Brexit, Giansanti: “Da un recesso senza regole conseguenze devastanti per l’agricoltura europea”

Alla vigilia del Consiglio europeo, l’Organizzazione degli imprenditori agricoli auspica ogni sforzo per scongiurare una destabilizzazione degli scambi, che dal 2007 sono in costante crescita

“Sulla Brexit la posizione del mondo agricolo europeo è unitaria. Il recesso senza accordi del Regno Unito dalla UE avrebbe conseguenze devastanti per il settore”. E’ la dichiarazione rilasciata dal presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, alla vigilia della riunione, a Bruxelles, del Consiglio europeo che nel pomeriggio di domani, 21 marzo, discuterà sugli ultimi sviluppi legati alle modalità del recesso del Regno Unito.

“Un recesso senza regole comporterebbe il ripristino dei controlli doganali, veterinari e di natura fitosanitaria. Gli scambi commerciali subirebbero quanto meno un immediato e vistoso rallentamento”, ha sottolineato Giansanti.

Inoltre, secondo le decisioni rese note dal governo di Londra lo scorso 13 marzo, nell’eventualità di una ‘hard Brexit’, alcune importazioni dall’Unione sarebbero assoggettate a dazi doganali tali da comprometterne la competitività sul mercato britannico rispetto ai Paesi extra-UE.

“A rischio – ha indicato il presidente di Confagricoltura – le nostre esportazioni di formaggi grattugiati (Parmigiano Reggiano, Grana Padano e Pecorini). Non solo. Pesanti contraccolpi sono da mettere in preventivo a livello europeo per le carni bovine, suine e per i prodotti lattiero-caseari, con effetti di riduzione dei prezzi per gli allevatori in tutti gli Stati membri”.

“In quest’ottica – ha proseguito Giansanti – chiediamo ai capi di Stato e di governo l’indicazione a mobilitare aiuti d’emergenza dell’Unione a favore del mondo agricolo nel caso di ‘hard Brexit’”.

“La nostra agricoltura sarebbe tutelata in modo adeguato dall’entrata in vigore del progetto di accordo di recesso, già approvato dal Consiglio europeo lo scorso novembre e, al momento, bocciato dalla Camera dei Comuni, a Londra – ha puntualizzato Giansanti -. Grazie anche all’efficace lavoro svolto dalla delegazione italiana, sarebbero assicurati la stabilità degli scambi commerciali e il riconoscimento delle indicazioni geografiche e di qualità fino al 31 dicembre 2020”.

“In alternativa – ha concluso Giansanti – risulterebbe utile una proroga non breve della Brexit, per scongiurare la destabilizzazione degli scambi e per avere il tempo di negoziare le future relazioni commerciali bilaterali sulla base di un accordo di libero scambio”.

Le vendite del ‘Made in Italy’ agroalimentare sul mercato britannico ammontano a 3,4 miliardi di euro l’anno. E’ il terzo mercato di sbocco a livello europeo. Da notare che dal 2007, il ‘giro d’affari’ ha fatto registrare un costante incremento nonostante le crisi economiche e le oscillazioni valutarie.

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Psr Sicilia, bando per produrre energia dagli scarti delle lavorazioni agricole

Trasformare e commercializzare gli scarti delle lavorazioni agricole per produrre energia. Lo prevede un bando emanato dalla Regione Siciliana nell’ambito del Programma di sviluppo rurale 2014-2020. Obiettivo: sostenere progetti di cooperazione di filiera per la fornitura di biomassa, con benefici per l’ambiente dovuti alla riduzione delle emissioni.

«Questa Misura – spiega il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci – non solo preserva il paesaggio e le sue bellezze, ma serve a contrastare il fenomeno dell’abbandono di sempre più ampie porzioni di territorio in aree vocate alla coltivazione, fornendo un valido sostegno ai nostri agricoltori».

