DPCM Governo, Confagricoltura: “Estendere a filiera agroalimentare il ristoro per le ulteriori limitazioni al canale Ho.Re.Ca”

“La priorità assoluta è la salute pubblica ma, a seguire, è necessario tener conto delle conseguenze economiche delle nuove e necessarie misure assunte dal governo per frenare la diffusione dei contagi”. Lo ha dichiarato il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, in relazione al nuovo DPCM.

Il settore della ristorazione è tra quelli presi in considerazione dai provvedimenti del governo, con ulteriori limitazioni dell’attività che avranno impatto anche sui settori collegati al canale ‘Ho.Re.Ca.’, in primo luogo quello agroalimentare.

“I ristori adeguati e tempestivi annunciati dal governo – sottolinea il presidente di Confagricoltura – devono essere estesi alla filiera agroalimentare. Qualsiasi esclusione sarebbe incomprensibile ed ingiustificata”.

Confagricoltura ricorda come consumi alimentari extradomestici, nel 2019, siano ammontati a 85 miliardi di euro. Secondo le stime di Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare), a causa dell’emergenza sanitaria, si profila quest’anno una contrazione di 34 miliardi di euro.

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Olio d’oliva: frena l’Italia, continua a crescere la Spagna. Per Confagricoltura necessario valorizzare la qualità del prodotto nazionale

Forte riduzione della produzione italiana di olio d’oliva nel 2020. Il Centro Studi di Confagricoltura stima un meno 26% rispetto all’anno precedente. Il calo, in questo anno difficile, però non è esclusivamente italiano: a perdere terreno sono anche il Portogallo (meno 35%) e la Grecia (meno 25%). La Spagna, in controtendenza agli altri Paesi mediterranei, consolida la sua leadership con un aumento del 27%, cifra che nonostante la consistente diminuzione registrata per gli oli italiano, portoghese e greco, fa chiudere positivamente il bilancio produttivo europeo con un +5% sul 2019.

Le stime 2020 della produzione nazionale indicano un anno di “scarica” con solo 270mila tonnellate. Questa contrazione – spiega Confagricoltura – sembra essenzialmente dovuta alla forte diminuzione riscontrata in Puglia, regione che produce praticamente la metà dell’olio italiano. Decisamente più confortante, per quantità e qualità, la situazione rilevata nelle aree del Centro Nord, dove si prevedono mediamente buone produzioni, ma la cui incidenza sul totale nazionale si aggira intorno al 20%.

Il 50% delle esportazioni nazionali – sottolinea il Centro Studi – sono concentrate su quattro Paesi, in primis gli Stati Uniti (che hanno un valore di 420milioni di euro e rappresentano il 32% del totale dell’export italiano) e la Germania (168 milioni, pari al 12,8%); seguono il Giappone (8%) e la Francia (7,4%).

L’Italia, secondo Paese esportatore, realizza prezzi medi di vendita del 59% superiori a quelli della Spagna, nonostante che la sua produzione copra mediamente il 15% di quella mondiale, a fronte del 45% di quella spagnola.

Confagricoltura evidenzia che il comparto olivicolo italiano è caratterizzato da una disponibilità di prodotto in continuo calo e ampiamente insufficiente a soddisfare le esigenze interne o di esportazione. La forte concorrenza degli altri oli comunitari ed extracomunitari a prezzi stracciati fa sì che restino in giacenza nei nostri frantoi forti quantitativi di prodotto.

Occorre, a parere di Confagricoltura, avviare politiche efficaci di promozione per incrementare la domanda di olio EVO nazionale in Italia e sui mercati internazionali, anche attraverso politiche mirate che puntino sulla qualità del prodotto, il cui valore va comunicato in modo efficace, per essere recepito dal consumatore.

