I voucher vanno ripristinati: strumento utile in agricoltura usato in passato con equilibrio

I voucher sono uno strumento utile per l’agricoltura e devono essere reintrodotti”. Lo afferma il presidente della Confagricoltura Massimiliano Giansanti a proposito del dibattito in corso in questi giorni che vede coinvolti numerose forze politiche ed esponenti del governo, tra cui il ministro delle Politiche agricole Centinaio.

L’eliminazione dei voucher in agricoltura è stata una scelta frettolosa e non adeguatamente ponderata – continua il presidente Giansanti- . E lo strumento che è stato introdotto in loro sostituzione (contratto di prestazione occasionale) non può certo essere considerato una valida alternativa, a causa di una serie di limitazioni e vincoli che ne restringono fortemente il campo di applicazione, soprattutto nel settore agricolo”.

In agricoltura l’esigenza di svolgere prestazioni meramente occasionali ed accessorie è concreta e tutt’altro che infrequente. Non a caso i voucher sono stati sperimentati nel 2008 proprio nel settore primario, con la vendemmia. E se si valutano i dati INPS in modo sereno e distaccato, si scopre che l’agricoltura è uno dei settori produttivi dove il lavoro accessorio è stato utilizzato in modo equilibrato, senza eccessi.

Confagricoltura ricorda che nel periodo 2008-2016, infatti, solo il 4,3 per cento dei voucher complessivamente venduti e’ stato destinato alle attività agricole. Se poi guardiamo l’ultimo anno disponibile, la percentuale scende addirittura all’1,8 per cento del totale.

“Nel periodo in cui hanno trovato applicazione i voucher (2008-2016) il lavoro dipendente in agricoltura, nonostante la crisi economica che non ha certo risparmiato il settore primario, ha sostanzialmente tenuto  – aggiunge il presidente Giansanti – e in alcuni anni ha fatto registrare addirittura un incremento degli occupati. Non è intervenuta dunque alcuna destrutturazione del lavoro dipendente.”

Confagricoltura auspica quindi che in sede di conversione del decreto Dignità i voucher vengano ripristinati,  anche al fine di garantire una maggiore trasparenza nel lavoro agricolo occasionale.

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Sicilia, continua la lunga attesa per i distretti produttivi: rimandati a settembre

Aspetteremo pazientemente settembre per avere risposte sulla richiesta di riconoscimento del nuovo patto di sviluppo distrettuale, presentata a giugno 2017. Nel frattempo continueremo ad andare avanti con le tante attività messe in campo, con un parco sottoscrittori e partner che è ancora cresciuto, nella consapevolezza che la filiera agrumicola ha assoluto bisogno dell’atto di riconoscimento previsto dalla normativa regionale in capo all’Assessorato Attività Produttive, per il quale siamo in attesa da più di un anno”. Questa la dichiarazione di Federica Argentati, presidente del Distretto Agrumi di Sicilia, commentando l’audizione di martedì pomeriggio in Commissione Attività produttive all’Assemblea Regionale Siciliana.

