Fase 2, Agriturist (Confagricoltura): “Siamo pronti. Ripartiamo dalla campagna e dai borghi”

Ci avviciniamo ad un’estate da trascorrere preferibilmente nel nostro Paese, senza affollamenti e con meno stress: una vacanza diversa, ‘on the road’ sulle strade poco battute, alla riscoperta dell’Italia dei borghi e delle campagne italiane, che contribuiranno a creare nuove esperienze e nuovi ricordi.

“L’agriturismo può e deve giocare un ruolo chiave nell’estate della ‘fase 2’. Muta radicalmente il concetto di turismo, che va ripensato e riorganizzato secondo le nuove esigenze del distanziamento sociale e della vacanza di prossimità. Termini certamente non affascinanti, che detteranno però le regole da osservare per il prossimo futuro” – sostiene Augusto Congionti, presidente di Agriturist, l’associazione che riunisce gli agriturismi di Confagricoltura.

“Le nostre aziende hanno tutte una caratteristica unica, coniugata in base alle diverse zone del nostra splendida Italia – ribadisce Congionti -. In montagna, come al mare o in collina ci sono sempre contatto diretto con la natura, spazi ampi, sistemazioni indipendenti, appartamenti, lontananza dalla folla, dal chiasso, all’insegna del benessere e del buon cibo genuino e locale. Una vacanza che calza a pennello con le nuove esigenze per uscire dall’emergenza Covid-19”.

Molte, tuttavia, sono le preoccupazioni degli imprenditori agrituristici, a partire dalla mancanza di liquidità e dai tributi da pagare. Numerose sono state le disdette e gli annullamenti a causa del lockdown, che ha totalmente azzerato i fatturati. Una perdita secca, tra ospitalità, ristorazione e fattorie didattiche che supera i 900mila euro. “Ma come agricoltori – precisa Congionti – non ci siamo mai fermati e laddove è stato possibile abbiamo continuato a lavorare consegnando pasti e prodotti a domicilio”.

Gli imprenditori agrituristici contano i danni, ma soprattutto guardano al futuro e chiedono di riprendere l’attività al più presto, con lo stesso trattamento che è stato riservato alle strutture alberghiere.

“La materia agrituristica è demandata alle Regioni – osserva Congionti – ma in questo momento è necessario un coordinamento dell’azione politica, con regole semplici, immediate, meno gravose sul fronte burocratico, che permettano a tutti gli operatori di ripartire, alla stessa velocità e con gli stessi tempi in ogni parte d’Italia”.

“Per l’estate, in alcune località, ci sono pure timidi segnali che potrebbero concretizzarsi in presenze di stranieri – conclude il presidente di Agriturist -. Siamo pronti a ricominciare e a farlo in piena sicurezza”.

 

Leggi

Coronavirus: le proposte di Confagricoltura al governo per la ripresa

Semplificazione e strumenti immediati per favorire la ripresa economica e la tenuta del settore agroalimentare, che, nonostante le difficoltà, ha proseguito l’attività garantendo in questi mesi di emergenza gli approvvigionamenti dei beni alimentari sulle tavole degli italiani.

E’ quanto ha evidenziato il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, all’incontro di ieri con il premier Conte e i ministri Bellanova, Catalfo, Gualtieri e Patuanelli per fare il punto sulla fase 2 dell’emergenza Coronavirus.

“Il lockdown dei pubblici esercizi ha influito negativamente sui consumi, innescando un drastico calo della domanda da parte dei canali Ho.Re.Ca e del commercio estero. – ha affermato Giansanti – Alcuni comparti agricoli sono in forte sofferenza o fermi del tutto: abbiamo avanzato la richiesta di un fondo straordinario per aiutare questi settori. Molte aziende hanno trovato soluzioni organizzative adattandosi alle richieste di sicurezza e sanitarie, senza interrompere la produzione ed esponendosi economicamente alle nuove esigenze. Per la ripartenza, quindi – ha aggiunto – occorre mettere celermente in atto una serie di strumenti per le imprese”.

La proposta di Confagricoltura si concentra nell’immediato sul credito di imposta e l’estensione a tutti i datori di lavoro agricolo delle agevolazioni contributive adottate per i territori montani particolarmente svantaggiati. E’ necessario anche velocizzare i pagamenti da parte della pubblica amministrazione per dare fiato alle imprese e, sulla questione manodopera, dare risposte concrete, perché si è in forte ritardo.

