato in sede referente alla Commissione Agricoltura del Senato, dove però l’esame non è stato ancora avviato; il testo, infatti, contiene tutti gli strumenti necessari a favorire lo sviluppo e la competitività di un settore in continua crescita e dal forte impatto, non solo economico, ma anche ambientale e sociale”. Così il coordinamento di Agrinsieme, che riunisce Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, in occasione dell’odierno convegno svoltosi alla Camera alla presenza del sottosegretario alle politiche agricole Franco Manzato, del presidente della Commissione agricoltura della Camera Filippo Gallinella e della deputata Maria Chiara Gadda, promotrice del Ddl.

“Il biologico da diversi anni sta avendo uno sviluppo sostenuto nel nostro Paese, sia sotto il profilo della produzione che sotto quello dei consumi, con 76mila aziende coinvolte che coltivano 2 milioni di ettari e un fatturato di 3,5 miliardi di euro in Italia”, ricorda Agrinsieme, evidenziando che “il provvedimento va nella giusta direzione, poiché fornisce ai produttori importanti strumenti organizzativi da tempo attesi, quali i distretti biologici, che vengono indicati come una delle modalità per sostenere la crescita del comparto, unitamente alla costituzione di reti, quali contratti, tavoli di filiera e altre forme di aggregazione, come le OI e le OP”.

“Il testo prevede, inoltre, la redazione di un Piano d’azione nazionale per l’agricoltura biologica (PNAB), strategico per la pianificazione del comparto, che deve essere strettamente connesso agli strumenti e alle misure previste dalla Pac, con il necessario coordinamento delle istituzioni coinvolte”, suggerisce Agrinsieme.

“L’aver individuato, infine, nell’innovazione e nella ricerca delle priorità alle quali destinare le risorse del fondo per lo sviluppo dell’agricoltura biologica rappresenta un altro elemento di positività del Ddl”, conclude il Coordinamento, invitando ad indirizzare le attività di ricerca sulle sementi, sui mezzi tecnici, sulle rotazioni.

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Agrinsieme è costituita dalle organizzazioni professionali Cia-Agricoltori Italiani, Confagricoltura, Copagri e dalle centrali cooperative Confcooperative FedAgriPesca, Legacoop Agroalimentare e Agci Agrital, a loro volta riunite nella sigla Alleanza Cooperative Italiane – Settore Agroalimentare. Il coordinamento Agrinsieme rappresenta oltre i 2/3 delle aziende agricole italiane, il 60% del valore della produzione agricola e della superficie nazionale coltivata, oltre 800mila persone occupate nelle imprese rappresentate.

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“Bene la revisione della contribuzione Inail. Adesso tocca all’agricoltura”

Il ministro del Lavoro Luigi Di Maio ha annunciato la firma del decreto che rivede la misura dei premi e dei contributi antinfortunistici dovuti all’Inail dai lavoratori autonomi e dai datori di lavoro privati per l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali.

Ne dà notizia Confagricoltura sottolineando che l’operazione di restyling – attesa da molti anni e prevista per legge già dal 2013 – vale complessivamente 1,6 miliardi di euro e comporta una consistente riduzione delle tariffe antinfortunistiche delle imprese, differenziata per settore e per tipologia di rischio.

“Il decreto però – rimarca Confagricoltura – non comprende il settore agricolo, per il quale la contribuzione antinfortunistica è disciplinata in modo specifico rispetto a quella degli altri settori produttivi”.

Nell’esprimere apprezzamento per l’avviata operazione, Confagricoltura auspica che si proceda tempestivamente anche alla riduzione della contribuzione INAIL per il settore agricolo.

L’organizzazione di rappresentanza dei datori di lavoro agricolo ricorda che per tutti gli operai agricoli è dovuta un’aliquota contributiva INAIL ordinaria del 13,24%, la più alta tra quelle stabilite per qualsiasi altra tipologia di attività in Italia.

“E’ dunque urgente – prosegue Confagricoltura – giungere ad una significativa riduzione della contribuzione INAIL, alleggerendo il cuneo fiscale per le aziende agricole che occupano manodopera. Peraltro, il settore agricolo in questi ultimi anni ha investito molto in prevenzione, come dimostra il significativo trend discendente degli infortuni dei lavoratori (v.tabella). Di tale positivo elemento non si potrà non tenere conto nella prossima revisione che il settore primario attende da tempo.