Il bando prevede che possano partecipare imprese agricole – singole o associate – agroalimentari e forestali riunite in gruppi di cooperazione per promuovere e condividere lo scambio di competenze e di esperienze nel settore. Il sostegno finanziario è concesso in forma di contributo in conto capitale ed è pari al 100 per cento dei costi ammissibili sino a un importo massimo di centomila euro per beneficiario, nel caso di progetto con durata biennale, e di cinquantamila euro se il progetto ha durata annuale.

«L’autoaprovvigionamento energetico e l’integrazione del reddito attraverso il virtuoso utilizzo di ciò che diviene scarto o rifiuto – aggiunge l’assessore all’Agricoltura, Edy Bandiera – costituiscono una nuova frontiera della moderna agricoltura che punta su sostenibilità, innovazione ed economia circolare».

Le domande di partecipazione al bando potranno essere caricate sul portale Sian di Agea dal 18 marzo al 25 giugno 2019.

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Pratiche sleali, la direttiva comunitaria è realta. Agrinsieme: “Finalmente agricoltori europei più tutelati”

“Finalmente gli agricoltori europei saranno più tutelati”. Lo sottolinea il coordinamento di Agrinsieme, che riunisce Cia-Agricoltori Italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, esprimendo soddisfazione per il via libera definitivo dalla plenaria del Parlamento Europeo alla direttiva comunitaria contro le pratiche commerciali sleali.

“Con il provvedimento, infatti, il numero di pratiche sleali riconosciute passa da 8 a 16, con l’aggiunta: del pagamento per servizi non resi; dell’obbligatorietà di un contratto scritto se richiesto dal fornitore; dell’abuso di informazioni confidenziali da parte dell’acquirente; delle ritorsioni commerciali; del pagamento per la gestione del prodotto alla consegna; del pagamento per la gestione dei reclami dei clienti; dell’estensione del pagamento a 30 giorni per i prodotti deperibile e a 60 per quelli non deperibili; del divieto di trasmettere al fornitore i costi di advertising”, ricorda Agrinsieme, sottolineando che l’ok del Parlamento UE è arrivato a larghissima maggioranza e dopo il sì all’unanimità del Consiglio UE, e ringraziando l’onorevole Paolo De Castro per il grande lavoro svolto come relatore della direttiva e portato avanti nell’interesse del settore agricolo comunitario.

“È particolarmente rilevante avere definito un quadro unionale di regole da rispettare che garantiscono anche la piena tutela della riservatezza di chi denuncia pratiche sleali anche per il tramite delle organizzazioni di rappresentanza che potranno avere un ruolo decisivo nella attuazione della direttiva”, rimarca il coordinamento.

“Non possiamo però non esprimere rammarico per la mancata aggiunta nell’elenco delle pratiche riconosciute della vendita sottocosto anche tramite il ricorso ad aste a doppio ribasso, pratica che da tempo Agrinsieme aveva segnalato come fortemente distorsiva”, osserva il coordinamento, che si è sempre espresso a favore di una normativa europea che possa stabilire regole e procedure in grado di garantire una catena di approvvigionamento alimentare più equa, più trasparente e più sostenibile in tutta Europa.

“Ricordiamo, inoltre, che grazie alla direttiva, oltre alla rafforzata protezione per gli agricoltori, viene fissato a 350 milioni di euro la soglia di fatturato globale delle imprese fornitrici per poter rientrare nel campo di applicazione del provvedimento”, prosegue Agrinsieme, secondo cui “si tratta di un sicuro passo in avanti rispetto all’approccio iniziale, che tuttavia si pone in contraddizione con l’obiettivo comunitario di aumentare la concentrazione dell’offerta dei produttori: resta uno sbilanciamento tra distribuzione organizzata e fornitori che avrebbe potuto giustificare un limite di fatturato superiore. Auspichiamo pertanto – conclude il coordinamento – che tale soglia venga alzata durante la fase di recepimento della direttiva a livello nazionale, che chiediamo venga avviata in tempi rapidi”.