Confagricoltura, in qualità di organizzazione più rappresentativa dei datori di lavoro agricolo, ha anche chiesto al Governo di fare parte del “Protocollo di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti lavoro”, che dispone misure per la sicurezza dei lavoratori negli ambienti di lavoro con la riapertura delle attività produttive. Finora il settore primario è stato escluso dalla firma dell’accordo, ma a riguardo c’è stata un’apertura da parte dell’esecutivo.

“E’ necessaria anche una visione a lungo termine per ripartire – ha concluso il presidente Giansanti – Con le amministrazioni si deve sviluppare una strategia nazionale per accompagnare l’agricoltura in questa fase, basandosi sulle difficoltà che caratterizzano il settore e che con la diffusione del Coronavirus hanno frenato la continuità economica delle aziende. Tra questi ricordiamo il digitale, l’innovazione, la semplificazione, il lavoro e la formazione”.

 

Leggi

Se il vino non riparte, l’Italia perde occupazione, economia, cultura e paesaggio

Con 356mila aziende, 650mila ettari vitati, 50 milioni di ettolitri e un valore di 13 miliardi di euro, il comparto vitivinicolo è una delle eccellenze più rappresentative dell’Italia, non soltanto per il primato mondiale di volumi produttivi, ma per il significato che tutto ciò rappresenta in termini economici, occupazionali, culturali e paesaggistici. Tuttavia, il brusco calo dell’export e il perdurare della chiusura di ristoranti, bar ed enoteche nella fase 2 dell’emergenza Coronavirus mettono a rischio la sopravvivenza del settore, che conta 1,3 milioni di addetti.

Confagricoltura evidenzia che il 35% del vino è consumato nel canale HoReCa, che assorbe il 55% del valore del comparto. Il lockdown di queste attività fino a inizio giugno, sommato al mancato recupero crediti degli ultimi mesi di vendite, farà perdere oltre il 40% del fatturato delle aziende.

“La maggior parte delle piccole e medie imprese vitivinicole italiane – spiega il presidente della Federazione Vino di Confagricoltura, Federico Castellucci – non serve la grande distribuzione, ma ha come principali canali di riferimento quello tradizionale e quello della vendita diretta in azienda, anche negli agriturismi, di fatto bloccati dalle restrizioni dei DPCM”.

“Il tracollo del settore vino – continua – avrebbe conseguenze nefaste per l’economia del Paese, con gravi perdite occupazionali e anche per l’ambiente, con alcune aree vitate che potrebbero essere abbandonate senza alternative sostenibili”.

La vitivinicoltura italiana, che ha origini antiche ed è immagine e sostanza di innumerevoli territori, più di altre al mondo ha un forte legame con le caratteristiche pedoclimatiche di ogni regione: queste peculiarità danno ai nostri vini un valore unico e irripetibile. Condannare la vitivinicoltura italiana al collasso, pertanto, significa condannare un settore che, insieme all’arte, alla cultura e alla gastronomia, costituisce l’identità e la fortuna del nostro Paese.

Confagricoltura ha proposto una serie di interventi, come la rinegoziazione del debito, la sospensione delle rate per 12 mesi, la concessione dei contributi in conto interessi, l’attivazione del pegno rotativo anche per il vino e lo sviluppo di garanzie sui crediti. Si è inoltre attivata per l’avviamento della vendemmia verde, anche parziale, per un sostegno allo stoccaggio dei vini di qualità e per una possibile distillazione di crisi accompagnata da un’adeguata riduzione delle rese per ettaro.

“Se in una fase critica come questa non si riesce ad avere una forte e immediata iniezione di liquidità, senza troppa burocrazia – conclude Castellucci – molte aziende rischiano realmente di non poter neanche arrivare al termine dell’emergenza Covid-19 e si vedranno superate dai concorrenti degli altri Paesi europei ed extraeuropei”.

Leggi

Coronavirus, Confagricoltura: “Inadeguate le misure della commissione Ue per il settore agroalimentare”

“Provvedimenti inadeguati e carenti sotto il profilo finanziario. Inoltre, sono state ignorate le esigenze delle produzioni tipicamente mediterranee”.

E’ decisamente negativo il commento del presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, sui regolamenti della Commissione europea, pubblicati ieri sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione, con i quali sono state disposte una serie di misure per supportare il settore agroalimentare alle prese con la pandemia Covid-19.

