Federico Castellucci, presidente della Federazione Vitivinicola di Confagricoltura

Il vigneto Italia alla prova dei cambiamenti climatici. Castellucci (Confagricoltura): “Raccolto in calo, pesano costi di produzione e mancanza di manodopera”

Nella foto, Federico Castellucci, presidente della Federazione Vitivinicola di Confagricoltura

Dopo anni di vendemmie anticipate, il 2023 ristabilisce l’equilibrio dei tempi di raccolta, in alcuni casi anche in ritardo, ma lascia il segno sulla quantità, in quasi tutta Italia in diminuzione dal 20 al 50%.

L’andamento climatico ha inciso profondamente sulla maturazione delle uve e sui volumi prodotti, sia per le gelate primaverili e le pesanti grandinate estive principalmente al Nord, sia per la peronospora, che è ricomparsa con virulenza, soprattutto al Centro Sud, a causa dell’umidità persistente.

E’ quanto è emerso nell’ultima riunione della Federazione Nazionale Vino di Confagricoltura, a cui hanno partecipato i presidenti delle Sezioni regionali par fare il punto della situazione prima dell’inizio della vendemmia.

Il calo si evidenzia in molte regioni: parte del Piemonte, Friuli Venezia Giulia, in parte della Liguria, Toscana, Emilia Romagna, Umbria, Marche, Abruzzo, Campania, Molise, Basilicata, Calabria, Puglia e Sicilia. In controtendenza Lombardia, Trentino Alto Adige e Veneto, dove oggi si valuta circa il 5% in più dei quantitativi rispetto al 2022.

“In un contesto così complesso, – afferma il presidente della Federazione Vino di Confagricoltura, Federico Castellucci – i viticoltori italiani hanno fatto tutto il possibile, ma  sono stati messi a dura prova per contrastare le fitopatie acuite dal clima bizzarro. Per chi fa viticoltura biologica, in alcune zone si prospetta addirittura una vendemmia più che dimezzata in termini di quantità. Le prossime settimane saranno decisive per valorizzare al meglio la produzione”.

A favorire la diffusione della peronospora sono stati le abbondanti piogge di tarda primavera e inizio estate. L’Italia non è la sola ad affrontare questo problema: anche i viticoltori francesi sono alle prese con la malattia che attacca in particolare le varietà più sensibili. “Molte lavorazioni – aggiunge Castellucci – non hanno potuto essere effettuate perché le condizioni climatiche hanno impedito l’accesso ai terreni”.

L’emergenza peronospora si inquadra nella problematica sempre più ampia e grave legate alle fitopatie nel settore agricolo, per il quale Confagricoltura chiede la predisposizione di un “Piano straordinario di azione per la lotta alla diffusione delle fitopatie” che analizzi, sviluppi e sostenga specifiche misure che portino a potenziare e rendere più efficace  la strategia nazionale di monitoraggio e contrasto delle malattie.

“Chi è riuscito a trattare i vigneti ha dovuto affrontare ulteriori costi per salvare il raccolto. Costi almeno raddoppiati, in alcuni casi triplicati rispetto ad annate ordinarie, per la lotta fitosanitaria (carburanti, personale, antiparassitari), i trattamenti necessariamente ripetuti e il gasolio, che incidono notevolmente sul conto economico finale e pesano sui bilanci delle aziende, già ridotti per la flessione dei consumi conseguente all’aumento dell’inflazione”.

“La crescita del prezzo delle uve attesa in alcuni areali – aggiunge Castellucci –  non sarà mai tale da compensare l’incremento dei costi sostenuto.

A queste problematiche si aggiunge la continua presenza dei cinghiali che non risparmia le vigne di tutta Italia.

In vista della prossima vendemmia permangono infine le difficoltà a reperire manodopera, che, per il settore vitivinicolo, rappresenta il 20% del totale delle assunzioni in agricoltura. Le nuove misure sui flussi non sono fluide nella gestione burocratica e, nonostante le buone intenzioni e l’apertura del governo alle richieste del mondo agricolo, si arenano ancora sulle pratiche amministrative, troppo lente rispetto ai tempi dettati dalla natura e dalle esigenze delle aziende.

