Gestione del rischio in agricoltura: nasce la “polizza ricavo” a sostegno dei cerealicoltori

Un’assicurazione per garantire un ricavo minimo certo agli imprenditori agricoli impegnati nella coltivazione dei cereali: questa l’opportunità offerta dalla “polizza ricavo” per la stabilizzazione dei ricavi aziendali ai cerealicoltori nel nostro Paese, realizzata dal Consorzio Italiano di Coriassicurazione contro le calamità naturali in agricoltura, al quale aderiscono 9 compagnie assicurative e riassicurative. Le variazioni di prezzo rappresentano una variabile troppo instabile per un settore in cui la produzione vale oltre 4 miliardi di euro, pari al 15% sul totale delle coltivazioni agricole (dati Istat 2016).

Per ovviare alle incertezze che caratterizzano il settore il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha deciso di lanciare una sperimentazione sulla copertura dei rischi di mercato attraverso polizze per la stabilizzazione dei ricavi aziendali rivolta esclusivamente ai cerealicoltori.

La “polizza ricavo” garantisce una copertura anche contro le variazioni al ribasso dei prezzi (e questa è la vera ed importante novità sostanziale), oltre all’assicurazione contro i danni da calamità naturali. Grazie a questo strumento i cerealicoltori possono stabilizzare il ricavo aziendale con vantaggi soprattutto in periodi caratterizzati da forti crisi di mercato in cui i prezzi calano vertiginosamente.

Sarà possibile, inoltre, sottoscrivere la polizza ricavo in modalità agevolata. Infatti il Mipaaf ripropone anche per il 2018 uno stanziamento per la contribuzione pubblica sui premi, un sistema innovativo rispetto alle procedure previste per altri tipologie di polizze assicurative.Un prodotto estremamente innovativo, offerto per la prima volta in Italia che va ad aggiungersi agli strumenti assicurativi di copertura del rischio già presenti sul mercato agricolo.

La disponibilità della nuova polizza sarà garantita grazie ad una partnership pubblico-privata, resa possibile dal Fondo di riassicurazione pubblico gestito da Ismea, da Allianz Re come riassicuratore privato che ha messo a sistema il know how acquisito in campo internazionale, e dalle compagnie assicurative del Consorzio: Ara 1857, Assicurazione Grandine Svizzera, ITAS Mutua, Società Reale Mutua di Assicurazioni, Italiana Assicurazioni, Groupama Assicurazioni, Net Insurance, VH Italia che si occuperanno dell’emissione delle polizze.

Un’opportunità che rende certo il ricavo e che stabilizza, indirettamente, il reddito, garantendo ulteriori benefici: effetti positivi sul bilancio pubblico poiché la polizza scaricherebbe parte dei costi del sistema sul mercato privato, coperture assicurative a costi più contenuti grazie alla copertura congiunta di resa e prezzo, incremento della capacità di accesso al credito da parte delle imprese, complementarità con gli altri strumenti assicurativi e la possibilità di diffusione di strumenti di gestione del rischio in altri settori.

Secondo l’Ismea nel 2016 le produzioni cerealicole più rilevanti sono state frumento tenero, frumento duro, mais e orzo che nel complesso rappresentano l’82% del valore totale del comparto cerealicolo. Per il frumento tenero sono Emilia-Romagna, Veneto, Piemonte e Lombardia le regioni che producono di più; discorso inverso per il frumento duro che prevale al Sud e in particolare in Puglia, Sicilia e Basilicata. In particolare, secondo i dati Istat nel 2017 la Sicilia ha destinato alla coltivazione del frumento, sia duro che tenero, 288.175 ettari (21,6% sul totale) con una produzione pari a 875.116 tonnellate (19,5% sul totale).

Il Consorzio Italiano di Coriassicurazione contro le calamità naturali in agricoltura è nato nel 2007 con l’obiettivo di introdurre nel mercato assicurativo agricolo strumenti innovativi in grado di far fronte ai danni derivanti da calamità naturali, mediante meccanismi di riassicurazione fra i membri stessi. 