“Gli aiuti allo stoccaggio privato – sottolinea Giansanti – non riguardano il settore suinicolo. E non sono state mobilitate risorse finanziarie aggiuntive per il settore vitivinicolo, l’ortofrutta e l’olio d’oliva”.

“Completamente ignorato – aggiunge il presidente di Confagricoltura – il comparto florovivaistico, per il quale alcuni Stati membri hanno sollecitato la concessione di aiuti straordinari commisurati alla perdita del reddito”.

“Per far fronte, nel 2014, alle conseguenze del blocco delle esportazioni agroalimentari della UE sul mercato della Federazione Russa, fu disposta una spesa straordinaria di oltre un miliardo di euro. Ora, nel vivo di una crisi epocale, i fondi messi a disposizione del settore si attestano appena a 80 milioni”.

Secondo Giansanti è indispensabile fare ricorso nell’immediato alla riserva di crisi già esistente, con una dotazione di circa 470 milioni di euro, e prevedere per l’anno venturo uno stanziamento eccezionale per i mercati agricoli nella nuova proposta sul quadro finanziario pluriennale dell’Unione che la Commissione UE presenterà nei prossimi giorni.

“Ci dobbiamo preparare ad affrontare con mezzi e strumenti adeguati una crisi che non sarà di breve durata – conclude Giansanti – Il corretto funzionamento della filiera agroalimentare è un interesse strategico per la collettività”.

Leggi

Fase 2, le proposte di Confagricoltura: liquidità alle imprese e riapertura del canale Ho.Re.Ca

“Le imprese hanno urgente bisogno di liquidità. I ritardi e le complessità burocratiche fanno salire il costo economico della pandemia”. E’ quanto ha evidenziato il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, all’odierna riunione del Comitato Direttivo di Palazzo Della Valle dedicata alla gestione dell’emergenza Covid-19.

“In primo luogo – aggiunge – proponiamo il riconoscimento di un credito di imposta commisurato alle perdite di reddito subite dalle imprese, quindi l’estensione all’intero territorio nazionale degli oneri previdenziali attualmente applicati nelle zone montone”.

Giansanti ha fatto il punto sui contatti in corso con il Governo e con il mondo politico, in vista della presentazione, nei prossimi giorni, del decreto legge sui nuovi interventi per le imprese.

“Stiamo mettendo l’accento sulla necessità di salvaguardare il tessuto produttivo e l’occupazione – indica Giansanti – Dobbiamo farci trovare pronti per la fase di ripresa economica, senza lasciare spazio ai nostri concorrenti. Per questo chiediamo, tra l’altro, la ristrutturazione almeno a dieci anni delle posizioni fiscali e contributive pregresse, il sollecito recepimento della direttiva Ue sulle pratiche sleali, nuove risorse finanziarie per la promozione all’estero del Made in Italy agroalimentare, il miglioramento del bonus verde”.

“A sostegno della ripresa, proporremo inoltre al sistema bancario un piano per il consolidamento a lungo termine dei prestiti in essere”.

Nel corso del dibattito è stata ribadita la persistente carenza di manodopera per le imminenti operazioni stagionali: “Continuiamo a svolgere tutte le possibili iniziative per l’incontro tra domanda e offerta di lavoro – sottolinea Giansanti – Restiamo invece in attesa delle specifiche iniziative del Governo. Deve essere chiaro a tutti che ogni giorno che passa, sale il rischio di perdita dei raccolti”.

A livello europeo, Confagricoltura considera assolutamente inadeguati i provvedimenti annunciati nei giorni scorsi dalla Commissione europea.

“Nel contesto di una crisi epocale – sottolinea Giansanti – è inaccettabile l’assenza di fondi aggiuntivi per le produzioni più tipiche dell’agricoltura mediterranea: vino, ortofrutta, olio d’oliva. Contestiamo, inoltre, la mancanza di interventi per le produzioni suinicole”.

“L’emergenza sanitaria – prosegue il presidente di Confagricoltura – ha dimostrato che la sicurezza alimentare è un punto di forza e un elemento strategico per la coesione sociale. Va fatto ogni sforzo per l’aumento della produzione agroalimentare italiana, grazie anche a una maggiore integrazione tra tutte le parti della filiera”.