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Vendemmia, Confagricoltura: calano i volumi, ma sulla qualità vince chi ha lavorato bene in vigna.

Giorni cruciali per il settore vitivinicolo. Se in alcune zone d’Italia la vendemmia è già in corso, eventuali piogge entro Ferragosto potrebbero essere decisive per definire l’annata 2022: siamo nel momento dell’ultima maturazione delle uve, che hanno sofferto l’estrema siccità della stagione.

 

Le prime considerazioni raccolte da Confagricoltura concordano su un calo generalizzato dei livelli quantitativi di almeno il 10%, più accentuato laddove ci sono state grandinate, mentre sulla qualità, mai come quest’anno si conferma determinante l’attenta gestione agronomica del vigneto.

 

Dal 2003, l’annata che ha segnato la svolta climatica con conseguenze evidenti sulle produzioni, l’intero settore primario e il suo indotto investono affinché il comparto vitivinicolo possa affrontare senza gravi conseguenze gli effetti del cambiamento climatico. Quindi, anche di fronte a stagioni difficili come questa, la qualità non sarebbe in discussione.

 

Preoccupano tuttavia le fitopatie. In Piemonte si segnala un aumento dei casi di Flavescenza Dorata, mentre nel Nord della regione, un’invasione di Popillia Japonica ha defogliato estese aree vitate. La vendemmia è iniziata in anticipo per le basi spumanti in alcune zone dell’Astigiano e dell’Alessandrino. Per il Moscato si partirà intorno al 20 agosto. Sui rossi oggi impossibile fare previsioni attendibili, ma c’è ottimismo.

 

In Liguria l’assenza di precipitazioni fa stimare un calo dei volumi dal 20%, con punte fino al 40%, e gradazioni alte.

 

In Lombardia la produzione potrebbe calare di oltre il 20%, soprattutto in alcune zone in cui ha grandinato. In una parte dell’Oltrepò Pavese, a causa di un evento meteo straordinario, ci sarà un calo di oltre il 60% del raccolto.

 

In Veneto i vigneti senza irrigazione sono in una situazione drammatica a cui si unisce la problematica della Flavescenza dorata in particolare per i bianchi. Il calo produttivo si attesterà sul 10%.

 

In Friuli la situazione vendemmiale si divide in base alla tipologia di terreni. In quelli più drenanti ghiaiosi, lo stress irriguo è maggiore, perché la forte evapotraspirazione ha limitato l’efficacia dell’irrigazione. Sulle varietà precoci si iniziano ad avere i primi arresti di maturazione da calore. Con meno acqua calerà non solo la qualità, ma anche la resa. Nei vigneti sui terreni più pesanti, invece, i danni saranno minori.

 

In Trentino, nelle aree di fondovalle, non si evidenziano situazioni di stress, in quanto i vigneti hanno a disposizione sufficiente dotazione idrica. I vigneti di Pinot grigio e Chardonnay coltivati in queste zone non dovrebbero avere risentito del clima, se non marginalmente. Diversa è la situazione per i vigneti in pedecollina e collina: nelle vigne che hanno subito stress idrico si nota un ridotto sviluppo degli acini, con possibile calo produttivo. Saranno fondamentali un’attenta e oculata gestione delle fasi di vinificazione, a partire dalla pressatura e dalla selezione dei mosti, che consentiranno di mantenere elevata la qualità delle produzioni.

 

Vendemmia anticipata in Emilia-Romagna. Le stime attestano un drastico calo del raccolto nelle aree collinari con una flessione produttiva
stimata nell’ordine del 25-30% in quanto risulta più difficile irrigare, ma a soffrire è anche la restante viticoltura in pianura, minacciata dalla carenza della risorsa idrica per le irrigazioni di soccorso e da fitopatie sempre più invasive. Qui la flessione si stima almeno del 10%.

