Glifosato: il Ministero della Salute spiega le ragioni dell’autorizzazione fino al 2022

Il Ministero della Salute ha diffuso un comunicato sulle disposizioni previste dal regolamento di esecuzione (UE) n. 2324/2017 concernenti il rinnovo della sostanza attiva glifosato che proroga le autorizzazioni dei prodotti fitosanitari a base della stessa sostanza attiva.

Nel comunicato si spiega che l’autorizzazione della sostanza attiva è stata rinnovata fino al 15 dicembre 2022 e, nello stabilire la durata del periodo di approvazione, si è tenuto conto anche del fatto che sono in corso ulteriori studi sulla sostanza.

Quindi, al fine di tener conto della rapida evoluzione scientifica e tecnica, è stato deciso di rinnovare l’autorizzazione del glifosato per un periodo inferiore (5 anni) rispetto a quello normalmente consentito (15 anni).

Adesso i titolari di ciascun prodotto fitosanitario già autorizzato in precedenza dovranno presentare apposita istanza, ai sensi dell’articolo 43, del reg. (CE) n. 1107/2009, entro tre mesi dal rinnovo dell’approvazione della sostanza attiva in questione e, pertanto, entro il 16 marzo 2018 (in ogni caso fino a tale data le autorizzazioni dei prodotti fitosanitari contenenti la sostanza attiva glifosato sono provvisoriamente prorogate).

Inoltre, si evidenzia che, in relazione a quanto indicato nel comunicato, non sono state modificate le condizioni specifiche per l’utilizzo dei prodotti fitosanitari a base di glifosato riportate negli allegati I e II del Reg. (UE) n. 2324/2017 (peraltro già attuate in parte con il decreto dirigenziale del 9 agosto 2016).

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Esonero INPS per i nuovi agricoltori under 40

Con la Legge di Bilancio appena approvata sono arrivate importanti novità di carattere fiscale, previdenziale e non solo per il settore agricolo. Per quanto riguarda i contributi INPS vengono confermate, anche per il 2018, diverse agevolazioni già introdotte nel 2017.

In particolare, viene stabilito che ai coltivatori diretti e agli imprenditori agricoli professionali con età inferiore a 40 anni,  è riconosciuto l’esonero dal versamento del 100% dell’accredito contributivo presso l’assicurazione generale obbligatoria per l’invalidità, la vecchiaia ed i superstiti per un periodo massimo di 36 mesi, con riferimento alle nuove iscrizioni nella previdenza agricola effettuate tra il 1 gennaio 2018 e il 31 dicembre 2018.

In più, dopo i primi 36 mesi, l’esonero descritto può essere riconosciuto per ulteriori 12 mesi nel limite del 66% e per 12 mesi aggiuntivi nel limite del 50%. Quindi i soggetti con età inferiore ai 40 anni che effettuano una nuova iscrizione all’INPS in qualità di coltivatori diretti o imprenditori agricoli professionali nel 2018 possono richiedere un cospicuo sgravio dal versamento dei contributi, godendo di risparmi economici per un periodo massimo di 5 anni.

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Gestione del rischio in agricoltura: nasce la “polizza ricavo” a sostegno dei cerealicoltori

Un’assicurazione per garantire un ricavo minimo certo agli imprenditori agricoli impegnati nella coltivazione dei cereali: questa l’opportunità offerta dalla “polizza ricavo” per la stabilizzazione dei ricavi aziendali ai cerealicoltori nel nostro Paese, realizzata dal Consorzio Italiano di Coriassicurazione contro le calamità naturali in agricoltura, al quale aderiscono 9 compagnie assicurative e riassicurative. Le variazioni di prezzo rappresentano una variabile troppo instabile per un settore in cui la produzione vale oltre 4 miliardi di euro, pari al 15% sul totale delle coltivazioni agricole (dati Istat 2016).

Per ovviare alle incertezze che caratterizzano il settore il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha deciso di lanciare una sperimentazione sulla copertura dei rischi di mercato attraverso polizze per la stabilizzazione dei ricavi aziendali rivolta esclusivamente ai cerealicoltori.

La “polizza ricavo” garantisce una copertura anche contro le variazioni al ribasso dei prezzi (e questa è la vera ed importante novità sostanziale), oltre all’assicurazione contro i danni da calamità naturali. Grazie a questo strumento i cerealicoltori possono stabilizzare il ricavo aziendale con vantaggi soprattutto in periodi caratterizzati da forti crisi di mercato in cui i prezzi calano vertiginosamente.

Sarà possibile, inoltre, sottoscrivere la polizza ricavo in modalità agevolata. Infatti il Mipaaf ripropone anche per il 2018 uno stanziamento per la contribuzione pubblica sui premi, un sistema innovativo rispetto alle procedure previste per altri tipologie di polizze assicurative.Un prodotto estremamente innovativo, offerto per la prima volta in Italia che va ad aggiungersi agli strumenti assicurativi di copertura del rischio già presenti sul mercato agricolo.

