Aumenta l’export agroalimentare Ue, Confagricoltura: “Settore da valorizzare con importanti obiettivi di crescita”

Nell’anno della pandemia, il settore agroalimentare ha garantito i rifornimenti nel mercato unico europeo. Non solo, sono anche aumentate le esportazioni fuori dalla Ue, a fronte di una contrazione del commercio internazionale di oltre il 5% a livello mondiale.

Secondo i dati definitivi della Commissione europea, evidenzia Confagricoltura, l’export di settore si è attestato nel 2020 a 184 miliardi di euro, con un aumento dell’1,5% sull’anno precedente. Il saldo dell’interscambio commerciale con i Paesi terzi si è chiuso in attivo per 62 miliardi, tre punti percentuali in più rispetto al 2019.

“I dati dimostrano una volta di più la vitalità economica dell’agroalimentare europeo. E’ un asset strategico da salvaguardare e valorizzare” – dichiara il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti.

“Da sottolineare anche i risultati ottenuti dal Made in Italy: con circa 46 miliardi di euro, le esportazioni di settore sono arrivate a incidere per oltre il 10% sul totale delle vendite all’estero dell’Italia”.

L’export della Ue è stato trainato lo scorso anno dal forte aumento degli acquisti cinesi di carni suine (oltre 2 miliardi in più sul 2019) e grano (1,7 miliardi). Di converso, le limitazioni del canale HoReCa per l’emergenza sanitaria hanno frenato le esportazioni di vini sui mercati dei Paesi terzi (1,2 miliardi di euro in meno).

“Ora dobbiamo essere pronti a intercettare la ripresa economica, già in atto in Cina e nel continente asiatico” – rileva Giansanti.

“Il prodotto interno lordo farà segnare quest’anno negli Stati Uniti un rialzo di oltre il 6%, quasi il doppio rispetto alle stime riferite alla Ue. Le stime del WTO indicano una ripresa del commercio internazionale superiore all’8% sul 2020”.

“Ci sono tutte le condizioni per riprendere il percorso di crescita che ha visto le esportazioni agroalimentari italiane raddoppiare nell’arco di dieci anni” – aggiunge il presidente di Confagricoltura.

“L’export agroalimentare della Spagna ha sfiorato nel 2020 i 57 miliardi di euro. E’ un traguardo che possiamo raggiungere e migliorare, – conclude Giansanti – a vantaggio di tutte le componenti della filiera e dell’economia italiana. Dobbiamo porci obiettivi ambiziosi in termini di crescita”.

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USA, inizia l’era Biden: momento del dialogo per superare dazi e ritorsioni commerciali

“C’è la possibilità di rilanciare un dialogo costruttivo sulle relazioni commerciali tra Unione europea e Stati Uniti d’America, superando definitivamente la stagione dei dazi e delle misure di ritorsione”. Così il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, a proposito dell’insediamento ufficiale di Joe Biden alla Casa Bianca.

“Un primo positivo segnale potrebbe arrivare, ci auguriamo in tempi brevi, con un accordo sulla vicenda degli aiuti pubblici ai gruppi Airbus e Boeing, evidenzia Giansanti, che ha determinato l’imposizione di dazi doganali anche sul settore agroalimentare assolutamente estraneo alla vicenda”.

Al riguardo, Confagricoltura ricorda che dall’ottobre 2019 sono sottoposte a un dazio aggiuntivo del 25% le esportazioni italiane di formaggi, agrumi, salumi e liquori destinate al mercato Usa, per un valore complessivo di circa 500 milioni di euro.

“Dovrebbe anche ripartire la discussione per definire una soluzione condivisa in materia di tassazione sui servizi digitali, per la quale – rileva il presidente di Confagricoltura – l’amministrazione Usa uscente ha minacciato l’imposizione di dazi sulle importazioni da alcuni Stati membri della Ue, Italia compresa”.

“In generale, le prime dichiarazioni rilasciate dal presidente Biden e dai suoi collaboratori fanno ritenere possibile il rilancio del sistema multilaterale di gestione degli scambi commerciali e una riforma del WTO (Organizzazione mondiale del commercio)”.

“I contrasti tra Ue e Stati Uniti – rileva Giansanti – hanno finora impedito la nomina del nuovo direttore generale del WTO e la mancata designazione dei rappresentanti statunitensi sta bloccando da tempo l’attività dell’organo di appello per la risoluzione delle controversie. L’Organizzazione è di fatto paralizzata”.

