Usa 2020, Confagricoltura: “Ripartiamo dal dialogo per porre fine alla guerra dei dazi”

All’indomani dell’esito elettorale negli Stati Uniti, le relazioni commerciali tra UE e USA sono all’ordine del giorno dell’odierna videoconferenza del Consiglio dei ministri degli Affari Esteri (Commercio) dell’Unione.

“Prima di tutto – dichiara il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti – dovrebbe essere chiuso il contenzioso ultradecennale sugli aiuti pubblici ai gruppi Airbus e Boeing. Sarebbero così soppressi i dazi aggiuntivi – pari al 25% del valore – che gli Stati Uniti applicano sulle nostre esportazioni di formaggi, salumi, agrumi e liquori”.

Gli Stati Uniti, evidenzia Confagricoltura, sono il primo mercato di sbocco fuori dalla UE per il Made in Italy agroalimentare. Nel 2019 le esportazioni di prodotti agroalimentari sono ammontate a 4,7 miliardi di euro.

Secondo i dati della Commissione europea, per effetto dei dazi aggiuntivi, le esportazioni di prodotti agroalimentari dell’Unione sul mercato statunitense si sono ridotte di 400 milioni di euro nei primi sei mesi di quest’anno sullo stesso periodo del 2019.

“In prospettiva – aggiunge Giansanti – va rilanciato il sistema multilaterale di gestione degli scambi commerciali a livello mondiale. Le tensioni tra Unione europea e Stati Uniti hanno anche paralizzato il funzionamento dell’Organizzazione mondiale del commercio (WTO). La nomina del nuovo direttore generale è bloccata e manca il numero legale per la convocazione dell’organo di risoluzione delle controversie”.

“Il sistema agroalimentare italiano ha bisogno di mercati aperti e di regole condivise, per far ripartire la crescita delle esportazioni che ha caratterizzato gli ultimi dieci anni, con un balzo in avanti delle vendite all’estero nell’ordine del 90%”.

“Una riforma del WTO è però necessaria – sottolinea il presidente di Confagricoltura – e una ritrovata intesa tra Unione europea e Stati Uniti sarebbe fondamentale, anche per la ripresa del commercio internazionale dopo la pandemia”.

“Il processo di globalizzazione – conclude Giansanti – ha imposto nuove esigenze di armonizzazione e reciprocità delle regole in termini di protezione dei consumatori, tutela dell’ambiente e protezione delle risorse naturali”.

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Confagricoltura: “Salviamo gli agrumi italiani, occorrono più controlli alle frontiere”

“Salviamo le arance italiane dalle malattie che entrano nel Paese insieme agli agrumi importati”. Lo chiede Confagricoltura sollecitando maggiori controlli alle frontiere dopo che la macchia nera (CBS-Citrus Black Spot) è stata riscontrata anche in Campania su prodotti provenienti dal Sud-Africa. Questa fitopatia, da cui l’Europa è indenne, era stata intercettata già lo scorso luglio in due porti siciliani e l’Unione europea era intervenuta per bloccare le importazioni dall’Argentina.

In quest’occasione, invece, è stato lo stesso Sud Africa a stabilire, in modo autonomo, di non spedire più verso l’Unione europea arance Valencia tardive provenienti dalle zone infette. La decisione assunta dal Paese, però, è limitata a questa varietà e vale esclusivamente per i prodotti provenienti dalle aree contaminate.

“A questo punto – sottolinea l’Organizzazione degli imprenditori agricoli – il rischio che corrono le imprese agrumicole italiane è altissimo: se la malattia si dovesse diffondere sul territorio nazionale provocherebbe danni irreparabili al nostro patrimonio agrumicolo, che rappresenta un’eccellenza. Il comparto vale quasi un miliardo di euro, più della metà è rappresentato soltanto dalle arance, di cui siamo i tredicesimi produttori mondiali”.

E’ evidente la necessità di rispettare il principio di precauzione per poter preservare il territorio dall’ingresso di pericolose malattie, così come quello di reciprocità, per consentire ai produttori nazionali di operare nelle stesse condizioni dei competitor. Con l’approvazione della riforma del sistema fitosanitario nazionale, il livello di garanzia sulle merci importate dovrebbe essere maggiore.

