Agroalimentare: serve un piano di azione comune per il controllo del settore e del territorio

Il presidente dell’Organizzazione degli imprenditori agricoli interviene al convegno del Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri

Uno specifico piano di azione concordato tra le Istituzioni politiche, Forze dell’Ordine, imprese, parti sociali e Autorità preposte, teso non solo al recupero del controllo dell’indotto agroalimentare, ma anche dell’intero territorio: è quanto ha chiesto il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti nel suo intervento al convegno “Salute e Agroalimentare: dalla Sicurezza più qualità”, organizzato dal Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri.

Giansanti ha ricordato come l’agricoltura italiana si sia profondamente rinnovata: è cresciuta ed ha saputo valorizzare in particolar modo le produzioni vegetali di più alto pregio, che hanno permesso all’Italia di conquistare un ruolo guida tra i Paesi agricoli dell’Europa. Nel 2018 il valore aggiunto dell’agricoltura italiana è stato stimato su 32,2 miliardi di euro. Quello della Francia in euro 32,1 miliardi; della Spagna in euro 30,2 miliardi e alla Germania in 16,8 miliardi. E questo valore aggiunto è il risultato di produzioni importanti per quantità e qualità.

Il settore dei prodotti agroalimentari, soprattutto di qualità (DOP, IGP), costituisce un segmento nel quale l’Italia riveste in Europa un ruolo guida, non solo per il numero di riconoscimenti ottenuti (esclusi i vini sono 299 i prodotti alimentari tutelati in Italia sugli 822 protetti nella UE), ma anche per la capacità di farne un traino per l’economia ed i territori. Nel 1992 i marchi DOP e IGP costituivano una piccola nicchia di mercato. Oggi sviluppano un fatturato all’origine di circa sette miliardi di euro, che diventano oltre 14,7 al consumo e un giro di affari all’estero di 3,5 miliardi. Dal 2008 ad oggi il fatturato della produzione è aumentato del 46%, quello al consumo del 63%, ma il vero e proprio boom è stato quello dell’esportazione, più che triplicata.

“A fronte di questa situazione – ha rimarcato il presidente di Confagricoltura – non si è però ancora consolidata un’adeguata tutela internazionale della nostra produzione agricola, soprattutto di quella che si fregia di riconoscimenti di marchi o di titoli valoriali, che ne attestano la genuinità, la qualità, le capacità nutrizionali.”

Questo non può far dimenticare gli interventi compiuti dall’ICQRF a tutela dei prodotti italiani fuori dai confini nazionali e sul web. Le iniziative di controllo nel 2018 sono state 561 nel settore del vino. Gli interventi a tutela delle produzioni agricole fuori dai confini nazionali e sul web sono stati, negli ultimi quattro anni, pari a 2763.

“Questa azione di contrasto – ha rimarcato Giansanti – pur avendo dato risultati positivi e lusinghieri, e a cui va il nostro sincero riconoscimento, va potenziata per combattere i danni incalcolabili che procura la contraffazione dei prodotti agroalimentari italiani, compresa l’imitazione servile delle nostre produzioni, che va sotto il nome di italian sounding.”

Per questo, a parere di Confagricoltura, occorre rivedere la normativa penale, oramai superata e comunque non adeguata a fronteggiare organizzazioni criminali che oggi si avvalgono di mezzi e strutture tecnologiche, particolarmente sofisticate e che agiscono su base transnazionale; ponendo al centro della tutela repressiva, nuovi valori come quelli identitari del patrimonio agroalimentare, che racchiude in sé, non solo le tradizioni, ma che rappresenta anche la sintesi dei saperi e delle capacità creative ed innovative del mondo produttivo.

“Ma è l’intero ‘sistema Paese’ – ha concluso il presidente Giansanti – che deve dare risposte e trovare soluzioni per soddisfare le istanze di innovazione di un’imprenditoria agricola impegnata sul fronte dell’ammodernamento delle proprie strutture e di una crescita competitiva delle proprie produzioni.”