“Ringraziamo il presidente della Commissione Orazio Ragusa e i suoi componenti per la sensibilità dimostrata verso le questioni aperte sul fronte dei distretti produttivi siciliani – aggiunge Argentati – e speriamo venga accolta la proposta, alla commissione, della vice presidente Angela Foti di voler far proprio il documento congiunto elaborato dai rappresentanti degli stessi Distretti presenti al tavolo su alcuni temi essenziali che attendono risposta: la riorganizzazione dell’Ufficio Distretti in seno alle Attività Produttive, la pronta istruttoria dei Patti di Sviluppo presentati per arrivare ai riconoscimenti, l’insediamento della Consulta regionale dei Distretti, il ruolo dei Distretti nella definizione della programmazione regionale, un inquadramento più semplificato per i Distretti dell’agroalimentare e della pesca, bandi dedicati ai Distretti, l’inserimento di una premialità per le aziende che aderiscono ai Distretti nei bandi della programmazione comunitaria”.
“Ci ha fatto piacere – aggiunge Argentati – apprendere dall’assessore alle Attività produttive Mimmo Turano che finanzierà tutti i progetti relativi a bandi attualmente in istruttoria e che il suo assessorato ha dato assoluta priorità alla spesa dei fondi comunitari; comprendiamo anche le difficoltà nel reperire personale da destinare all’Ufficio Distretti, ad oggi sguarnito, rimandando a settembre le pratiche di riconoscimento, termine fino al quale aspetteremo con pazienza. Ci preoccupa, invece, apprendere dall’assessore che i Distretti non sono all’interno della futura programmazione comunitaria, contrariamente a quanto sarebbe sensato presupporre e a quanto richiesto da sempre da tutti i rappresentanti delle filiere produttive”.
“Pertanto – aggiunge la presidente – chiediamo con forza che una rappresentanza dei Distretti entri a far parte del comitato di sorveglianza sulla spesa dei fondi comunitari; auspichiamo anche che l’Assessorato all’Agricoltura sostenga una grande filiera produttiva come quella agrumicola che produce una importante fetta del Pil di questa regione e che in questo momento, evidentemente, non è presa nella giusta considerazione nonostante il grande lavoro che da anni sta facendo il Distretto Agrumi di Sicilia per consolidare un percorso virtuoso e in costante crescita. In tal senso ci ha fatto piacere la presenza qualificata, nel corso dell’audizione, del direttore generale Carmelo Frittitta e del responsabile della programmazione dell’Agricoltura, Gaetano Aprile. Un segnale di attenzione che l’assessorato Attività produttive continua, purtroppo, a non darci. Una domanda al presidente Musumeci, che durante l’incontro del 3 maggio ha dichiarato grande apertura nei confronti dei Distretti: forse sarebbe il caso di cambiare “casa” per i distretti dell’agroalimentare, facendoli traslocare alle competenze dell’Assessorato all’Agricoltura? Noi del Distretto Agrumi ci stiamo pensando seriamente”.

 

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No a “Italico” in etichetta: un blend di oli comunitari non deve essere confuso con il prodotto italiano

La presa di posizione di Agrinsieme contro la denominazione di “italico” sull’etichetta di blend di oli italiani e non da parte

“Dopo tante battaglie contro l’italian sounding e in difesa del made in Italy sorprende la volontà da parte delle organizzazioni firmatarie di “evocare” un’origine che non c’è”. E’ questo il commento di Agrinsieme sulla questione dell’olio italico lanciata dall’accordo firmato da Federolio – Unaprol.

Agrinsieme non entra nel merito dell’accordo siglato – con la consapevolezza che la produzione italiana non riesce a soddisfare la domanda interna – ma nel preannunciato uso del nome “italico”, che fa leva su una caratteristica di provenienza che il prodotto non possiede, se non in parte.

“Il settore olivicolo italiano, spesso sotto accusa – aggiunge il Coordinamento di Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari – necessita di proposte che siano il più possibile chiare e trasparenti agli occhi dei consumatori. Questa trasparenza è fondamentale se vogliamo tutelare al meglio il prodotto realmente italiano”.

Agrinsieme rimarca che, dal punto di vista della definizione della categoria di olio – ferma restando la necessità di verificare, alla luce della normativa, se la denominazione “italico” è inammissibile in quanto può indurre in errore il consumatore – il prodotto frutto dell’accordo rimane un blend di oli comunitari e come tale va indicato in etichetta, commercializzato e promosso. I consumatori meritano indicazioni veritiere e non ingannevoli.

Agrinsieme è costituita dalle organizzazioni professionali Cia, Confagricoltura, Copagri e dalle centrali cooperative Fedagri-Confcooperative, Legacoop Agroalimentare e Agci Agrital, a loro volta riunite nella sigla Alleanza Cooperative Italiane – Settore Agroalimentare. Il coordinamento Agrinsieme rappresenta oltre i 2/3 delle aziende agricole italiane, il 60% del valore della produzione agricola e della superficie nazionale coltivata, oltre 800mila persone occupate nelle imprese rappresentate.

