L’agroalimentare italiano: strategico per l’economia nazionale, dimenticato (e maltrattato) dai media

L’acuta riflessione del dott. Roberto Giadone (Natura Iblea), imprenditore agricolo associato a Confagricoltura Ragusa, sul trattamento riservato all’agroalimentare italiano da parte dei media

Per il sistema produttivo nazionale l’agricoltura ed il comparto agroalimentare sono sicuramente una grande risorsa se è vero che da solo vale dal 15 al 20% del PIL italiano. Nell’agroalimentare diamo lavoro a circa un milione di famiglie, in una nazione dove il settore costruzioni auto ne impiega circa la metà. Ora vorrei confrontare l’attenzione posta dalle organizzazioni politiche, sociali e soprattutto dai media a questi due settori.

Se in Sicilia chiude la fabbrica della Fiat di Termini Imerese e 580 dipendenti vanno in cassa integrazione, questa chiusura diventa un caso politico e mediatico nazionale. Se nello stesso periodo chiude un’importante azienda agricola di Ragusa con mille addetti tutto tace. Perché? Io penso che ci sia una sperequazione tra le due tragedie (una chiusura aziendale è sempre una tragedia). Da una parte l’operaio metalmeccanico con relativa fabbrica è considerato una risorsa e una bandiera del sistema produttivo nazionale, dall’altra una fattoria ed i sui braccianti sono considerati una piccola cosa che non interessa a nessuno. L’azienda agricola non è un “marchio”, non ha storicità, e quindi non rappresenta una risorsa. La fattoria è solo una insignificante azienda che chiude.

Nessuno governo ha mai varato un decreto per il salvataggio di una azienda agricola anche se con 1.000 dipendenti, come invece è avvenuto per la Fiat di Termini. Eppure i dipendenti sono il doppio, ci sono mille famiglie che hanno perso il lavoro e, badate bene, non esiste in agricoltura la cassa integrazione. Quando si chiude vuol dire: fine, stop, tutti a casa, un po’ di disoccupazione e via. In agricoltura si lavora, si soffre e si chiude in silenzio, da sempre ci siamo abituati sia noi imprenditori che i nostri braccianti.

Ci sono però alcune cose che vengono immediatamente attenzionate e messe alla ribalta dai media nazionale: gli scandali alimentari. Cosa è uno scandalo alimentare? È un’inchiesta in cui i NAS o la Repressione Frodi ravvisano che un’azienda agroalimentare sta attuando delle pratiche produttive non conformi ai regolamenti nazionali ed europei. L’Italia è il Paese che ha la maggiore sicurezza produttiva alimentare grazie ai controlli costanti e serrati di questi organismi, non esiste nessun altro Paese al mondo con un’organizzazione di controllo alimentare simile al nostro.

Bene. Siamo contenti di ciò, anche noi che siamo i controllati. Ma qual è il bisogno di dare un’eco mediatico impressionante a qualsiasi scandalo alimentare su giornali e TV con tanto di conferenza stampa della Procura della Repubblica con enorme scritta alle sue spalle che recita per esempio “Operazione Ravanello Velenoso” ? Dopo ogni notiziona del genere ci sentiamo chiamare da tutti i nostri clienti esteri che ci chiedono di cosa si è trattato, se lo scandalo è avvenuto sul nostro territorio, in alcuni casi ci chiedono addirittura una nostra dichiarazione di estraneità ai fatti anche se lo scandalo è sulle carni e noi produciamo zucchine! Tutto questo all’estero è visto non come un Paese serio che ha controlli serrati unici al mondo sull’alimentare, ma ci fanno identificare come il Paese dei “furbi” che costantemente cercano di aggirare le norme in vigore. Ditemi quando avete mai sentito su giornali e Tv di uno scandalo alimentare in Spagna o in Germania? Qual è il bisogno di “darsi la zappa sui piedi” (ottimo modo di dire per noi agricoltori)? Ogni scoop di questo genere crea solo panico e disaffezione dei consumatori italiani ed esteri verso il prodotto alimentare nazionale. Quindi controllare va bene (cercando anche di far lavorare gli imprenditori), ma creare una notiziona per autoscreditare un sistema produttivo che vale un milione di posti lavoro…. anche no.

