Sviluppo rurale, Confagricoltura: “Fondamentale garantire tempestività e qualità della spesa pubblica in agricoltura”

“I Piani di sviluppo rurale sono strumenti di importanza capitale per le aziende agricole: serve massima efficienza da parte delle amministrazioni pubbliche nazionali e locali in questa delicata fase di transizione”. Lo ha sottolineato il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti, manifestando preoccupazione per il livello di spesa nazionale dei PSR che ristagna attorno al 50% della dotazione complessiva 2014-2020, sebbene quasi tutte le risorse siano state impegnate.

“Già da qui a fine anno – rimarca Giansanti – abbiamo un rischio di disimpegno di circa 450 milioni di euro di risorse comunitarie, corrispondenti a 810 milioni di euro circa di spesa pubblica complessiva. Sarebbe in ogni caso importante, assodato che le regole della PAC rimarranno invariate almeno per il prossimo anno, che le autorità di gestione predispongano, già da ora, tutte le condizioni necessarie ad iniziare ad impegnare da subito le risorse del periodo 2021-2027”.

Per il presidente di Confagricoltura è indispensabile iniziare a definire le priorità ed i nuovi bandi, soprattutto per alcune misure, come quelle ad investimento o le misure a superficie e a capo, che, in quasi tutte le Regioni, non sono attivate da molto tempo.

Il regolamento di transizione della PAC, mette in guardia l’Organizzazione degli imprenditori agricoli, è di durata massima biennale e si basa sul principio dell’utilizzo delle vecchie regole. Avvalendosi delle nuove risorse entrerà in vigore il 1° gennaio 2021, costringendo le autorità regionali a gestire contemporaneamente vecchia e nuova dotazione finanziaria.

Occorre evitare ogni soluzione di continuità tra il precedente e il prossimo periodo di gestione delle misure di sviluppo rurale. “Sono risorse quanto mai preziose per gli agricoltori – conclude Giansanti – e che non possiamo assolutamente permetterci di dissipare. Si tratta di 9,7 miliardi di euro di fondi comunitari disponibili nei prossimi sette anni per l’Italia, che possono sviluppare una spesa pubblica molto maggiore e che sono pari ad oltre l’11% del totale della spesa comunitaria complessiva destinata dal bilancio della UE al ‘secondo pilastro’ della PAC”.

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Ue-Regno Unito: senza un accordo si rischia ritorno a dazi e controlli alle frontiere

“Senza un accordo commerciale tra Unione europea e Regno Unito, dobbiamo prepararci a gestire una fase di instabilità sui mercati agricoli dell’Unione. Gli autotrasportatori britannici stanno già rifiutando il rinnovo per l’anno venturo dei contratti con gli esportatori degli Stati membri”.

E’ l’allarme lanciato dal presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, per le crescenti difficoltà che stanno segnando il negoziato tra la Commissione Ue e il governo di Londra sulle future relazioni commerciali a partire dal 1° gennaio 2021.

Alle difficoltà della trattativa sulle questioni relative alla libera concorrenza, si è aggiunto l’annuncio, a Londra, dell’imminente presentazione al Parlamento di un progetto di legge sul mercato interno che contiene anche la modifica unilaterale di alcuni aspetti dell’accordo di recesso dalla Ue firmato lo scorso anno.

“In particolare – sottolinea il presidente di Confagricoltura – l’obiettivo è quello di rivedere parzialmente il protocollo sulla Repubblica d’Irlanda e l’Irlanda del Nord. In concreto, se il progetto diventerà legge, sarebbe lesa l’integrità del mercato unico europeo e verrebbe meno la possibilità di controllare il rispetto delle regole dell’Unione in materia di protezione dei consumatori e contrasto delle contraffazioni sui prodotti di passaggio sul territorio dell’Irlanda del Nord e destinati agli Stati membri”.

“E’ una prospettiva inaccettabile e bene ha fatto la presidente della Commissione europea a respingerla nel modo più assoluto – rileva Giansanti – Da un recente incontro che ho avuto con la presidente dell’organizzazione degli agricoltori britannici (NFU), è emersa la volontà di mantenere gli elevati standard produttivi e sostenibilità ambientale garantiti dalla normativa dell’Unione”.

Se non sarà sottoscritto un accordo commerciale, dall’inizio dell’anno venturo sull’interscambio tra Unione europea e Regno Unito si applicheranno le regole dell’Organizzazione mondiale del commercio con il ritorno dei dazi e dei controlli alle frontiere.

Il Regno Unito importa dalle UE prodotti agroalimentari per oltre 40 miliardi di euro l’anno, il 72% delle importazioni totali. Il “Made in Italy” di settore concorre per 3,5 miliardi.