“La posta in ballo – rimarca Gerardo Diana, presidente della Federazione nazionale agrumicola di Confagricoltura – è altissima, soprattutto in questo delicato momento. Occorre che le autorità vigilino con attenzione, stringendo i controlli sui flussi di merci in ingresso, per verificare che tutti i requisiti vengano rispettati, a cominciare dalle arance provenienti dal Sud-Africa sempre più presenti sul mercato nazionale. Sostenere le imprese agricole che hanno fatto della qualità l’elemento distintivo della loro produzione è un must, per far sì che possano continuare a garantire i rifornimenti essenziali di sani e saporiti agrumi italiani”.

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“Consumiamo italiano”: l’appello di Confagricoltura alla vigilia delle nuove misure restrittive

“Acquistate i prodotti agroalimentari italiani”. E’ l’appello rivolto ai consumatori dal presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, alla vigilia delle nuove misure restrittive all’esame del governo e delle Regioni per fermare la diffusione dei contagi da Covid-19.

Un analogo invito è stato rivolto nei giorni scorsi dalla federazione dei produttori agricoli francesi FNSEA ai cittadini d’Oltralpe, per supportare il settore agroalimentare nazionale in questo periodo di lockdown.

“Chiediamo anche noi un patriottismo alimentare per sostenere la filiera italiana, puntando sulla qualità. Da parte nostra, continueremo a lavorare per garantire i rifornimenti. Le imprese agricole non si fermano”.

“La stretta sull’attività del canale HoReCa nel nostro Paese e a livello europeo inciderà anche sul giro d’affari dell’agricoltura e dell’industria di trasformazione” – sottolinea Giansanti – In Italia, i consumi alimentari extradomestici ammontano a circa 80 miliardi di euro l’anno e nuove restrizioni sono già state decise in Francia, Germania e Regno Unito, vale a dire i principali mercati di sbocco per il Made in Italy agroalimentare”.

“Durante la prima ondata della pandemia – aggiunge il presidente di Confagricoltura – alcuni settori hanno sofferto più di altri per la chiusura di bar e ristoranti non compensata dall’aumento dei consumi domestici. E’ il caso di vini, ortofrutta di quarta gamma, salumi e carni bovine”.

“L’appello a privilegiare l’acquisto di prodotti italiani – prosegue Giansanti – è rivolto anche ai centri di acquisto per la ristorazione collettiva (ad esempio ospedali e caserme)”.

Alla grande distribuzione chiediamo di organizzare l’esposizione dei prodotti alimentari in modo da rendere più visibile il Made in Italy e agevolare così le scelte dei consumatori. Abbiamo di fronte mesi particolarmente difficili”.

“Il sostegno pubblico adeguato in termini di risorse finanziarie e rapido nell’erogazione risulta fondamentale, ma alcuni comportamenti degli attori economici possono contribuire ad attenuare le conseguenze della crisi e ad allentare le tensioni”.

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DPCM Governo, Confagricoltura: “Estendere a filiera agroalimentare il ristoro per le ulteriori limitazioni al canale Ho.Re.Ca”

“La priorità assoluta è la salute pubblica ma, a seguire, è necessario tener conto delle conseguenze economiche delle nuove e necessarie misure assunte dal governo per frenare la diffusione dei contagi”. Lo ha dichiarato il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, in relazione al nuovo DPCM.

Il settore della ristorazione è tra quelli presi in considerazione dai provvedimenti del governo, con ulteriori limitazioni dell’attività che avranno impatto anche sui settori collegati al canale ‘Ho.Re.Ca.’, in primo luogo quello agroalimentare.

“I ristori adeguati e tempestivi annunciati dal governo – sottolinea il presidente di Confagricoltura – devono essere estesi alla filiera agroalimentare. Qualsiasi esclusione sarebbe incomprensibile ed ingiustificata”.

Confagricoltura ricorda come consumi alimentari extradomestici, nel 2019, siano ammontati a 85 miliardi di euro. Secondo le stime di Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare), a causa dell’emergenza sanitaria, si profila quest’anno una contrazione di 34 miliardi di euro.

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Olio d’oliva: frena l’Italia, continua a crescere la Spagna. Per Confagricoltura necessario valorizzare la qualità del prodotto nazionale

Forte riduzione della produzione italiana di olio d’oliva nel 2020. Il Centro Studi di Confagricoltura stima un meno 26% rispetto all’anno precedente. Il calo, in questo anno difficile, però non è esclusivamente italiano: a perdere terreno sono anche il Portogallo (meno 35%) e la Grecia (meno 25%). La Spagna, in controtendenza agli altri Paesi mediterranei, consolida la sua leadership con un aumento del 27%, cifra che nonostante la consistente diminuzione registrata per gli oli italiano, portoghese e greco, fa chiudere positivamente il bilancio produttivo europeo con un +5% sul 2019.