P.S. Nel 2020 il sistema Rasff (sistema di allerta alimenti dell’Unione Europea) ha rilevato 511 segnalazioni di violazioni delle norme in frutta e vegetali in Europa: solo 11 riguardavano l’Italia, ma per tutti i nostri clienti europei l’Italia è il Paese dei “furbi” in agricoltura.

 

Roberto Giadone

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Ecomondo: food security, transizione ecologica e competitività, sfide possibili grazie alle tecnologie e all’innovazione

Sicurezza alimentare e transizione ecologica sono un binomio possibile grazie al ruolo delle tecnologie, che hanno fatto ingresso nel settore primario e della trasformazione con una visione innovativa e sostenibile.

E’ quanto è emerso nella tavola rotonda stamani a Ecomondo “Farm to Fork 2.0: filiere agroalimentari rigenerative, food security, competitività economica” con i presidenti di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti; di Federalimentare, Ivano Vacondio, di Federchimica Assofertilizzanti, Giovanni Toffoli; di Federchimica Agrofarma, Riccardo Vanelli, e la vicepresidente di Federchimica Assobiotec, Elena Sgaravatti.

L’Italia, rispetto agli obiettivi della Farm to Fork, ha fatto molto, tuttavia – come è emerso nella relazione di Denis Pantini di Nomisma, che ha introdotto i temi della tavola rotonda – le recenti proposte normative, quali il regolamento sull’uso sostenibile dei fitofarmaci e la direttiva emissioni, potrebbero penalizzare pesantemente il nostro sistema agroalimentare e di conseguenza mettere a rischio la nostra “food security”.

“Nel dibattito relativo alla transizione ecologica – ha detto Massimiliano Giansanti – il settore primario è spesso sul banco degli accusati, tuttavia gli agricoltori stanno pagando duramente gli effetti della crisi climatica. L’interesse a intraprendere il percorso della sostenibilità è, quindi, vivo e reale, guidato dalla necessità di coniugare la salvaguardia dell’ambiente e della competitività aziendale. Purtroppo, nel dibattito in corso si tende ancora a contrapporre la sostenibilità ambientale con quella economica. La sicurezza alimentare, per il momento, è garantita ma non è scontata per sempre, ha bisogno di attenzione, di cure e di rinnovate strategie che la preservino. La strada prefigurata dalla commissione, fatta di divieti, tagli e burocrazia, mette a rischio il potenziale produttivo delle aziende e la sicurezza dei rifornimenti”.

“In merito al Farm to fork  – ha affermato Ivano Vacondio – da subito ci siamo ripromessi  di lottare per affermare il principio per il quale la sostenibilità va sempre vista in tutte le sue componenti (sociale, ambientale ed economica) ed evitare che si trasformi esclusivamente in uno strumento di politica commerciale tendente a compromettere interi settori e mettendo fuori mercato molti prodotti del Made in Italy alimentare, che rappresenta il fiore all’occhiello del nostro Paese. Fortunatamente qualche segnale positivo lo stiamo registrando. È il caso dell’etichettatura fronte pacco (FOP) – una proposta fortunatamente ancora in gioco. La Commissione sembra essersi resa conto della complessità del tema e delle ricadute di una eventuale scelta inadeguata sulla stabilità del mercato unico”.

“La sfida della sostenibilità  – ha detto  Elena Sgaravatti – corre parallela a quella della produttività e il sistema agroalimentare italiano deve affrontarle entrambe. Come conciliarle? Certamente una gestione oculata di tutte le risorse e le prospettive della digitalizzazione vanno in questo senso. Ma le scienze della vita, le biotecnologie avanzate, continueranno ad avere un ruolo determinante. La possibilità di intervenire con i metodi precisi del genome editing, per noi Tecniche di Evoluzione Assistita (TEA), capaci di valorizzare la straordinaria biodiversità del patrimonio varietale italiano, apre strade che dobbiamo percorrere con determinazione. Produrre cibo abbondante e sicuro per tutti e difendere la competitività del “made in Italy” su tutti i mercati è quello che dobbiamo porci come obiettivo, disponendo di nuove varietà resistenti alle avversità e adeguate alle nuove condizioni climatiche. Questo può avvenire solo se disporremo di un quadro normativo adeguato e di investimenti sull’innovazione orientati a sostenere le eccellenze della nostra ricerca, che consentano di trasferire rapidamente al campo coltivato i successi ottenuti in  laboratorio.”

