L’agroalimentare italiano: strategico per l’economia nazionale, dimenticato (e maltrattato) dai media

L’acuta riflessione del dott. Roberto Giadone (Natura Iblea), imprenditore agricolo associato a Confagricoltura Ragusa, sul trattamento riservato all’agroalimentare italiano da parte dei media

Per il sistema produttivo nazionale l’agricoltura ed il comparto agroalimentare sono sicuramente una grande risorsa se è vero che da solo vale dal 15 al 20% del PIL italiano. Nell’agroalimentare diamo lavoro a circa un milione di famiglie, in una nazione dove il settore costruzioni auto ne impiega circa la metà. Ora vorrei confrontare l’attenzione posta dalle organizzazioni politiche, sociali e soprattutto dai media a questi due settori.

Se in Sicilia chiude la fabbrica della Fiat di Termini Imerese e 580 dipendenti vanno in cassa integrazione, questa chiusura diventa un caso politico e mediatico nazionale. Se nello stesso periodo chiude un’importante azienda agricola di Ragusa con mille addetti tutto tace. Perché? Io penso che ci sia una sperequazione tra le due tragedie (una chiusura aziendale è sempre una tragedia). Da una parte l’operaio metalmeccanico con relativa fabbrica è considerato una risorsa e una bandiera del sistema produttivo nazionale, dall’altra una fattoria ed i sui braccianti sono considerati una piccola cosa che non interessa a nessuno. L’azienda agricola non è un “marchio”, non ha storicità, e quindi non rappresenta una risorsa. La fattoria è solo una insignificante azienda che chiude.

Nessuno governo ha mai varato un decreto per il salvataggio di una azienda agricola anche se con 1.000 dipendenti, come invece è avvenuto per la Fiat di Termini. Eppure i dipendenti sono il doppio, ci sono mille famiglie che hanno perso il lavoro e, badate bene, non esiste in agricoltura la cassa integrazione. Quando si chiude vuol dire: fine, stop, tutti a casa, un po’ di disoccupazione e via. In agricoltura si lavora, si soffre e si chiude in silenzio, da sempre ci siamo abituati sia noi imprenditori che i nostri braccianti.

Ci sono però alcune cose che vengono immediatamente attenzionate e messe alla ribalta dai media nazionale: gli scandali alimentari. Cosa è uno scandalo alimentare? È un’inchiesta in cui i NAS o la Repressione Frodi ravvisano che un’azienda agroalimentare sta attuando delle pratiche produttive non conformi ai regolamenti nazionali ed europei. L’Italia è il Paese che ha la maggiore sicurezza produttiva alimentare grazie ai controlli costanti e serrati di questi organismi, non esiste nessun altro Paese al mondo con un’organizzazione di controllo alimentare simile al nostro.

Bene. Siamo contenti di ciò, anche noi che siamo i controllati. Ma qual è il bisogno di dare un’eco mediatico impressionante a qualsiasi scandalo alimentare su giornali e TV con tanto di conferenza stampa della Procura della Repubblica con enorme scritta alle sue spalle che recita per esempio “Operazione Ravanello Velenoso” ? Dopo ogni notiziona del genere ci sentiamo chiamare da tutti i nostri clienti esteri che ci chiedono di cosa si è trattato, se lo scandalo è avvenuto sul nostro territorio, in alcuni casi ci chiedono addirittura una nostra dichiarazione di estraneità ai fatti anche se lo scandalo è sulle carni e noi produciamo zucchine! Tutto questo all’estero è visto non come un Paese serio che ha controlli serrati unici al mondo sull’alimentare, ma ci fanno identificare come il Paese dei “furbi” che costantemente cercano di aggirare le norme in vigore. Ditemi quando avete mai sentito su giornali e Tv di uno scandalo alimentare in Spagna o in Germania? Qual è il bisogno di “darsi la zappa sui piedi” (ottimo modo di dire per noi agricoltori)? Ogni scoop di questo genere crea solo panico e disaffezione dei consumatori italiani ed esteri verso il prodotto alimentare nazionale. Quindi controllare va bene (cercando anche di far lavorare gli imprenditori), ma creare una notiziona per autoscreditare un sistema produttivo che vale un milione di posti lavoro…. anche no.

