Export grano ucraino, Confagricoltura: l’UE lavori per tutelare i prezzi e i mercati interni degli stati membri

L’influenza dei flussi di grano ucraino sui mercati interni agli Stati membri è un tema che, per Confagricoltura, deve essere affrontato al più presto. Secondo i dati definitivi resi noti dalla Commissione europea, le esportazioni di settore dell’Ucraina verso il mercato UE, a fine 2022, hanno superato in valore i 13 miliardi di euro, circa 6 miliardi in più sull’anno precedente. 

Con un aumento complessivo dell’88% nell’arco di un anno, l’Ucraina è diventata il terzo fornitore di prodotti agroalimentari della UE, superando gli Stati Uniti. L’import di cereali, in particolare, si è attestato sui 4,6 milioni di tonnellate per un incremento di valore del 100%. Il risultato è che i prezzi negli Stati membri confinanti sono crollati, suscitando le proteste degli agricoltori.

Per sostenere l’attività agricola a seguito dell’invasione russa, lo scorso anno la UE ha proceduto alla sospensione dei dazi doganali sui prodotti agroalimentari in arrivo dall’Ucraina fino a giugno 2023. È già stata inviata al Parlamento e al Consiglio europei una proposta di proroga fino a giugno 2024.

Secondo Confagricoltura la soluzione dei problemi in atto va trovata in ambito europeo e in accordo con le autorità di Kiev. La politica commerciale rientra tra le competenze esclusive della Commissione europea. Le decisioni unilaterali degli Stati membri sono sempre contrarie alle regole dell’Unione, ma l’impatto determinato dallo straordinario aumento delle importazioni dall’Ucraina sull’agricoltura negli Stati membri confinanti richiede la massima attenzione.

Va anche garantito il transito dei prodotti ucraini nei “corridoi di solidarietà” aperti dalla UE per dare un’alternativa alle esportazioni ucraine dal Mar Nero. Da maggio a dicembre 2022 sono transitati 17 milioni di tonnellate di grano ucraino.

Infine, la Confederazione ricorda la necessità di salvaguardare e incrementare la presenza dei prodotti ucraini nel contesto delle iniziative internazionali per la sicurezza alimentare nei Paesi meno avanzati. Tenendo anche conto che le recenti contestazioni della Federazione Russa hanno fatto salire l’incertezza sul futuro dell’Accordo sul grano in partenza dai porti del Mar Nero.

Come segnalato nell’ultimo rapporto della FAO, resta aperta la sfida della sicurezza alimentare nei Paesi in via di sviluppo importatori netti di prodotti destinati all’alimentazione, a causa dell’aumento del debito pubblico e del deprezzamento del cambio delle valute locali nei confronti del dollaro USA e dell’euro.

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Confagricoltura: “La Pac rimanga europea. No alla rinazionalizzazione e alla discriminazione tra imprese”

A dichiararlo il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti

La PAC deve restare a tutti gli effetti una politica europea. Come abbiamo avuto modo di manifestare in occasione del recente vertice straordinario a Bruxelles della giunta esecutiva, siamo contrari a qualsiasi forma di rinazionalizzazione”. Lo ha dichiarato il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti commentando la presentazione ufficiale, al Consiglio agricolo europeo, della comunicazione della Commissione su ‘Il futuro dell’alimentazione e dell’agricoltura’, con la quale è stato avviato il confronto sulla prossima riforma della PAC.

Affidare alle singole amministrazioni nazionali, come ha proposto la Commissione, la scelta delle misure da attuare per conseguire gli obiettivi comuni, può condurre a gravi e inaccettabili distorsioni di concorrenza tra imprese e settori produttivi“, ha proseguito Giansanti. “Condividiamo in pieno con la Commissione l’esigenza di aggiornare gli obiettivi della PAC, in relazione alle esigenze espresse dalla collettività, ma occorre sanare un’evidente contraddizione”. “In più occasioni – ha spiegato – il commissario Hogan ha rilevato che i pagamenti diretti della PAC rappresentano una parte importante di qualsiasi rete di sicurezza, a sostegno del reddito degli agricoltori nel contesto della crescente volatilità dei prezzi sul mercato globalizzato. Però, in aperto contrasto con tale impostazione, la Commissione propone ora di fissare un tetto (il cosiddetto “plafonamento”) sull’ammontare dei pagamenti alle singole imprese; o di ridurre i trasferimenti in funzione delle dimensioni aziendali”.

In pratica – ha puntualizzato il presidente di Confagricoltura – la Commissione propone di penalizzare proprio le imprese in grado di dare il massimo contributo nella lotta al cambiamento climatico, al rilancio degli investimenti, alla diffusione delle più moderne tecnologie da cui dipendono la competitività e la creazione di nuovi posti di lavoro. Siamo anche contrari a fissare, sia pure in modo progressivo, un pagamento unico per tutti gli Stati membri. E’ vero, come sostiene la Commissione, che gli agricoltori nella UE sono chiamati a fronteggiare le medesime sfide. Ma è altrettanto vero che esistono profondi divari in termini di costi, da quelli fondiari al costo del lavoro”.

Sulla questione finanziaria, Massimiliano Giansanti ha rilevato in particolare: “Difficile discutere sul futuro dell’agricoltura e dell’alimentazione senza conoscere la dotazione di bilancio che sarà assegnata alla nuova PAC. C’è anche da sottolineare che le anticipazioni che arrivano da Bruxelles danno come inevitabile un taglio delle risorse dopo il 2020, per far fronte alle conseguenze della Brexit e per finanziare nuove iniziative”.

Una PAC ambiziosa, in grado di rispondere alle giuste attese della collettività richiede almeno la conferma della vigente dotazione di bilancio“, ha concluso il presidente della Confagricoltura. “Il rilancio della UE impone l’aumento delle risorse proprie, piuttosto che il taglio delle risorse destinate al settore agricolo che ammontano a meno di mezzo punto percentuale sul PIL europeo”.

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