“In questo quadro di crescenti incertezze – dichiara Giansanti – abbiamo rilanciato la richiesta al governo di costituire una “task force” per supportare le imprese nel caso di un mancato accordo con il Regno Unito. Inoltre, va stabilito che anche il settore agricolo potrà beneficiare della riserva finanziaria di 5 miliardi di euro decisa dal Consiglio europeo per gestire l’impatto determinato dal recesso del Regno Unito”.

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Influenza aviaria, arrivano gli indennizzi comunitari per le aziende escluse

“Valutiamo positivamente le misure comunitarie eccezionali a sostegno degli allevamenti italiani colpiti dall’influenza aviaria. Si tratta di un intervento che Confagricoltura aveva fortemente sollecitato, d’intesa con le associazioni di settore UnaItalia e Assoavi. Ringraziamo il ministero delle Politiche agricole per aver recepito con tempestività le nostre istanze ed essere intervenuto efficacemente presso la Commissione UE”. Questo il commento dell’Organizzazione degli imprenditori agricoli in relazione al regolamento comunitario 2020/1206 che autorizza l’Italia ad ulteriori interventi per le aziende avicole interessate da restrizioni veterinarie.

Di fatto, come richiesto da Confagricoltura, si autorizza il Mipaaf a procedere alla quantificazione dei danni per influenza aviaria per circa 300 aziende rimaste escluse dai precedenti interventi per una serie di problematiche burocratiche e amministrative.

“Attendiamo ora – conclude Confagricoltura – che l’amministrazione proceda con l’attuazione del provvedimento, in modo da consentire alle aziende avicole interessate di predisporre ed inviare la necessaria documentazione attestante il diritto all’indennizzo”.

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Confagricoltura: “Bene il divieto di import di agrumi argentini. Va evitata diffusione della macchia nera”

“Accogliamo con favore la notizia del divieto da parte dell’UE di importazioni di arance e limoni provenienti dall’Argentina fino al 30 aprile 2021, a causa della presenza in quel Paese della ‘macchia nera’ o CBS (citrus black spot). Avevamo sollecitato il provvedimento da parte di Bruxelles, che ha recepito il fatto che sussista ‘un rischio fitosanitario inaccettabile’”. È stato il commento del presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti, in relazione alla decisione europea.

“Abbiamo sempre richiamato l’attenzione delle autorità competenti su questa grave fitopatia di cui il territorio europeo è indenne – ha sottolineato il presidente Giansanti -. La situazione in Argentina è assolutamente allarmante, così come in Sudafrica-, Uruguay, Brasile ed anche, nel bacino mediterraneo, in Tunisia”.

“Se la macchia nera si diffondesse in Europa ed in Italia, provocherebbe danni irreparabili al patrimonio agrumicolo, mettendo a rischio uno dei più importanti comparti della nostra agricoltura del Meridione – ha aggiunto il presidente della Federazione nazionale agrumicola di Confagricoltura Gerardo Diana -. In un momento in cui siamo impegnati a superare il problema della ‘Tristeza’, con ingenti investimenti, non possiamo assolutamente permetterci l’arrivo di una nuova fitopatia”.

“Non bisogna abbassare la guardia – ha proseguito – e va rafforzato il sistema di controlli alle frontiere delle importazioni di prodotti ortofrutticoli, in modo standard in tutti i punti di accesso al mercato europeo, prestando particolare attenzione al prodotto proveniente dal Sudafrica, che è forte esportatore in Europa ed Italia”.

“Stiamo monitorando attentamente la situazione mondiale, in coordinamento con le organizzazioni agricole di Italia, Francia e Spagna, sollecitando puntuali provvedimenti da Bruxelles – ha concluso il presidente di Confagricoltura Giansanti -. Il territorio europeo va assolutamente preservato dall’ingresso di pericolose malattie, anche a fronte della riduzione dei principi attivi a disposizione degli agricoltori europei. E ribadiamo, ancora una volta, la necessità di reciprocità: le importazioni ortofrutticolo devono offrire le stesse condizioni di sicurezza richieste al prodotto europeo all’estero”.

Le importazioni comunitarie di agrumi dall’Argentina – ha ricordato infine Confagricoltura – sono ammontate a oltre 165 mila tonnellate nel 2019 (oltre 124 mila tonn di limoni e lime e più di 41 mila tonn di arance), per un valore di 155 milioni di euro.

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Bilancio Ue, Confagricoltura agli europarlamentari italiani: “Indispensabile salvaguardare le risorse per l’agricoltura”

“Chiediamo al Parlamento europeo di prendere posizione a favore dell’invarianza in termini reali del bilancio pluriennale per l’agricoltura”.