Il settore olivicolo, a livello mondiale, sta affrontando una fase di importanti cambiamenti strutturali in una difficile congiuntura di mercato, caratterizzata da ormai un anno da forti giacenze di prodotto che frenano le quotazioni. Con il suo patrimonio di poco più di un milione di ettari a uliveto e oltre 400 varietà, l’Italia – conclude Confagricoltura – deve impegnarsi per invertire questa tendenza negativa e recuperare tutte le sue potenzialità.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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“Scegliete solo pesce Made in Italy”: l’appello di Confagricoltura e dell’Associazione Piscicoltori Italiani ai ristoratori

Il vantaggio è doppio: acquistare qualità e bontà con il sostegno del D.L. ”Agosto”

 

In Italia circa il 50% dei prodotti dell’acquacoltura e della pesca viene consumato al di fuori dalle mura domestiche. Confagricoltura e API (Associazione Piscicoltori Italiani) invitano ristoranti, pubblici esercizi e agriturismi a scegliere prodotti nazionali utilizzando i vantaggi previsti dal D.L. “Agosto”. Nel decreto legge approvato, infatti, sono previste risorse per 600 milioni, proprio per sostenere l’acquisto di prodotti agricoli del territorio (articolo 58, Fondo filiera ristorazione).

L’Associazione Piscicoltori evidenzia come questa misura sia un’opportunità da cogliere, dal momento che, sovente, il prodotto importato da altri Paesi non è in grado di offrire le medesime caratteristiche e garanzie di quello italiano.

Il Fondo, che in fase di conversione, su richiesta di Confagricoltura, è stato esteso alle attività di ristorazione connesse alle aziende agricole, è una grande occasione per gli esercenti, che potranno offrire un prodotto di eccellenza utilizzando queste risorse e iniziare proficue collaborazioni con gli allevatori italiani. Tutto questo a vantaggio dei comparti interessati e dei consumatori, che avranno così certezze sull’origine e sul metodo di produzione del pesce ordinato al ristorante.

Confagricoltura e API mettono in evidenza, inoltre, come i nostri acquacoltori siano impegnati a garantire prodotti di altissima qualità, sani e nutrienti, fondamentali anche nelle diete dei più piccoli. Dal punto di vista nutrizionale, infatti, il pesce allevato contiene pregiate prerogative organolettiche e nutrizionali, come gli acidi grassi e gli Omega 3, ottimi per la salute e per rafforzare il sistema immunitario.

Il settore dell’acquacoltura – ricordano Confagricoltura e API – vanta un giro d’affari di oltre 500 milioni di euro, occupa 15.000 addetti e produce più di 180.000 tonnellate tra pesci e molluschi, in 800 siti produttivi concentrati per il 60% al Nord, il 15% al centro e il 25% al Sud.

Il pesce più allevato in Italia è la trota, che con 37.000 tonnellate supera un valore di 120 milioni di euro. Seguono orata e spigola, con 17.000 tonnellate, per un valore di 133 milioni. Inoltre, il nostro Paese produce 130 milioni di avannotti di specie ittiche marine pregiate ed è leader europeo nella produzione di caviale da allevamento, con più di 50 tonnellate.

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Ue-Regno Unito: senza un accordo si rischia ritorno a dazi e controlli alle frontiere

“Senza un accordo commerciale tra Unione europea e Regno Unito, dobbiamo prepararci a gestire una fase di instabilità sui mercati agricoli dell’Unione. Gli autotrasportatori britannici stanno già rifiutando il rinnovo per l’anno venturo dei contratti con gli esportatori degli Stati membri”.

E’ l’allarme lanciato dal presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, per le crescenti difficoltà che stanno segnando il negoziato tra la Commissione Ue e il governo di Londra sulle future relazioni commerciali a partire dal 1° gennaio 2021.

Alle difficoltà della trattativa sulle questioni relative alla libera concorrenza, si è aggiunto l’annuncio, a Londra, dell’imminente presentazione al Parlamento di un progetto di legge sul mercato interno che contiene anche la modifica unilaterale di alcuni aspetti dell’accordo di recesso dalla Ue firmato lo scorso anno.