“Per il Made in Italy agroalimentare, quello statunitense è il primo mercato di sbocco fuori dalla UE – rileva Giansanti. Trainate dai vini, le vendite sfiorano nel complesso i 5 miliardi di euro l’anno”.

Oltre il 12% dell’export agroalimentare dell’Unione è destinato al mercato Usa, mentre le importazioni di settore incidono per l’8% sul totale dell’export di settore statunitense. Gli ultimi dati della Commissione UE indicano che l’interscambio commerciale bilaterale è sensibilmente diminuito, circa 1,2 miliardi di euro da gennaio ad agosto dello scorso anno sullo stesso periodo del 2019. “Il rilancio della cooperazione è quindi nell’interesse comune”, conclude Giansanti.

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Brexit: un accordo è ancora possibile, ma dobbiamo prepararci a tutti gli scenari

“I negoziati proseguono e un’intesa è ancora possibile, ma dobbiamo essere preparati a tutti gli scenari, compreso il fallimento del negoziato sulle future relazioni commerciali tra Unione europea e Regno Unito. E’ perciò necessaria e urgente la messa a punto di un piano di emergenza, per limitare i contraccolpi del mancato accordo. Mancano poche settimane al 31 dicembre 2020, data di scadenza del periodo transitorio”.

La richiesta è stata avanzata dal presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti: “Il piano dovrebbe prevedere un rafforzamento del personale della nostra amministrazione doganale, che ha già svolto una rilevante attività di preparazione e informazione nei confronti degli operatori, per supportare le imprese che saranno chiamate, dal 1° gennaio prossimo, a presentare una dichiarazione per le singole partite di esportazione sul mercato britannico”.

Confagricoltura ricorda che l’export agroalimentare della UE sul mercato britannico supera i 40 miliardi di euro l’anno.

“Senza un accordo – rileva il presidente della Confagricoltura – il prevedibile blocco o rallentamento dei flussi commerciali provocherebbe una situazione di instabilità sui mercati agricoli europei, in aggiunta a quella innescata dalla pandemia. La Commissione Ue dovrebbe attivare le misure di gestione previste dalla normativa europea, anche con il ricorso alla dotazione del fondo per le conseguenze del recesso del Regno Unito, previsto nel quadro dell’accordo di luglio del Consiglio europeo sul bilancio dell’Unione per il periodo 2021-2027 e sul Next Generation UE”.

Confagricoltura sottolinea che il governo di Londra ha avviato una serie di negoziati per la conclusione di accordi commerciali con i Paesi terzi. La concorrenza ai nostri prodotti è destinata ad aumentare.

“Andrebbero, quindi, ulteriormente rafforzate le iniziative promozionali per aprire nuovi mercati di sbocco per le nostre produzioni più presenti sul mercato britannico” conclude Giansanti. Si tratta, in dettaglio, di vini, ortofrutta fresca e trasformata, riso e prodotti del settore lattiero-caseario.

Nel complesso, le esportazioni del ‘Made in Italy’ agroalimentare verso il Regno Unito ammontano a 3,4 miliardi di euro. I prodotti a indicazione geografica protetta incidono per oltre il 30% sul totale.

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Olio d’oliva: frena l’Italia, continua a crescere la Spagna. Per Confagricoltura necessario valorizzare la qualità del prodotto nazionale

Forte riduzione della produzione italiana di olio d’oliva nel 2020. Il Centro Studi di Confagricoltura stima un meno 26% rispetto all’anno precedente. Il calo, in questo anno difficile, però non è esclusivamente italiano: a perdere terreno sono anche il Portogallo (meno 35%) e la Grecia (meno 25%). La Spagna, in controtendenza agli altri Paesi mediterranei, consolida la sua leadership con un aumento del 27%, cifra che nonostante la consistente diminuzione registrata per gli oli italiano, portoghese e greco, fa chiudere positivamente il bilancio produttivo europeo con un +5% sul 2019.

Le stime 2020 della produzione nazionale indicano un anno di “scarica” con solo 270mila tonnellate. Questa contrazione – spiega Confagricoltura – sembra essenzialmente dovuta alla forte diminuzione riscontrata in Puglia, regione che produce praticamente la metà dell’olio italiano. Decisamente più confortante, per quantità e qualità, la situazione rilevata nelle aree del Centro Nord, dove si prevedono mediamente buone produzioni, ma la cui incidenza sul totale nazionale si aggira intorno al 20%.