 

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Dazi, il presidente di Confagricoltura Giansanti scrive al commissario Hogan alla vigilia della sua missione in Usa

Il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti ha scritto al Commissario europeo al commercio, Phil Hogan, in vista della missione negli Stati Uniti, che avrà inizio il 14 gennaio.

Nella missiva Giansanti riprende alcuni temi già affrontati con lui nell’incontro di dicembre a Bruxelles in relazione ai dazi che potrebbero essere applicati già nelle prossime settimane su vini e olio d’oliva italiani. Attualmente i dazi USA applicati nell’ambito del contenzioso sugli aiuti pubblici al consorzio Airbus sono già in vigore sulle nostre esportazioni di formaggi, salumi e agrumi.

Le consultazioni con gli operatori economici promosse dall’amministrazione statunitense per questa seconda tornata di dazi si concluderanno lunedì prossimo, 13 gennaio, il giorno prima della missione di Hogan. Le nuove tariffe potrebbero scattare al massimo nel giro di un mese. Per l’Italia significa andare a colpire due comparti che rappresentano 2 miliardi di euro, la metà dell’intero valore delle esportazioni agroalimentari verso gli States.

“Sono convinto che il sistema agroalimentare in Italia e a livello europeo – scrive Giansanti – abbia molto da perdere nell’eventualità di un inasprimento delle tensioni commerciali con gli Stati Uniti. Pertanto il nostro auspicio è che possa essere avviato un negoziato diretto per evitare l’aumento dei dazi e le inevitabili misure di ritorsione. La firma della ‘fase uno’ dell’accordo con la Cina e l’intesa raggiunta con il Giappone, che riguarda anche i prodotti del settore agroalimentare, fanno ritenere che, con tutta probabilità, le pressioni degli Stati Uniti si concentreranno ora sull’Europa. Ogni possibile iniziativa va posta in essere da parte dell’Unione – evidenzia il presidente di Confagricoltura – per evitare questo scenario fortemente negativo”.

Un inasprimento delle tariffe già in essere su formaggi, salumi e agrumi, e l’applicazione di nuove tasse su vino e olio, spingerebbero i nostri prodotti fuori mercato rispetto alla concorrenza dei Paesi terzi, con danni economici enormi per le imprese italiane e anche per il sistema americano basato sul florido business agroalimentare con l’Italia.

Confagricoltura ribadisce che, in via precauzionale, occorre accelerare le procedure per il varo delle misure compensative che si rendessero necessarie per i settori produttivi più colpiti. “I negoziati diretti possono dare risultati positivi anche per il settore agricolo – conclude Giansanti – in attesa dell’auspicabile rilancio del sistema multilaterale di gestione del commercio internazionale. Ovviamente, dal nostro punto di vista, esistono alcuni punti fermi non negoziabili, quali la massima sicurezza alimentare, la protezione delle risorse naturali e la salvaguardia della normativa europea in materia di indicazioni geografiche protette”.

 

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Accordo tra Confagricoltura e Pastificio Rummo per una filiera italiana d’eccellenza

Confagricoltura ha firmato un accordo di filiera con la società Rummo, azienda italiana leader del settore alimentare, produttrice di pasta di semola di grano duro. L’accordo è stato siglato a Foggia tra il pastificio Rummo, la OP Società Cooperativa agricola tra cerealicoltori di Capitanata in Confagricoltura Foggia e il molino/stoccatore Santacroce Giovanni.

Un contratto di coltivazione e vendita che impegna la OP a produrre e successivamente a vendere al molino/stoccatore la granella di frumento duro, dal quale il pastificio Rummo si impegna ad acquistare la semola ottenuta.

È previsto un prezzo del grano pari a 28 euro al quintale, che ovviamente prevede delle premialità legate agli indici e ai valori qualitativi del prodotto. Se il valore del grano dovesse aumentare in un periodo di tempo definito, il prezzo, ovviamente, verrà adeguato. Al momento saranno forniti circa 30-40 mila quintali di grano.

