Marchese Ragona (Confagricoltura Sicilia): “Nel territorio regionale 26 dighe non collaudate. E a pagarne le spese sono gli agricoltori siciliani”

Riportiamo di seguito il testo dell’intervista realizzata da Giuliano Spina (Quotidiano di Sicilia) al Presidente di Confagricoltura Sicilia, Avv. Rosario Marchese Ragona, pubblicata nella versione cartacea del Giornale del 7 luglio 2022

Alte temperature (dovute al cambiamento climatico) e infrastrutture inadeguate, rete irrigua e dighe, stanno portando la Sicilia verso la desertificazione

Ritorna l’estate e in Italia torna a essere d’attualità il problema della siccità. Le regioni della parte settentrionale della nostra penisola infatti stanno subendo più di qualsiasi altra zona d’Italia gli effetti devastanti delle alte temperature e della desertificazione. Ciò in relazione anche allo stato attuale dei corsi d’acqua, con il Po, il maggiore fiume italiano, che ha valori minimi che si aggirano intorno al 30% della media stagionale con livelli di bassezza della superficie mai visti prima.

Le cause dell’eccezionale siccità

Le cause sono da addebitare prima di tutto alle alte temperature, che quest’anno registrano una media stagionale di 1.7 C° in più rispetto al periodo 1981-2010, e alle piogge sempre più scarse in ogni parte d’Italia, con un 80% di pioggia in meno nell’ultimo periodo tra dicembre e gennaio.

siccitàMa oltre a ciò c’è anche l’uso che si fa dell’acqua e i numeri in tale senso sono allarmanti perché secondo la Società Italiana di Medicina Ambientale ogni italiano consuma 245 litri di acqua al giorno.

La situazione in Sicilia

Gli effetti sono devastanti per l’agricoltura e per la biodiversità, con morie di pesci nei tratti fluviali e nelle zone umide che sono rimaste a secco.In Sicilia quest’anno però la problematica sta assumendo proporzioni più basse rispetto al resto della nazione grazie soprattutto agli oltre 572 milioni di metri cubi di acqua contenuti attualmente negli invasi. Un dato che mette l’Isola fuori da un’eventuale emergenza idrica, ma che non distrae gli addetti ai lavori dalla problematica, che viene “tenuta in vita” dall’obsolescenza della rete idrica regionale, che registra perdite di acqua per oltre il 40 %.

Marchese Ragona (Confagricoltura Sicilia): “Ben 26 dighe non collaudate”

Rosario Marchese Ragona, presidente di Confagricoltura Sicilia, sottolinea in primis come parecchie dighe non siano collaudate e anche come i primi a pagare le conseguenze di ciò siano gli agricoltori.

Il Presidente di Confagricoltura Sicilia, Avv. Rosario Marchese Ragona

 

Oltre a ciò però svela alcuni particolari riguardo ai progetti presentati per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. “Dobbiamo considerare il fatto che ci sono ben 26 dighe non collaudate  – afferma Ragona Marchese -.  Si rischia la desertificazione e di questo sono una prova le produzioni agricole che scarseggiano. Durante il periodo invernale i rubinetti delle dighe vengono aperti dagli enti preposti e l’acqua si riversa in mare.

I Consorzi di Bonifica hanno delle reti fatiscenti e agli agricoltori vengono recapitate cartelle esattoriali per pagare un beneficio irriguo che non hanno. Invece non devono accollarsi debiti non causati da loro, perché si parla per l’esattezza di 85 euro a ettaro, una cifra finora mai concordata con i sindacati.

La Regione Siciliana ha messo in moto un meccanismo per sistemare la rete idrica dell’Isola, ma quello che chiedo da presidente di Confagricoltura Sicilia è l’incremento della dotazione finanziaria nel Bando per i Laghetti per creare delle riserve per i privati.

Questa potrebbe essere una misura tampone per mettere a norma in seguito le dighe e sistemare le condutture. Alcuni progetti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza sono stati recuperati e per questo immagino che fossero cantierabili. Lo scorso 23 marzo abbiamo ricevuto noi di Confagricoltura l’ambasciatore dell’Israele per avviare una collaborazione per consentire anche qui in Italia e in particolar modo in Sicilia l’adozione delle tecnologie adottate nel loro Paese con poca acqua”.

 

Fonte: Quotidiano di Sicilia

 

 

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Assemblea Confagricoltura: innovazione, digitalizzazione, infrastrutture e semplificazione per un’agricoltura competitiva

“Quello che proponiamo è un vero e solido rilancio dell’agricoltura come settore strategico per il futuro dell’economia italiana”: questo il passaggio centrale della relazione svolta dal presidente della Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, nella seconda giornata dell’Assemblea dell’Organizzazione che si è conclusa ieri a Roma. Presente ai lavori anche l’Unione di Ragusa, nella persona del presidente dott. Antonino Pirrè.

“I vincoli che frenano il sistema produttivo si trovano fuori dalle imprese – ha detto Giansanti -. Modernizzazione delle infrastrutture per arrivare con facilità sui mercati di tutto il mondo. Diffusione delle innovazioni tecnologiche – a partire dal digitale – per far crescere la competitività. Costi di produzione allineati sui livello di quelli dei nostri principali concorrenti. Una Pubblica Amministrazione efficiente a livello centrale e in tutte le Regioni.

Nello scenario che le imprese hanno di fronte incide pure, e in misura rilevante, la nuova politica commerciale avviata dal presidente degli Stati Uniti d’America.