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Agrinsieme è costituita dalle organizzazioni professionali Cia-Agricoltori Italiani, Confagricoltura, Copagri e dalle centrali cooperative Confcooperative FedAgriPesca, Legacoop Agroalimentare e Agci Agrital, a loro volta riunite nella sigla Alleanza Cooperative Italiane – Settore Agroalimentare. Il coordinamento Agrinsieme rappresenta oltre i 2/3 delle aziende agricole italiane, il 60% del valore della produzione agricola e della superficie nazionale coltivata, oltre 800mila persone occupate nelle imprese rappresentate.

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Gambuzza (Confagricoltura) al Parlamento Europeo: “Avanti con la stipula degli accordi tra UE e Paesi terzi”

Bruxelles – “Per la crescita economica delle imprese agricole e agroalimentari l’export è essenziale. E, in questo senso, è interesse dell’Unione europea e delle nostre Istituzioni che i mercati internazionali sia reso più semplici e accessibili per le imprese”. Lo ha detto Sandro Gambuzza, componente della giunta di Confagricoltura, intervenendo nella sede del Parlamento europeo di Bruxelles all’evento “L’Europa del fare, il commercio internazionale nell’Europa di oggi e di domani”, organizzato da Salvatore Cicu, a cui ha partecipato anche il presidente dell’Europarlamento, Antonio Tajani.

Gambuzza ha anche ricordato le criticità dell’export agroalimentare, a partire dall’embargo russo, alla Brexit, alle difficoltà con l’Iran e all’entrata in vigore del TPP. “Senza dimenticare – ha detto –  i riflessi della guerra commerciale tra Usa e Cina, che potrebbero comportare un aumento dell’offerta sui mercati di quei prodotti che i due Paesi avrebbero problemi a commercializzare tra loro”.

“Il nostro messaggio – ha proseguito il componente di giunta della Confagricoltura – è che ognuno faccia la propria parte e si prosegua con la stipula degli accordi tra l’Ue e i Paesi terzi: gli scambi commerciali internazionali in situazioni regolamentate e chiare favoriscono le imprese”.

Confagricoltura ritiene poi che gli accordi bilaterali debbano essere basati su principi di reciprocità ed equilibrio tra le parti. A proposito degli accordi Euromed, pensa che debba essere rivista l’asimmetria a favore dei Paesi della sponda sud del Mediterraneo, considerati gli indirizzi produttivi simili ai nostri. “Pertanto è necessario che ci sia uno stretto coinvolgimento nell’ambito dei negoziati (e più in generale in riferimento a qualsiasi altra intesa venga prevista con i Paesi di questa area) degli Stati membri direttamente interessati e delle Organizzazioni più rappresentative dei produttori”.

Infine, in caso di effetto fortemente penalizzante per le nostre produzioni mediterranee (agrumi, ortaggi e olio d’oliva), l’Organizzazione degli imprenditori agricoli chiede che siano prese in seria considerazione misure compensative e, nei casi più critici, vengano attivate le clausole di salvaguardia. “Occorre che la Commissione – ha concluso Gambuzza –  rediga periodicamente una valutazione d’impatto sugli scambi commerciali della UE con tutti Paesi terzi nel settore agricolo ed agroalimentare”.

Fonte: Euronews.it

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Biologico, Agrinsieme: “Sbloccare provvedimento fermo in Comagri al Senato”

“Chiediamo al Parlamento di accelerare l’iter di approvazione del Disegno di Legge con disposizioni per la tutela, lo sviluppo e la competitività della produzione agricola, agroalimentare e dell’acquacoltura con metodo biologico, approvato dalla Camera dei deputati e assegnato in sede referente alla Commissione Agricoltura del Senato, dove però l’esame non è stato ancora avviato; il testo, infatti, contiene tutti gli strumenti necessari a favorire lo sviluppo e la competitività di un settore in continua crescita e dal forte impatto, non solo economico, ma anche ambientale e sociale”. Così il coordinamento di Agrinsieme, che riunisce Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, in occasione dell’odierno convegno svoltosi alla Camera alla presenza del sottosegretario alle politiche agricole Franco Manzato, del presidente della Commissione agricoltura della Camera Filippo Gallinella e della deputata Maria Chiara Gadda, promotrice del Ddl.