“Due anni fa abbiamo creato questa OP, che nel tempo è cresciuta grazie ai soci che hanno conferito grano in misura sempre maggiore – ha detto Filippo Schiavone, presidente di Confagricoltura Foggia -. Siamo soddisfatti di questo accordo basato sulla massima affidabilità di entrambe le parti, con l’obiettivo comune di creare una filiera tutta italiana”.

“Puntiamo all’eccellenza estrema. É riconosciuto che la pasta italiana è la migliore al mondo e il nostro obiettivo è lavorare con grano italiano di altissima qualità – ha dichiarato Cosimo Rummo, presidente e amministratore delegato dell’azienda -. Il Tavoliere delle Puglie è una zona di eccellenza e per questo abbiamo stipulato questo accordo. È un lavoro che dovrà durare il più possibile, facendo ricerca per avere grande successo a livello nazionale e internazionale”.

 

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Manovra, Confagricoltura: no a rimodulazione dell’Iva, consumi di prodotti agricoli a rischio

In relazione alla manovra, Confagricoltura esprime la sua forte contrarietà all’annunciata ‘rimodulazione’ dell’IVA che potrebbe riguardare, in modo particolare, i beni soggetti all’aliquota del 10%.

“Molti prodotti agricoli (latte, bovini, suini, uova fiori, piante, carni, pesci, foraggi, ristorazione, ecc.) – osserva l’Organizzazione degli imprenditori agricoli – rientrano nell’ambito di applicazione dell’aliquota ridotta ed un aumento per alcuni di essi avrebbe un impatto economico recessivo per le imprese agricole oltre che un effetto regressivo su consumi di beni essenziali”.

Con la crescita del PIL ai minimi termini, Confagricoltura chiede a viva voce che qualsiasi ipotesi di intervento sulla modulazione delle aliquote IVA sia rinviata – dopo un’attenta valutazione degli effetti economici che inevitabilmente comporta – a quando ci sarà un miglioramento del ciclo economico” .

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Dazi, Giansanti: “Necessaria azione del governo per evitare guerra commerciale Usa-Ue

“Accogliamo l’invito formulato dai Consorzi del Parmigiano Reggiano e del Grana Padano ad assumere tutte le possibili iniziative per scongiurare i dazi Usa: i contraccolpi sarebbero pesantissimi per l’intera filiera, ma è a rischio una larga parte delle produzioni agroalimentari italiane destinate ai consumatori statunitensi. Con la chiusura del mercato Usa potrebbe infatti verificarsi una drastica caduta dei valori dei nostri prodotti”. E’ quanto dichiarato dal presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, in merito al dibattito in corso, in vista di eventuali dazi aggiuntivi fino al 100% del valore che l’amministrazione Usa potrebbe applicare sulle nostre esportazioni già nel corso del prossimo mese di ottobre.

“Il problema non è nuovo – ha indicato Giansanti – perché rientra nel lungo contenzioso tra Unione europea e Stati Uniti sugli aiuti pubblici ai gruppi Airbus e Boeing. Ora il settore agroalimentare rischia di pagare un prezzo pesantissimo, a causa dei dazi Usa e delle scontate reazioni della Ue”.

“Nei mesi scorsi – ha proseguito il presidente di Confagricoltura – ho indirizzato una lettera al presidente della Commissione europea Juncker e alla commissaria Malmstrom, per sollecitare l’avvio di un negoziato con l’amministrazione Usa per evitare una guerra commerciale. A questo punto chiediamo un’iniziativa urgente del nostro governo a tutela del sistema agroalimentare italiano”.

La decisione finale sui prodotti da sottoporre ai dazi aggiuntivi – precisa Confagricoltura – spetta al presidente Trump, sulla base delle proposte del Rappresentante per il commercio internazionale”.

Le esportazioni italiane sul mercato statunitense ammontano a oltre 4 miliardi di euro l’anno. Oltre ai formaggi, sono a rischio i vini, l’olio d’oliva, gli agrumi, la pasta, i salumi.