Il 50% delle esportazioni nazionali – sottolinea il Centro Studi – sono concentrate su quattro Paesi, in primis gli Stati Uniti (che hanno un valore di 420milioni di euro e rappresentano il 32% del totale dell’export italiano) e la Germania (168 milioni, pari al 12,8%); seguono il Giappone (8%) e la Francia (7,4%).

L’Italia, secondo Paese esportatore, realizza prezzi medi di vendita del 59% superiori a quelli della Spagna, nonostante che la sua produzione copra mediamente il 15% di quella mondiale, a fronte del 45% di quella spagnola.

Confagricoltura evidenzia che il comparto olivicolo italiano è caratterizzato da una disponibilità di prodotto in continuo calo e ampiamente insufficiente a soddisfare le esigenze interne o di esportazione. La forte concorrenza degli altri oli comunitari ed extracomunitari a prezzi stracciati fa sì che restino in giacenza nei nostri frantoi forti quantitativi di prodotto.

Occorre, a parere di Confagricoltura, avviare politiche efficaci di promozione per incrementare la domanda di olio EVO nazionale in Italia e sui mercati internazionali, anche attraverso politiche mirate che puntino sulla qualità del prodotto, il cui valore va comunicato in modo efficace, per essere recepito dal consumatore.

Il settore olivicolo, a livello mondiale, sta affrontando una fase di importanti cambiamenti strutturali in una difficile congiuntura di mercato, caratterizzata da ormai un anno da forti giacenze di prodotto che frenano le quotazioni. Con il suo patrimonio di poco più di un milione di ettari a uliveto e oltre 400 varietà, l’Italia – conclude Confagricoltura – deve impegnarsi per invertire questa tendenza negativa e recuperare tutte le sue potenzialità.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Ue-Regno Unito: senza un accordo si rischia ritorno a dazi e controlli alle frontiere

“Senza un accordo commerciale tra Unione europea e Regno Unito, dobbiamo prepararci a gestire una fase di instabilità sui mercati agricoli dell’Unione. Gli autotrasportatori britannici stanno già rifiutando il rinnovo per l’anno venturo dei contratti con gli esportatori degli Stati membri”.

E’ l’allarme lanciato dal presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, per le crescenti difficoltà che stanno segnando il negoziato tra la Commissione Ue e il governo di Londra sulle future relazioni commerciali a partire dal 1° gennaio 2021.

Alle difficoltà della trattativa sulle questioni relative alla libera concorrenza, si è aggiunto l’annuncio, a Londra, dell’imminente presentazione al Parlamento di un progetto di legge sul mercato interno che contiene anche la modifica unilaterale di alcuni aspetti dell’accordo di recesso dalla Ue firmato lo scorso anno.

“In particolare – sottolinea il presidente di Confagricoltura – l’obiettivo è quello di rivedere parzialmente il protocollo sulla Repubblica d’Irlanda e l’Irlanda del Nord. In concreto, se il progetto diventerà legge, sarebbe lesa l’integrità del mercato unico europeo e verrebbe meno la possibilità di controllare il rispetto delle regole dell’Unione in materia di protezione dei consumatori e contrasto delle contraffazioni sui prodotti di passaggio sul territorio dell’Irlanda del Nord e destinati agli Stati membri”.

“E’ una prospettiva inaccettabile e bene ha fatto la presidente della Commissione europea a respingerla nel modo più assoluto – rileva Giansanti – Da un recente incontro che ho avuto con la presidente dell’organizzazione degli agricoltori britannici (NFU), è emersa la volontà di mantenere gli elevati standard produttivi e sostenibilità ambientale garantiti dalla normativa dell’Unione”.

Se non sarà sottoscritto un accordo commerciale, dall’inizio dell’anno venturo sull’interscambio tra Unione europea e Regno Unito si applicheranno le regole dell’Organizzazione mondiale del commercio con il ritorno dei dazi e dei controlli alle frontiere.

Il Regno Unito importa dalle UE prodotti agroalimentari per oltre 40 miliardi di euro l’anno, il 72% delle importazioni totali. Il “Made in Italy” di settore concorre per 3,5 miliardi.

“In questo quadro di crescenti incertezze – dichiara Giansanti – abbiamo rilanciato la richiesta al governo di costituire una “task force” per supportare le imprese nel caso di un mancato accordo con il Regno Unito. Inoltre, va stabilito che anche il settore agricolo potrà beneficiare della riserva finanziaria di 5 miliardi di euro decisa dal Consiglio europeo per gestire l’impatto determinato dal recesso del Regno Unito”.

