Vino, incontri B2B organizzati da Confagricoltura con operatori di Stati Uniti e Regno Unito

Confagricoltura organizza un triplo appuntamento di incontri business dedicati alle imprese vitivinicole. I B2B si presentano particolarmente interessanti perché si focalizzano su due mercati consolidati per l’Italia del vino: gli Stati Uniti e il Regno Unito.

Gli appuntamenti sono realizzati da Confagricoltura in collaborazione con ‘DoctorWine’ by Daniele Cernilli con lo scopo di sviluppare nuovi canali commerciali internazionali e raggiungere nuovi consumatori interessati ai prodotti Made in Italy di qualità.

Tre gli eventi in programma: si inizia il 31 gennaio con operatori del Regno Unito e si prosegue il 15 e il 21 febbraio con operatori degli Stati Uniti. Parteciperanno importatori, distributori, agenti commerciali, ristoratori, enoteche e stampa specializzata. Folta la presenza delle aziende che si sono iscritte agli incontri, provenienti da tutta Italia.

In questo delicato momento storico legato alla pandemia si sta osservando una rivoluzione degli stili di vita, in particolare dei consumi in casa, anche per quanto riguarda il vino. Dopo un 2020 che ha bloccato gli scambi internazionali per il lockdown, le vendite sono riprese con rinnovato entusiasmo, specialmente attraverso il web.

L’obiettivo degli incontri è offrire alle aziende nuove opportunità di mercato, sia nei Paesi in cui la presenza del vino italiano è consolidata e i consumatori interessati alle novità delle cantine, sia in Paesi in cui si aprono nuovi sbocchi di business.

Le esportazioni di vino italiano hanno superato 5,8 miliardi di euro nei primi dieci mesi del 2021, con +13,2% rispetto allo stesso periodo del 2020 e +10% rispetto al 2019.

Negli Stati Uniti, primo mercato extra UE delle produzioni vinicole italiane, le vendite hanno raggiunto 1,46 miliardi di euro, +20% rispetto al 2020 e +14% sul 2019.

Il Regno Unito, che dopo la Brexit è a tutti gli effetti un Paese terzo, rimane stabile al terzo posto delle esportazioni di vino italiano, dopo la Germania e gli USA.

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Export UE in calo, pesa il post Brexit. Confagricoltura: “Nella disputa delle due Irlande, preservare il mercato unico europeo”

Prosegue la diminuzione delle esportazioni agroalimentari dell’Unione europea. Nei primi due mesi di quest’anno – evidenzia Confagricoltura sulla base dei dati diffusi dalla Commissione UE – si sono attestate a 28,5 miliardi di euro, il 6% in meno rispetto allo stesso periodo del 2020.

“Il dato più preoccupante – rileva il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti – è che la contrazione delle vendite ha riguardato soprattutto Regno Unito e Stati Uniti, che sono due importanti mercati di sbocco per il Made in Italy agroalimentare”.

Complessivamente le esportazioni europee sono diminuite di circa 1,4 miliardi di euro nel periodo considerato.

“Con ogni probabilità la situazione sul mercato statunitense è destinata a migliorare – sottolinea Giansanti – per il superamento dell’emergenza sanitaria e per la sospensione dei dazi applicati nel quadro del contenzioso sugli aiuti pubblici ai gruppi Airbus e Boeing. La ripresa del dialogo e della cooperazione sulle questioni del commercio estero lascia sperare che sarà raggiunta entro luglio una soluzione definitiva”.

“Per il mercato del Regno Unito, invece, le prospettive non sono incoraggianti. L’uscita dalla UE ha determinato l’aumento degli oneri amministrativi e, di conseguenza, il costo delle spedizioni. Inoltre, salgono le tensioni tra Bruxelles e Londra sul protocollo relativo ai confini tra Repubblica d’Irlanda e Irlanda del Nord”.

Confagricoltura ricorda che l’Irlanda del Nord continua ad applicare le regole della UE e il governo di Londra si è impegnato ad effettuare i controlli di conformità sulle merci in transito dalla Gran Bretagna. L’avvio dei controlli è stato rinviato e il Regno Unito ha chiesto di rivedere l’intesa perché ritenuta insostenibile a lungo termine, in primo luogo per il settore agroalimentare.

