Agriturist Sicilia: “Regole chiare per riaprire gli agriturismi siciliani in assoluta sicurezza”

L’intervista al presidente di Agriturist Sicilia, dott. Giuseppe Strano, a cura di Sicilia Agricoltura

“Regole chiare per riaprire le strutture in sicurezza ed in tempo per organizzare al meglio una stagione estiva che ci permetta di arginare, almeno in parte, le gravi perdite subite nella prima parte dell’anno a causa del lockdown”, a chiederle è il presidente regionale di Agriturist, Giuseppe Strano.

“Il nostro settore, che al 31 dicembre scorso contava 769 strutture, 12 mila posti letto e 50 milioni di fatturato annuo in tutta l’Isola, ha tutte le carte in regola per ripartire rispettando le norme di distanziamento sociale, ma ci servono delle indicazioni precise per garantire la salute dei nostri ospiti, dei nostri 4 mila lavoratori e per non incorrere in sanzioni”, spiega Strano.

“Il contraccolpo subito nei primi cruciali mesi dell’anno, con la disdetta del 100% delle prenotazioni è stato fortissimo. Adesso i presupposti per riavviare la macchina dell’ospitalità e ridare lavoro a migliaia di addetti ci sono tutti, ma vi sono ancora dei nodi da sciogliere e dei dubbi che ci auguriamo possano essere sciolti in breve tempo”.

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In particolare, gli imprenditori del settore agrituristico chiedono che vi siano indicazioni precise sull’uso dei parchi gioco e le piscine comprese nelle strutture e sulle regole da seguire nel settore della ristorazione”. “Nella fase 2 che stiamo vivendo l’agriturismo può e deve giocare un ruolo chiave per far ripartire il turismo e per far conoscere territori e luoghi ameni della Regione, solitamente fuori dalle rotte più battute dai viaggiatori. Se è vero che da ogni crisi possono nascere opportunità è altrettanto vero che noi imprenditori dobbiamo essere messi nelle condizioni di svolgere al meglio il nostro lavoro”.

“La materia agrituristica è demandata alle Regioni – osserva Strano – ma in questo momento è necessario un coordinamento dell’azione politica, con regole semplici, immediate, meno gravose sul fronte burocratico, che permettano a tutti gli operatori di ripartire, alla stessa velocità e con gli stessi tempi in ogni parte d’Italia”.

 

*Agriturist è l’Associazione Nazionale per l’Agriturismo, l’Ambiente e il Territorio, prima associazione agrituristica in Italia, costituita da Confagricoltura nel 1965, per promuovere e tutelare l’agriturismo, i prodotti nazionali dell’enogastronomia regionale, l’ambiente (ha ottenuto per questo, nel 1987, il riconoscimento ministeriale di Associazione ambientalista), il paesaggio, la cultura rurale.

Attualmente l’Agriturist associa circa 5.000 aziende agricole (soci “ordinari”) che svolgono o intendono svolgere attività agrituristica, assistendole sotto il profilo normativo, organizzativo e promozionale. Un sistema informativo “on-line” diffonde in tempo reale notizie ed aggiornamenti sui principali aspetti della gestione agrituristica. L’Agriturist associa anche 12.000 appassionati di agriturismo, ai quali distribuisce la Guida nazionale pubblicata annualmente dal 1975.

 

Fonte: Agricoltura Sicilia

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Fase 2, meno burocrazia e più aiuti concreti: le priorità per l’agricoltura siciliana secondo Confagricoltura

Sburocratizzazione, sostegno ad agriturismi e zootecnia, manodopera per le campagne di raccolta, aiuti economici certi e celeri: le priorità per l’agricoltura siciliana nella Fase 2 secondo Ettore Pottino, presidente di Confagricoltura Sicilia, in un’intervista al Quotidiano di Sicilia

Il Governo Musumeci, come sappiamo, ha dichiarato lo Stato di crisi per il comparto dell’agricoltura, oltre che della pesca, conseguentemente all’emergenza Covid. “Con questo atto – ha affermato l’assessore al ramo, Edy Bandiera – intendiamo manifestare, chiaramente, dinanzi a quale catastrofe di carattere economico ed occupazionale ci troviamo e chiedere un’immediata accelerazione dei provvedimenti a sostegno dei settori duramente colpiti. Occorre limitare, con tempestività, gli impatti negativi economici, sociali e ambientali del tessuto produttivo siciliano, fatto per l’80 per cento da piccole e medie imprese”.

Ma come rimettere in piedi il settore agricolo? Secondo Ettore Pottino, presidente di Confagricoltura Sicilia, “occorre mantenere in vita le aziende, con l’erogazione immediata delle provvidenze messe in campo e anche di altre provvidenze perché sta andando tutto a rotoli. In agricoltura poi ci sono dei comparti che possono andare avanti in quanto riguardano i settori primari ma ci sono anche attività più specialistiche come l’agriturismo, ma anche l’attività zootecnica che risente del calo dei consumi del latte e dei suoi derivati, che hanno grossi problemi di sopravvivenza. Occorre quindi dare liquidità alle aziende, bloccare tutte le imposizioni fiscali come anche la riscossione delle bollette di luce e gas essendo noi insolvibili non avendo entrate. E’ inoltre necessario erogare rapidamente e in modo efficace la cassa integrazione in deroga per i lavoratori agricoli come abbiamo chiesto in commissione-lavoro.
Un’altra emergenza, che però la politica non riesce ad avere la forza di affrontare, è quella che riguarda determinati settori dell’agricoltura che assumono il ruolo strategico di fornire il cibo alla nazione: c’è bisogno di rendere più facile l’accesso al mondo del lavoro, soprattutto per le campagne di raccolta; abbiamo bisogno di manodopera e in tempi molto ristretti, in gran numero. Prima c’era anche la mano d’opera extracomunitaria nelle zone classiche di produzione che dava il suo apporto, ma adesso non c’è più perché la movimentazione delle persone è totalmente bloccata e noi rischiamo di mandare all’aria tutto il raccolto e la fase finale di immissione nel mercato delle nostre produzioni. Avevamo chiesto addirittura il potenziamento, la semplificazione e la rimessa dei voucher ma i sindacati si sono opposti e in un momento così drammatico per la nazione è assolutamente improponibile una visione retrodatata, che poteva andare bene in altri frangenti, ma in una situazione di emergenza, come questa, non possono esserci totem da difendere a tutti i costi essendo in discussione la sopravvivenza de nostro settore primario”.
Pottino aggiunge che i tempi per una ripresa definitiva “saranno estremamente lunghi e le aziende non saranno in condizioni di far fronte non solo agli oneri di una ripartenza (fermarsi e ripartire di per sé ha un costo alto) ma anche ai debiti che si sono accollate per questo fermo che non è dipeso dal comparto”.
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Tiene l’export agroalimentare extra Ue, ma con sensibili differenze tra i prodotti