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Dazi Usa invariati sull’agroalimentare italiano, Giansanti: “Ottima notizia in questa fase di ripresa”

I dazi Usa sulle importazioni di prodotti agroalimentari italiani restano invariati. Scongiurati gli aumenti – fino al 100% del valore – che sono stati in discussione nei giorni scorsi. Lo fa sapere Confagricoltura sulla base della nota ufficiale diffusa dall’Ufficio del Rappresentante statunitense per i negoziati commerciali (USTR).

“E’ un’ottima notizia – dichiara il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti – perché l’inasprimento dei dazi avrebbe posto un ostacolo in più sulla strada verso la piena ripresa del sistema agroalimentare italiano dopo l’emergenza sanitaria”.

“Un particolare ringraziamento va al governo e alla nostra rappresentanza diplomatica per l’efficace azione svolta nei confronti dell’amministrazione statunitense” – sottolinea Giansanti.

Confagricoltura ricorda che gli Stati Uniti sono il primo mercato di sbocco del Made in Italy agroalimentare fuori dalla UE. Nel 2019 l’export di settore ha superato 4,5 miliardi di euro. I vini, da soli, incidono sul totale per 1,5 miliardi.

“E’ anche importante rilevare che gli Stati Uniti hanno formalmente espresso la disponibilità a negoziare con la UE un accordo che metta fine al contenzioso ultradecennale sugli aiuti pubblici ai gruppi Airbus e Boeing” – aggiunge il presidente di Confagricoltura – E’ una disponibilità che va colta con la massima urgenza da parte della Commissione europea, per raggiungere un’intesa che consenta di eliminare i dazi che gravano sui nostri prodotti dall’ottobre dello scorso anno”.

I dazi, pari al 25% del valore, si applicano su formaggi – tra i quali Parmigiano Reggiano e Grana Padano – salumi, agrumi e liquori, per un totale di circa 500 milioni di euro.

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Dazi Usa, Confagricoltura: “Il nostro export già penalizzato, salvaguardiamo l’agroalimentare italiano”

“Sollecitiamo un’iniziativa politica e diplomatica del governo sull’amministrazione statunitense per salvaguardare le nostre esportazioni agroalimentare. Già paghiamo un conto eccessivo per un contenzioso che non ci riguarda né come Paese, né come settore”.

E’ la richiesta lanciata dal presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, a seguito dell’avvio delle procedure, a Washington, per rivedere la lista dei prodotti importati dalla UE sui quali si applicano dazi aggiuntivi dall’ottobre 2019.

“L’iniziativa era in programma – rileva Giansanti – Rientra nel cosiddetto sistema ‘carosello’ scelto dagli Stati Uniti per dare seguito alla pronuncia dell’Organizzazione mondiale del commercio che ha ritenuto illegali gli aiuti pubblici assegnati al consorzio Airbus.

“La precedente revisione è stata effettuata lo scorso febbraio – ricorda Giansanti – senza ulteriori penalizzazioni per i nostri prodotti, grazie all’efficace azione svolta dal governo”.

Attualmente i dazi aggiuntivi USA, pari al 25% del valore, si applicano sulle importazioni dall’Italia di formaggi, salumi, agrumi e alcuni liquori per un controvalore di 500 milioni di euro.

“Il modo migliore per risolvere un contenzioso che si trascina da oltre un decennio, sarebbe quello di un negoziato tra la Commissione e le autorità statunitensi. Finora è stato impossibile avviare le trattative – sottolinea il presidente di Confagricoltura – Per questo risulta essenziale l’iniziativa diretta del nostro governo per tutelare le esportazioni agroalimentari italiane sul mercato Usa che superano i 4 miliardi di euro l’anno”.

“Gli eventuali dazi aggiuntivi sui nostri prodotti avrebbero un effetto particolarmente pesante – conclude Giansanti – Sarebbero un ostacolo in più sulla strada del rilancio economico dopo l’emergenza sanitaria”.

Confagricoltura evidenzia che, sulla base dei dati diffusi dalla Commissione Ue, per effetto dei dazi già in vigore, si è registrata una contrazione di 66 milioni di euro delle esportazioni agroalimentari dell’Unione sul mercato statunitense. La contrazione, più del 20%, ha riguardato soprattutto i vini francesi e spagnoli che, a differenza di quelli italiani, sono già sottoposti alle tariffe doganali USA.