In vista della cosiddetta “fase 2”, Confagricoltura chiede di accelerare, in presenza di adeguate condizioni di sicurezza, la ripresa dell’attività del canale HoReCa per favorire il collocamento delle produzioni di settore.

La filiera vino chiede al Governo la riapertura del canale Ho.Re.Ca

Far ripartire ristoranti, bar ed enoteche il prima possibile è vitale per il futuro delle cantine italiane, altrimenti per molte aziende non ci sarà alcuna fase due

“La notizia della riapertura delle attività ristorative al 1° giugno è un altro duro colpo per il nostro settore. Oggi più che mai il canale Ho.Re.Ca è di vitale importanza per le aziende vitivinicole, che hanno già perso irreversibilmente almeno il 30% delle vendite con danni permanenti. Per questo occorre farlo ripartire il prima possibile, pur nel pieno rispetto di tutte le misure di sicurezza e di distanziamento. Altrimenti per molte imprese del canale HoReCa ecantine italiane non ci sarà alcuna fase due”.

E’ questo l’appello unanime rivolto al Governo da parte della filiera vino – che riunisce le principali organizzazioni del settore Confagricoltura, CIA, Copagri, Unione italiana Vini, Federvini, Federdoc e Assoenologi – a pochi giorni dall’adozione delle misure contenute del nuovo DPCM che dà il via libera alla cosiddetta fase due dell’emergenza Coronavirus. Disposizioni sull’allentamento del lockdown che però non contemplano una rapida ripresa delle attività di bar, enoteche e ristoranti con conseguenze disastrose non solo per gli operatori del settore, ma anche per le migliaia di piccole e medie imprese del comparto vitivinicolo nazionale già alle prese con un export quasi completamente bloccato e costrette a ricorrere alle vendite online come unica, ove possibile, via per la sopravvivenza.  Nell’esprimere piena solidarietà e sostegno agli operatori dell’Ho.Re.Ca e alle loro famiglie duramente colpite dal lockdown, la filiera auspica dunque che il Governo, pur nel rispetto delle indicazioni espresse dal Comitato tecnico scientifico, tenga conto delle urgenti richieste di ripartenza di questo canale e prenda in seria considerazione un ripensamento dell’impianto normativo recentemente proposto per dare una risposta concreta ad uno dei comparti più strategici e decisivi per l’economia e il turismo italiani.

Leggi

Coronavirus, le imprese della filiera agroalimentare e distributiva italiana in prima linea al servizio del Paese

“La drammatica situazione che stiamo attraversando a causa della pandemia del COVID-19 ha dimostrato in maniera inequivocabile quanto le imprese della filiera agricola, industriale, della pesca e distributive siano in prima linea a servizio del Paese, continuando ad assicurare con grande senso di responsabilità, non senza difficoltà, un costante rifornimento di prodotti agroalimentari di qualità, con gli standard più elevati a livello globale, in quantità sufficiente e a prezzi accessibili a tutti i consumatori, contribuendo in tal modo alla tenuta socio-economica dell’Italia”.

Lo sottolineano Alleanza delle Cooperative Italiane del settore Agroalimentare, Cia-Agricoltori Italiani, ANCD-Associazione Nazionale Cooperative fra Dettaglianti Conad, ANCC-Coop Associazione Nazionale delle Cooperative di Consumatori, Confagricoltura, Copagri, Federalimentare e Federdistribuzione, evidenziando il ruolo strategico delle produzioni agricole, agroalimentari, della distribuzione e di tutte le imprese collegate.

Per la parte agricola e agroalimentare, Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri e l’Alleanza delle Cooperative del settore Agroalimentare rappresentano oltre i 2/3 delle aziende e delle cooperative agricole italiane, con oltre il 60% del valore della produzione agricola e della superficie nazionale coltivata e più di 800.000 persone occupate. Per la parte che riguarda l’industria del food & beverage, Federalimentare rappresenta il secondo settore manifatturiero del Paese che in Italia conta 56mila imprese e dà lavoro a 400mila addetti. Per la parte distributiva, ANCD-Associazione Nazionale Cooperative fra Dettaglianti Conad, ANCC-Coop Associazione Nazionale delle Cooperative di Consumatori e Federdistribuzione rappresentano oltre il 70% delle vendite della Grande Distribuzione Organizzata, operando sul territorio con 15.000 punti vendita e 340.000 addetti.