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Aumentano in Sicilia le aziende che investono in Agricoltura 4.0

Il 37% delle aziende agroalimentari siciliane investe in Agricoltura 4.0: il dato emerge da una ricerca sull’innovazione digitale condotta dall’Osservatorio Smart Agrifood della School of Management del Politecnico di Milano e del Laboratorio Research & Innovation for Smart Enterprises dell’Università degli Studi di Brescia

Sempre più aziende agroalimentari italiane investono in innovazione digitale. Un trend che continua a premiare l’introduzione di soluzioni digitali nel settore primario. Complessivamente gli investimenti in Agricoltura 4.0 hanno raggiunto un giro d’affari globale del valore di 7 miliardi di dollari, quasi un raddoppio rispetto agli investimenti dello scorso anno. In questo contesto l’Europa gioca da protagonista con una quota del 30% e in Italia si registra un’accelerazione nella crescita nel ruolo del digitale in tutte le sue componenti.

A confermare questo trend positivo per un settore così importante della nostra economia la ricerca dell’Osservatorio Smart Agrifood della School of Management del Politecnico di Milano e del Laboratorio RISE (Research & Innovation for Smart Enterprises) dell’Università degli Studi di Brescia.

Dallo studio emerge una crescita dell’innovazione digitale nel nostro Paese in un range tra i 370 e i 430 milioni di euro, con una progressione del 270% tra il 2017 e il 2018. Una dimensione davvero importante per questo mercato che arriva adesso a pesare qualcosa come il 5% del mercato globale e il 18% di quello europeo.

Hanno partecipato all’indagine 76 aziende agricole siciliane, appartenenti per il 15% al settore cerealicolo, per il 25% all’olivicolo, per il 9% al vitivinicolo, per il 20% al settore frutticolo, per l’11% al foraggero, per il 14% all’orticolo.

Il 38% dichiara una superficie agricola coltivabile inferiore ai 10 ettari, il 30% tra i 10 e i 50 ettari e il 21% tra i 50 e i 100 ettari. Il 37% dichiara di utilizzare soluzioni orientate all’agricoltura 4.0.

La ricerca dell’Osservatorio ha visto la mappatura di 110 imprese comprendendo brand affermati (nel 74% dei casi) e startup (26%) con l’analisi di oltre 300 soluzioni tecnologiche dedicate al mondo dello Smart Agrifood. La ricerca riflette la eterogeneità e la ricchezza del comparto popolato da imprese con competenze e posizionamenti anche molto diversi.

Nel 49% dei casi le imprese lavorano nella fornitura di soluzioni avanzate basate su Internet of Things e su soluzioni avanzate di robotica piuttosto che sull’utilizzo di droni.

Hanno poi un profilo molto le imprese che nel 22% dei casi si focalizzano su agridata e offrono soluzioni di data analysis. In un 16% dei casi l’analisi ha preso in esame imprese specializzate in attrezzature per il campo. La componentistica e gli strumenti elettronici sono invece il focus di un altro 7% di aziende e il 3% fotografa realtà produttive più generiche di strumenti per l’ambito agricolo.

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Maltempo, danni ingenti nelle aziende agricole del Ragusano e del Siracusano

In corso la conta dei danni del maltempo che ha flagellato in queste ore anche il territorio ragusano e siracusano. I forti venti e le ondate hanno flagellato tutto il territorio provocando sradicamento di alberi, danni a capannoni e impianti serricoli, caduta di pali della luce e cartelloni pubblicitari.

Sono in costante contatto con i nostri associati per monitorare la situazione. Mi giunge notizia di un impianto serricolo completamente distrutto nella zona dello Sciclitano e di altri danni diffusi lungo tutta la fascia costiera iblea. Risultano danni ingenti in aziende agricole soprattutto a Ispica, Pachino e Portopalo“, così il presidente di Confagricoltura Ragusa, dott. Antonino Pirrè.

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L’assessore Bandiera avvia la conta dei danni

A seguito dei forti venti, neve e gelate che in queste ore hanno flagellato il sud est della Sicilia causando ingenti danni all’agricoltura, già domani, lunedì 25 febbraio, l’assessore regionale per l’Agricoltura, Edy Bandiera, si recherà nei territori di Pachino, Portopalo e Ispica per una prima ed immediata ricognizione dei danni subiti dal territorio e dalle aziende agricole.

Sono già stati inoltre prontamente allertati gli Ispettorati provinciali dell’Agricoltura, che domattina, essendo peraltro il danno ancora in corso, si recheranno sul campo per una prima stima dei danni, presupposto fondamentale per avviare qualsiasi iniziativa a tutela dell’agricoltura.