P.S. Nel 2020 il sistema Rasff (sistema di allerta alimenti dell’Unione Europea) ha rilevato 511 segnalazioni di violazioni delle norme in frutta e vegetali in Europa: solo 11 riguardavano l’Italia, ma per tutti i nostri clienti europei l’Italia è il Paese dei “furbi” in agricoltura.

 

Roberto Giadone

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Frutta in crisi, summit Confagricoltura: necessari interventi urgenti per salvare le imprese

«Misure urgenti per dare un supporto finanziario alle imprese, quali indennizzi e strumenti di sostegno al reddito e alla liquidità, ma anche interventi per alleviare i costi di produzione, oramai insostenibili, agendo sulla riduzione del costo del lavoro attraverso la decontribuzione degli oneri sociali. Servono inoltre detrazioni fiscali per calmierare i prezzi dell’energia e interventi tempestivi per ridare competitività al settore, accelerando sullo sviluppo della ricerca scientifica e delle moderne biotecnologie sostenibili». E’ quanto è stato sottolineato all’incontro tra la sezione frutticola di Confagricoltura Emilia Romagna e il presidente della Federazione Nazionale Frutticoltura, Michele Ponso, insieme agli uffici di Confagricoltura. Al centro della riunione la gravissima situazione in cui versa la frutticoltura, e in particolare quella emiliano-romagnola, dopo una campagna compromessa dalla siccità e dall’ondata di caldo anomalo, oltre che dai folli rincari dei fattori produttivi.

«Ci troviamo ad affrontare l’ennesimo anno nero, che ha visto crollare produttività e redditività delle imprese – afferma Ponso – Occorrono azioni immediate da parte del Governo e dell’Europa, in raccordo con le Regioni e le Organizzazioni dei Produttori”.

Le richieste da proporre al nuovo Parlamento e al nuovo Esecutivo sono su più fronti: affrettare i tempi per costituire il catasto frutticolo oramai richiesto da anni; istituire un Tavolo frutticolo nazionale permanente per affrontare lo stato di crisi e puntare al rilancio del comparto; mirare a ottenere la moratoria sui mutui e la concessione di aiuti per l’espianto e il reimpianto; risolvere la problematica relativa alla sospensione dei contributi; indirizzare la ricerca e destinare i fondi regionali per la risoluzione delle problematiche più urgenti.

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“L’emergenza manodopera continua, ecco perché l’agricoltura non attira i lavoratori”

L’analisi del dott. Roberto Giadone, presidente di Natura Iblea, importante azienda agricola biologica associata a Confagricoltura

Iniziamo dalla fine, in agricoltura manca manodopera e le aziende sono costantemente alla ricerca di personale.

La storia inizia nel 2020 con l’epidemia di covid19 e con le restrizioni alla mobilità. Si pensava che l’agricoltura potesse essere un catalizzatore di professionalità andate in crisi a causa del covid ed invece è stato un fuoco di paglia. I pochi operai transitati dal terziario all’agricoltura sono stati immediatamente riassorbiti da ristoranti ed hotel appena il settore è ripartito. Non abbiamo oggi una vera disponibilità di manodopera italiana se non casi fortuiti e meramente occasionali. Quali le cause? Perché gli italiani non vogliono lavorare in agricoltura? La prima risposta sembra ovvia ed è a causa del reddito di cittadinanza che garantisce un trattamento assistenziale quasi pari ad uno stipendio medio in agricoltura. Ma io non penso che sia questo il vero problema. La risposta penso si debba ricercare invece nella mancanza di “attrattiva” insita nell’attività agricola. Quale giovane italiano vorrebbe avere come aspirazione lavorativa quella di diventare un bracciante agricolo? Nessuno. Ma nel contempo mancano anche figure specializzate come i trattoristi, i serricoltori, i potatori. Questo è dovuto alle scelte scolastiche che sono influenzate da obiettivi di alto livello ed universitari (cosa giusta e buona) fatte anche da studenti che non hanno peculiarità ed attitudine allo studio (cosa molto errata). Bisognerebbe che le famiglie ed i ragazzi si dessero degli obiettivi raggiungibili e con percorsi scolatici che hanno degli sbocchi occupazionali sicuri. Rendere attrattive le professioni agricole passa anche dal messaggio che noi imprenditori agricoli inviamo alla società. Valorizzare e remunerare queste professionalità è indispensabile. Un responsabile della produzione in agricoltura è una figura paragonabile ad un product manager industriale o a un direttore di hotel con 100 camere. Paragoniamo le retribuzioni e gli ambienti di lavoro tra queste diverse figure e notiamo che in agricoltura è tutto più basso, tutto più sporco, tutto più precario. Dobbiamo smontare questo sistema in agricoltura ed adeguarci a standard, benefit e status lavorativi più alti.