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La Sicilia è la regione più “bio” d’Italia: tutti i numeri

La Sicilia è la più “bio” tra le regioni italiane: infatti è quella con il maggior numero di aziende certificate (ben 9444). A seguire la Calabria (7978) e la Puglia (6873). Palermo, con le sue 1609 azienda è la sesta provincia italiana e la prima in Sicilia. La maggiore attenzione alla qualità dei prodotti alimentari è l’input che spinge le aziende a produrre in modo più naturale e trasparente.

Le aziende italiane con certificazione “bio” sono circa 60mila, di cui 24mila accreditate dal sistema di certificazione nazionale solo negli ultimi tre anni. Da qualche giorno la mappatura, costantemente aggiornata, degli operatori con certificazione Bio è ancora più accessibile grazie all’inserimento delle informazioni nelle visure camerali. All’inizio di dicembre 2017, le imprese in possesso di una certificazione Bio erano 59.461.

Si tratta perlopiù di realtà localizzate nel Mezzogiorno (il 55,8%), più del doppio di quelle con sede al Nord (il 23,4%) e quasi tre volte quelle del Centro Italia (il 20,8%). Più della metà (il 56%) delle imprese certificate si concentra in sole cinque regioni con la Sicilia in testa (15,9), seguita dalla Calabria (13,4), dalla Puglia (11,6), dalla Toscana e dall’Emilia Romagna (7,7).

I numeri del biologico italiano fotografano un settore che si è fortemente trasformato e potenziato negli ultimi anni, passando da tendenza rivolta a mercati di nicchia a vero e proprio stile di vita per milioni di consumatori italiani. Al tempo stesso, il biologico sta rivestendo un ruolo sempre più importante come opportunità di rilancio per molte aziende del nostro agro-alimentare.

Mentre nell’agricoltura tradizionale ogni anno numerose imprese chiudono i battenti, il settore del biologico sta andando in controtendenza, a dimostrazione che anche aziende di dimensioni più piccole, grazie all’applicazione dei principi dell’agricoltura biodinamica, possono stare con successo sul mercato. Le aziende che svolgono esclusivamente produzione Bio sono 44.482 (il 75% dell’universo delle certificate) e di esse una su tre ha sede in due sole regioni del Mezzogiorno: Calabria o Sicilia.

Approfondendo l’analisi delle imprese Bio per forma giuridica, l’11% (6.490) è costituito da società di capitale. Di queste, oltre il 90% è una PMI ovvero con un volume d’affari uguale o inferiore ai 50 milioni di euro. Più della metà (il 55,2%) rientra nella definizione di micro impresa (con un fatturato non superiore ai 2 milioni di euro), e la metà ha un capitale sociale inferiore ai 50mila euro.

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Versamento contributi lavoratori agricoli, slitta di un anno l’entrata in vigore del nuovo sistema

La legge di bilancio per l’anno 2018 ha prorogato di un anno il passaggio per i datori agricoli dal tradizionale sistema di denuncia trimestrale all’INPS (DMAG) dei lavoratori occupati, al sistema mensile UNIEMENS in vigore per gli altri settori produttivi.

Il comma 1154 dell’art. 1 della legge 27 dicembre 2017, n.205, pubblicata sul Suppl. Ordinario n. 62 alla G.U. n.302 del 29-12-2017, ha infatti espressamente prorogato al primo gennaio 2019 l’entrata in vigore dell’obbligo per i datori di lavoro agricoli che occupano operai di adoperare il sistema di denunce mensili in vigore nella generalità degli altri settori (UNIEMENS), previsto dall’articolo 8, comma 2, della legge 29 ottobre 2016, n. 199 (legge per il contrato al caporalato ed allo sfruttamento del lavoro).