“In particolare – sottolinea il presidente di Confagricoltura – l’obiettivo è quello di rivedere parzialmente il protocollo sulla Repubblica d’Irlanda e l’Irlanda del Nord. In concreto, se il progetto diventerà legge, sarebbe lesa l’integrità del mercato unico europeo e verrebbe meno la possibilità di controllare il rispetto delle regole dell’Unione in materia di protezione dei consumatori e contrasto delle contraffazioni sui prodotti di passaggio sul territorio dell’Irlanda del Nord e destinati agli Stati membri”.

“E’ una prospettiva inaccettabile e bene ha fatto la presidente della Commissione europea a respingerla nel modo più assoluto – rileva Giansanti – Da un recente incontro che ho avuto con la presidente dell’organizzazione degli agricoltori britannici (NFU), è emersa la volontà di mantenere gli elevati standard produttivi e sostenibilità ambientale garantiti dalla normativa dell’Unione”.

Se non sarà sottoscritto un accordo commerciale, dall’inizio dell’anno venturo sull’interscambio tra Unione europea e Regno Unito si applicheranno le regole dell’Organizzazione mondiale del commercio con il ritorno dei dazi e dei controlli alle frontiere.

Il Regno Unito importa dalle UE prodotti agroalimentari per oltre 40 miliardi di euro l’anno, il 72% delle importazioni totali. Il “Made in Italy” di settore concorre per 3,5 miliardi.

“In questo quadro di crescenti incertezze – dichiara Giansanti – abbiamo rilanciato la richiesta al governo di costituire una “task force” per supportare le imprese nel caso di un mancato accordo con il Regno Unito. Inoltre, va stabilito che anche il settore agricolo potrà beneficiare della riserva finanziaria di 5 miliardi di euro decisa dal Consiglio europeo per gestire l’impatto determinato dal recesso del Regno Unito”.

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Vino, Confagricoltura: “Sì a una strategia dedicata e condivisa per il settore, ma in tempi rapidi”

“Condividiamo la necessità di una strategia dedicata al comparto vino, condivisa con la filiera, il Mipaaf, il ministero degli Esteri e l’Ice – proposta dalla ministra Bellanova in occasione delle stime vendemmiali 2020 – per una ripresa forte del settore in tempi rapidi”. Lo afferma il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, che aggiunge: “Se l’Italia si conferma primo produttore mondiale in termini di volumi, sul fronte export sono necessarie rapidità decisionale e risorse adeguate per migliorare le performance del settore, fortemente penalizzato dal lockdown e dalla pandemia”.

Quindi sì ad una promozione coordinata del vino italiano nel mondo con metodi e strumenti all’avanguardia, ma anche misure più snelle per utilizzare al meglio le risorse.

“L’Ho.Re.Ca – aggiunge Giansanti – rappresenta un canale essenziale per le imprese vitivinicole e ben vengano le attenzioni per il comparto, tuttora in sofferenza”.

Sul fronte della manodopera, le aziende di Confagricoltura ribadiscono la necessità di misure adeguate per sopperire alla mancanza di personale per la vendemmia in corso: “Dalla quarantena attiva a strumenti più snelli per assumere personale: sollecitiamo un pronunciamento del Comitato Tecnico Scientifico – conclude Giansanti – sul protocollo definito tra le parti sociali agricole alla presenza dei ministri del Lavoro e delle Politiche Sociali, Politiche Agricole e della Salute”.

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Crollo dei prezzi delle mandorle siciliane, Pirrè (Confagricoltura Ragusa): “Urge intervento Regione e Mipaaf”

Caduta dei prezzi delle mandorle siciliane e pugliesi rispetto all’ultimo quinquennio. Confagricoltura Ragusa chiede l’applicazione degli interventi previsti dai piani di settore regionali e nazionali

 Le mandorle siciliane, note e apprezzate per qualità e caratteristiche, da troppo tempo sono vittime nei mercati della concorrenza sleale da parte di prodotti scadenti provenienti soprattutto dalla California, dalla Spagna e dall’Australia, malgrado l’aumento del consumo della frutta da guscio.