“Il biologico da diversi anni sta avendo uno sviluppo sostenuto nel nostro Paese, sia sotto il profilo della produzione che sotto quello dei consumi, con 76mila aziende coinvolte che coltivano 2 milioni di ettari e un fatturato di 3,5 miliardi di euro in Italia”, ricorda Agrinsieme, evidenziando che “il provvedimento va nella giusta direzione, poiché fornisce ai produttori importanti strumenti organizzativi da tempo attesi, quali i distretti biologici, che vengono indicati come una delle modalità per sostenere la crescita del comparto, unitamente alla costituzione di reti, quali contratti, tavoli di filiera e altre forme di aggregazione, come le OI e le OP”.

“Il testo prevede, inoltre, la redazione di un Piano d’azione nazionale per l’agricoltura biologica (PNAB), strategico per la pianificazione del comparto, che deve essere strettamente connesso agli strumenti e alle misure previste dalla Pac, con il necessario coordinamento delle istituzioni coinvolte”, suggerisce Agrinsieme.

“L’aver individuato, infine, nell’innovazione e nella ricerca delle priorità alle quali destinare le risorse del fondo per lo sviluppo dell’agricoltura biologica rappresenta un altro elemento di positività del Ddl”, conclude il Coordinamento, invitando ad indirizzare le attività di ricerca sulle sementi, sui mezzi tecnici, sulle rotazioni.

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Agrinsieme è costituita dalle organizzazioni professionali Cia-Agricoltori Italiani, Confagricoltura, Copagri e dalle centrali cooperative Confcooperative FedAgriPesca, Legacoop Agroalimentare e Agci Agrital, a loro volta riunite nella sigla Alleanza Cooperative Italiane – Settore Agroalimentare. Il coordinamento Agrinsieme rappresenta oltre i 2/3 delle aziende agricole italiane, il 60% del valore della produzione agricola e della superficie nazionale coltivata, oltre 800mila persone occupate nelle imprese rappresentate.

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“Bene la revisione della contribuzione Inail. Adesso tocca all’agricoltura”

Il ministro del Lavoro Luigi Di Maio ha annunciato la firma del decreto che rivede la misura dei premi e dei contributi antinfortunistici dovuti all’Inail dai lavoratori autonomi e dai datori di lavoro privati per l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali.

Ne dà notizia Confagricoltura sottolineando che l’operazione di restyling – attesa da molti anni e prevista per legge già dal 2013 – vale complessivamente 1,6 miliardi di euro e comporta una consistente riduzione delle tariffe antinfortunistiche delle imprese, differenziata per settore e per tipologia di rischio.

“Il decreto però – rimarca Confagricoltura – non comprende il settore agricolo, per il quale la contribuzione antinfortunistica è disciplinata in modo specifico rispetto a quella degli altri settori produttivi”.

Nell’esprimere apprezzamento per l’avviata operazione, Confagricoltura auspica che si proceda tempestivamente anche alla riduzione della contribuzione INAIL per il settore agricolo.

L’organizzazione di rappresentanza dei datori di lavoro agricolo ricorda che per tutti gli operai agricoli è dovuta un’aliquota contributiva INAIL ordinaria del 13,24%, la più alta tra quelle stabilite per qualsiasi altra tipologia di attività in Italia.

“E’ dunque urgente – prosegue Confagricoltura – giungere ad una significativa riduzione della contribuzione INAIL, alleggerendo il cuneo fiscale per le aziende agricole che occupano manodopera. Peraltro, il settore agricolo in questi ultimi anni ha investito molto in prevenzione, come dimostra il significativo trend discendente degli infortuni dei lavoratori (v.tabella). Di tale positivo elemento non si potrà non tenere conto nella prossima revisione che il settore primario attende da tempo.