 

In Toscana la totale assenza di piogge su quasi tutta la regione da circa tre mesi non consente di individuare facilmente l’andamento produttivo della vendemmia 2022 anche dal punto di vista qualitativo. Oltre alla perdita di peso dei grappoli, lo stress idrico sta limitando l’invaiatura in molte zone. Tutto dipenderà dalle piogge, sempre che arrivino in tempo.

 

In Umbria si stima un calo del 20%, ma, come in altre regioni, per i rossi è ancora presto fare previsioni attendibili.

 

Nelle Marche la situazione è molto variegata, a macchia di leopardo. In alcune zone il vigneto tiene abbastanza bene, in altre c’è un forte stress idrico già da fine luglio. Ci si aspetta una diminuzione di circa il 20% dei volumi rispetto alla media.

 

Nelle zone dell’Abruzzo in cui non si è potuto irrigare si potrebbe arrivare ad un decremento dei volumi produttivi delle uve del 20%. Laddove, al contrario, si è potuto irrigare, le prospettive quanti qualitative per l’annata sono ottime. Da considerare l’aumento dei costi di produzione.

 

In questa fase domina anche nel Lazio l’incertezza climatica che può far evolvere la stagione in estremamente positiva per quantità e qualità, o molto negativa per ambedue gli aspetti. Purtroppo le previsioni pendono per la seconda ipotesi.

 

In Molise l’andamento vendemmiale è nella norma. In termini quantitativi le aziende che potevano ricorrere all’irrigazione di soccorso non sono in grande sofferenza. I vigneti in asciutta hanno qualche problema, in particolare di blocchi vegetativi.
La qualità per le varietà precoci sarà buona, per quelle tardive occorre aspettare come evolverà la situazione. Dal punto di vista fitosanitario si registra solo qualche episodio di oidio sulle varietà sensibili.

 

Il territorio vitato della Campania è molto variegato anche sotto il profilo del clima. Difficile quindi, come per altre grandi regioni, un’unica previsione di vendemmia. Ad oggi si stimano valori produttivi in linea con l’ultimo quinquennio, ma se non pioverà nelle prossime settimane si potrebbero avere perdite fino al 10%.

 

In Calabria l’annata asciutta si presenta buona dal punto di vista fitosanitario. Mancano ancora oltre 15 giorni alla vendemmia delle prime uve, e quasi 40 per le altre più tardive. Si aspetta qualche pioggia di giusta intensità per aumentare un po’ in volume i grappoli. Per chi ha avuto la possibilità dell’irrigazione di soccorso, la situazione è ottimale.

 

La Basilicata alta è quasi del tutto priva di irrigazione e rappresenta il 70% del potenziale produttivo: avrà cali del 25%, mentre per la restante parte del territorio regionale si conta di avere una produzione in crescita del 15%, perché irrigua. Anche in Basilicata vendemmia in anticipo.

 

La Puglia è divisa: è iniziato in questi giorni il raccolto delle uve precoci, ma per la gran parte della vendemmia manca ancora un mese. La produzione in aridocoltura (soprattutto Salento) stima un calo del 20%, mentre è nella norma quella con irrigazione.

 

In Sicilia si vendemmia dagli ultimi giorni di luglio sul livello del mare, con le varietà internazionali. Le abbondanti piogge autunnali hanno riempito gli invasi. Chi ha vigneti irrigui si è difeso bene dal caldo degli ultimi 50 giorni e prevede una buona qualità. In generale, comunque, la diminuzione è dell’ordine del 10%. La vendemmia si protrarrà fino a fine ottobre, pertanto il caldo e le piogge potranno ancora influenzare le attuali previsioni.

 

In Sardegna, anche se il mese di agosto sarà determinante, si prospetta una buona annata per quantità e qualità. Buone notizie anche dal fronte fitosanitario, perché la scarsità delle piogge non ha favorito la diffusione delle malattie della vite, quali peronospora e oidio. La mancanza d’acqua è stata in parte compensata dall’umidità, pertanto sia per i bianchi, sia per i vini rossi, le previsioni al momento sono rosee.