Situazione aggravatasi nell’ultimo raccolto, sia per i problemi legati al Covid-19 e alla chiusura per mesi di pasticcerie, gelaterie, confetterie, ecc., sia per l’invasione di mandorle spagnole e californiane a prezzi eccessivamente bassi. Risultato? Caduta verticale dei prezzi delle mandorle siciliane e pugliesi che va dal 25 al 40% in meno rispetto all’ultimo quinquennio (dati Associazione Frutta in guscio – Sicilia), numeri utili a coprire appena le spese di coltivazione e raccolta.

“Una situazione che mortifica – dichiara il presidente di Confagricoltura Ragusa, dott. Antonino Pirrè – l’intera filiera mandorlicola siciliana che ha registrato, negli ultimi anni, investimenti sempre crescenti. Occorre dare piena attuazione ai Piani di settore, sia regionale che nazionale, approvati nel 2012 e che attendono ancora di essere posti in essere”.

“Inoltre, – conclude il presidente di Confagricoltura Ragusa – bisogna difendere la nostra produzione nazionale, che garantisce ai consumatori un prodotto di qualità e sicuro, attraverso interventi straordinari da parte dello Stato e della Regione, non escludendo campagne di sensibilizzazione sulle mandorle Made in Italy e Made in Sicily”.

 

Ragusa, 31 agosto 2020

L’addetto stampa

Bartolo Lorefice

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Dazi Usa invariati sull’agroalimentare italiano, Giansanti: “Ottima notizia in questa fase di ripresa”

I dazi Usa sulle importazioni di prodotti agroalimentari italiani restano invariati. Scongiurati gli aumenti – fino al 100% del valore – che sono stati in discussione nei giorni scorsi. Lo fa sapere Confagricoltura sulla base della nota ufficiale diffusa dall’Ufficio del Rappresentante statunitense per i negoziati commerciali (USTR).

“E’ un’ottima notizia – dichiara il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti – perché l’inasprimento dei dazi avrebbe posto un ostacolo in più sulla strada verso la piena ripresa del sistema agroalimentare italiano dopo l’emergenza sanitaria”.

“Un particolare ringraziamento va al governo e alla nostra rappresentanza diplomatica per l’efficace azione svolta nei confronti dell’amministrazione statunitense” – sottolinea Giansanti.

Confagricoltura ricorda che gli Stati Uniti sono il primo mercato di sbocco del Made in Italy agroalimentare fuori dalla UE. Nel 2019 l’export di settore ha superato 4,5 miliardi di euro. I vini, da soli, incidono sul totale per 1,5 miliardi.

“E’ anche importante rilevare che gli Stati Uniti hanno formalmente espresso la disponibilità a negoziare con la UE un accordo che metta fine al contenzioso ultradecennale sugli aiuti pubblici ai gruppi Airbus e Boeing” – aggiunge il presidente di Confagricoltura – E’ una disponibilità che va colta con la massima urgenza da parte della Commissione europea, per raggiungere un’intesa che consenta di eliminare i dazi che gravano sui nostri prodotti dall’ottobre dello scorso anno”.

I dazi, pari al 25% del valore, si applicano su formaggi – tra i quali Parmigiano Reggiano e Grana Padano – salumi, agrumi e liquori, per un totale di circa 500 milioni di euro.

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Dazi Usa, Confagricoltura: “Il nostro export già penalizzato, salvaguardiamo l’agroalimentare italiano”

“Sollecitiamo un’iniziativa politica e diplomatica del governo sull’amministrazione statunitense per salvaguardare le nostre esportazioni agroalimentare. Già paghiamo un conto eccessivo per un contenzioso che non ci riguarda né come Paese, né come settore”.

E’ la richiesta lanciata dal presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, a seguito dell’avvio delle procedure, a Washington, per rivedere la lista dei prodotti importati dalla UE sui quali si applicano dazi aggiuntivi dall’ottobre 2019.

“L’iniziativa era in programma – rileva Giansanti – Rientra nel cosiddetto sistema ‘carosello’ scelto dagli Stati Uniti per dare seguito alla pronuncia dell’Organizzazione mondiale del commercio che ha ritenuto illegali gli aiuti pubblici assegnati al consorzio Airbus.

