Dirillo e Ficuzza: la strana storia del fiume e del torrente di nessuno tra Acate e Gela
Confagricoltura Ragusa: “Sollecitiamo le autorità preposte ad intervenire. Non sono tollerabili ulteriori danni alle nostre aziende che operano nel territorio”
La vicenda che stiamo per raccontarvi ha del paradossale e dell’inquietante e ha come protagonisti il fiume Dirillo e il torrente Ficuzza, a confine tra Acate e Gela, nonché diverse importanti aziende agricole presenti su un pezzo di Sicilia, a quanto sembrerebbe, di nessuno.
In che senso di nessuno? Ve lo spieghiamo subito: appena qualche giorno fa, durante l’ultima ondata di maltempo che si è abbattuta sulla Sicilia sudorientale, il torrente Ficuzza è esondato, all’altezza dell’intersezione con la SS 115, trasportando con sé detriti di ogni genere che hanno ostruito il ponte di attraversamento, assolutamente privo della necessaria manutenzione; in questo modo, il torrente ha invaso i terreni a valle, con danni notevoli a impianti seminativi e vigneti.
Non è la prima volta che avvengono fatti simili in tempi recenti in questa zona cerniera tra la provincia di Ragusa e quella di Caltanissetta: appena un mese fa importanti aziende agricole operanti nell’area, hanno subìto una grave inondazione dei propri terreni a causa dello straripamento del fiume Dirillo, vedendosi costretti a rimuovere l’acqua di superficie al fine di impedire danni gravissimi alle colture.
Già in quella occasione, un imprenditore socio di Confagricoltura che possiede circa 80 ettari di terre coltivate nelle aree danneggiate, ha inoltrato regolare segnalazione per iscritto sia al Genio Civile che all’Autorità di Bacino del Distretto Idrografico della Sicilia. La risposta? Il Genio Civile si è dichiarato non competente; l’Autorità di Bacino? Non pervenuta.
“Non è ammissibile che, proprio laddove ricadono importanti aziende agricole, ci siano terre di nessuno. La prevenzione del rischio di dissesto idrogeologico in questa zona particolarmente esposta è inderogabile. Rivolgiamo un appello alle autorità competenti e al Presidente della Regione, Nello Musumeci, affinché lo Stato ritorni laddove è necessario che sia. Le nostre aziende sono stanche e rischiano, a causa dell’incuria di chi dovrebbe monitorare e pulire questi corsi d’acqua, di perdere importanti investimenti. Non intervenire, inoltre, vuol dire mettere a rischio la sicurezza di tutti”: così interviene sulla questione il presidente di Confagricoltura Ragusa, dott. Antonino Pirré.
“Ci aspettiamo risposte solerti – aggiunge il presidente Pirrè – a garanzia della serenità degli imprenditori che credono nella nostra Terra e che, con il loro lavoro quotidiano, garantiscono ricchezza e benessere alla Sicilia, conquistando i mercati internazionali. Senza infrastrutture e senza prevenzione non può esserci sviluppo sano e duraturo”.
Ragusa, 18 dicembre 2019
L’addetto stampa
Bartolo Lorefice