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Schiavismo nelle campagne iblee? No alle calunnie infondate

“Leggiamo esterrefatti sulla stampa accuse calunniose su un presunto caso di schiavismo nelle campagne iblee”: questo il commento a caldo del presidente di Confagricoltura Ragusa, dott. Antonino Pirrè, dopo la comparsa su un quotidiano regionale di un articolo che lancia pesanti accuse all’indirizzo di un’impresa agricola del Ragusano.

“Accuse infondate e gravi – prosegue Pirrè – per due ordini di motivi: 1) come può una testata giornalistica prestarsi alla pubblicazione di accuse così pesanti lanciate da un foglio anonimo e senza verificare la fondatezza delle stesse?; 2) il merito delle accuse, gravemente lesive dell’onorabilità di un’azienda che rappresenta un modello esemplare a livello nazionale ed internazionale”.

“Dalla lettera anonima (e, quindi, non pubblicabile), emerge un quadro assolutamente non aderente alla realtà. Non è vero che, con il passaggio al comando dell’azienda, sono cambiate le condizioni per i lavoratori. Falso come tutto il resto dei fatti presentati come reali. L’anno scorso, ho partecipato personalmente alla visita in azienda di una delegazione di parlamentari europei che voleva rendersi conto delle condizioni di lavoro nelle aziende agricole ragusane, alla luce dell’articolo pubblicato dal giornale The Guardian. Non a caso capo della delegazione era una parlamentare romena.
La delegazione ha ha avuto modo di visitare l’azienda e di soffermarsi a parlare con i lavoratori. Debbo dire che sono andati via visibilmente soddisfatti per l’organizzazione del lavoro altamente rispettosa dei diritti dei dipendenti”.

Confagricoltura Ragusa manifesta la propria piena e convinta solidarietà e vicinanza ai titolari dell’azienda “in stato d’accusa” per questa calunniosa operazione da macchina del fango.

Clicca sull’immagine seguente per leggere l’articolo in questione comparso su La Sicilia di oggi:

articolo presunto schiavismo la sicilia

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L’Italia non ha bisogno di dazi: Confagricoltura plaude alla linea del ministro Centinaio

“Siamo assolutamente d’accordo con il ministro Centinaio. L’agricoltura italiana non ha bisogno di dazi, ma di mercati aperti sui quali continuare ad affermare l’eccellenza del “Made in Italy” in ogni parte del mondo”. Il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, ha così commentato le dichiarazioni del ministro delle Politiche agricole Gian Marco Centinaio riportate oggi nell’intervista apparsa su “La Stampa”.

“Le guerre commerciali, a colpi di dazi e contromisure di ritorsione, non hanno mai vincitori e non giovano alle imprese. Non dobbiamo dimenticare che la UE è leader mondiale per l’export agroalimentare”, ha proseguito Giansanti.

Per il presidente di Confagricoltura il problema urgente che si pone è quello della reciprocità e della diversità delle regole di produzione. “Non possiamo – ha spiegato – continuare ad aprire i nostri mercati a prodotti ottenuti con sistemi diversi da quelli imposti agli agricoltori dell’Unione Europea in termini di sicurezza alimentare, tutela del lavoro e sostenibilità ambientale. E’ una questione di leale competizione tra le imprese e trasparenza nei riguardi dei consumatori”.

Il presidente di Confagricoltura ha così concluso: “Sulla base di queste esigenze auspichiamo la fine delle “guerre commerciali” e la ripresa delle trattative in sede multilaterale, per discutere su come rivedere un processo di globalizzazione che è avanzato senza un adeguato sistema di regole”.

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Coltivazioni grano a rischio in Sicilia: Confagricoltura scrive al presidente Musumeci

“Un settore fondamentale per l’economia agricola della Sicilia, specialmente delle aree interne, rischia di subire un nuovo contraccolpo economico, l’ennesimo nell’arco degli ultimi tre anni. Ci riferiamo alla cerealicoltura ed in particolare al grano duro che a causa dei ripetuti fenomeni temporaleschi di quest’inizio giugno rischia di perdere una consistente quota di produzione in quanto non più rispondente ai parametri commerciali”: questo il testo della nota che il presidente di Confagricoltura Sicilia, Ettore Pottino, ha inviato al Presidente della Regione ed all’Assessore all’Agricoltura per denunciare la grave situazione che si sta vivendo nelle campagne durante la trebbiatura.