“Senza i controlli concordati rischiano di arrivare sul mercato unico, provenienti dall’Irlanda del Nord, prodotti non conformi alle norme europee in materia di standard produttivi e sicurezza alimentare. E’ un rischio che non possiamo correre” – aggiunge il presidente di Confagricoltura.

“L’intesa sul recesso del Regno Unito, approvata anche a livello parlamentare, non può essere riaperta. Per risolvere il problema basterebbe l’allineamento da parte britannica alle regole della UE, che sono tra le migliori e più sicure su scala mondiale. E’ una soluzione che avrebbe anche il sostegno degli agricoltori del Regno Unito” – conclude Giansanti.

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Brexit: un accordo è ancora possibile, ma dobbiamo prepararci a tutti gli scenari

“I negoziati proseguono e un’intesa è ancora possibile, ma dobbiamo essere preparati a tutti gli scenari, compreso il fallimento del negoziato sulle future relazioni commerciali tra Unione europea e Regno Unito. E’ perciò necessaria e urgente la messa a punto di un piano di emergenza, per limitare i contraccolpi del mancato accordo. Mancano poche settimane al 31 dicembre 2020, data di scadenza del periodo transitorio”.

La richiesta è stata avanzata dal presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti: “Il piano dovrebbe prevedere un rafforzamento del personale della nostra amministrazione doganale, che ha già svolto una rilevante attività di preparazione e informazione nei confronti degli operatori, per supportare le imprese che saranno chiamate, dal 1° gennaio prossimo, a presentare una dichiarazione per le singole partite di esportazione sul mercato britannico”.

Confagricoltura ricorda che l’export agroalimentare della UE sul mercato britannico supera i 40 miliardi di euro l’anno.

“Senza un accordo – rileva il presidente della Confagricoltura – il prevedibile blocco o rallentamento dei flussi commerciali provocherebbe una situazione di instabilità sui mercati agricoli europei, in aggiunta a quella innescata dalla pandemia. La Commissione Ue dovrebbe attivare le misure di gestione previste dalla normativa europea, anche con il ricorso alla dotazione del fondo per le conseguenze del recesso del Regno Unito, previsto nel quadro dell’accordo di luglio del Consiglio europeo sul bilancio dell’Unione per il periodo 2021-2027 e sul Next Generation UE”.

Confagricoltura sottolinea che il governo di Londra ha avviato una serie di negoziati per la conclusione di accordi commerciali con i Paesi terzi. La concorrenza ai nostri prodotti è destinata ad aumentare.

“Andrebbero, quindi, ulteriormente rafforzate le iniziative promozionali per aprire nuovi mercati di sbocco per le nostre produzioni più presenti sul mercato britannico” conclude Giansanti. Si tratta, in dettaglio, di vini, ortofrutta fresca e trasformata, riso e prodotti del settore lattiero-caseario.

Nel complesso, le esportazioni del ‘Made in Italy’ agroalimentare verso il Regno Unito ammontano a 3,4 miliardi di euro. I prodotti a indicazione geografica protetta incidono per oltre il 30% sul totale.

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Ue-Regno Unito: senza un accordo si rischia ritorno a dazi e controlli alle frontiere

“Senza un accordo commerciale tra Unione europea e Regno Unito, dobbiamo prepararci a gestire una fase di instabilità sui mercati agricoli dell’Unione. Gli autotrasportatori britannici stanno già rifiutando il rinnovo per l’anno venturo dei contratti con gli esportatori degli Stati membri”.

E’ l’allarme lanciato dal presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, per le crescenti difficoltà che stanno segnando il negoziato tra la Commissione Ue e il governo di Londra sulle future relazioni commerciali a partire dal 1° gennaio 2021.

Alle difficoltà della trattativa sulle questioni relative alla libera concorrenza, si è aggiunto l’annuncio, a Londra, dell’imminente presentazione al Parlamento di un progetto di legge sul mercato interno che contiene anche la modifica unilaterale di alcuni aspetti dell’accordo di recesso dalla Ue firmato lo scorso anno.

“In particolare – sottolinea il presidente di Confagricoltura – l’obiettivo è quello di rivedere parzialmente il protocollo sulla Repubblica d’Irlanda e l’Irlanda del Nord. In concreto, se il progetto diventerà legge, sarebbe lesa l’integrità del mercato unico europeo e verrebbe meno la possibilità di controllare il rispetto delle regole dell’Unione in materia di protezione dei consumatori e contrasto delle contraffazioni sui prodotti di passaggio sul territorio dell’Irlanda del Nord e destinati agli Stati membri”.