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Aumentano in Sicilia le aziende che investono in Agricoltura 4.0

Il 37% delle aziende agroalimentari siciliane investe in Agricoltura 4.0: il dato emerge da una ricerca sull’innovazione digitale condotta dall’Osservatorio Smart Agrifood della School of Management del Politecnico di Milano e del Laboratorio Research & Innovation for Smart Enterprises dell’Università degli Studi di Brescia

Sempre più aziende agroalimentari italiane investono in innovazione digitale. Un trend che continua a premiare l’introduzione di soluzioni digitali nel settore primario. Complessivamente gli investimenti in Agricoltura 4.0 hanno raggiunto un giro d’affari globale del valore di 7 miliardi di dollari, quasi un raddoppio rispetto agli investimenti dello scorso anno. In questo contesto l’Europa gioca da protagonista con una quota del 30% e in Italia si registra un’accelerazione nella crescita nel ruolo del digitale in tutte le sue componenti.

A confermare questo trend positivo per un settore così importante della nostra economia la ricerca dell’Osservatorio Smart Agrifood della School of Management del Politecnico di Milano e del Laboratorio RISE (Research & Innovation for Smart Enterprises) dell’Università degli Studi di Brescia.

Dallo studio emerge una crescita dell’innovazione digitale nel nostro Paese in un range tra i 370 e i 430 milioni di euro, con una progressione del 270% tra il 2017 e il 2018. Una dimensione davvero importante per questo mercato che arriva adesso a pesare qualcosa come il 5% del mercato globale e il 18% di quello europeo.

Hanno partecipato all’indagine 76 aziende agricole siciliane, appartenenti per il 15% al settore cerealicolo, per il 25% all’olivicolo, per il 9% al vitivinicolo, per il 20% al settore frutticolo, per l’11% al foraggero, per il 14% all’orticolo.

Il 38% dichiara una superficie agricola coltivabile inferiore ai 10 ettari, il 30% tra i 10 e i 50 ettari e il 21% tra i 50 e i 100 ettari. Il 37% dichiara di utilizzare soluzioni orientate all’agricoltura 4.0.

La ricerca dell’Osservatorio ha visto la mappatura di 110 imprese comprendendo brand affermati (nel 74% dei casi) e startup (26%) con l’analisi di oltre 300 soluzioni tecnologiche dedicate al mondo dello Smart Agrifood. La ricerca riflette la eterogeneità e la ricchezza del comparto popolato da imprese con competenze e posizionamenti anche molto diversi.

Nel 49% dei casi le imprese lavorano nella fornitura di soluzioni avanzate basate su Internet of Things e su soluzioni avanzate di robotica piuttosto che sull’utilizzo di droni.

Hanno poi un profilo molto le imprese che nel 22% dei casi si focalizzano su agridata e offrono soluzioni di data analysis. In un 16% dei casi l’analisi ha preso in esame imprese specializzate in attrezzature per il campo. La componentistica e gli strumenti elettronici sono invece il focus di un altro 7% di aziende e il 3% fotografa realtà produttive più generiche di strumenti per l’ambito agricolo.

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Maltempo, danni ingenti nelle aziende agricole del Ragusano e del Siracusano

In corso la conta dei danni del maltempo che ha flagellato in queste ore anche il territorio ragusano e siracusano. I forti venti e le ondate hanno flagellato tutto il territorio provocando sradicamento di alberi, danni a capannoni e impianti serricoli, caduta di pali della luce e cartelloni pubblicitari.

Sono in costante contatto con i nostri associati per monitorare la situazione. Mi giunge notizia di un impianto serricolo completamente distrutto nella zona dello Sciclitano e di altri danni diffusi lungo tutta la fascia costiera iblea. Risultano danni ingenti in aziende agricole soprattutto a Ispica, Pachino e Portopalo“, così il presidente di Confagricoltura Ragusa, dott. Antonino Pirrè.

danni maltempo

L’assessore Bandiera avvia la conta dei danni

A seguito dei forti venti, neve e gelate che in queste ore hanno flagellato il sud est della Sicilia causando ingenti danni all’agricoltura, già domani, lunedì 25 febbraio, l’assessore regionale per l’Agricoltura, Edy Bandiera, si recherà nei territori di Pachino, Portopalo e Ispica per una prima ed immediata ricognizione dei danni subiti dal territorio e dalle aziende agricole.