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Patto per l’export, Confagricoltura: “Iniziativa utile anche per il rilancio dell’agroalimentare italiano”

“Iniziativa tempestiva e utile anche per il rilancio delle esportazioni agroalimentari italiane dopo l’emergenza sanitaria”.

E’ questo il commento del presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, al patto per l’export presentato ieri dal ministro degli Affari Esteri, Luigi Di Maio.

In particolare, Confagricoltura accoglie positivamente l’inserimento di sei esperti agricoli nella rete diplomatico-consolare, che potranno ottimizzare il lavoro delle Ambasciate nella rimozione di barriere non tariffarie e nella promozione delle eccellenze della filiera agroalimentare. Una richiesta che Confagricoltura aveva da tempo caldeggiato, per colmare una lacuna dell’Italia rispetto ad altri Stati membri.

“La pandemia ha fermato la corsa delle nostre esportazioni – spiega il componente di Giunta Giordano Emo Capodilista, con delega all’internazionalizzazione, che ha preso parte alla presentazione del patto – Quest’anno potremmo registrare una contrazione superiore al 10%. Con la ripresa, la concorrenza sui mercati sarà ancora più agguerrita. Per questo è importante farci trovare pronti, con un piano teso a valorizzare l’eccellenza delle nostre produzioni. La crescita delle esportazioni di settore avvantaggia anche l’agricoltura, considerando che oltre il 70% dei nostri prodotti è destinato alla trasformazione”.

Nel trascorso decennio, ricorda Confagricoltura, l’export agroalimentare è praticamente raddoppiato. Attualmente, si attesta attorno ai 43 miliardi di euro.

“Possiamo in tempi brevi, e con l’impegno di tutti, arrivare a 50 miliardi – conclude Emo Capodilista – assicurando così un significativo contributo alla ripresa dell’economia italiana in termini di reddito ed occupazione”.

 

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Tiene l’export agroalimentare extra Ue, ma con sensibili differenze tra i prodotti

E’ un bilancio complessivamente confortante quello che risulta dall’analisi dell’ufficio studi di Confagricoltura, basata sui dati dell’Agenzia delle Dogane, sulle esportazioni italiane di prodotti agricoli e alimentari verso i Paesi Extra-UE, nel periodo gennaio-aprile 2020. Dal confronto dei valori delle esportazioni dei primi quattro mesi del 2019 e del 2020 (coincidenti con lo sviluppo della pandemia di Coronavirus) emerge, in generale, un andamento di crescita (+3,7%). Ma non per tutti i settori è andata allo stesso modo.

Guardando alle diverse categorie di prodotti, gli incrementi più rilevanti riguardano gli ortaggi (+30%) e le carni (+25%); sono vicini al +15% prodotti da forno, frutta e ortaggi trasformati, salumi; bene anche olio d’oliva (+11%) e riso (+10%). Segnano invece sensibili flessioni: fiori e piante (-25%), paste alimentari (-14%), frutta (-9%), carni conservate (-8%). Nove delle quattordici categorie di prodotti esaminate hanno esportato di più nel 2020 e, di queste, sette presentano incrementi superiori al 10%. D’altra parte, delle cinque categorie di prodotti con valore dell’export in flessione, tre segnano andamento negativo superiore al 10%.

L’ufficio studi di Confagricoltura ha anche confrontato i dati 2019 e 2020 di ciascun mese del primo quadrimestre dell’anno. Vini e spumanti e formaggi e latticini hanno segnato una forte crescita in gennaio (+24% e +60%), seguita da andamenti negativi nei tre mesi seguenti. Comportamento opposto per i cereali e l’olio d’oliva. Per quanto riguarda le paste alimentari, dopo i primi tre mesi di forte crescita, in aprile hanno registrato una flessione del 48%.

Dati che consentono prime valutazioni dell’effetto della pandemia di Coronavirus sul settore, tenendo conto che il primo annuncio della pandemia è stato diffuso dalla Cina il 31 dicembre 2019 e che il 31 gennaio 2020 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato l’emergenza internazionale, elevandola a rischio “molto alto” il successivo 28 febbraio.

La conclusione dell’ufficio studi di Confagricoltura è che siamo di fronte ad un contesto del tutto anomalo, in grande, costante, modificazione, dove, almeno per il momento, non è possibile reperire tendenze ragionevolmente consolidate.

Non sembra che si siano fin qui verificati significativi ostacoli al trasporto delle merci.

