Lavoro, Confagricoltura: no al salario minimo, rafforzare e allargare i CCNL ai settori affini

Rafforzare e allargare i CCNL ai settori affini per evitare discriminazioni e dumping sociale 

No all’introduzione di un salario minimo per legge. Lo ha evidenziato Confagricoltura intervenuta oggi all’audizione della Commissione XI (Lavoro Pubblico e Privato) della Camera dei deputati. La contrattazione collettiva, che in Italia ha una copertura più ampia degli altri Paesi Ue, per la Confederazione offre già sufficienti tutele per i lavoratori, proprio con l’applicazione delle retribuzioni minime previste dai diversi contratti. 

Applicare un salario minimo superiore a quello previsto dalla contrattazione collettiva avrebbe un effetto a catena difficilmente controllabile, dai costi non quantificabili per le imprese, che versano già in gravi situazioni di difficoltà a causa dei ridotti margini tra prezzi dei prodotti agricoli, spesso decrescenti, e costi di produzione sempre in rialzo.

Confagricoltura segnala che le imprese potrebbero uscire dalle associazioni firmatarie di CCNL per applicare solamente il minimo legale anche ai lavoratori inquadrati nei livelli superiori, depotenziando funzione e ruolo delle Organizzazioni datoriali e sindacali di rappresentanza che li sottoscrivono, indebolendo così efficacia e copertura della contrattazione collettiva. Inoltre, il salario minimo potrebbe disincentivare la stipula e i rinnovi di questi contratti in presenza di una retribuzione già fissata e adeguata automaticamente per legge, con effetti sul trattamento economico complessivo: mensilità aggiuntive, maggiorazioni, welfare bilaterale, che proprio i CCNL garantiscono in aggiunta alla retribuzione minima. 

Confagricoltura mette in evidenza anche gli effetti sull’occupazione: minimi retributivi elevati e rigidità nominali potrebbero addirittura contribuire a far aumentare il tasso di disoccupazione strutturale in Italia, far crescere il lavoro irregolare e incrementare il lavoro precario. Infine, l’adeguamento automatico e periodico delle retribuzioni fissate sulla base di indicatori ISTAT potrebbe innescare una sorta di nuova “scala mobile” con fenomeni inflattivi difficilmente controllabili e dai potenziali effetti negativi sull’intera economia. 

Migliorare le condizioni retributive minime per tutte le categorie di lavoratori è possibile solo rafforzando la contrattazione collettiva. Per Confagricoltura i contratti stipulati dalle organizzazioni sindacali e datoriali più rappresentative vanno estesi – individuando meccanismi coerenti coi nostri principi costituzionali – anche ai settori affini non coperti, per evitare zone d’ombra discriminatorie e condizioni di dumping sociale.  

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Lavoro, avviate in Confagricoltura le trattative per il rinnovo del contratto nazionale per operai agricoli e florovivaisti

Nella sede nazionale di Confagricoltura, a Palazzo della Valle, si sono aperte le trattative per il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale degli operai agricoli e florovivaisti. Il confronto è stato avviato a due mesi dalla ricezione della piattaforma sindacale e prima della scadenza dell’attuale contratto, prevista per il 31 dicembre 2021.

La tempestività con cui è stato avviato il negoziato, nonostante il difficile contesto che il Sistema Paese sta vivendo, è la dimostrazione del senso di responsabilità della parte datoriale e dell’attenzione che Confagricoltura ripone verso i lavoratori delle aziende agricole. Le imprese soffrono infatti la forte instabilità dei prezzi delle materie prime e gli aumenti dei costi di produzione e dell’energia che si ripercuotono su tutte le filiere.

“Per alcune produzioni – evidenzia il delegato al Lavoro della Giunta di Confagricoltura, Sandro Gambuzza – alla fiammata dei costi si aggiunge una difficile situazione di mercato che spinge verso il basso i prezzi all’origine. I lavoratori e le lavoratrici, dal canto loro, fanno i conti con gli effetti inflattivi nella vita quotidiana, a partire dal rincaro delle bollette. Se questo fenomeno inflattivo sia di passaggio o destinato a durare, si scoprirà soltanto con il tempo, gestendolo con i giusti strumenti”.

Confagricoltura e le altre sigle datoriali intendono affrontare con spirito proattivo i punti fondamentali relativi al rinnovo del CCNL, a partire dalla flessibilità degli orari, passando per il salario minimo, fino alla stabilizzazione dei rapporti di lavoro (coerentemente con la natura necessariamente stagionale del lavoro agricolo). Il sistema contrattuale del settore primario è all’altezza della sfida: lo dimostra la formalizzazione di circa il 90% dei contratti provinciali di lavoro, anche se in certi casi con qualche ritardo.