“Riteniamo, infatti, che l’aver consentito che tali filiere proseguissero la loro attività, garantendo tutte le forniture e i servizi essenziali ad esse connessi, abbia permesso di far fronte, in modo meno traumatico e drammatico, alla gravissima crisi”.

“Tuttavia – aggiungono le otto sigle della filiera – mentre siamo impegnati a far fronte all’emergenza, abbiamo la consapevolezza di essere davanti a una situazione straordinaria che non si esaurirà in tempi brevi. Non possiamo, pertanto, non guardare con attenzione a quanto sta avvenendo intorno a noi e che potrà condizionare le scelte e le prospettive dell’intera filiera alimentare italiana”.

“Vogliamo perciò ribadire con forza alle Istituzioni e all’opinione pubblica tutto l’impegno delle imprese agroalimentari e distributive italiane a fare la propria parte, con la consapevolezza che saremo in grado di rispondere nel modo migliore a questa sfida”.

“Continueremo a impegnarci a promuovere i nostri valori, tipici di quella cultura di impresa, di ‘buona impresa’, che è per noi senso di appartenenza, senso della comunità, di cultura, di valori sociali e patrimonio di tutti noi, prerequisito fondamentale e imprescindibile per continuare a costruire assieme un Paese migliore”.

 

Leggi

Coronavirus: la grande famiglia di Confagricoltura e la sua Onlus campioni di solidarietà

Il mondo agricolo – in prima linea fin dall’inizio dell’emergenza Coronavirus per garantire cibo sulle tavole degli italiani – si sta distinguendo anche per le tante manifestazioni di solidarietà. Confagricoltura e la sua Onlus “Senior – L’età della saggezza” si sono mobilitate da subito per dare una mano a quanti, in questo momento, stanno svolgendo un lavoro straordinario negli ospedali, sia attraverso donazioni, sia mediante forniture di dispositivi di sicurezza.

Confagricoltura Abruzzo, ad esempio, con l’iniziativa #aiutiamoliperaiutarci, ha donato 1000 mascherine e 16 ventilatori all’ospedale di Avezzano; Confagricoltura Modena ha fornito all’ospedale di Mirandola 25 apparecchi di misurazione dell’ossigeno; Confagricoltura Frosinone ha regalato all’Ospedale Spaziani un monitor da terapia intensiva. Confagricoltura Roma destinerà i fondi raccolti allo Spallanzani. E un’iniziativa analoga analoghe sta partendo anche ad Alessandria.

Le sedi Confagricoltura FoggiaMilano–LodiParmaViterboCosenzaMarche e l’ANPA (Associazione Nazionale Pensionati Agricoltori) di Ferrara, si sono attivate per raccolte fondi per diversi ospedali.

E sono sempre medici e personale ospedaliero i destinatari di un’altra donazione particolare: un centinaio di chili di fragole sarà consegnato all’ospedale di Borgo Roma, di Verona. È il regalo dell’azienda agricola di Damiano Valerio, di Confagricoltura Verona, tra le maggiori produttrici di fragole della zona.

Non sono stati da meno i Giovani di Confagricoltura – Anga Piacenza che hanno regalato alla “Pubblica assistenza Carpaneto Soccorso” 2500 mascherine chirurgiche e 2000 euro all’Azienda Ausl, per la terapia intensiva dell’ospedale di Castel San Giovanni.

Iniziative in tutta Italia, ma con un’unica regia. “La Onlus della Confederazione è ancora una volta in prima linea con le strutture territoriali – sottolinea il segretario nazionale, Angelo Santori – per dare supporto dove c’è più bisogno. Ci stiamo attivando in tutta Italia, d’intesa con le sedi provinciali di Confagricoltura, per avviare altre raccolte fondi per l’acquisto di dispositivi di sicurezza per medici e operatori sanitari e respiratori per i malati da destinare ad altri ospedali”.

Una solidarietà, quella a cui si assiste, che non conosce confini, come quella dell’azienda di Novara, “Riso preciso”, che ha donato 6mila porzioni di riso agli ospedali di Bergamo; o come “Maremma a domicilio”, progetto di vendita a domicilio, con cui i Giovani di Confagricoltura – Anga Grosseto devolvono il 10% del fatturato alla Croce Rossa.