“La nostra industria – ha affermato Riccardo Vanelli – condivide l’obiettivo di un sistema agroalimentare più sostenibile e ha assunto degli impegni volontari nelle aree dell’innovazione, della formazione e dell’economia circolare che vanno proprio in questa direzione. Ma abbiamo bisogno di un contesto normativo che valorizzi l’introduzione di nuove soluzioni e che, al contempo, tuteli la competitività del Made in Italy, e non di limiti quantitativi fissati senza un’adeguata valutazione d’impatto complessiva”.

“Grazie anche al nuovo Regolamento fertilizzanti – ha commentato Giovanni Toffoli  – le imprese del settore stanno portando avanti attività di ricerca per prodotti sempre più sostenibili ed efficaci. Non possiamo, però, non considerare le criticità che stiamo vivendo in questo periodo storico, tra crisi energetica e conflitto in Ucraina. Per questo motivo  – ha concluso – auspichiamo un sostegno concreto da parte delle istituzioni per garantire la capacità produttiva europea, ribadendo l’importanza della fertilizzazione per la sicurezza alimentare”.

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Fondi promozione UE, Confagricoltura: Italia decisiva nell’evitare penalizzazione per vino, carni rosse e derivati in una fase delicata per l’agroalimentare

Confagricoltura rimarca l’ottimo esordio del ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, su un tema delicato per il settore agroalimentare italiano, quello dei fondi per la promozione commerciale. Senza la posizione assunta oggi dall’Italia – evidenzia la Confederazione – vini, carni rosse e derivati avrebbero rischiato un drastico taglio dei finanziamenti destinati principalmente alla promozione sui mercati esteri.

“E’ un esordio che lascia ben sperare sulle prossime sfide – aggiunge il presidente Massimiliano Giansanti – perché la proposta presentata dalla Commissione UE rientra nell’ambito di una strategia complessiva che metterebbe a rischio l’insieme del sistema agroalimentare”.

“Peraltro – continua il presidente di Confagricoltura – i fondi per la promozione risultano ancora più significativi in questa fase in cui, a seguito del caro energia e dell’aumento dell’inflazione, è in atto un preoccupante calo dei consumi”.

A riguardo, Confagricoltura ricorda che nel primo semestre di quest’anno le vendite totali di vino nella grande distribuzione sono diminuite di oltre il 7,5% rispetto allo stesso periodo del 2021 e che nei primi tre mercati esteri l’export del comparto è sceso di oltre 10 punti in percentuale.

La tendenza al calo delle esportazioni è certificata anche dagli ultimi dati della Commissione UE sul commercio estero relativo all’agroalimentare: a luglio, le esportazioni degli Stati membri sono cresciute soltanto del 2% in valore su base annuale, il che vuol dire una contrazione in termini di quantità che fa riflettere in un contesto economico di annunciata recessione.

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World Pasta Day, Confagricoltura: il 25 ottobre si celebra uno dei simboli cardine della dieta mediterranea

Un alimento accessibile, facile da preparare e che mette d’accordo tutti, ma pochi conoscono il lavoro che c’è dietro ad un piatto di pasta, a cominciare dalla materia prima, che si ottiene dalla produzione agricola. Per continuare a produrre cibo eccellente sotto il profilo organolettico e ad elevati standard di qualità, quali sono i nostri, è indispensabile sostenere il comparto cerealicolo italiano, perché servono investimenti importanti. Lo sottolinea Confagricoltura in occasione del World Pasta Day che si celebra il 25 ottobre, ribadendo l’importanza di rimettere il comparto cerealicolo al centro dell’agricoltura nazionale.