La platea interessata dal rinnovo del CCNL è composta da circa 180.000 aziende assuntrici di personale e oltre 1 milione di lavoratori, di cui 110.000 assunti a tempo indeterminato e 950.000 a tempo determinato. Di questi ultimi, mezzo milione costituisce la parte più strutturale e qualificata, con oltre cento giornate lavoro annue.

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Palazzo Della Valle, parte la trattativa per il rinnovo del CCNL per quadri e impiegati agricoli

Aperte ieri a Roma, nella sede di Confagricoltura, le trattative per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro CCNL per quadri ed impiegati agricoli, in scadenza il prossimo 31 dicembre, che riguarda 20.000 lavoratori e 7.000 aziende, e varrà per il quadriennio 2020- 2023.

“Quadri ed impiegati sono i collaboratori più stretti degli imprenditori agricoli, figure importanti nelle aziende più strutturate. Anche se viviamo fasi difficili credo molto nelle relazioni sindacali e nella centralità della contrattazione collettiva, sede privilegiata per disciplinare i rapporti di lavoro. Auspichiamo quindi un negoziato costruttivo, che consenta in tempi brevi di raggiungere un accordo”. Lo ha sottolineato il presidente dell’Organizzazione che riunisce i datori di lavoro agricolo, Massimiliano Giansanti, dando il benvenuto a Palazzo Della Valle alle rappresentanze sindacali.

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Rinnovato il CCNL per operai agricoli e florovivaisti: più flessibilità e nuove regole per la rappresentanza

Nella tarda serata di ieri 19 giugno 2018 è stato siglato, presso Palazzo della Valle, sede di Confagricoltura, l’accordo di rinnovo del CCNL per gli operai agricoli e florovivaisti per il quadriennio 2018-2021, scaduto il 31 dicembre 2017.

Ne da l’annuncio Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, sottolineando “il senso  di responsabilità che ha qualificato l’intera trattativa da parte della nostra Organizzazione, nonostante le difficoltà che, a livello generale, stanno caratterizzando l’attuale fase economica”.

L’intesa è arrivata al termine di un negoziato serrato, durato oltre sei mesi, e nel corso del quale non sono mancati momenti di tensione e di aspra conflittualità, sfociati anche nello stato di agitazione da parte dei sindacati e nella proclamazione di uno sciopero (15 giugno 2018), poi rientrato.

Soddisfazione è stata dunque espressa dal presidente dell’Organizzazione dei datori di lavoro agricolo “per la chiusura di un importante contratto che interessa oltre 200.000 imprese e più di 1 milione di lavoratori”.

“Le imprese hanno fatto la loro parte – continua Giansanti – nonostante la perdurante congiuntura economica negativa, le incertezze sulla futura politica agricola comune, il quadro ancora in divenire delle politiche economiche del nuovo Governo”.

L’aumento retributivo previsto è del 2,9 per cento ed è ripartito in due tranche. Si tratta di un aumento sostanzialmente in linea con gli indicatori di riferimento, che cerca di mediare l’esigenza di salvaguardare il potere di acquisto dei lavoratori con quella di prevedere un costo del lavoro sostenibile per l’impresa.

Tra le novità più significative si segnala l’ampliamento della sfera di applicazione del CCNL – che è stato esteso anche alle imprese che esercitano attività di frangitura delle olive in via esclusiva (frantoi) e alle imprese di coltivazione idroponiche – e l’introduzione di una maggiore flessibilità nella distribuzione dell’orario settimanale di lavoro, anche attraverso un sensibile ampliamento delle causali che possono determinare l’interruzione dell’attività lavorativa.

L’accordo – che rappresenta un’ulteriore dimostrazione delle buone relazioni sindacali che caratterizzano il settore agricolo – si qualifica anche per una specifica intesa sulla rappresentanza delle organizzazioni sindacali legittimate a sottoscrivere la contrattazione collettiva per gli operai agricoli e florovivaisti, anche al fine di limitare il rischio di contratti “pirata” sottoscritti da soggetti privi di reale rappresentatività.

“I contenuti del rinnovo del CCNL per gli operai agricoli, avvenuto la scorsa notte nella sede di Confagricoltura, dimostra, ancora una volta, la grande attenzione delle parti sociali agricoli su temi di importanza strategica”, dichiara a caldo dopo la firma Sandro Gambuzza, membro della Giunta Nazionale di Confagricoltura con delega alle politiche del lavoro.

“Nel nuovo CCNL – aggiunge Gambuzza – c’è l’allargamento della base di applicazione del contratto, semplificazione amministrativa e nelle procedure d’appalto, riconoscimento delle specificità di alcuni comparti come l’acquacoltura, orario di lavoro e organizzazione aziendale più flessibile, maggiore sostenibilità economica, più welfare, difesa del potere di acquisto tutela della salute”.

“Un grazie grande al Presidente Giansanti per la fiducia ed all’insostituibile Direttore Roberto Caponi col Suo staff”, conclude Sandro Gambuzza.

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