La generosità delle imprese di Confagricoltura ha assunto anche altri volti e declinazioni, come quello delle donazioni ai più bisognosi: è il caso di Confagricoltura Ragusa che, con #Rialziamociinsieme, mette a disposizione – per i centri di raccolta solidali – derrate alimentari, che poi la Protezione Civile e la Croce Rossa distribuiscono alle famiglie in difficoltà. Inoltre, Confagricoltura Ragusa, ha donato 2 respiratori polmonari all’Azienda Sanitaria Provinciale. E sono destinati ai più bisognosi anche 250 quintali di latte a lunga conservazione delle aziende di Confagricoltura Cremona che, insieme con Latte Soresina, Granarolo, Padania Alimenti, Bonizzi ed Èpiù, distribuisce pacchi alimentari alla popolazione in difficoltà.

Altri 1.500 chili di riso per le famiglie in difficoltà economiche, sono in arrivo alla Croce Rossa di Rovigo, da Confagricoltura Rovigo, con l‘azienda Tre Po (Tenuta Ca’ Vendramin dei fratelli Giorgio e Lino Uccellatori).

In Sardegna, tramite il coordinamento di Agrinsieme, le imprese hanno creato un’apposita piattaforma per la distribuzione dei prodotti agricoli ai bisognosi, attraverso la Croce Rossa Italiana.

Tra le tante sedi di Confagricoltura impegnate per far arrivare cibo ai meno abbienti, c’è anche Padova che ha donato alle cucine della Caritas locale ragù d’oca, salsicce, riso, farina e vino. Sempre in provincia di Padova non è mancato un gesto dal forte valore simbolico in questo tempo di pandemia: il dono di un’orchidea – da parte dell’azienda florovivaistica Menin – e di una confezione di uova – dell’azienda di Michele Barbetta, presidente della Confagricoltura provinciale – a tutti gli abitanti del comune di Carceri, come segno di speranza e rinascita.

La rete di solidarietà cui hanno dato vita Confagricoltura e la sua Onlus si va ampliando sempre di più, a testimonianza del vero volto del mondo agricolo, il volto di chi non si arrende, di chi svolge il proprio lavoro con abnegazione, ma anche con grande senso civico e generosità.

Leggi

Coronavirus, Giansanti: misure Ue sbilanciate a favore del Nord Europa

“Un pacchetto importante, ma senz’altro da migliorare a favore delle produzioni tipicamente mediterranee”.

E’ il commento del presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, all’annuncio fatto oggi dalla Commissione europea a proposito di un pacchetto di misure per limitare le conseguenze della pandemia Covid-19.

Le misure annunciate dalla Commissione – informa Confagricoltura – riguardano il varo di aiuti allo stoccaggio privato per latte in polvere, burro, formaggi, carni bovine e del settore ovi-caprino. Prevista, inoltre, la distillazione di crisi per i vini e la possibilità di realizzare iniziative straordinarie (come, ad esempio, la distribuzione gratuita) a sostegno delle produzioni colpite dalla crisi, anche se non rientranti nell’organizzazione comune dei mercati.

“Finalmente la Commissione ha preso atto della necessità di mobilitare risorse finanziarie aggiuntive a favore del settore che sta garantendo, in piena emergenza sanitaria, la sicurezza alimentare ai cittadini europei” – sottolinea Giansanti – Tuttavia, i fondi supplementari risultano insufficienti e, secondo le nostre valutazioni, troppo sbilanciati sulle produzioni più tipiche dei Paesi membri del Nord Europa. Notiamo che non è stato considerato il settore suinicolo. E’ una lacuna che va colmata, tenendo conto della specificità della nostre produzioni”.

I provvedimenti annunciati oggi dalla Commissione sono ancora in via di definizione a livello formale e dovranno essere votati dagli Stati Ue.

“Lavoreremo con la massima determinazione – dichiara Giansanti – perché siano prese nella giusta considerazione le esigenze delle produzioni mediterranee che, in aggiunta all’impatto della pandemia, sono messe a rischio anche da una preoccupante situazione di siccità”.

“L’emergenza che stiamo attraversando dimostra che l’Unione europea deve puntare sulla piena sovranità alimentare – conclude il presidente di Confagricoltura – Per centrare l’obiettivo, occorre un incremento significativo del bilancio agricolo. Sovranità alimentare, sostenibilità ambientale delle produzioni e protezione delle risorse naturali possono assolutamente coesistere”.