Si tratta di una modifica fortemente voluta da Confagricoltura finalizzata ad evitare che il passaggio al nuovo sistema di denuncia degli operai agricoli all’INPS possa determinare problemi operativi ed applicativi per i datori di lavoro.

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Confagricoltura: “La Pac rimanga europea. No alla rinazionalizzazione e alla discriminazione tra imprese”

A dichiararlo il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti

La PAC deve restare a tutti gli effetti una politica europea. Come abbiamo avuto modo di manifestare in occasione del recente vertice straordinario a Bruxelles della giunta esecutiva, siamo contrari a qualsiasi forma di rinazionalizzazione”. Lo ha dichiarato il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti commentando la presentazione ufficiale, al Consiglio agricolo europeo, della comunicazione della Commissione su ‘Il futuro dell’alimentazione e dell’agricoltura’, con la quale è stato avviato il confronto sulla prossima riforma della PAC.

Affidare alle singole amministrazioni nazionali, come ha proposto la Commissione, la scelta delle misure da attuare per conseguire gli obiettivi comuni, può condurre a gravi e inaccettabili distorsioni di concorrenza tra imprese e settori produttivi“, ha proseguito Giansanti. “Condividiamo in pieno con la Commissione l’esigenza di aggiornare gli obiettivi della PAC, in relazione alle esigenze espresse dalla collettività, ma occorre sanare un’evidente contraddizione”. “In più occasioni – ha spiegato – il commissario Hogan ha rilevato che i pagamenti diretti della PAC rappresentano una parte importante di qualsiasi rete di sicurezza, a sostegno del reddito degli agricoltori nel contesto della crescente volatilità dei prezzi sul mercato globalizzato. Però, in aperto contrasto con tale impostazione, la Commissione propone ora di fissare un tetto (il cosiddetto “plafonamento”) sull’ammontare dei pagamenti alle singole imprese; o di ridurre i trasferimenti in funzione delle dimensioni aziendali”.

In pratica – ha puntualizzato il presidente di Confagricoltura – la Commissione propone di penalizzare proprio le imprese in grado di dare il massimo contributo nella lotta al cambiamento climatico, al rilancio degli investimenti, alla diffusione delle più moderne tecnologie da cui dipendono la competitività e la creazione di nuovi posti di lavoro. Siamo anche contrari a fissare, sia pure in modo progressivo, un pagamento unico per tutti gli Stati membri. E’ vero, come sostiene la Commissione, che gli agricoltori nella UE sono chiamati a fronteggiare le medesime sfide. Ma è altrettanto vero che esistono profondi divari in termini di costi, da quelli fondiari al costo del lavoro”.

Sulla questione finanziaria, Massimiliano Giansanti ha rilevato in particolare: “Difficile discutere sul futuro dell’agricoltura e dell’alimentazione senza conoscere la dotazione di bilancio che sarà assegnata alla nuova PAC. C’è anche da sottolineare che le anticipazioni che arrivano da Bruxelles danno come inevitabile un taglio delle risorse dopo il 2020, per far fronte alle conseguenze della Brexit e per finanziare nuove iniziative”.

Una PAC ambiziosa, in grado di rispondere alle giuste attese della collettività richiede almeno la conferma della vigente dotazione di bilancio“, ha concluso il presidente della Confagricoltura. “Il rilancio della UE impone l’aumento delle risorse proprie, piuttosto che il taglio delle risorse destinate al settore agricolo che ammontano a meno di mezzo punto percentuale sul PIL europeo”.

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Danni per siccità: la Regione riconosce lo stato di calamità anche per Ragusa

Anche per i territori ragusani c’è la declaratoria di stato di calamità naturale per i danni causati dall’eccezionale siccità e dalla calura nei mesi di luglio e agosto scorsi. A renderlo noto con una nota ufficiale l’assessorato all’Agricoltura della Regione Siciliana, tramite le parole del neo-assessore Edy Bandiera.