“I dazi Usa potrebbero scattare con pochi giorni di anticipo rispetto alla data di recesso del Regno Unito che potrebbe avvenire senza regole e con tante incertezze per gli esportatori italiani – ha concluso Giansanti – Dobbiamo assolutamente evitare una ‘tempesta perfetta’ ai danni di tutta la filiera agroalimentare italiana”.

 

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Agritech StartUp Challenge: 50mila euro in palio a sostegno dell’innovazione nell’agroalimentare

Al via una call per startup e idee innovative nel settore agroalimentare: la Agritech Startup Challenge, Innovation for sustainable agriculture mette sul bando 50.000 euro di finanziamento

Un’iniziativa realizzata da Corteva Agriscience, con il supporto organizzativo di Sprim Italia e con il patrocinio di Confagricoltura, indirizzata a chi si occupa di food system e di sostenibilità ambientale; la call dedicata a chi ha avviato una startup o vorrebbe trasformare in impresa un’idea innovativa, mette in palio un finanziamento di 50.000 euro e la possibilità di attivare collaborazioni con Corteva Agriscience.

Per partecipare alla Agritech Startup Challenge. Innovation for sustainable agriculture sarà necessario presentare idee e progetti a un board dedicato e competente nel settore agricolo e di filiera.

Obiettivo della call è valorizzare i migliori progetti e aiutare a convertire un’idea vincente in una realtà imprenditoriale concreta.

Aree di interesse per la call Agritech Startup Challenge

La fase interlocutoria della call ha individuato le seguenti aree di interesse:

Blockchain: soluzioni per verificare la provenienza delle materie prime e garantire la trasparenza dell’intera filiera agroalimentare, nell’ottica di una completa tracciabilità e di una maggiore sicurezza alimentare

Agricoltura di precisione & decision support system: strategie di gestione aziendale che utilizzano le tecnologie dell’informazione per acquisire e interpretare dati, con l’obiettivo di migliorare la produzione agricola, minimizzare i danni ambientali ed elevare gli standard qualitativi dei prodotti agricoli

Big data in agricoltura: tecnologie per la raccolta e l’interpretazione di grosse moli di dati, finalizzate a migliorare la gestione dell’azienda agricola, l’efficienza della supply chain e la tracciabilità dei prodotti

Food loss & waste: soluzioni rivolte alla riduzione di perdite e sprechi alimentari, che coinvolgano uno o più fasi della filiera agroalimentare, dal produttore al consumatore

Supply & demand: soluzioni digitali per favorire l’incontro di domanda e offerta in ambito agricolo, al fine di tutelare le eccellenze del Made in Italy, agevolare gli scambi commerciali e accorciare la filiera agroalimentare

Robotica in campo: strumenti automatici (droni o robot farmer) volti a rendere più efficienti i processi all’interno della azienda agricola, a migliorare le condizioni di sicurezza degli operatori

Miglioramento e protezione delle colture: innovazioni per l’incremento delle rese, l’adattamento ai cambiamenti climatici e la resistenza alle malattie, nuovi principi attivi per il controllo di malattie parassitarie ed erbe infestanti, compatibili con le tecniche di agricoltura integrata e/o biologica

Oltre al premio in palio per il vincitore, i partecipanti avranno l’occasione di confrontarsi direttamente con esperti del settore e di dare visibilità al loro progetto innovativo, eventualmente instaurando collaborazioni con l’ente organizzatore.

L’iniziativa si rivolge ad aspiranti imprenditori (singolarmente o in team) e a fondatori di startup che abbiano raggiunto la maggiore età; che siano residenti in Italia; che abbiano all’interno del team almeno una persona di età inferiore ai 35 anni alla data di presentazione della candidatura; con progetti già validati attraverso un MVP (Minimum Viable Product), ovvero una versione semplificata e funzionante del prodotto o servizio, che ne includa almeno le caratteristiche minime.

Il termine ultimo per la presentazione delle candidature – attraverso il sito dell’iniziativa – è fissato alle 23:59 del 15 ottobre 2019.