Le stime 2020 della produzione nazionale indicano un anno di “scarica” con solo 270mila tonnellate. Questa contrazione – spiega Confagricoltura – sembra essenzialmente dovuta alla forte diminuzione riscontrata in Puglia, regione che produce praticamente la metà dell’olio italiano. Decisamente più confortante, per quantità e qualità, la situazione rilevata nelle aree del Centro Nord, dove si prevedono mediamente buone produzioni, ma la cui incidenza sul totale nazionale si aggira intorno al 20%.

Il 50% delle esportazioni nazionali – sottolinea il Centro Studi – sono concentrate su quattro Paesi, in primis gli Stati Uniti (che hanno un valore di 420milioni di euro e rappresentano il 32% del totale dell’export italiano) e la Germania (168 milioni, pari al 12,8%); seguono il Giappone (8%) e la Francia (7,4%).

L’Italia, secondo Paese esportatore, realizza prezzi medi di vendita del 59% superiori a quelli della Spagna, nonostante che la sua produzione copra mediamente il 15% di quella mondiale, a fronte del 45% di quella spagnola.

Confagricoltura evidenzia che il comparto olivicolo italiano è caratterizzato da una disponibilità di prodotto in continuo calo e ampiamente insufficiente a soddisfare le esigenze interne o di esportazione. La forte concorrenza degli altri oli comunitari ed extracomunitari a prezzi stracciati fa sì che restino in giacenza nei nostri frantoi forti quantitativi di prodotto.

Occorre, a parere di Confagricoltura, avviare politiche efficaci di promozione per incrementare la domanda di olio EVO nazionale in Italia e sui mercati internazionali, anche attraverso politiche mirate che puntino sulla qualità del prodotto, il cui valore va comunicato in modo efficace, per essere recepito dal consumatore.

Il settore olivicolo, a livello mondiale, sta affrontando una fase di importanti cambiamenti strutturali in una difficile congiuntura di mercato, caratterizzata da ormai un anno da forti giacenze di prodotto che frenano le quotazioni. Con il suo patrimonio di poco più di un milione di ettari a uliveto e oltre 400 varietà, l’Italia – conclude Confagricoltura – deve impegnarsi per invertire questa tendenza negativa e recuperare tutte le sue potenzialità.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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“Scegliete solo pesce Made in Italy”: l’appello di Confagricoltura e dell’Associazione Piscicoltori Italiani ai ristoratori

Il vantaggio è doppio: acquistare qualità e bontà con il sostegno del D.L. ”Agosto”

 

In Italia circa il 50% dei prodotti dell’acquacoltura e della pesca viene consumato al di fuori dalle mura domestiche. Confagricoltura e API (Associazione Piscicoltori Italiani) invitano ristoranti, pubblici esercizi e agriturismi a scegliere prodotti nazionali utilizzando i vantaggi previsti dal D.L. “Agosto”. Nel decreto legge approvato, infatti, sono previste risorse per 600 milioni, proprio per sostenere l’acquisto di prodotti agricoli del territorio (articolo 58, Fondo filiera ristorazione).

L’Associazione Piscicoltori evidenzia come questa misura sia un’opportunità da cogliere, dal momento che, sovente, il prodotto importato da altri Paesi non è in grado di offrire le medesime caratteristiche e garanzie di quello italiano.

Il Fondo, che in fase di conversione, su richiesta di Confagricoltura, è stato esteso alle attività di ristorazione connesse alle aziende agricole, è una grande occasione per gli esercenti, che potranno offrire un prodotto di eccellenza utilizzando queste risorse e iniziare proficue collaborazioni con gli allevatori italiani. Tutto questo a vantaggio dei comparti interessati e dei consumatori, che avranno così certezze sull’origine e sul metodo di produzione del pesce ordinato al ristorante.

Confagricoltura e API mettono in evidenza, inoltre, come i nostri acquacoltori siano impegnati a garantire prodotti di altissima qualità, sani e nutrienti, fondamentali anche nelle diete dei più piccoli. Dal punto di vista nutrizionale, infatti, il pesce allevato contiene pregiate prerogative organolettiche e nutrizionali, come gli acidi grassi e gli Omega 3, ottimi per la salute e per rafforzare il sistema immunitario.