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Aggiornamento ore 18.00 del 24 febbraio

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Nei campi il lavoro cresce e cambia: convegno di Confagricoltura sulle esternalizzazioni dei processi produttivi

Confagricoltura: mille aziende impiegano più di un terzo della manodopera totale, ma manca quella specializzata. Presente ai lavori il presidente di Confagricoltura Ragusa, dott. Antonino Pirrè

 L’agricoltura è l’unico settore economico che, negli ultimi 10 anni, nonostante la crisi, è riuscito a mantenere stabili i livelli occupazionali, con oltre un milione di lavoratori, assorbendo anche manodopera da altri comparti. E’ emerso oggi al convegno “Le esternalizzazioni dei processi produttivi in agricoltura. L’appalto di servizi e la somministrazione”, organizzato da Confagricoltura a Palazzo della Valle.

Confagricoltura ha evidenziato i cambiamenti del tessuto produttivo, a partire dall’evoluzione delle figure professionali e dal miglioramento degli indicatori di qualità, come quello relativo alla diminuzione degli infortuni sul lavoro, negli ultimi 8 anni, di quasi il 29%. Il calo è più marcato nelle aziende più grandi e strutturate.

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Si va verso un’agricoltura più professionale, capace di assicurare occupazione più stabile, con iniziative di welfare aziendale e un’organizzazione del lavoro attenta alla salute e alla sicurezza dei lavoratori. Diminuisce il numero delle aziende, s’ingrandisce la dimensione media, aumentano gli imprenditori agricoli professionali e le società agricole di persone e di capitali. Anche l’occupazione, mette in evidenza Confagricoltura, si concentra sempre più: 1.000 aziende occupano un terzo della manodopera totale e le prime 17 mila ne assorbono i due terzi.

Accanto al contoterzismo, complice la mancanza di manodopera specializzata, si sta anche affermando il fenomeno delle esternalizzazioni, ossia l’affidamento ad altre imprese di alcune fasi del processo produttivo. “Tra le sole aziende associate alla nostra Organizzazione – ha rimarcato il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti – dal 2016 al 2018 il numero di quelle che si sono rivolte ad agenzie di somministrazione per la fornitura di manodopera è cresciuto del 120% e le giornate di lavoro somministrate sono aumentate del 46%”.

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“Occorre – ha concluso il presidente – un quadro normativo chiaro, in grado di accompagnare l’evoluzione del settore con adeguate politiche capaci di favorire un’occupazione più stabile e di qualità. Bisogna ancora rimuovere ostacoli come l’elevata pressione fiscale e contributiva sul lavoro e la complessità degli adempimenti. Gli incentivi per l’assunzione devono essere effettivamente fruibili, migliorando anche l’incontro tra domanda e offerta di lavoro”.

 

Alcuni dati

Operai a tempo determinato: 965.000 (59% al sud)

Operai a tempo indeterminato 103.000 (56% al nord)

Impiegati 37.000

Lavoratori stranieri 275.000

Datori di lavoro 188.000 (60% imprese, 35% coltivatori diretti, 4% cooperative)

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Le eccellenze ortofrutticole siciliane conquistano i visitatori del “Fruit Logistica” a Berlino

Folla di visitatori e apprezzamento per la presenza della Sicilia al “Fruit Logistica” di Berlino, in programma nella capitale tedesca dal 6 all’8 febbraio. Un suggestivo stand di 357 metri quadrati, 6 Consorzi di Tutela (Pomodoro di Pachino, Arancia Rossa di Sicilia, Arancia di Ribera, Carota di Ispica, Uva di Mazzarrone e Uva di Canicattì) e 12 Organizzatori di Produttori, che annualmente muovono un fatturato che si aggira tra i 300 e 400 milioni di euro.

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È così che la Sicilia si presenta alla più importante vetrina mondiale ortofrutticola, dove 3.000 espositori provenienti da 90 Paesi presentano il meglio della loro produzione. Il leit motiv è il “Mercato”, uno spazio a cielo aperto, dove la domanda incontra l’offerta, attraverso l’esposizione e la promozione delle eccellenze siciliane.

Nel caso specifico il mercato, allestito, ancora una volta, grazie al lavoro sinergico, realizzato dal governo Musumeci, molto apprezzato dai visitatori e dalle stesse aziende espositrici e certamente il più visitato, è quello storico della “Vucciria di Palermo”, all’interno del quale è possibile ritrovare odori, colori e sapori della terra di Sicilia, sempre più apprezzata all’estero per le sue bellezze turistiche e culturali e le sue eccellenze agroalimentari.