Altro discorso vale per il bracciante comune, le nostre aziende hanno bisogno di manodopera comune. Ne manca circa il 40%. Sino ad ora il supporto ci è stato dato dagli extracomunitari che oggi rappresentano circa il 70% della forza lavoro comune in agricoltura. Oggi anche questo è venuto a mancare, non si trovano più lavoratori extracomunitari. In piccola parte è dovuto alle aspirazioni di elevazione sociale anche degli immigrati, ma il vero problema è dato dal minore arrivo di manodopera estera. Quelli che arrivano nelle nostre coste preferiscono andare all’estero (Francia e Germania soprattutto) attratti da maggiori salari e, soprattutto, da uno stato sociale che li inserisce e li guida nella nuova nazione d’arrivo. Ecco il vero problema. Bisogna aumentare i decreti flussi rendendoli attuali e passare dalle circa 70.000 unità del 2021 alle 200.000 del 2014. Le maglie della legge italiana sui flussi migratori si sono strette per ragioni politiche di parte, e questo sta creando un vero problema alle aziende. Non si può rilanciare l’economia italiana basata molto sull’agroalimentare senza avere una buona disponibilità di manodopera per i duri lavori agricoli. Ma bisogna anche finanziare ed organizzare delle strutture governative che integrino e diano supporto agli emigranti per non rendere un calvario trovare una casa in affitto per un operaio di colore o rinnovare un permesso di soggiorno a chi non parla bene l’italiano.
Voglio raccontare un’esperienza diretta avvenuta qui alla Natura Iblea l’anno scorso. I nostri dipendenti extracomunitari non si vaccinavano. Pensavamo che fossero stati influenzati dalle teorie no-vax. Ad un’analisi più attenta (cioè abbiamo parlato e chiesto loro) ci siamo reso conto che la maggior parte semplicemente non aveva gli strumenti per vaccinarsi, cioè un telefono/computer con connessione internet, la tessera sanitaria e la padronanza della lingua per capire le procedure. Detto fatto, con due nostri impiegati abbiamo effettuato le prenotazioni all’ASP e con dei nostri operatori li abbiamo accompagnati agli hub vaccinali. Risultato: 48 tra lavoratori e famigliari vaccinati in meno di 10 giorni. Questo lo abbiamo fatto noi con nostre risorse, ma è proprio questo che dovrebbero fare le strutture governative: ascoltare, intervenire e risolvere i problemi dei lavoratori extracomunitari, solo così potremo contare su una risorsa basilare per l’agricoltura che è la manodopera.

 

Roberto Giadone

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Per gli imprenditori agricoli il tempo delle scelte (quasi obbligate): diminuire la produzione?

Le amare riflessioni e i quesiti illuminanti del Socio di Confagricoltura Ragusa,  dott. Roberto Giadone (Natura Iblea – Paniere Bio, azienda agricola di Ispica leader nel settore bio), già vincitore di diverse edizioni del premio Welfare Index PMI 

Quali scelte deve fare un agricoltore in questo momento di grande incertezza? Siamo nella fase di inizio di unanuova campagna dove dobbiamo pianificare le quantità, le varietà e i tempi di produzione. Per noi agricoltori è il tempo delle scelte.