“E’ una prospettiva inaccettabile e bene ha fatto la presidente della Commissione europea a respingerla nel modo più assoluto – rileva Giansanti – Da un recente incontro che ho avuto con la presidente dell’organizzazione degli agricoltori britannici (NFU), è emersa la volontà di mantenere gli elevati standard produttivi e sostenibilità ambientale garantiti dalla normativa dell’Unione”.

Se non sarà sottoscritto un accordo commerciale, dall’inizio dell’anno venturo sull’interscambio tra Unione europea e Regno Unito si applicheranno le regole dell’Organizzazione mondiale del commercio con il ritorno dei dazi e dei controlli alle frontiere.

Il Regno Unito importa dalle UE prodotti agroalimentari per oltre 40 miliardi di euro l’anno, il 72% delle importazioni totali. Il “Made in Italy” di settore concorre per 3,5 miliardi.

“In questo quadro di crescenti incertezze – dichiara Giansanti – abbiamo rilanciato la richiesta al governo di costituire una “task force” per supportare le imprese nel caso di un mancato accordo con il Regno Unito. Inoltre, va stabilito che anche il settore agricolo potrà beneficiare della riserva finanziaria di 5 miliardi di euro decisa dal Consiglio europeo per gestire l’impatto determinato dal recesso del Regno Unito”.

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Brexit, troppo poco tempo per negoziare un accordo di libero scambio

Per l’Organizzazione degli imprenditori agricoli resta il rischio delle frontiere tra Ue e Regno Unito per l’agroalimentare made in Italy

L’esito, peraltro scontato, delle votazioni alla Camera dei Comuni sull’accordo di recesso del Regno Unito dalla UE rilancia le preoccupazioni di Confagricoltura sul futuro delle relazioni commerciali bilaterali e sulla tutela del “Made in Italy agroalimentare”.

Il testo votato blocca per legge la proroga del periodo transitorio dopo la Brexit, il 31 gennaio prossimo. Il periodo transitorio scadrà alla fine dell’anno venturo.

“E’ troppo breve il tempo a disposizione per negoziare un accordo commerciale ampio e approfondito”, commenta il presidente Massimiliano Giansanti. A questo riguardo, Confagricoltura ricorda, ad esempio, che l’intesa raggiunta dalla Ue con il Canada ha richiesto sette anni di trattative. Il negoziato più breve, quello con la Corea del Sud, è durato oltre due anni.

“Senza un accordo alla fine del periodo transitorio – prosegue il presidente di Confagricoltura – ci troveremmo alla fine dell’anno venturo nella situazione peggiore che finora è stata evitata, con il ritorno delle frontiere tra UE e Regno Unito e il ripristino di dazi e controlli sulle merci. In pratica una ‘hard Brexit’ a scoppio ritardato. E’ un rischio concreto, denunciato nei giorni scorsi in prima persona dalla presidente della Commissione europea”.

Non c’è solo il problema dei dazi e dei controlli. Nell’accordo, infatti, devono essere regolate anche una serie di questioni che sono fondamentali per il consolidamento dell’attuale livello degli scambi commerciali. A partire dal riconoscimento delle indicazioni geografiche protette che, senza intesa, non sarebbe più garantito sul mercato britannico. A tutto vantaggio delle imitazioni e delle contraffazioni delle nostre specialità.

“E’ un aspetto – sottolinea Giansanti – da inquadrare già nel mandato negoziale che va assegnato alla Commissione Ue all’inizio dell’anno venturo. Chiediamo, al riguardo, una forte iniziativa da parte del nostro governo”.

Confagricoltura segnala che anche l’associazione degli agricoltori del Regno Unito (NFU) sollecita il raggiungimento di un accordo di libero scambio con l’Unione europea. C’è il timore che il governo di Londra possa aprire la strada alle importazioni da Paesi terzi dove vigono sistemi produttivi meno rigorosi in termini di sicurezza alimentare, tutela dei lavoratori, protezione delle risorse naturali.

Confagricoltura ricorda che il Regno Unito è importatore netto di prodotti agroalimentari. Gli acquisti dagli Stati membri della UE ammontano a circa 40 miliardi di euro l’anno.

L’export italiano di settore ha raggiunto i 3,4 miliardi di euro nel 2018, di cui il 30% assicurato da prodotti a indicazione geografica protetta.