Berlino è anche luogo d’incontro e di confronto sui grandi temi. L’assessore per l’Agricoltura della Regione Siciliana, Edy Bandiera, ha infatti preso parte, con un significativo intervento, ad un importante e qualificato incontro che si è tenuto L’Italia Fruit Village, alla presenza del Sottosegretario di Stato all’ Agricoltura, Alessandra Pesce, sul tema della Nuova PAC (Politica Agricola Comune), oltre che ad una tavola rotonda, presso la Halle Sicilia con rappresentanti dei Consorzi di Tutela.

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Anche attraverso questo tipo di marketing riusciamo ad affermare il valore e l’eccellenza delle nostre produzioni nel mondo – afferma l’assessore Bandiera – siamo consapevoli dell’importanza di essere presenti in maniera così significativa con il nostro stand e le nostre aziende, che continuano a ricevere attestazioni di gradimento per la qualità delle produzioni e la straordinarietà e originalità della location realizzata”.

 

Ecco le aziende che partecipano al Fruit Logistic 2019:

 

O.P. A. BIO.MED.SOC.COOP.AGR.

O.P. COLLE D’ORO SOC.A.R.L.

O.P. CONSORZIO EUROAGRUMI

O.P. CONSORZIO FONTEVERDE A.R.L.

O.P. SOC. COOP. AGR.PLATINUM

O.P. FICODINDIA DI SAN CONO

CONSORZIO ORTICOLO SUD EST SICILIA

CONSORZIO CAROTA NOVELLA DI ISPICA IGP

O.P. NATURMIND SOC. A.R.L.

O.P. ALBA BIO

CONSORZIO DELL’UVA DI MAZZARRONE IGP

CONSORZIO ORTOFRUTTA SICILIA

DONNA LUCATA SOC. COOP. AGR.

CONSORZIO DELL’UVA DI CANICATTI IGP

O.P. BIORTO IBLEO SOC. CONS. A.R.L

CONSORZIO ARANCIA DI RIBERA DOP

CONSORZIO ARANCIA ROSSA DI SICILIA IGP

CONSORZIO POMODORO DI PACHINO IGP.

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Carrube, prezzi record. Pirrè (Confagricoltura): “Boccata di ossigeno per i produttori”

Pubblichiamo di seguito l’articolo pubblicato sul Giornale di Sicilia di oggi, 6 febbraio 2019, a firma di Marcello Digrandi

Questa volta i produttori hanno avuto la meglio. In un mercato senza regole certe. La vendita e la commercializzazione delle carrube dipende da mille fattori. Il prezzo al rialzo, con quotazioni record, dovute anche alla scarsa produzione degli anni precedenti, ha portato nelle casse dei piccoli produttori 20 milioni di euro. Con una produzione, quest’anno, di circa 19 mila tonnellate di carrube su una superficie di 26 mila ettari. Un mercato impazzito con quotazioni tra i 64 e i 70 centesimi al chilo.

Per tante piccole aziende agricole gli alberi di carrubo sono fonte di sostentamento indispensabile. In Sicilia la produzione è stata pari a 32mila tonnellate, di cui il 60% in provincia di Ragusa (nei territori di Santa Croce Camerina, Comiso, Vittoria, Giarratana, Ragusa, Modica e Scicli).

Il mercato al rialzo ha creato qualche problema solo ai commercianti e ai trasformatori“, spiega Lorenzo Antoci, amministratore dell’azienda Sicilian Carob Flour. “Ai commercianti che non hanno potuto speculare sul prezzo e ai trasformatori perché si sono ridotti i margini di trasformazione. Con pochissimi margini di guadagno per chi, come noi, lavora con il trasformato per la produzione della farina di carruba. La causa primaria del prezzo così alto è sicuramente da addebitare allo scarso raccolto degli anni precedenti (circa il 50% in meno di un raccolto normale)“.

Per i prossimi anni – continua Antoci – ci auguriamo che il prezzo dei prodotti finiti si mantenga abbastanza alto, in modo che possa goderne tutta la filiera“.