Le aziende agricole non sono delle casseforti finanziarie, con riserve di denaro illimitate, tutto quello che guadagniamo è quasi sempre reinvestito nell’azienda stessa. Un errore di valutazione può essere cruciale per la sopravvivenza stessa delle nostre aziende.
In questa fase qualche giorno fa mi sono trovato a fare queste considerazioni:

1 – abbiamo uno spropositato aumento dei costi di produzione e quindi dovremo vendere il prodotto ad un prezzo di almeno il doppio della scorsa stagione, ed avremo un raddoppio dell’investimento finanziario iniziale in semi, concimi, coperture, energia, ecc.;

2 – il potere di acquisto dei singoli cittadini non è aumentato (stipendi al palo) anzi è diminuito a causa dell’inflazione;

3 – la difficoltà nel reperire manodopera mi ha portato a non poter raccogliere tutto il prodotto in campo nella scorsa stagione.

Queste considerazioni mi hanno portato ad una scelta quasi obbligata: diminuire la produzione. Ridurre la produzione e quindi abbassare la nostra offerta di prodotto. Avremo un minore investimento iniziale, non avremo bisogno di tornare alla spasmodica ricerca di personale (anzi lo diminuiremmo), non offriremmo al consumatore impoverito troppo prodotto caro. Scelta semplice, intuitiva ed economicamente intelligente. Ma… La GDO potrà accettare di avere gli scaffali vuoti per mancanza di prodotto? Il consumatore medio rinuncerà all’acquisto del “fresco fuori stagione” anche se è ormai entrato nella logica salutistica di una dieta variata tutto l’anno? Il surplus di personale ed i conseguenti licenziamenti come potranno avvenire senza operare scelte penose e dolorose? Come ammortizzare le spese delle nostre strutture con un fatturato minore?
Molte volte le scelte intelligenti non sono anche semplici. Io non ho una ricetta in mano per dare una risposta alle domande, ma è pur sempre vero che abbiamo, noi agricoltori, da sempre una spiccata attitudine a superare e sopportare i problemi. Nel mio dialetto siciliano c’è un detto che recita così “calati juncu ca passa la china” (calati giunco e fai passare la piena del fiume) per poi rialzarsi più forti di prima. Speriamo…

 

Roberto Giadone

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Comparto lattiero-caseario in ginocchio: i produttori ragusani incontrano il Prefetto

Si è tenuto sabato a Ragusa un vertice tra gli imprenditori del comparto lattiero-caseario, promosso da Confagricoltura e al quale hanno partecipato Legacoop, Confcoperative, Cooperative del latte e singoli produttori, per fare il punto di una situazione drammatica che sta mettendo in ginocchio un fiore all’occhiello del tessuto economico ragusano.

Infatti la crisi della guerra in Ucraina, preceduta da 2 anni di crisi per la pandemia, sta producendo un esorbitante lievitazione del costo delle materie prime: mangimi (soprattutto mais e soia), energia elettrica, gasolio agricolo, ecc.

Costi di produzione altissimi che superano abbondantemente il prezzo attuale di vendita: gli allevatori di Ragusa, per fronteggiare gli alti costi di produzione, sono spesso costretti a macellare i capi bovini, depauperando così un patrimonio zootecnico frutto di anni di sacrifici ed investimenti (solo nell’ultima settimana a Ragusa sono state macellate circa 700 vacche).

Inoltre, dall’ 01/04/2022, dovrebbero partire i nuovi contratti di fornitura del latte tra produttori e industriali, con l’indisponibilità da parte dell’industria di riferimento di ottenere un prezzo indicizzato sulla base dei costi di produzione locali, come avviene in Francia e Germania. Nemmeno la grande distribuzione intende venire incontro alle esigenze dei produttori di latte.

Per queste ragioni Confagricoltura Ragusa, Legacoop Ragusa, Confcoperative Ragusa, Cooperative del latte e i singoli produttori che hanno partecipato al vertice, domani, lunedì 28 marzo, incontreranno Sua Eccellenza il Prefetto di Ragusa, dott. Giuseppe Ranieri, per comunicare le richieste condivise degli allevatori e dei produttori di latte ragusani per superare l’emergenza.