“Questi ultimi avversi eventi atmosferici – sottolinea il presidente Pottino – si sommano a quelli prodotti dal crollo dei prezzi all’origine, prezzi che nel corso dell’ultimo biennio sono stati sempre al di sotto dei costi di produzione. Una situazione che come logica conseguenza mette a rischio l’abbandono di migliaia di ettari poiché in queste stesse aree non esistono valide alternative colturali, principalmente dal punto di vista agronomico. Per questa ragione, nel farci portavoce di migliaia di aziende agricole siciliane che proprio per la mancanza di nuove opportunità colturali si trovano costrette ad operare, ormai da diverso tempo, al limite della linea rossa che demarca la zona di crisi e la perdita di reddito, chiediamo l’emanazione di interventi straordinari volti ad attutire gli effetti negativi di questa nuova calamità”.

Secondo il presidente di Confagricoltura regionale occorre innanzitutto approvare, con la massima sollecitudine, la delimitazione delle aree cerealicole colpite dai fenomeni, siccitosi prima e alluvionali dopo, al fine di poter avanzare la richiesta di declaratoria al Ministero delle Politiche Agricole, declaratoria necessaria ad intervenire, nell’immediato, sugli oneri previdenziali e contributivi. “L’intervento straordinario – spiega Pottino – dovrebbe invece consistere nel ritiro del grano, non più idoneo per usi alimentari, da utilizzare per altri fini come ad esempio per l’alimentazione del bestiame o come biocombustibile, ad un prezzo pari a quello vigente nelle principali piazze italiane di riferimento. Un’operazione da realizzare attraverso l’utilizzazione di centri di stoccaggio autorizzati dall’amministrazione regionale e con fondi straordinari nazionali e comunitari. Molte delle aziende danneggiate sono allo stremo perché in attesa di ricevere i contributi delle cosiddette misure agro ambientali del PSR Sicilia 2014/2020 e che per motivi ancora poco comprensibili, pur tenendo conto degli sforzi fatti dall’amministrazione regionale, non si riescono a sbloccare”.

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Fondi europei diretti: nuovo sportello di Confagricoltura Ragusa a sostegno delle imprese iblee

Presentata giovedì presso la sede di Confagricoltura a Ragusa la convenzione con CeSDA sui fondi europei diretti

Progettare una Sicilia intelligente, sostenibile e inclusiva: questo l’obiettivo che vuole portare avanti Confagricoltura Ragusa con l’attivazione della convezione, che è stata presentata giovedì agli associati, con CeSDA – Giurdanella & Partners sui fondi europei diretti.

Un momento molto partecipato in cui il presidente dott. Antonino Pirrè ha spiegato che questa collaborazione permetterà un’attività di informazione continua sui bandi europei diretti, consulenza nella ricerca dei partner, anche internazionali, formazione per le aziende associate nell’organizzazione di categoria con corsi riservati che partiranno a settembre.

L’avv. Carmelo Giurdanella (direttore scientifico CeSDA, Catania, studio legale Giurdanella & Partners) e la dott.ssa Simona Zelli (esperta CeSDA, Trento, europrogettista e policy advisor) hanno condiviso con i soci di Confagricoltura le potenzialità dei fondi diretti, ossigeno per il tessuto produttivo, essenziali per poter veicolare nuovi modelli di business ad alto impatto sociale, smart cities, communities e innovazione.

Un altro servizio che arricchisce l’offerta di Confagricoltura Ragusa a sostegno delle imprese agricole iblee, per sostenere una sempre crescente competitività imposta dalla rapida evoluzione del mercato. Per ulteriori informazioni sulla consulenza e sui corsi di formazione di CeSDA potete venire a trovarci nella nostra sede in via G.Spampinato 7, telefonarci al numero 0932 642492 o mandarci una mail all’indirizzo ufficiostampa@confagricolturaragusa.it

 

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Rinnovato il CCNL per operai agricoli e florovivaisti: più flessibilità e nuove regole per la rappresentanza

Nella tarda serata di ieri 19 giugno 2018 è stato siglato, presso Palazzo della Valle, sede di Confagricoltura, l’accordo di rinnovo del CCNL per gli operai agricoli e florovivaisti per il quadriennio 2018-2021, scaduto il 31 dicembre 2017.