Appare comprensibile il dato molto positivo di gennaio (+24%) per vini e spumanti, seguito da quelli negativi dei tre mesi successivi, con la chiusura o la riduzione di frequentazione di ristoranti, bar e alberghi. Ugualmente spiegabile è la forte contrazione della domanda di fiori e piante, visto il carattere prevalentemente voluttuario di questi consumi in presenza di diffuse difficoltà economiche delle famiglie; e anche l’incremento della domanda di prodotti da forno (panetteria, pasticceria) per “confortare” il lungo tempo trascorso in casa per contenere i rischi di contagio. Ma è difficile dare una spiegazione, ad esempio, alla costante crescita delle esportazioni di ortaggi e all’altrettanto costante riduzione delle esportazione di frutta (due dei pochi settori che confermano l’andamento in tutti i quattro mesi presi in esame).

Confagricoltura ricorda che nel 2019 il valore delle esportazioni italiane dei settori agricolo e dell’industria alimentare è stato complessivamente di 44,6 miliardi di euro, di cui 6,8 miliardi di euro per i prodotti agricoli (15%) e 37,8 miliardi di euro per i prodotti dell’industria alimentare (85%). Le esportazioni verso i Paesi Extra-UE valgono 16,3 miliardi di euro pari al 37% del totale; il 91% del valore (14,9 miliardi di euro) si riferisce ai prodotti dell’industria alimentare, il restante 9% (1,4 miliardi di euro) ai prodotti agricoli. Il Paese Extra-UE principale acquirente dei prodotti agricoli italiani è la Svizzera (326 milioni, pari al 23,1% del totale), seguita a notevole distanza da Emirati Arabi Uniti (104, 7,3%) e Stati Uniti (101, 7,2%). Per quanto riguarda i prodotti dell’industria alimentare, primo acquirente sono gli Stati Uniti (4,55 miliardi pari al 30,6% del totale); seguono il Giappone (1,85, 12,4%) e la Svizzera (1,26, 8,5%).

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Caro navi, sciopero autotrasportatori in Sicilia solo rinviato. Confagricoltura: “Affrontare subito la questione”

“La sospensione dello sciopero siciliano degli autotrasportatori per il ‘caro navi’ – che protestano per il notevole incremento europeo delle tariffe di trasporto via mare – è una buona notizia per i produttori agricoli. Nell’isola, in questo momento, si è nel vivo della campagna di raccolta di agrumi e ortaggi in serra che hanno shelf-life breve e quindi vanno spediti velocemente. Il blocco delle navi nei porti avrebbe provocato forti ripercussioni sulle imprese agricole, sia per la perdita del prodotto, sia per il mancato rispetto dei contratti di fornitura assunti. Però il problema dello sciopero è solo rimandato”. Così commenta il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti le notizie relative alla protesta degli autotrasportatori siciliani.

Le preoccupazioni sulla situazione in atto in Sicilia e nel Mezzogiorno ha spinto il presidente di Confagricoltura a scrivere al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Paola De Micheli, sollecitando una soluzione alla vertenza degli autrasportatori.

Già ora – come rilevano i dati del Centro Studi di Confagricoltura – la situazione è difficile con l’export dei prodotti agricoli siciliani che continua a perdere terreno (si stima -15,6% nel 2019 rispetto al 2018), nonostante l’alta qualità della materia prima. E con le esportazioni ortofrutticole ed agrumicole che non riescono a risalire (tra l’altro -11,3% per le arance italiane, stimato nel 2019 rispetto al 2018).

“Gli agricoltori – pone in evidenza il presidente di Confagricoltura – si trovano tra due fuochi: da un lato una protesta che finisce per penalizzarli nell’immediato; dall’altro lato i rincari delle tariffe di trasporto che faranno lievitare ulteriormente i costi che già ora sono più elevati rispetto a quelli dei principali competitor degli altri Paesi. Non si può penalizzare ulteriormente un’attività di primaria importanza per l’economia del Mezzogiorno e un importante settore del Made in Italy agroalimentare che avrebbe bisogno invece di essere sostenuto per diventare più competitivo e redditizio”.

 

Export Sicilia dei prodotti agricoli e agroalimentari (in valore – €)
2018 2019* Var. % 2019/2018
Agricoltura, della silvicoltura e della pesca 592.982.872 500.211.189 -15,6%
Industria alimentare 663.206.821 671.168.088 +1,2%

*stima

Fonte: elaborazione Centro Studi Confagricoltura su dati Istat

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