“La precedente revisione è stata effettuata lo scorso febbraio – ricorda Giansanti – senza ulteriori penalizzazioni per i nostri prodotti, grazie all’efficace azione svolta dal governo”.

Attualmente i dazi aggiuntivi USA, pari al 25% del valore, si applicano sulle importazioni dall’Italia di formaggi, salumi, agrumi e alcuni liquori per un controvalore di 500 milioni di euro.

“Il modo migliore per risolvere un contenzioso che si trascina da oltre un decennio, sarebbe quello di un negoziato tra la Commissione e le autorità statunitensi. Finora è stato impossibile avviare le trattative – sottolinea il presidente di Confagricoltura – Per questo risulta essenziale l’iniziativa diretta del nostro governo per tutelare le esportazioni agroalimentari italiane sul mercato Usa che superano i 4 miliardi di euro l’anno”.

“Gli eventuali dazi aggiuntivi sui nostri prodotti avrebbero un effetto particolarmente pesante – conclude Giansanti – Sarebbero un ostacolo in più sulla strada del rilancio economico dopo l’emergenza sanitaria”.

Confagricoltura evidenzia che, sulla base dei dati diffusi dalla Commissione Ue, per effetto dei dazi già in vigore, si è registrata una contrazione di 66 milioni di euro delle esportazioni agroalimentari dell’Unione sul mercato statunitense. La contrazione, più del 20%, ha riguardato soprattutto i vini francesi e spagnoli che, a differenza di quelli italiani, sono già sottoposti alle tariffe doganali USA.

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Commercio internazionale, Confagricoltura: “Rilancio economico a rischio se torna tensione Ue-Usa”

I dazi doganali sulle aragoste in arrivo dagli USA rischiano di far ripartire le tensioni commerciali tra Unione europea e Stati Uniti.

“Il presidente Trump ha minacciato venerdì scorso di imporre dazi aggiuntivi sulle importazioni di auto dalla UE, se non sarà soppressa immediatamente la tariffa dell’Unione sulle aragoste esportate dagli USA” – evidenzia il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti.

“Non è la prima volta che Trump minaccia il settore automobilistico europeo – aggiunge Giansanti – L’ultimo annuncio, però, arriva a pochi giorni di distanza dall’avvio di un’indagine sulle tasse a carico delle grandi imprese digitali varate in alcuni Paesi terzi, tra i quali l’Italia. Sono segnali che non vanno sottovalutati. Se l’indagine si concludesse con l’accertamento di una condizione discriminatoria per le imprese statunitensi, potrebbero scattare dazi aggiuntivi anche sui nostri prodotti agroalimentari”.

“Occorre anche ricordare – aggiunge il presidente di Confagricoltura – che ad agosto gli Stati Uniti potrebbero rivedere la lista dei prodotti importati dalla UE sui quali, da ottobre 2019, si applicano dazi aggiuntivi nell’ambito del contenzioso bilaterale sugli aiuti pubblici ai gruppi Airbus e Boeing. A rischio anche i nostri prodotti agroalimentari destinati al mercato statunitense, a partire dai vini, olio d’oliva e pasta alimentare”.

Confagricoltura ricorda che i dazi aggiuntivi USA – pari al 25% – già si applicano sulle esportazioni italiane di formaggi, salumi, agrumi e succhi di frutta per un valore complessivo di oltre 500 milioni di euro.

“Chiediamo alla Commissione europea e al governo italiano di rilanciare le iniziative per raggiungere un accordo con gli USA su tutte le questioni aperte”.

“Un contenzioso commerciale tra Unione europea e Stati Uniti – conclude Giansanti – sarebbe un ostacolo in più per la ripresa economica dopo la pandemia e per il rilancio delle nostre esportazioni agroalimentari, che quest’anno già faranno registrare una contrazione del 15%”.