Ignazio Nicastro, Vicepresidente di Confagricoltura Ragusa
Ignazio Nicastro, Vicepresidente di Confagricoltura Ragusa

“Chiederemo a Sua Eccellenza, che ringraziamo per la solerzia con cui ha accettato di   incontrarci, – spiega il Vicepresidente di Confagricoltura Ragusa, dott. Ignazio Nicastro – la convocazione di un tavolo di filiera latte bovino che coinvolga tutti i soggetti coinvolti: produttori, cooperative di produttori, industriali, mangimisti, al fine di trovare un’intesa comune per far fronte alla crisi in atto”.

“Chiederemo inoltre nella stesura dei nuovi contratti, la possibilità di limitare la durata degli stessi a periodi brevi e di garantire  che l’indicizzazione prevista si basi sui reali costi di produzione locali, partendo già dal mese di Aprile con un prezzo congruo”.

“Per noi di Confagricoltura e per tutte le sigle che aderiscono al tavolo – conclude il Vicepresidente di Confagricoltura Ragusa – è necessaria un’interlocuzione a tutti i livelli, Ministeriale e Regionale, sulla crisi in atto e l’immediata individuazione di ristori economici per far fronte all’urgente crisi di liquidità delle aziende zootecniche e lattiero-casearie iblee”.

 

Ragusa, 27 marzo 2022

 

L’addetto stampa

Bartolo Lorefice

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Sovraindebitamento e Fondi Ex Insicem: firmato protocollo tra il Comune di Vittoria e l’Ordine dei Commercialisti di Ragusa

Uno strumento concreto a sostegno di imprese e cittadini alle prese con il sovraindebitamento: nei giorni scorsi è stato firmato un protocollo d’intesa tra il Comune di Vittoria e l’Ordine dei Dottori commercialisti e gli Esperti contabili di Ragusa finalizzato, da un lato, ad agevolare l’accesso all’Organismo di composizione delle crisi (secondo i principi della Legge n.3/2012); dall’altro, a fruire delle contribuzioni sui fondi ex Insicem e ad agevolare i percorsi di finanziamento delle attività produttivo-commerciali sulla base degli strumenti finanziari nazionali e regionali, ovvero allo sviluppo di progetti a valere sulla programmazione regionale e nazionale con fondi europei.

La legge 3/2012 ha previsto l’introduzione nel nostro sistema normativo delle procedure di sovraindebitamento (piano del consumatore ed accordo di composizione della crisi), che possono rappresentare unefficace strumento per evitare le conseguenze sociali ed economiche delle esecuzioni immobiliari. Queste procedure hanno lo scopo di risolvere situazioni di sovraindebitamento valutate come irreversibili, prospettando tra l’altro la sospensione o l’estinzione dell’esecuzione forzata dei beni del debitore, quali in particolare abitazioni, terreni e immobili commerciali. Il piano del consumatore si applica ai soggetti privi di partita iva, mentre l’accordo di composizione della crisi si applica ad azienda agricole, professionisti e piccole imprese.

Lo scopo di queste procedure è quello di consentire al debitore di pagare quanto nelle sue effettive possibilità, al netto delle somme necessarie per il sostentamento della famiglia. Le procedure di sovraindebitamento prevedono un parziale stralcio dei debiti, con la possibilità del loro pagamento anche in un lungo periodo, fino a 10 anni.

Il debitore accede a queste procedure con l’ausilio di un Organismo di Composizione della Crisi, come quello costituito presso l’Ordine Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Ragusa. L’Organismo istruisce la pratica e garantisce da un punto di vista tecnico la bontà del progetto. Per finire il Giudice omologa il progetto che sarà così vincolante per tutti i creditori. Dopo aver pagato la parte dei debiti previsti nel progetto, il debitore, a certe condizioni, può ottenere la cancellazione della restante parte di debiti non pagati.

Grazie alla sottoscrizione del Protocollo, verrà fornita un’offerta di servizi coerenti con i fabbisogni del tessuto sociale ed imprenditoriale del territorio di Vittoria e della cosiddetta fascia trasformata del Sud Est. A tal fine si è svolto un incontro con il Presidente della Confcommercio, con il Direttore della CNA, con il Presidente della Confagricoltura, con il Presidente della Confesercenti e con il Dirigente Comunale al termine del quale è stata stilata una bozza di un documento che sarà diffuso fra gli associati con l’obiettivo di trovare soluzioni efficaci per gestire situazioni di grave difficoltà economica.