 

Da Nord a Sud incide comunque l’aumento dei costi di produzione. E ad influire sul mercato ci saranno anche le giacenze.

 

“In prospettiva, alla luce della situazione economica attuale, – afferma il presidente della Federazione Nazionale Vino di Confagricoltura, Federico Castellucci – è ragionevole immaginare nel medio periodo un rallentamento del mercato del vino con minori scambi in volume e valore più contenuto. I consumatori potrebbero cominciare a rallentare l’acquisto di beni non di prima necessità, come il vino, anche nella grande distribuzione organizzata”.

 

La migliore reazione per il settore vitivinicolo italiano – secondo Confagricoltura – è essere ancora più concentrati sui mercati di esportazione, sia europei, sia di Paesi Terzi, come USA, Canada, ma anche del Sud Est asiatico, dove il nostro Paese è molto competitivo per il buon rapporto qualità/prezzo e per l’estrema varietà di prodotto, che da sempre è il punto di forza della nostra viticoltura.

 

“La consolidata immagine del vino italiano, sostenuta da opportune campagne di comunicazione, – conclude Castellucci – dovrebbe permetterci di affrontare positivamente questa sfida a livello internazionale”.

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Cancer Plan, Confagricoltura: evitato duro colpo per il vino italiano. La dieta mediterranea si conferma modello vincente

“Con il voto al Rapporto BECA si è evitato di compromettere il futuro del mondo del vino e il suo sviluppo sui mercati internazionali. Era fondamentale distinguere tra uso e abuso di alcol, poiché si riconosce il principio che non sono pericolosi i singoli prodotti, ma la quantità che ne viene assunta”.

Il presidente della Federazione Nazionale Vino di Confagricoltura, Federico Castellucci, commenta così il voto in plenaria del Parlamento europeo alla relazione sul rafforzamento delle strategie dell’Europa nel combattere il cancro.

“Ha prevalso il buon senso – afferma Castellucci – Con gli emendamenti passati si è evitato di dare ai consumatori informazioni errate che avrebbero condannato il vino a bevanda alcolica dannosa tout court per la salute”.

“Questo voto giova a tutto il settore agroalimentare italiano e alla dieta mediterranea, di cui viene di fatto ulteriormente riconosciuta la validità per uno stile di vita sano e una corretta alimentazione” – aggiunge il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti.

“Ringraziamo i parlamentari italiani che hanno recepito le preoccupazioni della filiera e hanno lavorato per evitare che si criminalizzassero i prodotti della nostra agricoltura”.

“E’ anche una vittoria contro il Nutriscore, – conclude Giansanti – un modello di etichettatura nutrizionale che va totalmente ripensato e che esce sconfitto dal voto al Rapporto Beca”.

Un’eccellente notizia per il territorio ragusano, vocato alla produzione vitinicola di qualità e dove insistono 1237 ettari di vigneti per la produzione di uva da vino (400 ettari per uva da vino DOP, 500 ettari per uva da vino IGP e 400 ettari per altri vini) e 2700 ettari per la produzione di uva da tavola*.

*Fonte: Istat 

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Vendemmia sempre più in balia degli eventi climatici

Uve sane, volumi in lieve calo. Grandine e ungulati preoccupano i viticoltori

 

Inizia il conto alla rovescia per la vendemmia 2021, che oggi si presenta con alcune caratteristiche comuni a tutto lo Stivale: ottima qualità delle uve, una produzione quantitativa in lieve calo rispetto allo scorso anno, ritardo della maturazione di circa una decina di giorni rispetto al 2020 e al 2019, in cui però si era anticipato molto rispetto alla media.

Tranne quindi in alcune zone della Sicilia – dove si inizia a raccogliere oggi lo Chardonnay per il forte aumento della temperatura con lo Scirocco che ha accelerato la maturazione dei grappoli in pochi giorni – per l’avvio vero e proprio della vendemmia occorre aspettare una decina di giorni.

La grande variabile – fa presente Confagricoltura – è il meteo: è sotto gli occhi di tutti come gli episodi di grandine, raffiche di vento e nubifragi si siano intensificati andando a colpire in maniera devastante alcuni territori, sebbene circoscritti. In altre zone è invece la siccità a creare problemi.