Confagricoltura ricorda che gli USA sono il primo mercato di sbocco fuori dalle Ue per il “Made in Italy” agroalimentare. L’export ammonta a circa 4,5 miliardi di euro l’anno.

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Agroalimentare: nel 2020 partito bene l’export italiano nella Ue, ma rallentato dalla pandemia

Senza l’emergenza Covid l’export del ‘made in Italy’ agroalimentare verso i Paesi UE sarebbe aumentato in modo rilevante nel 2020. E’ quanto emerge da un rapporto del Centro studi di Confagricoltura che evidenzia un aumento del 4% nel mese di gennaio e del 10% in febbraio. Crescita, purtroppo, annullata da un -10% registrato in marzo, quando la pandemia si è diffusa in tutta l’Europa, con le conseguenti restrizioni agli spostamenti delle persone e alla chiusura delle attività di ristorazione, caffetteria e ospitalità turistica.

Prendendo in considerazione i prodotti agricoli e dell’industria alimentare più esportati verso i Paesi dell’Unione Europea, il rapporto del Centro studi di Confagricoltura indica sensibili differenze per prodotto e per mese nel primo trimestre del 2020, rispetto allo stesso periodo del 2019. Emblematico il caso dell’olio d’oliva, che scende del 6% a gennaio, del 16% a febbraio per riguadagnare il 2,4% a marzo. Per formaggi e latticini dal +6,6% di gennaio si passa al +7,7 di febbraio, per arrivare un -16% in marzo.

Sono evidenti, in termini di export, le conseguenze dell’emergenza Coronavirus soprattutto per le limitazioni agli spostamenti internazionali delle persone, fra cui la manodopera agricola stagionale, indispensabile per la raccolta dei prodotti, le restrizioni alle attività del settore Ho.Re.Ca, le modifiche della domanda di prodotti agroalimentari conseguenti ai provvedimenti di lockdown.

Nel mese di marzo infatti, quando gli effetti della pandemia CoViD-19 si sono estesi a un maggior numero di Paesi UE, su 15 categorie di prodotti ben 10 hanno segnato un andamento negativo del valore dell’export rispetto a marzo 2019 e, di queste, 8 presentano decrementi superiori al 10%, con il massimo di -47% per i fiori e le piante (tabella 5c). Ma, evidenzia lo studio, non tutti i settori produttivi hanno risentito nello stesso modo della pandemia: hanno tenuto, ad esempio, riso e cereali (+9,6% a gennaio, + 24,1% a febbraio e +13,3% a marzo) e salumi (+ 12,1%, +14,6 e +9,2).

Il trimestre gennaio-marzo (tabella 6) si chiude con una crescita del valore dell’export di solo un milione di euro (4.859 contro 4.858 milioni), con 7 settori produttivi in crescita, 4 con variazioni (negative o positive) inferiori allo 0,5%, 4 in sensibile flessione. Fra questi ultimi, mette in evidenza il rapporto di Confagricoltura, è particolarmente rilevante la crisi dell’esportazione dei prodotti florovivaistici, che segna -15% a causa del quasi dimezzamento registrato in marzo (-47%).

Questi dati, conclude il rapporto del Centro Studi di Confagricoltura, pur consentendo alcune prime valutazioni dell’effetto della pandemia di Coronavirus sul settore agroalimentare, non permettono di individuare, nemmeno per i prossimi mesi, chiari segnali di tendenza, perché siamo di fronte ad un contesto incerto e in costante cambiamento.

 

 

Tabella 5c – Valore delle esportazioni dall’Italia verso i Paesi UE, per le principali categorie di prodotti agricoli e dell’industria alimentare, nei mesi di marzo 2020 e 2019 (milioni di euro)

tabella 5c

Fonte: Istat e Agenzia delle Dogane

Tabella 6 – Valore delle esportazioni dall’Italia verso i Paesi UE, per le principali categorie di prodotti agricoli e alimentari, nel periodo gennaio-marzo 2020 e 2019 (milioni di euro)

tabella 6

Fonte: Istat e Agenzia delle Dogane

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