Sono già stati inoltre prontamente allertati gli Ispettorati provinciali dell’Agricoltura, che domattina, essendo peraltro il danno ancora in corso, si recheranno sul campo per una prima stima dei danni, presupposto fondamentale per avviare qualsiasi iniziativa a tutela dell’agricoltura.

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Aggiornamento ore 18.00 del 24 febbraio

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Zootecnia siciliana in ginocchio a causa dei costi di produzione

Pubblichiamo di seguito l’articolo pubblicato su Il Giornale di Sicilia del 21 febbraio 2019 a firma di Marcello Digrandi

Cento aziende zootecniche chiuse in un anno. Un migliaio di posti di lavoro in meno. Con tutto l’indotto che ruota attorno in un’economia circolare di un milione di euro che mancano. Colpa di una crisi di mercato e degli aumenti dei costi produttivi – che vanno dal 20% fino al 200% – e interessano carburanti, concimi, antiparassitari e mangimi.

Il latte vaccino viene pagato agli allevatori ragusani 38 centesimi al litro che, in alcuni casi, può raggiungere anche i 42 centesimi inclusi le premialità relative alla qualità del latte, carica batterica, proteine nella norma, e benessere degli animali. Per produrre un litro di latte vaccino occorrono non meno di 50 centesimi al litro.

Un ricchissimo patrimonio zootecnico nella provincia più agricola della Sicilia, con 30 mila vacche da latte e 1000 aziende zootecniche. Stamane con inizio alle 10.00, giornata di mobilitazione, a Vittoria, dinanzi alla Fiera Emaia. Gli allevatori e i pastori, insieme ai serricoltori, getteranno in strada i loro prodotti. La mobilitazione è organizzata dal Tavolo Verde Sicilia, dal movimento Mda, Riscatto Agricoltura e AltraAgricoltura.

“E’ arrivato il momento di dire basta – spiega Maurizio Ciaciulli, leader di Riscatto Agricoltura – ad una filiera che penalizza solo i produttori. Chiediamo il sostegno di tutto il mondo produttivo ragusano, senza bandiere o partiti di appartenenza”. La giornata di sciopero dell’agricoltura e delle imprese proseguirà venerdì pomeriggio, dalle 17 alle 22, in Piazza del Popolo a Vittoria.

A proposito di allevatori, Confagricoltura chiede al mondo politico uno sforzo comune per migliorare la produttività e, quindi, la qualità del latte. “La Regione, insieme agli enti di ricerca – spiega Ignazio Nicastro, vice-presidente di Confagricoltura Ragusa – deve mettere su un piano per la valorizzazione del latte vaccino. In provincia di Ragusa, fortunatamente, abbiamo tutti gli strumenti per farlo, iniziando proprio dal Corfilac. Altrimenti, senza la qualità e i parametri a norma, per i piccoli allevatori non ci sarà alcun futuro“.

Il mondo allevatoriale ragusano non sembra avere le idee chiare sulle strategie da adottare per affrontare un mercato sempre più globale. “In questo momento puntiamo alla valorizzazione del territorio – spiega Gianni Campo, allevatore – al brand Ragusa e a rafforzare tutta la filiera del latte, dalla stalla fino al consumatore. Puntiamo sull’identità territoriale e sulla tracciabilità delle produzioni per offrire certezze ai consumatori e condizioni di sopravvivenza alle imprese”. Per gli allevatori ragusani il prezzo del latte incide, e di molto, sull’economia del territorio. In contrada Meusa Maiorana, all’estrema periferia della città, Mattia Occhipinti, allevatore, insieme alla famiglia punta l’indice verso il mondo allevatoriale.

“Nelle attuali condizioni di mercato è inevitabile che molte aziende zootecniche siano costrette a chiudere, con o senza incentivi. Le responsabilità sono di ognuno di noi, in questo momento non si ha il coraggio di scendere in strada e rivendicare, insieme agli amici della Sardegna, un prezzo equo pari a 50 centesimi al litro”.

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“Formazione e auto-imprenditorialità per rilanciare il lavoro”: intervista alla dott.ssa Vicky Di Quattro (E.N.F.A.G.A.)