E’ la richiesta avanzata dal presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, in una lettera indirizzata agli europarlamentari italiani, in vista dei prossimi passaggi a livello istituzionale per la definitiva approvazione dell’accordo raggiunto tra i capi di Stato e di governo sul piano di rilancio dell’economia e sul bilancio dell’Unione per il periodo 2021-2027.

“L’accordo è di fondamentale importanza – sottolinea Giansanti – per il futuro del processo di integrazione europea e per la salvaguardia del mercato unico. Con riferimento, però, al bilancio dell’Unione per i prossimi sette anni, alcuni aspetti possono essere migliorati grazie all’azione del Parlamento europeo”.

Confagricoltura ricorda che il Consiglio europeo ha concordato per l’agricoltura una dotazione finanziaria per il 2021-2027 inferiore del 10% in termini reali rispetto a quella assegnata per il periodo in scadenza alla fine di quest’anno. In valore assoluto, la riduzione ammonta nel complesso a 40 miliardi di euro.

“Nell’ambito, poi, dei fondi che saranno mobilitati per il ‘Next Generation Ue’ – rileva il presidente di Confagricoltura – lo stanziamento previsto per lo sviluppo rurale è di 7,5 miliardi. Appena l’1% sul totale. Una somma troppo limitata per un settore che l’emergenza sanitaria ha messo in luce come essenziale”.

“Sulla base delle indicazioni già formulate dalla Commissione – prosegue Giansanti – il nostro settore sarà chiamato ad assumere nuovi impegni per una maggiore sostenibilità ambientale, per la tutela della biodiversità e delle risorse naturali. Ai nuovi impegni, però, deve corrispondere un volume di risorse adeguate per le necessarie innovazioni tecnologiche e per il supporto dei redditi”.

Una richiesta analoga a quella di Confagricoltura è stata lanciata nei confronti degli europarlamentari spagnoli dall’Asaja, l’associazione dei giovani agricoltori.

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Recovery Fund, Giansanti: “Grande risultato, ma le risorse per l’agricoltura calano in termini reali”

Accolte le richieste di Confagricoltura contrarie al plafonamento

 

“Un grande risultato non solo per l’Italia, ma per il rilancio dell’economia europea, il sostegno all’occupazione e la salvaguardia del mercato unico”.

E’ il commento del presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, sull’esito del Consiglio europeo che ha approvato il piano straordinario “Next Generation EU” e il bilancio della Ue per il periodo 2021-2027.

“Per la PAC, le risorse assegnate per il periodo 2021 – 2027 aumentano rispetto alle proposte originarie della Commissione del maggio 2018; rileviamo tuttavia che saranno comunque inferiori, in termini reali, a quelle messe a disposizione per il periodo in scadenza alla fine di quest’anno”.

“L’aspetto negativo dell’intesa raggiunta tra i capi di Stato e di governo – sottolinea il presidente di Confagricoltura – è costituito dalla conferma del processo di convergenza tra gli importi dei pagamenti diretti erogati nei diversi Stati membri, la cosiddetta ‘convergenza esterna’. E’ una scelta contraria ai principi dell’economia, perché vengono ignorati i divari esistenti a livello nazionale in termini di costi di produzione e potere d’acquisto”.

“E’ decisamente positiva la scelta che ha accolto le richieste di Confagricoltura, di non rendere obbligatorio il taglio dei pagamenti diretti alle imprese di maggiore dimensione che producono per il mercato e più integrate con le altre parti della filiera agroalimentare”.

“Con l’approvazione del bilancio pluriennale – conclude Giansanti – può essere finalizzato il regolamento che rinvia di due anni l’entrata in vigore della nuova PAC”.

“La proroga dovrà essere finalizzata a verificare quelle che sono le scelte migliori da fare per la sovranità alimentare, alla luce del quadro di grandi incertezze che caratterizza le prospettive del settore agricolo: dall’impatto della pandemia, alla situazione del commercio internazionale, fino al futuro delle relazioni commerciali tra la Ue e il Regno Unito”.

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Proroga Pac, Confagricoltura: “Intesa positiva”

“Un’intesa positiva perché assicura un quadro di riferimento stabile per le scelte d’impresa. Mai come in questo momento, gli agricoltori hanno bisogno di chiarezza”.

Il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, commenta così l’intesa raggiunta tra le delegazioni del Parlamento europeo e del Consiglio sulla proposta di regolamento, il cosiddetto “regolamento transitorio”, relativa alla proroga di due anni dell’entrata in vigore della nuova PAC.