La fotografia attuale presenta quindi la Lombardia che fa i conti con il gelo primaverile e le recenti grandinate, oltre che con la siccità in alcune aree: si stima un 10% di volumi in meno rispetto al 2020, sperando che non ci siano ulteriori colpi di scena a livello meteorologico. In Franciacorta, dopo alcuni anni di vendemmie anticipate, si dovrebbe iniziare a raccogliere tra una decina di giorni con le basi per lo spumante.

In Piemonte la qualità si presenta elevata e la quantità in leggero calo rispetto allo scorso anno. Hanno sofferto alcune zone per la grandine, che ha colpito a macchia di leopardo e che continua a preoccupare in questi giorni. Nel Roero sono ancora evidenti i segni delle grandinate che hanno distrutto duemila ettari di vigne poche settimane fa.

Il Veneto sembra in controtendenza rispetto ai quantitativi del resto d’Italia. La produzione è maggiore di circa il 2%, grazie anche ai nuovi impianti. Si inizierà la vendemmia con il Pinot Grigio tra circa 2 settimane, quindi toccherà al Glera per la produzione di Prosecco.

In Trentino la primavera più fredda rispetto al 2020 ha procurato un ritardo nella maturazione dei grappoli di circa 15 giorni. Ottima la situazione fitosanitaria. Si inizierà a vendemmiare intorno al 28 agosto. Anche in questa regione la grandine ha colpito, sebbene su una fascia limitata, ma andando a distruggere la quasi totalità delle vigne in alcuni areali.

In Friuli Venezia Giulia il meteo ha alternato piogge e siccità. La Regione ha attivato un imponente sistema di monitoraggio contro la Flavescenza Dorata, che è in aumento e che arriva anche dalla vicina Slovenia. Si conta di iniziare a raccogliere la prima settimana di settembre.

In Liguria si calcola il 15% in meno di volumi, dopo annate molto abbondanti. Preoccupa la grandine, ma anche la presenza sempre più frequente di ungulati che procurano evidenti danni alle vigne.

La Toscana registra circa il 10 – 15% in meno di produzione per le gelate primaverili che hanno colpito alcune zone collinari. In linea la fase di maturazione, ma anche in queste zone i vignaioli devono lottare contro la presenza massiccia di cinghiali.

La Sardegna viticola ha subito danni importanti in Gallura, dove le gelate primaverili hanno provocato una riduzione che supera in alcune zone il 40% dei tradizionali volumi.

In Emilia Romagna le gelate di aprile hanno provocato danni importanti, e non tutte le aree si sono riprese con vigore. La maturazione è in lieve ritardo rispetto allo scorso anno; la qualità delle uve ad oggi è molto elevata. In qualche zona collinare si registra invece stress idrico.

Nelle Marche la situazione si presenta buona, con uve sane che hanno permesso di effettuare pochissimi trattamenti in vigna. In alcune zone il problema è la siccità.

L’Umbria ha patito le gelate di aprile e ora il problema è la mancanza di piogge in alcune zone. Allo stato attuale, il 2021 sembra registrare un recupero di volumi produttivi rispetto allo scorso anno.

Analoga la fotografia dell’Abruzzo, che oggi presenta la prospettiva di un calo di volumi intorno al 12% e qualche problema di siccità, al momento non preoccupante.

Nel Lazio recupera la produzione con un +5% rispetto al -10% dello scorso anno. Le uve sono sane e i trattamenti sono stati minimi.

La Puglia deve fare i conti con la mancanza di piogge che ha rallentato la maturazione. I volumi sono in linea con il 2020. Si prospetta la vendemmia intorno a Ferragosto per le basi spumanti e a fine mese per il Primitivo.

In Campania la zona del Casertano ha sofferto maggiormente la siccità, ma per ora le prospettive sono buone sia in termini quantitativi, sia qualitativi.

Anche in Calabria si prospetta una buona vendemmia, con volumi superiori rispetto a un magro 2020.