Il settore dell’acquacoltura – ricordano Confagricoltura e API – vanta un giro d’affari di oltre 500 milioni di euro, occupa 15.000 addetti e produce più di 180.000 tonnellate tra pesci e molluschi, in 800 siti produttivi concentrati per il 60% al Nord, il 15% al centro e il 25% al Sud.

Il pesce più allevato in Italia è la trota, che con 37.000 tonnellate supera un valore di 120 milioni di euro. Seguono orata e spigola, con 17.000 tonnellate, per un valore di 133 milioni. Inoltre, il nostro Paese produce 130 milioni di avannotti di specie ittiche marine pregiate ed è leader europeo nella produzione di caviale da allevamento, con più di 50 tonnellate.

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Ue-Regno Unito: senza un accordo si rischia ritorno a dazi e controlli alle frontiere

“Senza un accordo commerciale tra Unione europea e Regno Unito, dobbiamo prepararci a gestire una fase di instabilità sui mercati agricoli dell’Unione. Gli autotrasportatori britannici stanno già rifiutando il rinnovo per l’anno venturo dei contratti con gli esportatori degli Stati membri”.

E’ l’allarme lanciato dal presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, per le crescenti difficoltà che stanno segnando il negoziato tra la Commissione Ue e il governo di Londra sulle future relazioni commerciali a partire dal 1° gennaio 2021.

Alle difficoltà della trattativa sulle questioni relative alla libera concorrenza, si è aggiunto l’annuncio, a Londra, dell’imminente presentazione al Parlamento di un progetto di legge sul mercato interno che contiene anche la modifica unilaterale di alcuni aspetti dell’accordo di recesso dalla Ue firmato lo scorso anno.

“In particolare – sottolinea il presidente di Confagricoltura – l’obiettivo è quello di rivedere parzialmente il protocollo sulla Repubblica d’Irlanda e l’Irlanda del Nord. In concreto, se il progetto diventerà legge, sarebbe lesa l’integrità del mercato unico europeo e verrebbe meno la possibilità di controllare il rispetto delle regole dell’Unione in materia di protezione dei consumatori e contrasto delle contraffazioni sui prodotti di passaggio sul territorio dell’Irlanda del Nord e destinati agli Stati membri”.

“E’ una prospettiva inaccettabile e bene ha fatto la presidente della Commissione europea a respingerla nel modo più assoluto – rileva Giansanti – Da un recente incontro che ho avuto con la presidente dell’organizzazione degli agricoltori britannici (NFU), è emersa la volontà di mantenere gli elevati standard produttivi e sostenibilità ambientale garantiti dalla normativa dell’Unione”.

Se non sarà sottoscritto un accordo commerciale, dall’inizio dell’anno venturo sull’interscambio tra Unione europea e Regno Unito si applicheranno le regole dell’Organizzazione mondiale del commercio con il ritorno dei dazi e dei controlli alle frontiere.

Il Regno Unito importa dalle UE prodotti agroalimentari per oltre 40 miliardi di euro l’anno, il 72% delle importazioni totali. Il “Made in Italy” di settore concorre per 3,5 miliardi.

“In questo quadro di crescenti incertezze – dichiara Giansanti – abbiamo rilanciato la richiesta al governo di costituire una “task force” per supportare le imprese nel caso di un mancato accordo con il Regno Unito. Inoltre, va stabilito che anche il settore agricolo potrà beneficiare della riserva finanziaria di 5 miliardi di euro decisa dal Consiglio europeo per gestire l’impatto determinato dal recesso del Regno Unito”.

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Vino, Confagricoltura: “Sì a una strategia dedicata e condivisa per il settore, ma in tempi rapidi”

“Condividiamo la necessità di una strategia dedicata al comparto vino, condivisa con la filiera, il Mipaaf, il ministero degli Esteri e l’Ice – proposta dalla ministra Bellanova in occasione delle stime vendemmiali 2020 – per una ripresa forte del settore in tempi rapidi”. Lo afferma il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, che aggiunge: “Se l’Italia si conferma primo produttore mondiale in termini di volumi, sul fronte export sono necessarie rapidità decisionale e risorse adeguate per migliorare le performance del settore, fortemente penalizzato dal lockdown e dalla pandemia”.

Quindi sì ad una promozione coordinata del vino italiano nel mondo con metodi e strumenti all’avanguardia, ma anche misure più snelle per utilizzare al meglio le risorse.

“L’Ho.Re.Ca – aggiunge Giansanti – rappresenta un canale essenziale per le imprese vitivinicole e ben vengano le attenzioni per il comparto, tuttora in sofferenza”.