Al fine di scongiurare che soggetti economici si vedano costretti a rivolgersi alla criminalità per reperire risorse finanziarie per dare risposte immediate ai bisogni primari, il Protocollo cerca di fornire un importante servizio al tessuto economico locale, a sostegno dello sviluppo del territorio e dei soggetti colpiti da problematiche finanziarie in particolare difficoltà, fornendo alla cittadinanza, attraverso il contributo dell’Ordine dei Dottori commercialisti e degli Esperti contabili, l’opportunità di venire incontro alle difficoltà di un periodo straordinariamente difficile.

Il Comune ha già messo a disposizione parte dei locali dell’Ufficio Commercio di via Dei Mille, per cui nei giorni di martedì e giovedì dalle ore 16,30 alle ore 18,30 sarà presente un commercialista per fornire ai cittadini e alle imprese le indicazioni necessarie.

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Governo, Confagricoltura: “La ripresa economica sia al centro del programma”

La ripresa della crescita economica deve essere al centro del programma del nuovo governo. Tanto più in un contesto decisamente critico per l’economia su scala mondiale. Servono decisioni immediate ed iniziative a respiro pluriennale, a partire dalle infrastrutture, per rilanciare la competitività del sistema produttivo.

Urge una sensibile riduzione del cuneo fiscale sul lavoro, al fine di ridurre i costi per le imprese ed aumentare la domanda interna.

Sollecitiamo il varo di un programma strategico che consenta di far salire il contributo che il settore già assicura all’economia italiana. Proponiamo la costituzione di un fondo, attingendo anche a risorse finanziarie della Ue, per la diffusione tra le imprese agricole delle più avanzate innovazioni tecnologiche, anche al fine di migliorare la sostenibilità ambientale delle produzioni; contrastare il cambiamento climatico; accrescere la tutela delle risorse naturali. A questo riguardo, l’agricoltura ha un ruolo di rilievo da svolgere per l’ulteriore crescita delle energie rinnovabili.

Le imprese agricole hanno anche bisogno, da tempo, di una profonda riforma della Pubblica Amministrazione: deve assicurare il raggiungimento dei risultati nel rispetto delle scadenze fissate.

A livello europeo, ci attendiamo dal nuovo governo una chiara presa di posizione a proposito delle scelte fondamentali, in programma nei prossimi mesi, per l’agricoltura.

All’interno del nuovo quadro finanziario della Ue per il periodo 2021-2027, va salvaguardata la stabilità della spesa agricola. E, per quanto riguarda la riforma della Pac, vanno contrastate le proposte che tendono a penalizzare le imprese di maggiore dimensione.

Va assicurato il pieno sostegno alle iniziative della Ue per l’apertura di nuovi mercati, sui quali affermare l’eccellenza del “Made in Italy” agroalimentare. Dal lato delle importazioni, occorre assicurare il pieno rispetto degli standard europei in materia di sicurezza dei consumatori, tutela del lavoro e dell’ambiente.

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Le imprese agricole iblee in crisi non sono sole: produttivo il convegno sul sovraindebitamento promosso da Confagricoltura Ragusa

Un momento di confronto vero in cui si è condivisa la consapevolezza che tanto si può fare per aiutare le imprese agricole nella gestione della crisi”: questo il commento del presidente Antonino Pirrè sul partecipato convegno “Strumenti della risoluzione della crisi da sovraindebitamento dell’impresa agricola” che si è tenuto venerdì 18 maggio a Ragusa, organizzato da Confagricoltura, in collaborazione con l’Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili e con l’Ordine degli Avvocati.

I vari interventi, tutti di altissimo profilo, hanno prodotto un dibattito serrato con un attento ed eterogeneo pubblico composto da avvocati, commercialisti, studenti universitari, giornalisti, imprenditori agricoli.

Un convegno che ha prodotto sinergie interprofessionali vere che produrranno un lavoro di squadra, grazie a una consapevolezza maggiore sugli aspetti normativi legati alla gestione della crisi”, ha aggiunto Pirrè.

Abbiamo manifestato la disponibilità, come Confagricoltura, a mettere a disposizione delle imprese, dei tecnici e dei professionisti il nostro supporto, a tutti i livelli”, dichiara l’avv. Maria Cristina D’Arienzo, Area Legale e Reti di Impresa Confagricoltura.