L’intesa sarà ora sottoposta al via libera definitivo da parte dell’Assemblea plenaria dell’Europarlamento e del Consiglio UE.

“E’ stato concordato che il nuovo sistema sarà operativo non prima del 1° gennaio 2023 – aggiunge Giansanti – E soprattutto viene garantita la base legale per l’erogazione dei pagamenti diretti agli agricoltori nel prossimo biennio”.

“Avremo anche il tempo per discutere sull’efficacia della proposta di riforma presentata dalla Commissione nel giugno 2018 rispetto alle prospettive nuove determinate dall’emergenza Coronavirus, a partire dalla salvaguardia della sovranità alimentare dell’Unione” – conclude il presidente di Confagricoltura.

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Commercio internazionale, Confagricoltura: “Rilancio economico a rischio se torna tensione Ue-Usa”

I dazi doganali sulle aragoste in arrivo dagli USA rischiano di far ripartire le tensioni commerciali tra Unione europea e Stati Uniti.

“Il presidente Trump ha minacciato venerdì scorso di imporre dazi aggiuntivi sulle importazioni di auto dalla UE, se non sarà soppressa immediatamente la tariffa dell’Unione sulle aragoste esportate dagli USA” – evidenzia il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti.

“Non è la prima volta che Trump minaccia il settore automobilistico europeo – aggiunge Giansanti – L’ultimo annuncio, però, arriva a pochi giorni di distanza dall’avvio di un’indagine sulle tasse a carico delle grandi imprese digitali varate in alcuni Paesi terzi, tra i quali l’Italia. Sono segnali che non vanno sottovalutati. Se l’indagine si concludesse con l’accertamento di una condizione discriminatoria per le imprese statunitensi, potrebbero scattare dazi aggiuntivi anche sui nostri prodotti agroalimentari”.

“Occorre anche ricordare – aggiunge il presidente di Confagricoltura – che ad agosto gli Stati Uniti potrebbero rivedere la lista dei prodotti importati dalla UE sui quali, da ottobre 2019, si applicano dazi aggiuntivi nell’ambito del contenzioso bilaterale sugli aiuti pubblici ai gruppi Airbus e Boeing. A rischio anche i nostri prodotti agroalimentari destinati al mercato statunitense, a partire dai vini, olio d’oliva e pasta alimentare”.

Confagricoltura ricorda che i dazi aggiuntivi USA – pari al 25% – già si applicano sulle esportazioni italiane di formaggi, salumi, agrumi e succhi di frutta per un valore complessivo di oltre 500 milioni di euro.

“Chiediamo alla Commissione europea e al governo italiano di rilanciare le iniziative per raggiungere un accordo con gli USA su tutte le questioni aperte”.

“Un contenzioso commerciale tra Unione europea e Stati Uniti – conclude Giansanti – sarebbe un ostacolo in più per la ripresa economica dopo la pandemia e per il rilancio delle nostre esportazioni agroalimentari, che quest’anno già faranno registrare una contrazione del 15%”.

Confagricoltura ricorda che gli USA sono il primo mercato di sbocco fuori dalle Ue per il “Made in Italy” agroalimentare. L’export ammonta a circa 4,5 miliardi di euro l’anno.

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Agroalimentare: nel 2020 partito bene l’export italiano nella Ue, ma rallentato dalla pandemia

Senza l’emergenza Covid l’export del ‘made in Italy’ agroalimentare verso i Paesi UE sarebbe aumentato in modo rilevante nel 2020. E’ quanto emerge da un rapporto del Centro studi di Confagricoltura che evidenzia un aumento del 4% nel mese di gennaio e del 10% in febbraio. Crescita, purtroppo, annullata da un -10% registrato in marzo, quando la pandemia si è diffusa in tutta l’Europa, con le conseguenti restrizioni agli spostamenti delle persone e alla chiusura delle attività di ristorazione, caffetteria e ospitalità turistica.

Prendendo in considerazione i prodotti agricoli e dell’industria alimentare più esportati verso i Paesi dell’Unione Europea, il rapporto del Centro studi di Confagricoltura indica sensibili differenze per prodotto e per mese nel primo trimestre del 2020, rispetto allo stesso periodo del 2019. Emblematico il caso dell’olio d’oliva, che scende del 6% a gennaio, del 16% a febbraio per riguadagnare il 2,4% a marzo. Per formaggi e latticini dal +6,6% di gennaio si passa al +7,7 di febbraio, per arrivare un -16% in marzo.