Il Regno Unito è il quarto mercato di sbocco per le produzioni agroalimentari italiane, dopo Germania, Francia e Stati Uniti. Vino e mosti e prodotti ortofrutticoli incidono per il 45% sul totale delle esportazioni destinate al mercato britannico.

 

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La Federazione Vitivinicola di Confagricoltura a Bruxelles per discutere di Pac, Brexit ed etichettatura

La Federazione Nazionale Vitivinicola (FNV) di Confagricoltura, guidata da Federico Castellucci ha incontrato i rappresentanti della Commissione europea, gli eurodeputati e i delegati del Copa-Cogeca (rappresentanza Europea degli agricoltori e delle cooperative a cui Confagricoltura aderisce).

“Sono molti i dossier aperti a livello europeo che investono pienamente le imprese vitivinicole e che richiedono risposte puntuali – ha detto Castellucci – ancor più tenendo conto dell’importanza del settore quale ambasciatore del Made in Italy agroalimentare, della cultura italiana nel mondo e anche per il profilo occupazionale che riveste”.

Con i deputati e i rappresentanti della Commissione europea, la FNP ha discusso sui molteplici aspetti legati al futuro del comparto, quali etichettatura, Brexit, aspetti fiscali, riforma della PAC, new breeding techniques, vendita a distanza e regolamento di transizione della PAC.

Accolti dall’on. Carlo Fidanza, i delegati dei vitivinicoltori di Confagricoltura hanno espresso in particolare le loro preoccupazioni in merito alla Brexit, sottolineando la perdita di mercato che accompagnerebbe l’uscita del Regno Unito dalla UE e il rischio che tale Paese, essendo membro del Commonwealth, possa eventualmente sostituire le importazioni dei vini UE, in primis con quelli australiani.

Le questioni legate al mercato interno sono state discusse anche con l’on. Brando Benifei, capo delegazione PD al Parlamento europeo, che ha condiviso la perplessità sui sistemi di etichettatura tipo Nutriscore. Da parte di Confagricoltura si è sottolineato come le etichette “a semaforo” mettano sul banco degli imputati proprio prodotti come il vino, che, se consumati morigeratamente, fanno bene alla salute e non il contrario.

Di riforma della PAC si è discusso, tra gli altri, con gli europarlamentari Paolo De Castro ed Herbert Dorfmann, con cui la FNP si è confrontata sul mantenimento dell’attuale politica di promozione prevista per il settore, sui diritti di impianto e sulle nuove tecniche di ibridazione genetica. Federico Castellucci ha sollecitato una revisione dei criteri di autorizzazione che tengano conto della specificità delle aziende vitivinicole, che sono dinamiche e soffrono per i lunghi tempi autorizzativi.

Riforma della Pac ed etichettatura sono stati anche al centro dell’incontro con gli esponenti della Commissione europea.

In sede COPA-COGECA, infine, Confagricoltura ha discusso di azione di lobbying e di aspetti specifici legati al settore primario, quali etichettatura, tassazione, commercio internazionale, questioni fitosanitarie e ambiente.

 

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Giansanti: “Con nomina Boris Johnson auspichiamo uscita regolata della Gran Bretagna dalla Ue”

“Con la prossima nomina di Boris Johnson a Primo Ministro, continuiamo ad auspicare un recesso ordinato del Regno Unito dalle Ue, il 31 ottobre prossimo. Ribadisco ancora una volta che la hard Brexit sarebbe lo scenario peggiore possibile per il settore agroalimentare italiano ed europeo”. Il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, ha così commentato i risultati della consultazione che si è conclusa ieri, per la nomina del successore della signora May.

“Il mondo agricolo europeo è assolutamente compatto nell’auspicare un’uscita regolata del Regno Unito – ha proseguito Giansanti -. Anche l’associazione degli agricoltori britannici (Nfu) è di quest’avviso, che è stato ribadito da ultimo in una lettera inviata ai candidati alla guida del Partito conservatore”.

“L’uscita senza regole del Regno Unito comporterebbe una grave alterazione dei consolidati scambi commerciali, per effetto del rispristino dei dazi e dei controlli alle frontiere. E i nostri prodotti a indicazione geografica e di qualità perderebbero ogni tutela sul mercato britannico”, ha sottolineato il presidente di Confagricoltura.