“La situazione è in continua evoluzione e l’uva, che nella maggior parte delle regioni è in fase di invaiatura, è nel momento cruciale della sua maturazione – commenta Federico Castellucci, presidente della Federazione Vino di Confagricoltura – In pochi giorni può cambiare completamente il quadro: l’innalzamento delle temperature accelera lo sviluppo e alza la gradazione zuccherina degli acini, andando quindi a modificare lo stato dell’arte e i tempi della vendemmia”.

“Certamente i cambiamenti climatici influiscono sempre di più sulla viticoltura e comportano anche un approccio agronomico adeguato alle nuove esigenze. Su questo si deve lavorare, non solo in Italia, dato che la questione è globale e riguarda da vicino anche i nostri principali competitor enologici. Come spesso Confagricoltura ha ricordato, – conclude Castellucci – serve uno sforzo comune per il bene del pianeta e anche per le sue economie”.

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Se il vino non riparte, l’Italia perde occupazione, economia, cultura e paesaggio

Con 356mila aziende, 650mila ettari vitati, 50 milioni di ettolitri e un valore di 13 miliardi di euro, il comparto vitivinicolo è una delle eccellenze più rappresentative dell’Italia, non soltanto per il primato mondiale di volumi produttivi, ma per il significato che tutto ciò rappresenta in termini economici, occupazionali, culturali e paesaggistici. Tuttavia, il brusco calo dell’export e il perdurare della chiusura di ristoranti, bar ed enoteche nella fase 2 dell’emergenza Coronavirus mettono a rischio la sopravvivenza del settore, che conta 1,3 milioni di addetti.

Confagricoltura evidenzia che il 35% del vino è consumato nel canale HoReCa, che assorbe il 55% del valore del comparto. Il lockdown di queste attività fino a inizio giugno, sommato al mancato recupero crediti degli ultimi mesi di vendite, farà perdere oltre il 40% del fatturato delle aziende.

“La maggior parte delle piccole e medie imprese vitivinicole italiane – spiega il presidente della Federazione Vino di Confagricoltura, Federico Castellucci – non serve la grande distribuzione, ma ha come principali canali di riferimento quello tradizionale e quello della vendita diretta in azienda, anche negli agriturismi, di fatto bloccati dalle restrizioni dei DPCM”.

“Il tracollo del settore vino – continua – avrebbe conseguenze nefaste per l’economia del Paese, con gravi perdite occupazionali e anche per l’ambiente, con alcune aree vitate che potrebbero essere abbandonate senza alternative sostenibili”.

La vitivinicoltura italiana, che ha origini antiche ed è immagine e sostanza di innumerevoli territori, più di altre al mondo ha un forte legame con le caratteristiche pedoclimatiche di ogni regione: queste peculiarità danno ai nostri vini un valore unico e irripetibile. Condannare la vitivinicoltura italiana al collasso, pertanto, significa condannare un settore che, insieme all’arte, alla cultura e alla gastronomia, costituisce l’identità e la fortuna del nostro Paese.

Confagricoltura ha proposto una serie di interventi, come la rinegoziazione del debito, la sospensione delle rate per 12 mesi, la concessione dei contributi in conto interessi, l’attivazione del pegno rotativo anche per il vino e lo sviluppo di garanzie sui crediti. Si è inoltre attivata per l’avviamento della vendemmia verde, anche parziale, per un sostegno allo stoccaggio dei vini di qualità e per una possibile distillazione di crisi accompagnata da un’adeguata riduzione delle rese per ettaro.

“Se in una fase critica come questa non si riesce ad avere una forte e immediata iniezione di liquidità, senza troppa burocrazia – conclude Castellucci – molte aziende rischiano realmente di non poter neanche arrivare al termine dell’emergenza Covid-19 e si vedranno superate dai concorrenti degli altri Paesi europei ed extraeuropei”.