Sono evidenti, in termini di export, le conseguenze dell’emergenza Coronavirus soprattutto per le limitazioni agli spostamenti internazionali delle persone, fra cui la manodopera agricola stagionale, indispensabile per la raccolta dei prodotti, le restrizioni alle attività del settore Ho.Re.Ca, le modifiche della domanda di prodotti agroalimentari conseguenti ai provvedimenti di lockdown.

Nel mese di marzo infatti, quando gli effetti della pandemia CoViD-19 si sono estesi a un maggior numero di Paesi UE, su 15 categorie di prodotti ben 10 hanno segnato un andamento negativo del valore dell’export rispetto a marzo 2019 e, di queste, 8 presentano decrementi superiori al 10%, con il massimo di -47% per i fiori e le piante (tabella 5c). Ma, evidenzia lo studio, non tutti i settori produttivi hanno risentito nello stesso modo della pandemia: hanno tenuto, ad esempio, riso e cereali (+9,6% a gennaio, + 24,1% a febbraio e +13,3% a marzo) e salumi (+ 12,1%, +14,6 e +9,2).

Il trimestre gennaio-marzo (tabella 6) si chiude con una crescita del valore dell’export di solo un milione di euro (4.859 contro 4.858 milioni), con 7 settori produttivi in crescita, 4 con variazioni (negative o positive) inferiori allo 0,5%, 4 in sensibile flessione. Fra questi ultimi, mette in evidenza il rapporto di Confagricoltura, è particolarmente rilevante la crisi dell’esportazione dei prodotti florovivaistici, che segna -15% a causa del quasi dimezzamento registrato in marzo (-47%).

Questi dati, conclude il rapporto del Centro Studi di Confagricoltura, pur consentendo alcune prime valutazioni dell’effetto della pandemia di Coronavirus sul settore agroalimentare, non permettono di individuare, nemmeno per i prossimi mesi, chiari segnali di tendenza, perché siamo di fronte ad un contesto incerto e in costante cambiamento.

 

 

Tabella 5c – Valore delle esportazioni dall’Italia verso i Paesi UE, per le principali categorie di prodotti agricoli e dell’industria alimentare, nei mesi di marzo 2020 e 2019 (milioni di euro)

tabella 5c

Fonte: Istat e Agenzia delle Dogane

Tabella 6 – Valore delle esportazioni dall’Italia verso i Paesi UE, per le principali categorie di prodotti agricoli e alimentari, nel periodo gennaio-marzo 2020 e 2019 (milioni di euro)

tabella 6

Fonte: Istat e Agenzia delle Dogane

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Inaccettabili i tagli al bilancio agricolo Ue, mantenere almeno i livelli attuali

“Il miglioramento rispetto al progetto della Commissione Juncker è importante, ma il bilancio agricolo sarebbe comunque ridimensionato nei prossimi anni”.

Il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, torna sulle nuove proposte dell’Esecutivo di Bruxelles sul quadro finanziario dell’Unione per il periodo 2021-2027. “Con l’emergenza sanitaria l’agricoltura è stata considerata un’attività essenziale, anche dalla Commissione europea. Per una questione di visione strategica e di coerenza, le risorse finanziarie della UE per il settore devono però essere quanto meno confermate sui livelli attuali”.

Invece, nonostante l’aumento annunciato lo scorso 27 maggio dalla presidente Ursula von der Leyen, le spese per la PAC a prezzi 2018 subirebbero nei prossimi sette anni una riduzione di poco inferiore al 10% nei confronti della dotazione assegnata per il periodo 2014-2020. In particolare, i fondi per gli aiuti diretti agli agricoltori e per le misure di gestione dei mercati subirebbero un taglio di oltre il 7%. Per lo sviluppo rurale la riduzione è addirittura maggiore, oltre l’11%.

“A questi tagli – prosegue Giansanti – va aggiunto l’impatto negativo determinato dalle previste penalizzazioni a carico delle imprese di maggiore dimensione e della cosiddetta convergenza esterna che danneggia, sotto forma di riduzione dei trasferimenti – i sistemi agricoli a maggiore valore aggiunto, come quello italiano”.

“In sintesi, le nuove proposte della Commissione sono insufficienti. Vanno integrate sotto l’aspetto finanziario e riviste sul piano operativo al fine di tutelare la competitività delle imprese, chiamate anche a far fronte alle conseguenze economiche della pandemia”.

“Ci conforta la presa di posizione del presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo, Norbert Lins, secondo il quale in nessun modo il bilancio agricolo dovrà essere ridotto rispetto ai livelli attuali”.

L’approvazione del nuovo quadro finanziario pluriennale spetta ai capi di Stato e di governo. L’Europarlamento sarà chiamato ad approvare, o a respingere, l’intesa raggiunta in seno al Consiglio europeo.

 

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