La presidente nominata della nuova Commissione europea ha dichiarato nei giorni scorsi di non essere pregiudizialmente contraria ad una ulteriore proroga della data di recesso del Regno Unito.

“Quella della signora von der Leyen è una dichiarazione molto importante sotto il profilo politico. Ogni sforzo va fatto per scongiurare i rischi di una hard Brexit. C’è bisogno di un periodo transitorio, come previsto nell’intesa bocciata dalla Camera dei Comuni. E di un accordo sulle future relazioni commerciali tra Unione europea e Regno Unito, per consolidare il flusso degli scambi nel settore agroalimentare”, ha concluso Giansanti.

Confagricoltura ricorda che le vendite annuali del “Made in Italy” agroalimentare sul mercato britannico ammontano a 3,4 miliardi di euro e circa il 30% è rappresentato da prodotti a indicazione geografica e di qualità. E’ il quarto mercato di sbocco a livello mondiale dopo Germania, Francia e Stati Uniti. Vini, con il Prosecco in prima fila, formaggi, pasta, conserve di pomodoro e olio d’oliva sono prodotti più apprezzati dai consumatori del Regno Unito.

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Brexit, Giansanti: “Da un recesso senza regole conseguenze devastanti per l’agricoltura europea”

Alla vigilia del Consiglio europeo, l’Organizzazione degli imprenditori agricoli auspica ogni sforzo per scongiurare una destabilizzazione degli scambi, che dal 2007 sono in costante crescita

“Sulla Brexit la posizione del mondo agricolo europeo è unitaria. Il recesso senza accordi del Regno Unito dalla UE avrebbe conseguenze devastanti per il settore”. E’ la dichiarazione rilasciata dal presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, alla vigilia della riunione, a Bruxelles, del Consiglio europeo che nel pomeriggio di domani, 21 marzo, discuterà sugli ultimi sviluppi legati alle modalità del recesso del Regno Unito.

“Un recesso senza regole comporterebbe il ripristino dei controlli doganali, veterinari e di natura fitosanitaria. Gli scambi commerciali subirebbero quanto meno un immediato e vistoso rallentamento”, ha sottolineato Giansanti.

Inoltre, secondo le decisioni rese note dal governo di Londra lo scorso 13 marzo, nell’eventualità di una ‘hard Brexit’, alcune importazioni dall’Unione sarebbero assoggettate a dazi doganali tali da comprometterne la competitività sul mercato britannico rispetto ai Paesi extra-UE.

“A rischio – ha indicato il presidente di Confagricoltura – le nostre esportazioni di formaggi grattugiati (Parmigiano Reggiano, Grana Padano e Pecorini). Non solo. Pesanti contraccolpi sono da mettere in preventivo a livello europeo per le carni bovine, suine e per i prodotti lattiero-caseari, con effetti di riduzione dei prezzi per gli allevatori in tutti gli Stati membri”.

“In quest’ottica – ha proseguito Giansanti – chiediamo ai capi di Stato e di governo l’indicazione a mobilitare aiuti d’emergenza dell’Unione a favore del mondo agricolo nel caso di ‘hard Brexit’”.

“La nostra agricoltura sarebbe tutelata in modo adeguato dall’entrata in vigore del progetto di accordo di recesso, già approvato dal Consiglio europeo lo scorso novembre e, al momento, bocciato dalla Camera dei Comuni, a Londra – ha puntualizzato Giansanti -. Grazie anche all’efficace lavoro svolto dalla delegazione italiana, sarebbero assicurati la stabilità degli scambi commerciali e il riconoscimento delle indicazioni geografiche e di qualità fino al 31 dicembre 2020”.

“In alternativa – ha concluso Giansanti – risulterebbe utile una proroga non breve della Brexit, per scongiurare la destabilizzazione degli scambi e per avere il tempo di negoziare le future relazioni commerciali bilaterali sulla base di un accordo di libero scambio”.

Le vendite del ‘Made in Italy’ agroalimentare sul mercato britannico ammontano a 3,4 miliardi di euro l’anno. E’ il terzo mercato di sbocco a livello europeo. Da notare che dal 2007, il ‘giro d’affari’ ha fatto registrare un costante incremento nonostante le crisi economiche e le oscillazioni valutarie.