La disponibilità della nuova polizza sarà garantita grazie ad una partnership pubblico-privata, resa possibile dal Fondo di riassicurazione pubblico gestito da Ismea, da Allianz Re come riassicuratore privato che ha messo a sistema il know how acquisito in campo internazionale, e dalle compagnie assicurative del Consorzio: Ara 1857, Assicurazione Grandine Svizzera, ITAS Mutua, Società Reale Mutua di Assicurazioni, Italiana Assicurazioni, Groupama Assicurazioni, Net Insurance, VH Italia che si occuperanno dell’emissione delle polizze.

Un’opportunità che rende certo il ricavo e che stabilizza, indirettamente, il reddito, garantendo ulteriori benefici: effetti positivi sul bilancio pubblico poiché la polizza scaricherebbe parte dei costi del sistema sul mercato privato, coperture assicurative a costi più contenuti grazie alla copertura congiunta di resa e prezzo, incremento della capacità di accesso al credito da parte delle imprese, complementarità con gli altri strumenti assicurativi e la possibilità di diffusione di strumenti di gestione del rischio in altri settori.

Secondo l’Ismea nel 2016 le produzioni cerealicole più rilevanti sono state frumento tenero, frumento duro, mais e orzo che nel complesso rappresentano l’82% del valore totale del comparto cerealicolo. Per il frumento tenero sono Emilia-Romagna, Veneto, Piemonte e Lombardia le regioni che producono di più; discorso inverso per il frumento duro che prevale al Sud e in particolare in Puglia, Sicilia e Basilicata. In particolare, secondo i dati Istat nel 2017 la Sicilia ha destinato alla coltivazione del frumento, sia duro che tenero, 288.175 ettari (21,6% sul totale) con una produzione pari a 875.116 tonnellate (19,5% sul totale).

Il Consorzio Italiano di Coriassicurazione contro le calamità naturali in agricoltura è nato nel 2007 con l’obiettivo di introdurre nel mercato assicurativo agricolo strumenti innovativi in grado di far fronte ai danni derivanti da calamità naturali, mediante meccanismi di riassicurazione fra i membri stessi. 

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La Sicilia è la regione più “bio” d’Italia: tutti i numeri

La Sicilia è la più “bio” tra le regioni italiane: infatti è quella con il maggior numero di aziende certificate (ben 9444). A seguire la Calabria (7978) e la Puglia (6873). Palermo, con le sue 1609 azienda è la sesta provincia italiana e la prima in Sicilia. La maggiore attenzione alla qualità dei prodotti alimentari è l’input che spinge le aziende a produrre in modo più naturale e trasparente.

Le aziende italiane con certificazione “bio” sono circa 60mila, di cui 24mila accreditate dal sistema di certificazione nazionale solo negli ultimi tre anni. Da qualche giorno la mappatura, costantemente aggiornata, degli operatori con certificazione Bio è ancora più accessibile grazie all’inserimento delle informazioni nelle visure camerali. All’inizio di dicembre 2017, le imprese in possesso di una certificazione Bio erano 59.461.

Si tratta perlopiù di realtà localizzate nel Mezzogiorno (il 55,8%), più del doppio di quelle con sede al Nord (il 23,4%) e quasi tre volte quelle del Centro Italia (il 20,8%). Più della metà (il 56%) delle imprese certificate si concentra in sole cinque regioni con la Sicilia in testa (15,9), seguita dalla Calabria (13,4), dalla Puglia (11,6), dalla Toscana e dall’Emilia Romagna (7,7).

I numeri del biologico italiano fotografano un settore che si è fortemente trasformato e potenziato negli ultimi anni, passando da tendenza rivolta a mercati di nicchia a vero e proprio stile di vita per milioni di consumatori italiani. Al tempo stesso, il biologico sta rivestendo un ruolo sempre più importante come opportunità di rilancio per molte aziende del nostro agro-alimentare.

Mentre nell’agricoltura tradizionale ogni anno numerose imprese chiudono i battenti, il settore del biologico sta andando in controtendenza, a dimostrazione che anche aziende di dimensioni più piccole, grazie all’applicazione dei principi dell’agricoltura biodinamica, possono stare con successo sul mercato. Le aziende che svolgono esclusivamente produzione Bio sono 44.482 (il 75% dell’universo delle certificate) e di esse una su tre ha sede in due sole regioni del Mezzogiorno: Calabria o Sicilia.

Approfondendo l’analisi delle imprese Bio per forma giuridica, l’11% (6.490) è costituito da società di capitale. Di queste, oltre il 90% è una PMI ovvero con un volume d’affari uguale o inferiore ai 50 milioni di euro. Più della metà (il 55,2%) rientra nella definizione di micro impresa (con un fatturato non superiore ai 2 milioni di euro), e la metà ha un capitale sociale inferiore ai 50mila euro.

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