Ne da l’annuncio Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, sottolineando “il senso  di responsabilità che ha qualificato l’intera trattativa da parte della nostra Organizzazione, nonostante le difficoltà che, a livello generale, stanno caratterizzando l’attuale fase economica”.

L’intesa è arrivata al termine di un negoziato serrato, durato oltre sei mesi, e nel corso del quale non sono mancati momenti di tensione e di aspra conflittualità, sfociati anche nello stato di agitazione da parte dei sindacati e nella proclamazione di uno sciopero (15 giugno 2018), poi rientrato.

Soddisfazione è stata dunque espressa dal presidente dell’Organizzazione dei datori di lavoro agricolo “per la chiusura di un importante contratto che interessa oltre 200.000 imprese e più di 1 milione di lavoratori”.

“Le imprese hanno fatto la loro parte – continua Giansanti – nonostante la perdurante congiuntura economica negativa, le incertezze sulla futura politica agricola comune, il quadro ancora in divenire delle politiche economiche del nuovo Governo”.

L’aumento retributivo previsto è del 2,9 per cento ed è ripartito in due tranche. Si tratta di un aumento sostanzialmente in linea con gli indicatori di riferimento, che cerca di mediare l’esigenza di salvaguardare il potere di acquisto dei lavoratori con quella di prevedere un costo del lavoro sostenibile per l’impresa.

Tra le novità più significative si segnala l’ampliamento della sfera di applicazione del CCNL – che è stato esteso anche alle imprese che esercitano attività di frangitura delle olive in via esclusiva (frantoi) e alle imprese di coltivazione idroponiche – e l’introduzione di una maggiore flessibilità nella distribuzione dell’orario settimanale di lavoro, anche attraverso un sensibile ampliamento delle causali che possono determinare l’interruzione dell’attività lavorativa.

L’accordo – che rappresenta un’ulteriore dimostrazione delle buone relazioni sindacali che caratterizzano il settore agricolo – si qualifica anche per una specifica intesa sulla rappresentanza delle organizzazioni sindacali legittimate a sottoscrivere la contrattazione collettiva per gli operai agricoli e florovivaisti, anche al fine di limitare il rischio di contratti “pirata” sottoscritti da soggetti privi di reale rappresentatività.

“I contenuti del rinnovo del CCNL per gli operai agricoli, avvenuto la scorsa notte nella sede di Confagricoltura, dimostra, ancora una volta, la grande attenzione delle parti sociali agricoli su temi di importanza strategica”, dichiara a caldo dopo la firma Sandro Gambuzza, membro della Giunta Nazionale di Confagricoltura con delega alle politiche del lavoro.

“Nel nuovo CCNL – aggiunge Gambuzza – c’è l’allargamento della base di applicazione del contratto, semplificazione amministrativa e nelle procedure d’appalto, riconoscimento delle specificità di alcuni comparti come l’acquacoltura, orario di lavoro e organizzazione aziendale più flessibile, maggiore sostenibilità economica, più welfare, difesa del potere di acquisto tutela della salute”.

“Un grazie grande al Presidente Giansanti per la fiducia ed all’insostituibile Direttore Roberto Caponi col Suo staff”, conclude Sandro Gambuzza.

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Fondi europei diretti, Confagricoltura e Cesda a sostegno delle imprese: incontro a Ragusa

Progettare una Sicilia intelligente, sostenibile e inclusiva: incontro sui “Fondi Europei diretti: strumenti per l’innovazione delle imprese e del territorio” promosso in collaborazione con CeSDA sulle opportunità europee di finanziamento diretto per le imprese ed il territorio

I fondi comunitari 2014-2020 sono il principale strumento di finanziamento per progetti di sviluppo di Imprese, Enti pubblici, Associazioni ed Enti di Ricerca Pubblici e Privati. Gli oltre cento miliardi di euro – disponibili nel settennato per l’Italia in un ampio ventaglio di settori – non sono solo la leva per realizzare nuove iniziative in direzione di una crescita più intelligente, sostenibile e inclusiva e accrescere la competitività economica del nostro Paese, ma anzitutto un’importante occasione di miglioramento e qualificazione per gli operatori economici che vi si avvicinano.