Sul fronte della manodopera, le aziende di Confagricoltura ribadiscono la necessità di misure adeguate per sopperire alla mancanza di personale per la vendemmia in corso: “Dalla quarantena attiva a strumenti più snelli per assumere personale: sollecitiamo un pronunciamento del Comitato Tecnico Scientifico – conclude Giansanti – sul protocollo definito tra le parti sociali agricole alla presenza dei ministri del Lavoro e delle Politiche Sociali, Politiche Agricole e della Salute”.

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Crollo dei prezzi delle mandorle siciliane, Pirrè (Confagricoltura Ragusa): “Urge intervento Regione e Mipaaf”

Caduta dei prezzi delle mandorle siciliane e pugliesi rispetto all’ultimo quinquennio. Confagricoltura Ragusa chiede l’applicazione degli interventi previsti dai piani di settore regionali e nazionali

 Le mandorle siciliane, note e apprezzate per qualità e caratteristiche, da troppo tempo sono vittime nei mercati della concorrenza sleale da parte di prodotti scadenti provenienti soprattutto dalla California, dalla Spagna e dall’Australia, malgrado l’aumento del consumo della frutta da guscio.

Situazione aggravatasi nell’ultimo raccolto, sia per i problemi legati al Covid-19 e alla chiusura per mesi di pasticcerie, gelaterie, confetterie, ecc., sia per l’invasione di mandorle spagnole e californiane a prezzi eccessivamente bassi. Risultato? Caduta verticale dei prezzi delle mandorle siciliane e pugliesi che va dal 25 al 40% in meno rispetto all’ultimo quinquennio (dati Associazione Frutta in guscio – Sicilia), numeri utili a coprire appena le spese di coltivazione e raccolta.

“Una situazione che mortifica – dichiara il presidente di Confagricoltura Ragusa, dott. Antonino Pirrè – l’intera filiera mandorlicola siciliana che ha registrato, negli ultimi anni, investimenti sempre crescenti. Occorre dare piena attuazione ai Piani di settore, sia regionale che nazionale, approvati nel 2012 e che attendono ancora di essere posti in essere”.

“Inoltre, – conclude il presidente di Confagricoltura Ragusa – bisogna difendere la nostra produzione nazionale, che garantisce ai consumatori un prodotto di qualità e sicuro, attraverso interventi straordinari da parte dello Stato e della Regione, non escludendo campagne di sensibilizzazione sulle mandorle Made in Italy e Made in Sicily”.

 

Ragusa, 31 agosto 2020

L’addetto stampa

Bartolo Lorefice

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Dazi Usa invariati sull’agroalimentare italiano, Giansanti: “Ottima notizia in questa fase di ripresa”

I dazi Usa sulle importazioni di prodotti agroalimentari italiani restano invariati. Scongiurati gli aumenti – fino al 100% del valore – che sono stati in discussione nei giorni scorsi. Lo fa sapere Confagricoltura sulla base della nota ufficiale diffusa dall’Ufficio del Rappresentante statunitense per i negoziati commerciali (USTR).

“E’ un’ottima notizia – dichiara il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti – perché l’inasprimento dei dazi avrebbe posto un ostacolo in più sulla strada verso la piena ripresa del sistema agroalimentare italiano dopo l’emergenza sanitaria”.

“Un particolare ringraziamento va al governo e alla nostra rappresentanza diplomatica per l’efficace azione svolta nei confronti dell’amministrazione statunitense” – sottolinea Giansanti.

Confagricoltura ricorda che gli Stati Uniti sono il primo mercato di sbocco del Made in Italy agroalimentare fuori dalla UE. Nel 2019 l’export di settore ha superato 4,5 miliardi di euro. I vini, da soli, incidono sul totale per 1,5 miliardi.

“E’ anche importante rilevare che gli Stati Uniti hanno formalmente espresso la disponibilità a negoziare con la UE un accordo che metta fine al contenzioso ultradecennale sugli aiuti pubblici ai gruppi Airbus e Boeing” – aggiunge il presidente di Confagricoltura – E’ una disponibilità che va colta con la massima urgenza da parte della Commissione europea, per raggiungere un’intesa che consenta di eliminare i dazi che gravano sui nostri prodotti dall’ottobre dello scorso anno”.

I dazi, pari al 25% del valore, si applicano su formaggi – tra i quali Parmigiano Reggiano e Grana Padano – salumi, agrumi e liquori, per un totale di circa 500 milioni di euro.

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