“A fronte delle notizie apparse sui quotidiani – spiega Bandiera – relative ad una presunta mancanza di declaratoria per lo stato di  calamità naturale dei danni causati da eccezionale siccità-calura nelle province siciliane, si chiarisce che la stessa è stata approvata e deliberata dal Governo regionale anche per la provincia di Ragusa con la delibera numero 513 del 18/12/2017“.

“Ci sarà ancora da attendere qualche tempo per i danni causati nella provincia iblea dal maltempo e dal nubifragio del 10 novembre 2017 – aggiunge l’assessore – che ha interessato soprattutto l’area del vittoriese. “È in fase di ultimazione l’iter, da parte dell’Ispettorato dell’ Agricoltura di Ragusa,  per l’accertamento della contezza, perimetrazione ed entità del danno – precisano dall’Assessorato – che consentirà di portare in Giunta la proposta di  declaratoria dello stato di calamità anche per questo recentissimo evento”.

“Sono già stati effettuati i sopralluoghi di verifica del danno  nelle 160 aziende che ne hanno fatto segnalazione presso l’ispettorato competente. Da una prima stima, i danni riguarderebbero circa 100 ettari di serre, per un importo  complessivo di circa 22 milioni di euro, di cui orientativamente 16 milioni e mezzo alle strutture e  5 milioni alle produzioni e alle colture – precisa l’Assessore per l’Agricoltura Edy Bandiera – Non appena completato l’iter sarà mia cura portarlo tempestivamente in Giunta di Governo per chiedere la declaratoria al Ministero”.

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Agriturist (Confagricoltura): tutto esaurito negli agriturismi siciliani (e non solo) per Natale e Capodanno

Agriturismi con il vento in poppa per le feste: trascorrerle in campagna è un’occasione unica per vivere giorni di relax in un’atmosfera magica e romantica. “Non è un segnale di crisi della famiglia – precisa Cosimo Melacca, presidente di Agriturist al contrario è un modo moderno di trascorrere le feste con i propri cari in un’atmosfera familiare, senza doversi caricare dell’organizzazione di pranzi e cene, passando una vacanza tranquilla, staccando dalla routine del quotidiano”.

Le aziende agricole offrono la soluzione giusta e capace di unire il buon cibo a prezzi contenuti in un’atmosfera conviviale. Grandi e piccini possono vivere l’esperienza in montagna in stile Heidi, oppure vicino alle città d’arte, in collina e, perché no, anche al mare o al lago. Il dato certo è che anche quest’anno gli italiani preferiranno trascorrere sia Natale sia Capodanno a diretto contatto con la terra e i suoi tesori, allontanandosi dal caos della vita cittadina per ristabilire un contatto con la natura e riscoprire antichi sapori.

L’Italia – prosegue Melacca – è la terra degli agriturismi e se ne trovano di ottimi e per tutti i gusti dai più rustici ai più esclusivi in ogni regione, ma tutti come denominatore comune offrono menù che valorizzano la cucina e la gastronomia locale. Le destinazioni più ambite, dunque, quest’anno, come sottolinea una indagine di Agriturist, non saranno le capitali europee, né tantomeno le località esotiche, ma gli agriturismi. Chi lavora il 24, 25 e il 26 dicembre, sta registrando un record di prenotazioni, con moltissimi casi di tutto esaurito”.

In Lombardia a farla da padrona a Natale saranno gli agriturismi in pianura, mentre quelli di montagna sono quasi pieni per le vacanze di Capodanno. In Piemonte le previsioni sono ottime, così come in Liguria e Veneto. In Puglia si fa fatica a trovare posto, la Campania continua a mostrare un forte trend di crescita (soprattutto nelle costiere Sorrentina e Amalfitana) e in Sicilia, in molti agriturismi, è tutto esaurito soprattutto per Natale e Capodanno.

Bene anche la Calabria e vicino alle città d’arte in Emilia Romagna e Toscana. Grossi problemi, purtroppo, permangono ancora nelle aree terremotate, ma i gestori lavorano con determinazione per riportare la situazione finalmente alla normalità. Nel Lazio buoni risultati soprattutto per gli agriturismi vicini alla Capitale: la gita ‘fuori porta’ è importante per i romani.