Leggi

Ebat Ragusa: mascherine per i lavoratori agricoli iblei e donazione all’ospedale “Giovanni Paolo II”

L’Ebat Ragusa (Ente bilaterale agricolo territoriale), presieduto da Maria Concetta Di Gregorio, nelle scorse ore ha destinato 60 mila euro del proprio bilancio per l’acquisto di mascherine monouso che saranno distribuite ai lavoratori agricoli.

In questo modo l’Ebat, (composto da Flai Cgil-Fai Cisl-Uila Uil e da Cia-Coldiretti-Confagricoltura), vuole rispondere sia pure in parte all’esigenza di dispositivi di protezione individuale che nel settore primario, in piena attività malgrado l’emergenza Coronavirus, è particolarmente diffusa e urgente. La richiesta delle mascherine sarà fatta all’ente dalle aziende agricole, in funzione degli assunti.

L’Ebat Ragusa, infine, ha concordato con la Direzione dell’Asp di Ragusa la donazione di una centrale di monitoraggio per la refertazione cardiologica dei pazienti critici e colpiti da Covid-19. L’apparecchiatura sarà installata nell’ospedale “Giovanni Paolo II” di Ragusa.

Di seguito il modulo per la richiesta delle mascherine da parte delle aziende agricole:

Ebat Ragusa - Modulo richiesta mascherine

 

Ragusa, 10 aprile 2020

Leggi

Coronavirus, Confagricoltura: Italia tra gli ultimi Paesi in Europa per uso di internet e servizi informatici

L’attuale situazione di emergenza causata dal Coronavirus rende ancor più necessario l’uso di Internet e di servizi informatici: dai rapporti con la Pubblica Amministrazione allo smart working, dall’attività didattica all’home banking, all’e-commerce: molte attività in questo periodo si stanno trasferendo sul web, con nuove modalità. E l’Italia, da quanto emerge da un’analisi condotta dal Centro Studi di Confagricoltura su dati Eurostat 2019, risulta più indietro rispetto agli altri Paesi europei, per l’utilizzo di Internet e dei servizi informatici in generale.

Il nostro Paese si colloca al 20° posto per l’accesso a Internet: solo l’85% delle famiglie italiane ha questa possibilità, contro una media europea del 90%. Dalle cifre relative alla banda larga (almeno 30 Mbits/secondo) risulta, inoltre, che l’Italia è al 18° posto in Europa, con l’84% delle famiglie (rispetto alla media europea dell’89%) che può disporre di una tale velocità di connessione. Se si guarda poi alla banda ultralarga (100Mbits/secondo) scendiamo addirittura al 25° posto, seguiti solo da Croazia, Cipro e Grecia (elaborazione Corte dei Conti UE su dati Commissione UE 2017).

Anche sul fronte dei servizi on line per l’espletamento di adempimenti vari, il Centro Studi di Confagricoltura rileva dati poco confortanti: sebbene ci sia stato un aumento (fra il 2015 e il 2019 dal 28% al 36% della popolazione) nell’utilizzo dell’internet banking, ovvero nella gestione dei conti correnti bancari on line, siamo comunque al 23° posto in Europa (media UE 58%).

Nei rapporti con la Pubblica Amministrazione (per informazioni, pagamenti e gestione pratiche) la situazione non è certo migliore: in Italia i cittadini che si avvalgono di Internet sono solo il 23%, rispetto a una media UE del 55%, collocandoci al 27° posto in Europa, precedendo sola la Romania.

Quanto all’e-commerce, nel nostro Paese solo l’8% della popolazione effettua acquisti di beni e servizi on line, rispetto al 20% della media europea: una percentuale che ci relega al 24° posto in Europa.

Nonostante gli impegni fissati a livello nazionale ed europeo e l’approvazione del progetto “Strategia Digitale Italiana” nel 2015 (per gli obiettivi di crescita UE 2020), che prevedeva che entro il 2020 almeno il 50% delle abitazioni fosse dotato di connessione a banda ultra larga, il nostro Paese – rileva Confagricoltura – continua a scontare un pesante ritardo, anche culturale, su questo fronte. E l’emergenza Coronavirus, che sta costringendo la popolazione a ricorrere necessariamente ai servizi telematici per diversi adempimenti, fa affiorare in maniera ancora più evidente l’inadeguatezza del sistema infrastrutturale digitale italiano.

Leggi