Produzione simbolo del made in Italy, la pasta subisce anch’essa le ripercussioni indirette del clima pazzo e i rincari record dei costi di produzione scatenati dalla crisi energetica conseguente al conflitto Russia-Ucraina – e dunque va salvaguardata. L’Italia è infatti il primo Paese produttore di pasta, con 3,6 milioni di tonnellate l’anno, per oltre il 60% esportata.

Secondo un’elaborazione del centro Studi di Confagricoltura, la coltivazione di frumento duro nel nostro Paese copre 1,26 milioni di ettari di superficie ed è la coltura più estesa in Italia, con una produzione raccolta totale di oltre 3,9 di tonnellate.

Tra le regioni con maggiore presenza degli ettari coltivati a grano duro rispettivamente Puglia (344.700 ettari e 688mila t di produzione raccolta); Sicilia 272.405 ettari e 813mila t) e Basilicata (115.236 ettari per 321mila t), spiccano nella “top five” delle regioni italiane di produzione anche Emilia Romagna e Marche che, rispettivamente con 85mila e 90 mila ettari, producono 375mila e 467mila tonnellate di frumento duro.

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Alla luce della situazione determinata da questo particolare momento storico, è essenziale adattare la nostra capacità produttiva ai mutamenti climatici, intensificare in modo sostenibile le produzioni tramite investimenti materiali e immateriali affinchè le imprese italiane producano di più e meglio, per soddisfare consumatori sempre più esigenti, sottolinea Confagricoltura.

Ora più che mai, secondo l’Organizzazione agricola, si rende necessario far ricorso alla ricerca ed alle tecnologie ed il settore dei seminativi è uno di quelli che può avvantaggiarsi di più dalla innovazione in tutti i campi: dall’agricoltura di precisione al miglioramento genetico di ultima generazione.

Sono poi necessari nuovi protocolli per la definizione dei parametri di qualità, oltre che promuovere e garantire l’adozione di contratti di filiera sempre più chiari e trasparenti, così da rendere più remunerativa la coltivazione del grano duro per tutti gli operatori. A tal fine è stato sviluppato il sistema “FruClass”, ideato dall’Università degli Studi della Tuscia e sostenuto dal Coordinamento Agrinsieme, nell’ambito del protocollo per la valorizzazione del grano duro, siglato con tutte le Organizzazioni della filiera ‘grano duro-pasta’.

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Caro bollette, Api (Confagricoltura): pesce italiano a rischio sulle tavole

“Sono letteralmente saltate, a causa del drastico aumento dei costi di produzione per i prodotti della piscicoltura, le programmazioni per i prossimi mesi, incidendo sulla presenza del prodotto ittico d’acquacoltura, mettendo a rischio la stessa sopravvivenza di molte imprese del settore e la presenza di pesce ‘made in Italy’ fino alle prossime feste natalizie”. Questo l’allarme lanciato da Pier Antonio Salvador, presidente dell’associazione piscicoltori italiani di Confagricoltura.

La situazione, denunciano i piscicoltori di Confagricoltura, dopo oltre 6 mesi di conflitto, è aggravata dalla forte carenza idrica determinata dal prolungarsi del periodo siccitoso. Queste le cause scatenanti di considerevoli e potenzialmente irreversibili ripercussioni sulle imprese del settore.

I mangimi sono aumentati del 35%, l’energia elettrica dal 200 al 300 % (in base alle tipologie d’utilizzo), l’ossigeno liquido ha segnato almeno un +250%. Incrementi importanti anche nella logistica interna (mezzi aziendali e imbarcazioni) e negli scambi con fornitori e clienti dovuti ai rincari dei carburanti agricoli (che non hanno tutte le agevolazioni della pesca), nel costo degli avannotti, degli imballaggi, dei materiali e pezzi di ricambio necessari alla manutenzione degli impianti e delle attrezzature.

Il già notevole aumento del costo unitario di produzione è addirittura raddoppiato nei sistemi fortemente dipendenti dalla disponibilità di energia elettrica. Nel caso degli impianti a terra, gli allevatori hanno dovuto attivare le pompe, prevalentemente inutilizzate da 2003 (altra annata estremamente siccitosa); rilevante anche l’impatto sulle aree lagunari, in particolare nel Nord Adriatico.