Nel Ragusano sono una decina le industrie di trasformazione delle carrube, alcune delle quali esportano in tutto il mondo. Il presidente provinciale di Confagricoltura, Antonino Pirrè, parla della filiera del carrubo come uno strumento indispensabile in un mercato così complesso. “Il prezzo delle carrube quest’anno è stato più alto che in passato. E i produttori – spiega Pirrè – sono riusciti a prendere una boccata di ossigeno. Il prezzo basso degli anni scorsi non ha consentito ai produttori di sostenere i costi della raccolta, interamente manuale e molto dispendiosa per via delle caratteristiche della pianta e del frutto e, soprattutto, non ha consentito di effettuare i lavori di potatura e di manutenzione delle piante, necessari per mantenere una produzione di buon livello“.

Per questo – aggiunge il presidente di Confagricoltura – spero che si torni a credere in questa coltura che, più di ogni altra, caratterizza la nostra provincia, insieme ai muri a secco. Bisogna seriamente pensare ad una filiera del carrubo con una serie di accordi che possano permettere a tutti gli attori (produttori, commercianti e trasformatori) di poter ricevere una remunerazione equa, che possa permettere di mantenere l’esistente e, perché no, spingere verso nuovi impianti“.

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Confagricoltura Donna Sicilia punta su economia circolare, formazione e innovazione

Confagricoltura Donna Sicilia, l’organizzazione il cui scopo principale è quello di dare rappresentanza politico sindacale ad una componente significativa dell’agricoltura regionale, ha definito il nuovo programma di attività per il prossimo triennio.

Dopo un attento esame degli scenari futuri ed in particolare degli indirizzi della nuova PAC post 2020 è stato deciso di allargare il proprio raggio di azione includendo attività legate alla valorizzazione e commercializzazione dei prodotti agricoli, formazione ed innovazione ed in materia di “green” ed economia circolare.

Nel corso dell’Assemblea programmatica, tenutasi a Palermo presso la sede della Confagricoltura regionale, è stato anche deliberato di mettere in agenda il problema delle mutazioni climatiche e ciò per non trovarsi costretti a subire, senza alcuna opera di prevenzione, i danni provocati dalle calamità naturali, calamità che per la loro frequenza non possono più essere definiti “eventi eccezionali”.

Per quest’ultimo punto le imprenditrici agricole di Confagricoltura Sicilia hanno auspicato l’emanazione di interventi regionali per rendere meno costose le polizze assicurative.In questo modo – ha evidenziato la presidente Maria Pia Piricòsi creerebbero le condizioni per avvicinare le aziende agricole a questo strumento assicurativo, poco utilizzato in Sicilia, che consente, nel caso di calamità declarate, di ottenere risorse finanziarie in tempi certi per l’immediata ripresa produttiva”.

Nel corso dell’appassionata assemblea è stato ricordato il lavoro che le donne svolgono, da sempre ed il più delle volte dietro le quinte, all’interno delle aziende agricole siciliane e che ora, grazie alle associazioni di genere, si sta tentando di riportare nei binari delle pari opportunità. Sotto l’aspetto normativo gran parte delle iniziative finora adottate non convincono del tutto le signore in verde. Uno dei motivi di scetticismo è legato alla constatazione che le priorità previste all’interno dei provvedimenti per la concessione di incentivi agli investimenti non producono gli effetti sperati poichè il contesto generale concorre successivamente ad azzerare tutti i vantaggi iniziali.

Negli ultimi anni ed in controtendenza con i vari indicatori statistici la presenza di donne alla guida di imprese ha seguito un trend positivo. In Sicilia, secondo gli ultimi dati rilevati da UnionCamere, su un totale di oltre 25 mila aziende condotte al femminile, il settore agricolo si posiziona, con il 29%, al terzo posto della speciale classifica, subito dopo i servizi e le attività socio-sanitarie.

Da un esame delle schede di adesione all’associazione è emerso un dato abbastanza significativo ovvero l’alta percentuale di aziende condotte in regime biologico o in conversione. Altri elementi qualificanti riguardano la presenza di più indirizzi produttivi all’interno della stessa azienda, mandando in soffitta la tradizionale monocoltura, il rispetto del principio di vocazionalità dei territori attraverso la reintroduzione di varietà autoctone e l’elevata propensione verso tutte le forme di certificazione di qualità dei prodotti agricoli.

Per quest’ultimo aspetto l’assemblea di Confagricoltura Donna Sicilia, che tornerà a riunirsi a metà febbraio per procedere al rinnovo delle cariche sociali, ha espresso molto interesse nei confronti del marchio regionale “Qualità Sicura Sicilia” auspicando l’immediata emanazione dei disciplinari di produzione da parte dell’assessorato all’agricoltura.

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