Durante i lavori è stato presentato uno strumento nuovo ed altamente innovativo, presto operativo anche in provincia di Ragusa: Agricheck, software di analisi dei conti aziendali per agevolare l’accesso ai finanziamenti creditizi, agli interventi dei confidi e di altri intermediari finanziari, oltre a fornire un’attività di consulenza nei rapporti con le banche.

Ancora una volta – aggiunge Pirrè – Confagricoltura Ragusa protagonista di momenti formativi e di condivisione di know how tra professionisti diversi che operano nel mondo agricolo. Non intendiamo fermarci, continueremo ad organizzare momenti come questo. C’è bisogno di fare rete e riempire vuoti per fare sistema e rafforzare la nostra economia locale”.

Convegno sovraindebitamento 18 maggio - Confagricoltura Ragusa2

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Non si può morire di crisi a 31 anni: la morte di Giovanni Viola è sconfitta morale per tutta la comunità iblea

“Non si può morire di crisi: un giovane che si toglie la vita è sconfitta morale per tutta la comunità”, questa la dichiarazione del presidente di Confagricoltura, dott. Antonino Pirrè, nel giorno del lutto cittadino a Vittoria e dell’ultimo saluto a Giovanni Viola, giovane imprenditore agricolo, morto suicida, che lascia moglie e un figlio di due anni.

“Porgo le mie sentite condoglianze – aggiunge Pirrè – e manifesto vicinanza alla famiglia di Giovanni Viola, a nome di tutta la nostra organizzazione ad ogni livello e degli iscritti. Un giovane padre di famiglia che decide di gettare la spugna, vessato dalla crisi, è un fatto grave che non può essere sottovalutato”.

“Adesso è il momento del dolore – conclude il presidente di Confagricoltura Ragusa – e non delle polemiche. Ma può essere anche l’occasione per fare un po’ di autocritica, da parte di chi ha responsabilità importanti, sulle modalità con cui si sta affrontando la crisi che sta stravolgendo la nostra economia”.

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Firmato il protocollo tra Confagricoltura Ragusa e l’Ordine dei dottori commercialisti a sostegno delle imprese agricole in crisi

Firmato ieri (5 dicembre 2017)  a Ragusa il protocollo d’intesa tra Confagricoltura Ragusa e l’Organismo di Composizione della Crisi dell’Ordine dei dottori commercialisti ed esperti contabili di Ragusa. A porre in calce la propria firma il dott. Antonino Pirrè per Confagricoltura e il dott. Maurizio Attinelli per l’Ordine dei dottori commercialisti, che hanno così avviato una collaborazione sinergica in grado di garantire un nuovo servizio per la gestione e la risoluzione delle situazioni di crisi che interessano le imprese agricole. Gli associati potranno usufruire di questo accordo che garantisce la continuità della gestione, la conservazione dell’integrità dell’azienda agricola e importanti benefici dell’esdebitazione connessi al buon esito delle procedure previste dalla legge n. 3/2012.

Il problema del sovraindebitamento delle imprese agricole rappresenta oggi, sia nell’area iblea che nel territorio nazionale, un fenomeno dilagante alimentato dalla perdurante crisi di mercato e dalle politiche restrittive del credito. Per le aziende agricole in crisi che si rivolgono all’Organismo, si avvia una procedura con la nomina di un gestore, professionista abilitato ed iscritto in un apposito registro, che assiste l’impresa agricola nella predisposizione di una proposta di risoluzione della crisi da presentare al Tribunale, anche ai fini dell’esdebitazione.

Considerato che, allo stato attuale, permangono diverse criticità nell’accesso alle procedure di regolazione della crisi da parte delle imprese agricole – ha dichiarato il presidente di Confagricoltura Ragusa, dott. Antonino Pirrè – si è ritenuto di rilevante importanza avviare un’attività di collaborazione fattiva con l’ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, dando soluzioni concrete ad un problema annoso che attanaglia il tessuto produttivo e che, sempre più, mette in ginocchio le imprese agricole piccole e medie”.

Segue la copia originale del protocollo:

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