“Siamo molto preoccupati – conclude Salvador – per il tragico quadro che si è determinato dal punto di vista economico. Per gli allevamenti non si può configurare un lockdown ma, senza urgenti provvedimenti in grado di abbattere immediatamente i costi, crescerà inevitabilmente il numero delle imprese a rischio chiusura, costringendo gli italiani a consumare sempre più pesce importato”.

 

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“Coltiviamo agricoltura sociale”, Confagricoltura lancia la VII edizione

In palio 120 mila euro più 20 mila euro per un progetto sulla gestione e riqualificazione del verde pubblico

Parte rinnovata la settima edizione di “Coltiviamo agricoltura sociale”, il premio ideato da Confagricoltura, Senior L’età della Saggezza Onlus e Reale Foundation in collaborazione con la Rete Fattorie Sociali e l’Università di Roma Tor Vergata, che punta a valorizzare, attraverso l’agricoltura, questa forma di welfare verde per offrire supporto, riabilitazione e reinserimento sociale alle persone più fragili.

Due le principali novità: a garanzia di una maggiore trasparenza è stata eliminata la votazione on-line, dando così modo alla giuria di esaminare tutti i progetti presentati. E, oltre ai tre premi da 40.000 euro uniti a tre borse di studio per frequentare il Master di Agricoltura Sociale presso l’Università di Roma Tor Vergata, è stato aggiunto un “premio speciale 2022” per un progetto di gestione e riqualificazione del verde pubblico, per il quale potranno partecipare anche le cooperative sociali non agricole. L’idea vincitrice riceverà 20.000 euro.

“Con questa settima edizione – rimarca Confagricoltura – insieme ai nostri partner raggiungeremo un totale di 20 progetti premiati, tutti perfettamente operativi ed equamente distribuiti su tutto il territorio nazionale. E’ la migliore dimostrazione di come questa attività, che si traduce in un forte strumento di integrazione e di inclusione, abbia messo salde radici, diventando un’eccellenza del made in Italy”.

Una scelta imprenditoriale quella di impegnarsi in progetti sociali all’interno di imprese agricole, che ha saputo coniugare perfettamente i ritmi lenti della natura con il reinserimento lavorativo, restituendo dignità a migliaia di persone. Questo tipo di agricoltura è oggi ben consolidata sul territorio: sono più di 3.500 le aziende del settore che vi si dedicano con successo, occupando 38mila addetti, con un fatturato di 300 milioni.

Le aziende agricole impegnate in progetti di agricoltura sociale sono unite da una visione dell’agricoltura che va ben oltre la coltivazione e la produzione. Pur mantenendo un forte legame con la terra, sono state capaci di evolversi al punto di trasformarsi in un collegamento tra persone e processi sociali e culturali diversi, dimostrando il loro valore decisivo per le comunità rurali.

Tutte le info per candidarsi alla VII edizione bando, che sarà attivo fino alla mezzanotte del 20 ottobre 2022, su www.coltiviamoagricolturasociale.it 

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Censimento, l’Istat fotografa il processo di rafforzamento imprenditoriale del settore primario

Il VII Censimento generale dell’agricoltura dell’Istat “fotografa” il processo di rafforzamento imprenditoriale del settore primario: aziende sempre più grandi e strutturate, gli investimenti in innovazione e digitale spingono verso l’agricoltura del futuro.

Dai dati presentati oggi emerge chiaramente il profilo dell’azienda agricola del futuro, con elementi valorizzati più volte da Confagricoltura: imprese di dimensioni maggiori rispetto al passato, che mettono al centro della propria strategia le innovazioni e il digitale. Imprese impegnate nella diversificazione delle proprie attività, a partire dalla produzione di energia rinnovabile.

Il processo in atto – evidenzia Confagricoltura – è testimoniato dalla riduzione del numero di aziende dal 2010 al 2020 (- 29,9%) a fronte di un aumento delle dimensioni, con il traguardo storico di 11 ettari in media per impresa. Senza però dimenticare che, aldilà della posizione in ambito europeo in termini di estensione media delle aziende, l’agricoltura italiana è al primo posto per creazione di valore aggiunto.