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Export, Confagricoltura: in Cina la carne suinicola italiana

Le prime spedizioni per la Cina di carni suine congelate italiane possono finalmente partire. Infatti le autorità cinesi hanno valutato positivamente il certificato sanitario nazionale, che è l’ultimo adempimento del lungo negoziato del nostro governo con Pechino, avviato in occasione della visita in Italia del presidente Xi Jinping a marzo scorso e che Confagricoltura ha fortemente sostenuto per la sua valenza.

“Questa, per il nostro Paese, è una vittoria di sistema – ha detto Giovanna Parmigiani, componente della Giunta di Confagricoltura che si occupa del settore suinicolo -. Quando istituzioni e rappresentanza lavorano con un comune obiettivo, si raggiungono risultati importanti”.

“Abbiamo vivamente caldeggiato l’apertura del mercato cinese alle carni suinicole italiane perché dà grandi opportunità al settore ed a tutto l’agroalimentare made in Italy – ha proseguito Parmigiani -. Rappresenta pure un importante segnale di distensione che, tra l’altro, arriva proprio nel momento in cui, invece, si sta inasprendo la guerra commerciale tra Usa e Cina”.

“L’export di carne suina non è un fatto a sé stante, ma – ha infine messo in evidenza la rappresentante di Confagricoltura –  fa da apripista all’esportazione di altri importanti prodotti zootecnici italiani, a partire dalla carne bovina”.

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Giansanti: “Con nomina Boris Johnson auspichiamo uscita regolata della Gran Bretagna dalla Ue”

“Con la prossima nomina di Boris Johnson a Primo Ministro, continuiamo ad auspicare un recesso ordinato del Regno Unito dalle Ue, il 31 ottobre prossimo. Ribadisco ancora una volta che la hard Brexit sarebbe lo scenario peggiore possibile per il settore agroalimentare italiano ed europeo”. Il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, ha così commentato i risultati della consultazione che si è conclusa ieri, per la nomina del successore della signora May.

“Il mondo agricolo europeo è assolutamente compatto nell’auspicare un’uscita regolata del Regno Unito – ha proseguito Giansanti -. Anche l’associazione degli agricoltori britannici (Nfu) è di quest’avviso, che è stato ribadito da ultimo in una lettera inviata ai candidati alla guida del Partito conservatore”.

“L’uscita senza regole del Regno Unito comporterebbe una grave alterazione dei consolidati scambi commerciali, per effetto del rispristino dei dazi e dei controlli alle frontiere. E i nostri prodotti a indicazione geografica e di qualità perderebbero ogni tutela sul mercato britannico”, ha sottolineato il presidente di Confagricoltura.

La presidente nominata della nuova Commissione europea ha dichiarato nei giorni scorsi di non essere pregiudizialmente contraria ad una ulteriore proroga della data di recesso del Regno Unito.

“Quella della signora von der Leyen è una dichiarazione molto importante sotto il profilo politico. Ogni sforzo va fatto per scongiurare i rischi di una hard Brexit. C’è bisogno di un periodo transitorio, come previsto nell’intesa bocciata dalla Camera dei Comuni. E di un accordo sulle future relazioni commerciali tra Unione europea e Regno Unito, per consolidare il flusso degli scambi nel settore agroalimentare”, ha concluso Giansanti.

Confagricoltura ricorda che le vendite annuali del “Made in Italy” agroalimentare sul mercato britannico ammontano a 3,4 miliardi di euro e circa il 30% è rappresentato da prodotti a indicazione geografica e di qualità. E’ il quarto mercato di sbocco a livello mondiale dopo Germania, Francia e Stati Uniti. Vini, con il Prosecco in prima fila, formaggi, pasta, conserve di pomodoro e olio d’oliva sono prodotti più apprezzati dai consumatori del Regno Unito.

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Accordo Ue-Giappone, Giansanti: “Il Made in Italy agroalimentare vuole rafforzarsi sul mercato nipponico”

Domani, 25 aprile, si terrà a Bruxelles il vertice al massimo livello politico tra i rappresentanti di UE e Giappone, per discutere anche di commercio internazionale sulla base dell’accordo di partenariato economico entrato in vigore a febbraio.