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Assemblea Confagricoltura: innovazione, digitalizzazione, infrastrutture e semplificazione per un’agricoltura competitiva

“Quello che proponiamo è un vero e solido rilancio dell’agricoltura come settore strategico per il futuro dell’economia italiana”: questo il passaggio centrale della relazione svolta dal presidente della Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, nella seconda giornata dell’Assemblea dell’Organizzazione che si è conclusa ieri a Roma. Presente ai lavori anche l’Unione di Ragusa, nella persona del presidente dott. Antonino Pirrè.

“I vincoli che frenano il sistema produttivo si trovano fuori dalle imprese – ha detto Giansanti -. Modernizzazione delle infrastrutture per arrivare con facilità sui mercati di tutto il mondo. Diffusione delle innovazioni tecnologiche – a partire dal digitale – per far crescere la competitività. Costi di produzione allineati sui livello di quelli dei nostri principali concorrenti. Una Pubblica Amministrazione efficiente a livello centrale e in tutte le Regioni.

Nello scenario che le imprese hanno di fronte incide pure, e in misura rilevante, la nuova politica commerciale avviata dal presidente degli Stati Uniti d’America.

“E’ un fatto positivo la ripresa del negoziato bilaterale per porre fine alla “guerra commerciale” in corso” – ha rimarcato Giansanti -. Resta il fatto che il sistema multilaterale di regolazione degli scambi è entrato in una crisi irreversibile. La diffusione del protezionismo farebbe crollare il “Made in Italy” di settore. Ecco perché difendiamo gli accordi di partenariato economico negoziati dalla Commissione europea se l’analisi dei costi e dei benefici è positiva.”

“Occorre vigilare attentamente sulle regole in materia di sicurezza alimentare, tutela del lavoro e protezione delle risorse naturali – ha continuato il presidente di Confagricoltura -. Ma non ci sono altri strumenti a disposizione, oltre agli accordi commerciali dell’UE, per continuare a far crescere le esportazioni italiane sui mercati di tutto il mondo. Chi critica gli accordi commerciali dell’UE non ha mai indicato soluzioni alternative. Di sicuro, non c’è crescita puntando solo sulla domanda interna.”

“Da imprenditori, come sempre, giudicheremo sui fatti – ha detto Giansanti -. Però, dobbiamo riconoscere in termini positivi che in questa fase politica si è tornati a parlare di crescita, di investimenti, di reddito e di occupazione.”

L’Unione Europea ha di fronte importanti scadenze che culmineranno alla fine di maggio dell’anno venturo con le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo: il negoziato sulla Brexit, la riforma della PAC, il nuovo quadro finanziario dell’Unione per il periodo 2021-2027.

“I tre dossier – ha sottolineato il presidente di Confagricoltura – hanno un filo conduttore comune: le decisioni che saranno assunte avranno un forte impatto sulle prospettive delle nostre imprese”.

Brexit. “Vedremo quelle che saranno nelle prossime settimane le decisioni delle istituzioni britanniche. Noi ci auguriamo un esito positivo, con l’entrata in vigore dell’accordo di recesso che tutela in modo adeguato il settore agricolo, comprese le indicazioni geografiche e di qualità. Ma dobbiamo prepararci a tutti gli scenari: anche a quello di una Brexit senza intese.

Proponiamo, al riguardo, la creazione di una “task force” al ministero delle Politiche agricole, per supportare le imprese nella fase di adattamento che sarebbe particolarmente difficile”.

Riforma della Pac. “Ormai è scontato che andiamo verso una proroga della normativa vigente. Il negoziato sulla “PAC post 2020” sarà chiuso dal Parlamento europeo che sarà eletto a fine maggio dell’anno venturo e dalla nuova Commissione che si insedierà a novembre 2019. La richiesta della nostra Organizzazione, condivisa con le principali associazioni degli agricoltori europei è chiara: nessuna discriminazione ai danni delle imprese di maggiori dimensioni che si avrebbe con il plafonamento e la degressività sugli aiuti diretti della Pac. E si proceda verso un’effettiva semplificazione”.

Quadro finanziario dell’Unione europea. “La Commissione europea ha proposto un drastico taglio dei fondi da destinare all’agricoltura nel periodo 2021-2017. In particolare, per i programmi di sviluppo rurale il taglio sarebbe di quasi il 20 per cento. La partita è aperta perché la decisione finale, all’unanimità, spetta ai capi di Stato e di governo dell’Unione. Il Parlamento europeo e il governo italiano, va sottolineato, si sono schierati a favore dell’invarianza delle risorse da destinare all’agricoltura”.

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