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Coronavirus, Confagricoltura: “Decisione responsabile il rinvio di Vinitaly al 2021”

“La decisione di posticipare di un anno il Vinitaly è una scelta responsabile. Confagricoltura appoggia questa scelta, seppur dolorosa ma inevitabile, che recepisce le preoccupazioni delle aziende associate rispetto al posticipo della fiera precedentemente annunciato per giugno di quest’anno”.

Il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, commenta così la comunicazione ufficiale di VeronaFiere relativa al rinvio di un anno del più importante appuntamento fieristico dedicato al comparto vinicolo e anche a quello dell’olio con “Sol”, che si svolge in contemporanea con il Vinitaly.

Aggiunge Federico Castellucci, presidente della Federazione Nazionale Vino di Confagricoltura: “Partecipiamo sempre alla manifestazione con un ricco programma di approfondimento e incontri, pertanto Confagricoltura non farà mancare, ora più che mai, il proprio appoggio nella rimodulazione del calendario di Verona e degli eventi internazionali organizzati dall’ente Fiera per il comparto”.

Il mondo del vino, che traina l’agroalimentare del Paese anche nelle esportazioni che superano i 6 miliardi di euro, sta attraversando un momento di grande difficoltà a causa dell’emergenza Coronavirus, ma i produttori italiani sono uniti nella volontà di ripartire quanto prima per riportare nel mondo la qualità e il valore del grande patrimonio vitivinicolo italiano.

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La Federazione Vitivinicola di Confagricoltura a Bruxelles per discutere di Pac, Brexit ed etichettatura

La Federazione Nazionale Vitivinicola (FNV) di Confagricoltura, guidata da Federico Castellucci ha incontrato i rappresentanti della Commissione europea, gli eurodeputati e i delegati del Copa-Cogeca (rappresentanza Europea degli agricoltori e delle cooperative a cui Confagricoltura aderisce).

“Sono molti i dossier aperti a livello europeo che investono pienamente le imprese vitivinicole e che richiedono risposte puntuali – ha detto Castellucci – ancor più tenendo conto dell’importanza del settore quale ambasciatore del Made in Italy agroalimentare, della cultura italiana nel mondo e anche per il profilo occupazionale che riveste”.

Con i deputati e i rappresentanti della Commissione europea, la FNP ha discusso sui molteplici aspetti legati al futuro del comparto, quali etichettatura, Brexit, aspetti fiscali, riforma della PAC, new breeding techniques, vendita a distanza e regolamento di transizione della PAC.

Accolti dall’on. Carlo Fidanza, i delegati dei vitivinicoltori di Confagricoltura hanno espresso in particolare le loro preoccupazioni in merito alla Brexit, sottolineando la perdita di mercato che accompagnerebbe l’uscita del Regno Unito dalla UE e il rischio che tale Paese, essendo membro del Commonwealth, possa eventualmente sostituire le importazioni dei vini UE, in primis con quelli australiani.

Le questioni legate al mercato interno sono state discusse anche con l’on. Brando Benifei, capo delegazione PD al Parlamento europeo, che ha condiviso la perplessità sui sistemi di etichettatura tipo Nutriscore. Da parte di Confagricoltura si è sottolineato come le etichette “a semaforo” mettano sul banco degli imputati proprio prodotti come il vino, che, se consumati morigeratamente, fanno bene alla salute e non il contrario.

Di riforma della PAC si è discusso, tra gli altri, con gli europarlamentari Paolo De Castro ed Herbert Dorfmann, con cui la FNP si è confrontata sul mantenimento dell’attuale politica di promozione prevista per il settore, sui diritti di impianto e sulle nuove tecniche di ibridazione genetica. Federico Castellucci ha sollecitato una revisione dei criteri di autorizzazione che tengano conto della specificità delle aziende vitivinicole, che sono dinamiche e soffrono per i lunghi tempi autorizzativi.

Riforma della Pac ed etichettatura sono stati anche al centro dell’incontro con gli esponenti della Commissione europea.

In sede COPA-COGECA, infine, Confagricoltura ha discusso di azione di lobbying e di aspetti specifici legati al settore primario, quali etichettatura, tassazione, commercio internazionale, questioni fitosanitarie e ambiente.

 

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