“Guardiamo con interesse all’accordo con il Paese del Sol Levante che è – ha osservato il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti – di grande importanza per l’agroalimentare italiano e che consentirà alle imprese europee che esportano in Giappone un risparmio di un miliardo di euro l’anno grazie all’abbattimento dei dazi”.

“Il settore agroalimentare italiano ha bisogno di mercati aperti per continuare a   crescere e ad affermarsi a livello mondiale – ha commentato il presidente di Confagricoltura -. Con la crisi del sistema multilaterale non c’è altra strada che quella degli accordi commerciali basati sugli standard europei in materia di sicurezza alimentare, tutela del lavoro e protezione delle risorse naturali”.

Confagricoltura ricorda come l’accordo UE–Giappone porti all’ eliminazione dei dazi sulle esportazioni di vino, di molti formaggi tra i quali la mozzarella, di carni suine trasformate. Ci sarà una progressiva eliminazione dei dazi su una serie di prodotti trasformati esportati dalla Ue sul mercato giapponese, tra i quali la pasta, le produzioni dell’industria dolciaria, i prodotti a base di pomodori.

Per quanto riguarda il capitolo delle indicazioni geografiche e di qualità, l’accordo di partenariato economico assicura la protezione sul mercato giapponese di 45 produzioni italiane. “Una cifra importante, ma che dobbiamo aumentare, così come consentito dall’intesa. Non si tratta di un numero chiuso”, ha specificato Massimiliano  Giansanti.

Confagricoltura parteciperà alla Missione di Alto Livello organizzata dal commissario UE per l’Agricoltura Phil Hogan che si svolgerà a Tokio tra l’8 e l’11 maggio, durante la quale saranno organizzati incontri B2B per permettere agli imprenditori europei di iniziare a stabilire dei contatti con partner economici giapponesi. L’iniziativa si iscrive tra le attività di promozione svolte dalla Commissione, in particolare per permettere agli operatori europei di stabilire contatti commerciali con i partner dei Paesi terzi con i quali l’Unione stipula accordi commerciali.

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Agroalimentare siciliano in crescita grazie all’export: giro d’affari da 1,2 miliardi

I dati sull’agroalimentare siciliano dell’Industry Book, analisi condotta dal Corporate Marketing di UniCredit

In Sicilia il contributo dell’agroalimentare al Pil è pari al 5,3%. Il numero di imprese attive nel Food & Beverage è pari a 7.844 (dati al 30 giugno 2018) e il valore dell’export è pari a circa 1,2 miliardi di euro.

Anche in Sicilia è stata la domanda estera a sostenere il settore: le esportazioni sono cresciute in dieci anni del 68%, con un tasso medio annuo del 4,8%: il contributo maggiore è venuto dal F&B, le cui vendite all’estero sono aumentate del 73% contro il 63% dell’agricoltura.

Sono alcuni dei dati rilevati dall’Industry Book, analisi condotta dal Corporate Marketing di UniCredit sulla base di dati macroeconomici e analisi di bilancio delle imprese, presentato giovedì a Catania nel corso del Forum delle Economie Agrifood, organizzato da UniCredit, per stimolare il confronto e individuare strategie di sviluppo coinvolgendo associazioni di categoria e, soprattutto, aziende del comparto e buyer stranieri.

I mercati di sbocco dell’export sono in aumento ma ancora troppo concentrati: i primi quattro (Francia, Germania, Stati Uniti e Svizzera) assorbono infatti oltre il 50% dell’export totale.

La Sicilia è la prima regione italiana per superficie agricola dedicata al biologico (427.294 ettari su totale nazionale 1.908.653) e numero di operatori (11.626 su totale nazionale di 75.873). L’incidenza percentuale delle superfici biologiche sul totale delle superfici coltivate supera il 30% (31,1% contro una media nazionale del 15,4%).

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