I clienti delle feste sono soprattutto italiani: a Natale famiglie e gruppi di famiglie, mentre a Capodanno, oltre alle famiglie, ci sono prenotazioni di gruppi di amici. Tutti, però, molto sensibili al buon cibo genuino, alla natura, alla sostenibilità e alla qualità. “La vacanza in agriturismo – conclude il presidente nazionale di Agriturist – corona il successo di un modello del ‘made in Italy’ che non invecchia mai, inventato da Confagricoltura con la creazione di Agriturist più di 50 anni fa e che oggi, in Italia, conta quasi 22 mila strutture, con una crescita costante di posti letto, di ristoranti, oltre che del numero degli ospiti”.

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Ddl sul biologico fermo al Senato. Confagricoltura: “Si approvi entro la fine dell’anno”

Confagricoltura rivolge un appello ai senatori affinché sia calendarizzata al più presto la discussione in aula sul disegno di legge sull’agricoltura biologica.

Gli agricoltori biologici italiani hanno bisogno che la legge sull’agricoltura biologica venga approvata entro la fine della legislatura”, ha evidenziato Paolo Parisini, presidente della Federazione nazionale di prodotto agricoltura biologica di Confagricoltura. “Non si può disperdere – aggiunge Parisini – il prezioso lavoro portato avanti dal Parlamento a favore di un settore che necessità di regole innovative per assicurare, da una parte un ulteriore sviluppo e dall’altra parte garantire sempre più il consumatore”.

Il testo normativo già approvato dalla Camera e dalla Commissione Agricoltura del Senato mette a disposizione degli operatori nuovi strumenti che permetteranno al settore di migliorare la propria organizzazione e di assumere un ruolo importante nella filiera a fianco della trasformazione e distribuzione.

Senza indicazioni specifiche sulle modalità di costituzione dell’organizzazione interprofessionale, sulle nuove regole per le organizzazioni dei produttori e sui biodistretti, il settore, composto per il 90% da aziende agricole, rischia – ad avviso di Confagricoltura – di non fare quel salto di qualità necessario per confrontarsi con le grandi multinazionali della trasformazione e della distribuzione”.

Ha concluso Confagricoltura: “L’approvazione definitiva della legge permetterebbe di riportare il buon umore nel settore dopo l’inopportuna approvazione del nuovo regolamento europeo sull’agricoltura biologica che, anche con l’approvazione dell’Italia, rischia di causare danni ingenti alla nostra agricoltura”.

IL DISEGNO DI LEGGE

Il Disegno di Legge “Disposizioni per lo sviluppo e la competitività della produzione agricola e agroalimentare e dell’acquacoltura effettuate con metodo biologico” approvato dalla Camera dei deputati il 2 maggio 2017, è stato trasmesso dal Presidente della Camera dei Deputati alla Presidenza del Senato, che lo ha assegnato alla 9ª Commissione permanente (Agricoltura e produzione agroalimentare) in sede referente il 9 maggio 2017 per l’avvio della discussione.

Clicca qui per leggere il testo originale e completo del ddl

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Arriva il Bonus Verde: una boccata d’ossigeno per il comparto florovivaistico

Il bonus verde per terrazze, giardini e balconi sta per diventare realtà: è stato infatti inserito nella legge di bilancio 2018 in via di approvazione e riguarderà ville, villini palazzi di pregio e condomini. Si tratta del risultato di un lavoro di squadra a cui Confagricoltura ha partecipato con grande impegno, come evidenzia Francesco Mati, riconfermato presidente nazionale della Federazione florovivaismo di Confagricoltura il 27 novembre scorso.

Sarà possibile detrarre il 36% sulle spese per il verde, fino a un massimo di 5mila euro per ogni unità immobiliare divisi in dieci anni.