Strutture aziendali più organizzate portano anche un innalzamento dell’offerta di lavoro. L’Istat descrive un settore in cui il lavoro familiare resta prevalente, ma che vede una crescita interessante di quello salariale.

Dall’indagine emerge con chiarezza un modello di impresa che coincide, sostanzialmente, con quello a cui guarda Confagricoltura, che tuttavia avverte: “Bisogna allungare il passo. Ad esempio è ancora limitata la presenza di giovani agricoltori che, insieme all’imprenditoria femminile, sono in grado di dare una maggiore spinta verso la modernizzazione”.

L’ultimo Censimento – conclude Confagricoltura – descrive un mondo agricolo vitale e orientato allo sviluppo sostenibile, che può ancora crescere per conquistare nuovi spazi sui mercati interni e a livello internazionale.

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Export, Berlino: le aziende di Confagricoltura protagoniste a Fruit Logistica

La tavola rotonda all’ambasciata sulle prospettive del settore e il convegno sul futuro della logistica

 

Confagricoltura è presente alla kermesse berlinese in forze, con uno stand istituzionale e numerose aziende ortofrutticole associate partecipanti, a testimoniare l’importanza del mercato tedesco, che assorbe circa il 30% in valore del nostro prodotto fresco e quasi il 20% del trasformato. Nel 2021 abbiamo segnato un +10% per gli ortaggi, il +2,7% per la frutta. Bene anche il trasformato (+5,8%).

 

In occasione dell’inaugurazione della Fiera, ospitati dall’Ambasciatore, S.E. Armando Varricchio nella prestigiosa sede dell’ambasciata italiana, alla presenza del ministro degli Esteri Luigi Di Maio, si è discusso dell’incerto quadro internazionale economico e di mercato in cui i nostri imprenditori si trovano ad operare. Nella tavola rotonda, organizzata da Confagricoltura insieme ai partner Fruitimprese, ICE Agenzia e la rappresentanza italiana di Messe Berlin/Fiera di Berlino, si è discusso della difficile fase congiunturale, in vista di una revisione della recente Riforma dalla Politica agricola comunitaria.

 

“La nostra ortofrutta – ha rimarcato Giansanti – si distingue per l’elevata qualità e la sicurezza superiore alla media della UE. Ha una performance positiva in valore nelle esportazioni, che si riflette in un aumento del saldo della bilancia commerciale. Preoccupa anche la diminuzione delle esportazioni polacche e greche in Ucraina, dal momento che i volumi invenduti rischiano di sovrapporsi con le produzioni nazionali”.

 

“Il settore ortofrutticolo – ha aggiunto – vale 14 miliardi e rappresenta il 27% del totale della produzione agricola nazionale. Il nostro obiettivo è, nonostante le oggettive difficoltà politico sanitarie dopo oltre due anni di pandemia e collegate all’attuale conflitto russo ucraino, di promuovere queste eccellenze per creare ulteriori opportunità, salvaguardare la competitività delle imprese nella difficile fase congiunturale, superare le criticità “storiche”, affrontando i punti di debolezza del comparto, come i costi di produzione più alti dei competitor e la logistica non adeguata alla estrema rapidità degli scambi”.

 

E proprio sulla logistica, nel convegno organizzato da Confagricoltura Salerno, si è affrontato il tema dell’hub del freddo. L’Italia ha pesanti gap che ostacolano l’export: il 90% della merce viene trasportata su gomma e circa la metà delle esportazioni italiane destinate al mercato europeo viaggia lungo l’asse scandinavo/mediterraneo. Per l’ortofrutta è più conveniente partire dal Marocco e arrivare ad Amsterdam, che andare dalla Sicilia a Berlino. Per non parlare della conservazione della merce in occasione dei periodi di picchi produttivi.

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Fruit Logistica, Confagricoltura a Berlino con le aziende leader dell’ortofrutta italiana

Confagricoltura sarà presente a Berlino, dal 5 al 7 aprile, a Fruit Logistica, la più importante fiera dedicata all’ortofrutta che torna dopo un anno di assenza e un posticipo rispetto al tradizionale mese di febbraio.