“E’ un fatto positivo la ripresa del negoziato bilaterale per porre fine alla “guerra commerciale” in corso” – ha rimarcato Giansanti -. Resta il fatto che il sistema multilaterale di regolazione degli scambi è entrato in una crisi irreversibile. La diffusione del protezionismo farebbe crollare il “Made in Italy” di settore. Ecco perché difendiamo gli accordi di partenariato economico negoziati dalla Commissione europea se l’analisi dei costi e dei benefici è positiva.”

“Occorre vigilare attentamente sulle regole in materia di sicurezza alimentare, tutela del lavoro e protezione delle risorse naturali – ha continuato il presidente di Confagricoltura -. Ma non ci sono altri strumenti a disposizione, oltre agli accordi commerciali dell’UE, per continuare a far crescere le esportazioni italiane sui mercati di tutto il mondo. Chi critica gli accordi commerciali dell’UE non ha mai indicato soluzioni alternative. Di sicuro, non c’è crescita puntando solo sulla domanda interna.”

“Da imprenditori, come sempre, giudicheremo sui fatti – ha detto Giansanti -. Però, dobbiamo riconoscere in termini positivi che in questa fase politica si è tornati a parlare di crescita, di investimenti, di reddito e di occupazione.”

L’Unione Europea ha di fronte importanti scadenze che culmineranno alla fine di maggio dell’anno venturo con le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo: il negoziato sulla Brexit, la riforma della PAC, il nuovo quadro finanziario dell’Unione per il periodo 2021-2027.

“I tre dossier – ha sottolineato il presidente di Confagricoltura – hanno un filo conduttore comune: le decisioni che saranno assunte avranno un forte impatto sulle prospettive delle nostre imprese”.

Brexit. “Vedremo quelle che saranno nelle prossime settimane le decisioni delle istituzioni britanniche. Noi ci auguriamo un esito positivo, con l’entrata in vigore dell’accordo di recesso che tutela in modo adeguato il settore agricolo, comprese le indicazioni geografiche e di qualità. Ma dobbiamo prepararci a tutti gli scenari: anche a quello di una Brexit senza intese.

Proponiamo, al riguardo, la creazione di una “task force” al ministero delle Politiche agricole, per supportare le imprese nella fase di adattamento che sarebbe particolarmente difficile”.

Riforma della Pac. “Ormai è scontato che andiamo verso una proroga della normativa vigente. Il negoziato sulla “PAC post 2020” sarà chiuso dal Parlamento europeo che sarà eletto a fine maggio dell’anno venturo e dalla nuova Commissione che si insedierà a novembre 2019. La richiesta della nostra Organizzazione, condivisa con le principali associazioni degli agricoltori europei è chiara: nessuna discriminazione ai danni delle imprese di maggiori dimensioni che si avrebbe con il plafonamento e la degressività sugli aiuti diretti della Pac. E si proceda verso un’effettiva semplificazione”.

Quadro finanziario dell’Unione europea. “La Commissione europea ha proposto un drastico taglio dei fondi da destinare all’agricoltura nel periodo 2021-2017. In particolare, per i programmi di sviluppo rurale il taglio sarebbe di quasi il 20 per cento. La partita è aperta perché la decisione finale, all’unanimità, spetta ai capi di Stato e di governo dell’Unione. Il Parlamento europeo e il governo italiano, va sottolineato, si sono schierati a favore dell’invarianza delle risorse da destinare all’agricoltura”.

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“I ritardi infrastrutturali pesano sulla competitività delle imprese agricole”

“L’agricoltura italiana ha bisogno di un sistema infrastrutturale moderno ed efficiente, che garantisca la piena mobilità di persone e merci e l’accessibilità all’Europa di tutte le aree del territorio nazionale, rendendo il Paese competitivo sui mercati internazionali.” Lo ha detto il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti intervenendo ieri a Torino alla manifestazione alle Ogr a favore della Tav.

Giansanti ha ricordato che nell’Europa a 28 l’Italia è al 21° posto per quanto riguarda le strutture portuali e aeroportuali, al 19° per quelle ferroviarie, al 18° per la rete stradale. E la copertura internet interessa solo il 77% del territorio, contro una media europea dell’82%.

“Con questi numeri – ha detto il presidente di Confagricoltura – sono evidenti le ricadute in termini di competitività sul nostro sistema agricolo ed agroalimentare.”

Negli ultimi 10 anni gli investimenti infrastrutturali in Italia siano calati in maniera costante. Nel 2007 ammontavano a 13,66 miliardi di euro, nel 2010 a 3,39 miliardi di euro, nel 2015 a 5,15 miliardi di euro; mentre la Germania, sempre nello stesso anno, era a 11,69 miliardi di euro, la Francia a 10,01 miliardi di euro e l’UK a 9,07 miliardi di euro.

torino

“Inoltre – ha aggiunto Giansanti – il 57,7% degli scambi internazionali dell’Italia avviene con gli altri Paesi dell’Europa. In tale contesto, la macroregione subalpina del Nord Italia e del Centro-Est della Francia è uno snodo cruciale dell’economia continentale e come tale meriterebbe, non solo un progetto di più forte e articolata cooperazione italo-francese, ma anche il completamento di tutte le opere infrastrutturali, TAV in primis, che possano rendere quest’area più moderna e competitiva. Senza contare che le quattro regioni del Nord d’Italia contribuiscono per il 62% al Prodotto interno lordo dell’agricoltura”.

“Al di là dei Si e dei No – ha concluso il presidente di Confagricoltura – noi siamo per l’Italia. Un’Italia che ha un impellente bisogno di interventi infrastrutturali sulle sue reti, sul trasporto, sulla banda larga, sulle città, sugli investimenti immateriali, sulla ricerca scientifica. Superare il gap infrastrutturale significa permettere di avere imprese più competitive e quindi un maggiore sviluppo dell’intero Paese”.

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