In realtà non è una conquista di poco conto – precisa Mati – se si considera che la detrazione si potrà applicare anche alle unità abitative di un condominio e quindi rientrare nelle spese condominiali”.

In questo periodo si registra anche un sensibile aumento delle esportazioni di prodotti florovivaistici, un segnale positivo di ripartenza del mercato a livello internazionale. L’Italia sta cercando di recuperare spazi dopo anni di crisi anche se la domanda interna resta ancora debole.

Rimane ancora da sfatare – aggiunge il presidente Mati – il pregiudizio che le opere a verde pubblico o privato debbano essere considerate un costo e non un beneficio anche per l’ambiente e la salute dei cittadini come dimostrano autorevoli studi scientifici sul valore del verde come risorsa contro l’inquinamento”.

Su un altro versante, quello della circolazione delle merci, il presidente della Federazione nazionale di prodotto esprime invece preoccupazione per i mancati o inadeguati controlli fitosanitari sui prodotti florovivaistici in arrivo dai Paesi extra-Ue.

Il problema della diffusione delle fitopatie deve essere affrontato a livello di Unione Europea – spiega – perché dall’emergenza xylella sono derivati problemi non solo nella produzione di olivi nei vivai pugliesi ma anche echi mediatici negativi per il comparto florovivaistico italiano sul mercato internazionale. Il problema delle fitopatologie deve essere risolto a Bruxelles. In Italia può arrivare materiale florovivaistico in 56 porti diversi mentre negli Stati Uniti il materiale d’importazione passa attraverso un unico porto e prima di ottenere il via libera viene sottoposto a ispezioni accurate”.

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Banca nazionale delle terre agricole mette in vendita 8 mila ettari: ad annunciarlo il MIPAAF

È stata aperta martedì 5 dicembre la procedura di messa in vendita di 8mila ettari della Banca nazionale delle terre agricole pronti a essere coltivati: a renderlo noto è il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali. È soltanto il primo lotto che fa di un’operazione complessiva da oltre 20mila ettari. L’avvio è stato dato martedì dal Ministro Maurizio Martina.

La Banca nazionale delle terre agricole, gestita da Ismea, negli ultimi mesi ha registrato un boom di interesse: 137mila visualizzazioni e 16mila utenti registrati sono la prova tangibile di una manifestazione dell’attenzione per questa nuova possibilità. La Banca, tutta online, è nata per consentire a chi, soprattutto giovani, cerca terre pubbliche da far tornare all’agricoltura.

“Diamo nuovo valore ai terreni pubblici – ha dichiarato il Ministro Maurizio Martina – con un investimento su sostenibilità, economia e lavoro e per questo ai giovani interessati spettano mutui agevolati. Con la Banca nazionale delle terre agricole stiamo sperimentando una nuova forma di rivalutazione dei beni comuni, con l’obiettivo chiaro di favorire lo sviluppo di nuove realtà agricole nei territori. Le risorse che derivano dalla vendita dei terreni saranno totalmente dedicate al sostegno dei giovani agricoltori. Un lavoro che stiamo portando avanti con più strumenti, guardando soprattutto al ricambio generazionale. Abbiamo chiuso proprio in questi giorni anche il bando per il primo insediamento in agricoltura, che aiuta gli under 40 ad acquistare terreni e imprese. Più di 3mila ettari di terra e 100 nuove aziende nascono grazie ai 60 milioni di euro che abbiamo investito con Ismea. Sono semi di futuro del nostro Paese”.

COME FUNZIONA
Trovare un terreno è facile come un click, visto che il sito ha le terre geolocalizzate che possono essere ricercate per Regione. Sul sito di Ismea sono disponibili tutte le informazioni, dalla posizione alle caratteristiche naturali, le tipologie di coltivazioni e i valori catastali. Gli utenti possono consultare la Banca anche per grandezza dei terreni disponibili, potendo così fare ricerche più mirate alle esigenze produttive.