Con la piena consapevolezza dell’importanza del tema, considerando le enormi potenzialità di ricaduta economica degli strumenti in questione, Confagricoltura Ragusa organizza un incontro che si terrà il 21 giugno, con inizio alle ore 11.00, presso la sede di via G.Sampinato 4 a Ragusa. Sarà l’occasione per presentare la convenzione con Cesda, studio legale Giurdanella & Associati di Catania, che permetterà l’attivazione da parte dell’organizzazione di categoria di un ulteriore servizio a sostegno delle imprese che intendono usufruire di tali fondi.

Sapersi orientare efficacemente tra le diverse tipologie di programmi europei di finanziamento diretto, stabilendo un’interlocuzione senza intermediazioni con gli uffici europei di spesa, impostare un’idea progettuale vincente col relativo budget, gestire partenariati internazionali, pianificare e rendicontare correttamente i costi, rappresentano un valore aggiunto per le imprese agricole che vogliano intraprendere percorsi di crescita, di rinnovamento e di innovazione, senza attendere i tempi e le procedure indirette, in atto gestite attraverso la burocrazia regionale siciliana.

Segue il programma dell’incontro

Saluti e presentazione (11.00 – 11.30)

Dott. Antonino Pirrè – Presidente Confagricoltura Ragusa

Avv. Carmelo Giurdanella – direttore scientifico CeSDA, Catania, studio legale Giurdanella & Partners

Dott.ssa Simona Zelli – esperto CeSDA, Trento, europrogettista e policy advisor, consulente in nuovi modelli di business ad alto impatto sociale, smart cities and communities e innovazione digitale

Costruiamo le fondamenta: i finanziamenti europei diretti per le imprese (h. 11:30 – 12:00)

Relatrice: Dott.ssa Simona Zelli

Idee a confronto: domande e dibattito (h. 12:00 – 12:30)

La partecipazione all’incontro è riservata ai soci di Confagricoltura Ragusa

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Olio tunisino, no a nuove concessioni a dazio zero: accolta la richiesta di Confagricoltura

Grazie ai numerosi interventi di Confagricoltura sembra ormai esclusa l’ipotesi di nuove concessioni a dazio zero della Ue per l’olio tunisino.

La precisazione arriva da una fonte comunitaria vicina al dossier secondo la quale la Ue non sarebbe intenzionata ad estendere, almeno fino alla fine del 2018, per altri due anni la concessione del contingente aggiuntivo di 35.000 tonnellate di olio di oliva in esenzione da dazio nelle esportazioni verso l’UE.

Nelle scorse settimane Confagricoltura aveva scritto all’Alto rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri e la Politica di Sicurezza, Federica Mogherini, ai commissari al Commercio e all’Agricoltura, agli europarlamentari italiani e ai presidenti di Camera e Senato, per chiedere una valutazione d’impatto preventiva adeguata degli effetti di un’eventuale rinnovo delle condizioni agevolate alla Tunisia pe r le esportazioni di olio in UE, concesse in via eccezionale per il 2016 ed il 2017.

“Aumentare il contingente agevolato per l’olio importato dalla Tunisia potrebbe costituire, infatti, un potenziale rischio per i produttori europei ed in particolare per quelli italiani – rimarca l’Organizzazione degli imprenditori agricoli – influenzando negativamente gli equilibri del mercato interno UE e le quotazioni dell’olio d’oliva.”

Confagricoltura ringrazia anche il ministro per le Politiche agricole Centinaio per l’immediata attenzione che ha voluto dare al dossier. “Un grazie particolare va agli eurodeputati siciliani – aggiunge Sandro Gambuzza, membro della Giunta Esecutiva di Confagricoltura – con in testa l’on. Ignazio Corrao. Adesso massimo impegno per l’attivazione delle clausole di salvaguardia a favore di pomodori e arance”.

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