Rispetto agli altri anni, Confagricoltura prenderà parte a Fruit Logistica con uno spazio istituzionale nel Padiglione 2.2 (Stand B-01), da sempre quello di riferimento per l’Italia.

Nutrita e qualificata è la partecipazione delle aziende aderenti alla Confederazione, testimoni, in particolare, di un alto livello di innovazione che le porta ad essere maggiormente competitive sui mercati internazionali.

L’edizione 2022 ricade in un momento delicato e difficile per l’economia mondiale, alla luce del conflitto in Ucraina e degli esiti della pandemia, ma il settore ortofrutticolo italiano continua ad esprimere performance molto positive in termini di valore ed export. Le imprese presenti a Fruit Logistica dimostrano questa vitalità.

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L’ortofrutta italiana – spiega Confagricoltura – rappresenta oltre ¼ del totale della produzione agricola nazionale (il 27% per la precisione), con un valore di circa 14 miliardi di euro, posizionandosi all’ottavo posto mondiale tra i Paesi produttori. (Tabella 1).

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Sul fronte delle esportazioni, l’Italia è il sesto Paese al mondo con un valore di 9,5 miliardi di euro tra ortofrutta fresca e trasformata e un significativo +5,3% nel 2021 (Tabella 2) che conferma il comparto al primo posto tra le voci dell’export nazionale.

A trainare le vendite all’estero è il segmento della frutta fresca, in particolare mele, kiwi, pere, pesche e nettarine.

La Germania – conclude Confagricoltura – è il primo mercato di sbocco, che cresce ancora arrivando ad assorbire il 30% del valore del nostro prodotto fresco e circa il 20% di quello trasformato.

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Ucraina, Confagricoltura chiede un piano di emergenza per l’agroalimentare. Giansanti: gestire le conseguenze economiche delle sanzioni

“Un piano di emergenza per il settore agroalimentare, coordinato dalla Commissione europea, per assicurare la continuità dei cicli produttivi e garantire i rifornimenti”: è la richiesta lanciata dal presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, per far fronte alle conseguenze della crisi in Ucraina.

“Lo squilibrio dei mercati agroalimentari, innescato nel 2014 dall’annessione della Crimea da parte della Federazione Russa, rese necessario un intervento di sostegno del bilancio europeo di un miliardo di euro – ricorda Giansanti – La situazione e le prospettive attuali sono ben più gravi, tra aumento dei prezzi e vere e proprie carenze di produzione”.

“Vedremo in dettaglio l’elenco delle sanzioni in ambito commerciale decise ieri sera dal Consiglio Europeo – prosegue il presidente di Confagricoltura – a cui seguiranno le scontate reazioni di Mosca. Ma i segnali che arrivano dai mercati già destano profonda preoccupazione”.

I prezzi del gas e del petrolio continuano a salire e sono praticamente ferme le partenze di cereali dai porti dell’Ucraina. Sono quindi a rischio le esportazioni verso i principali mercati di sbocco costituiti da Egitto, Turchia, Indonesia e Marocco.

Il mercato internazionale dei cereali è sotto pressione, anche a causa delle stime relative alla contrazione dei raccolti in Argentina e Brasile per la carenza di piogge – segnala Confagricoltura – E’ destinato quindi a salire il costo per l’alimentazione del bestiame che già alla fine dello scorso anno ha fatto registrare un rialzo del 30%”.

I future relativi al grano sono saliti in un giorno del 6%, mentre sono in calo del 2% quelli del bestiame.

Confagricoltura ricorda, inoltre, che dall’inizio di febbraio le autorità di Mosca hanno bloccato le esportazioni di nitrato di ammonio, che è utilizzato per la produzione di fertilizzanti. Al momento, il blocco proseguirà fino ad aprile.

“Le sanzioni varate dalla UE riguardano anche la Bielorussia” – segnala Giansanti – che ha deciso il blocco delle importazioni di prodotti agroalimentari dagli Stati membri. Sono già crollate le esportazioni di mele e pere dall’Unione”.

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