DOVE SONO I TERRENI
Nel complesso in Italia si contano ben 8.174 ettari di terreno agricolo. La Sicilia è la regione italiana più agricola con ben 1700 ettari di terreno, seguono Toscana e Basilicata con 1300 ettari, Puglia con 1200, 660 ettari in Sardegna e quasi 500 ettari in Emilia Romagna e Lazio.

COSA PRODUCONO
Le colture sono molteplici e variano dal seminativo, 3770 ettari, ai prati e pascoli con 1930 ettari, ai boschi con 800 ettari. Significativi gli ettari destinati alla coltivazione di uliveti e vigneti, rispettivamente 450 e 340 unità.
LA PROCEDURA
La procedura prevede un percorso semplice:
– Da dicembre: manifestazione d’interesse per uno o più lotti sul sito della Banca della Terra
– Da febbraio: procedura competitiva a evidenza pubblica tra coloro che hanno manifestato interesse

PER I GIOVANI
Possibilità di mutui a condizioni più favorevoli da parte di ISMEA se la richiesta è effettuata da under 40.

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“La Pac rimanga europea, rinazionalizzare è passo indietro”: vertice di Confagricoltura a Bruxelles

Ieri vertice straordinario della giunta di Confagricoltura a Bruxelles sul futuro della Pac, in occasione della presentazione della ‘comunicazione’ del commissario Hogan (a cui i componenti dell’esecutivo hanno partecipato), quindi una serie di incontri istituzionali a livello europeo.

È iniziato un percorso importante che condurrà alla riforma della PAC per il ‘post 2020’ e che ci deve vedere parte attiva – ha sottolineato il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti -. Si tratta di una riforma importante, che è fondamentale per le nostre imprese. Vogliamo che, quella futura, sia un’evoluzione dell’attuale politica agricola comune e non una rivoluzione”.

La Pac oggi è stata migliorata con il pacchetto ‘Omnibus’ che si approverà entro dicembre”,  ha proseguito Giansanti. “Ora bisogna intervenire per semplificarla, renderla più adatta a gestire le sempre più ricorrenti crisi economiche dovute ad un mercato instabile che rischia di ridurre la fiducia degli operatori delle filiere”.

Ad avviso della giunta di Confagricoltura non vanno modificati gli obiettivi – che in primis devono contemplare un reddito degli imprenditori agricoli equo e stabile – ma piuttosto gli strumenti, che devono essere adattati alle mutate condizioni in cui operano gli agricoltori della UE. Occorrono un bilancio e risorse adeguati, anche tenendo conto della difficile partita del negoziato sulla Brexit e delle maggiori sfide e politiche che l’UE deve fronteggiare. Non è possibile che i capitoli finanziari agricoli siano sacrificati sull’altare di queste esigenze.

Bisogna evitare che si discrimini tra le imprese”, ha poi dichiarato il presidente di Confagricoltura. “La ‘comunicazione’ della Commissione enfatizza l’utilizzo di plafonamento (livellamento) dei pagamenti e degressività, con tagli alle aziende di maggiori dimensioni. Questo è un aspetto politico sul quale sicuramente dobbiamo intervenire, per evitare che si penalizzino realtà rilevanti del nostro sistema agricolo”.

Confagricoltura, così come aveva fatto il think tank ‘Farm Europe’ (a cui aderisce), ha reagito con forza al percorso di ‘rinazionalizzazione’ paventato nella ‘comunicazione’ di Hogan. “Va definito un insieme di regole da applicare allo stesso modo nei 28 Stati dell’Unione – ha osservato il presidente Giansanti – . Servono uniformità e coesione e non fughe in avanti o indietro dei vari Stati membri. La Pac deve rimanere un pilastro comune e condiviso sia in termini di risorse che di indirizzi politici”.

Nell’interesse delle nostre imprese chiediamo energicamente che la Pac per il post 2020 continui ad essere europea – ha concluso la giunta di Confagricoltura -. Vogliamo però che si riduca la burocrazia”.

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