Dott.ssa Vicky Di Quattro, potrebbe parlarci dell’attività che svolge l’Ente Nazionale per la Formazione e l’Addestramento dei Giovani Agricoltori all’interno di Confagricoltura Ragusa?

E.N.F.A.G.A. ha come obiettivo principale la progettazione e la realizzazione di servizi formativi principalmente rivolti a soggetti in cerca di prima occupazione o disoccupati. Rappresenta l’anello di congiunzione tra chi cerca lavoratori qualificati (le aziende) e chi intende investire su se stesso per acquisire il “know-how” necessario richiesto dal mondo del lavoro.

E.N.F.A.G.A. lavora in stretta connessione con Confagricoltura al fine di programmare azioni mirate e interventi formativi ad hoc per qualificare e riqualificare la filiera del mercato del lavoro di riferimento.

L’idea di fondo, condivisa dal  Presidente Antonino Pirrè e dal Direttore Giovanni Scucces, è quella di creare un’offerta formativa in linea con le esigenze delle aziende associate e aderente alle caratteristiche e ai requisiti richiesti dal mercato del lavoro.

Quali i corsi attivati e a chi sono rivolti?

Attualmente sono attivi due corsi (Tecnico dell’accoglienza turistica e Animatore servizi all’infanzia) finanziati dall’Avviso 2/2018 rivolti a persone in cerca di prima occupazione o disoccupate, in possesso del diploma di scuola secondaria di secondo grado o laurea.

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Qual è il feedback che ha registrato in questi mesi alla guida di E.N.F.A.G.A. a Ragusa da parte del territorio sul versante formazione?

In questa nuova stagione per la formazione professionale in Sicilia abbiamo pensato, innanzitutto, di innovare il modo di fare comunicazione. Abbiamo puntato molto su una comunicazione social e smart che è risultata da subito una scelta vincente; alle scelte di marketing  abbiamo fatto seguire una progettazione attenta alle esigenze formative del territorio e uno staff (docenti, tutor, amministrativi, progettisti) molto preparato. Il risultato? Corsi pieni di allievi entusiasti e motivati.

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Quante persone attualmente partecipano ai corsi? Quante donne e quanti giovani?

Contiamo in totale 30 allievi (15 per corso), tutti al di sotto dei 45 anni, 60% donne e 40%uomini.

 Come si svolgono le attività didattiche? Che tipo di formazione erogate?

I corsi sono articolati in lezioni teoriche, pratiche e stage presso aziende. Presso la nostra sede è disponibile un’aula informatica e tutto il materiale necessario per le esercitazioni pratiche. Abbiamo aggiunto quest’anno la buona pratica di introdurre, durante le lezioni i case history, storie di successo legate ad un prodotto affine all’oggetto del corso.  In questo modo ottemperiamo al duplice scopo, da un lato, di mettere in relazione l’allievo con attori di successo del territorio in cui probabilmente opererà (networking territoriale) e dall’altro, forniamo una solida riprova sociale di quali possano essere le strategie imprenditoriali di successo.

In un mercato del lavoro sempre più complesso, spesso professionalizzarsi e lanciarsi in una nuova avventura lavorativa diventa l’unica via di uscita dalla disoccupazione. Qual è la sua visione sul tema?

Ritengo che la sfida della formazione professionale sia anche e soprattutto formare i giovani all’autoimprenditorialità.

Dott.ssa Diquattro, vuole approfittare della nostra chiacchierata per lanciare un messaggio ai giovani iblei che non riescono a inserirsi lavorativamente?

L’inserimento lavorativo è uno dei temi più  tristemente spinosi dei nostri anni. Credo che l’unico modo per contrastare un mercato del lavoro sempre più difficile da penetrare sia preparare le future generazioni e riqualificarle attraverso  l’istruzione e la formazione, visto che già adesso i più istruiti e formati sono i più appetiti sul mercato e guadagnano di più. Non può esserci messaggio diverso dall’augurarmi che sempre più giovani investano su se stessi!

 

Bartolo Lorefice

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