E’ un bilancio complessivamente confortante quello che risulta dall’analisi dell’ufficio studi di Confagricoltura, basata sui dati dell’Agenzia delle Dogane, sulle esportazioni italiane di prodotti agricoli e alimentari verso i Paesi Extra-UE, nel periodo gennaio-aprile 2020. Dal confronto dei valori delle esportazioni dei primi quattro mesi del 2019 e del 2020 (coincidenti con lo sviluppo della pandemia di Coronavirus) emerge, in generale, un andamento di crescita (+3,7%). Ma non per tutti i settori è andata allo stesso modo.

Guardando alle diverse categorie di prodotti, gli incrementi più rilevanti riguardano gli ortaggi (+30%) e le carni (+25%); sono vicini al +15% prodotti da forno, frutta e ortaggi trasformati, salumi; bene anche olio d’oliva (+11%) e riso (+10%). Segnano invece sensibili flessioni: fiori e piante (-25%), paste alimentari (-14%), frutta (-9%), carni conservate (-8%). Nove delle quattordici categorie di prodotti esaminate hanno esportato di più nel 2020 e, di queste, sette presentano incrementi superiori al 10%. D’altra parte, delle cinque categorie di prodotti con valore dell’export in flessione, tre segnano andamento negativo superiore al 10%.

L’ufficio studi di Confagricoltura ha anche confrontato i dati 2019 e 2020 di ciascun mese del primo quadrimestre dell’anno. Vini e spumanti e formaggi e latticini hanno segnato una forte crescita in gennaio (+24% e +60%), seguita da andamenti negativi nei tre mesi seguenti. Comportamento opposto per i cereali e l’olio d’oliva. Per quanto riguarda le paste alimentari, dopo i primi tre mesi di forte crescita, in aprile hanno registrato una flessione del 48%.

Dati che consentono prime valutazioni dell’effetto della pandemia di Coronavirus sul settore, tenendo conto che il primo annuncio della pandemia è stato diffuso dalla Cina il 31 dicembre 2019 e che il 31 gennaio 2020 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato l’emergenza internazionale, elevandola a rischio “molto alto” il successivo 28 febbraio.

La conclusione dell’ufficio studi di Confagricoltura è che siamo di fronte ad un contesto del tutto anomalo, in grande, costante, modificazione, dove, almeno per il momento, non è possibile reperire tendenze ragionevolmente consolidate.

Non sembra che si siano fin qui verificati significativi ostacoli al trasporto delle merci.

Appare comprensibile il dato molto positivo di gennaio (+24%) per vini e spumanti, seguito da quelli negativi dei tre mesi successivi, con la chiusura o la riduzione di frequentazione di ristoranti, bar e alberghi. Ugualmente spiegabile è la forte contrazione della domanda di fiori e piante, visto il carattere prevalentemente voluttuario di questi consumi in presenza di diffuse difficoltà economiche delle famiglie; e anche l’incremento della domanda di prodotti da forno (panetteria, pasticceria) per “confortare” il lungo tempo trascorso in casa per contenere i rischi di contagio. Ma è difficile dare una spiegazione, ad esempio, alla costante crescita delle esportazioni di ortaggi e all’altrettanto costante riduzione delle esportazione di frutta (due dei pochi settori che confermano l’andamento in tutti i quattro mesi presi in esame).

Confagricoltura ricorda che nel 2019 il valore delle esportazioni italiane dei settori agricolo e dell’industria alimentare è stato complessivamente di 44,6 miliardi di euro, di cui 6,8 miliardi di euro per i prodotti agricoli (15%) e 37,8 miliardi di euro per i prodotti dell’industria alimentare (85%). Le esportazioni verso i Paesi Extra-UE valgono 16,3 miliardi di euro pari al 37% del totale; il 91% del valore (14,9 miliardi di euro) si riferisce ai prodotti dell’industria alimentare, il restante 9% (1,4 miliardi di euro) ai prodotti agricoli. Il Paese Extra-UE principale acquirente dei prodotti agricoli italiani è la Svizzera (326 milioni, pari al 23,1% del totale), seguita a notevole distanza da Emirati Arabi Uniti (104, 7,3%) e Stati Uniti (101, 7,2%). Per quanto riguarda i prodotti dell’industria alimentare, primo acquirente sono gli Stati Uniti (4,55 miliardi pari al 30,6% del totale); seguono il Giappone (1,85, 12,4%) e la Svizzera (1,26, 8,5%).

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Confagricoltura e Open Fiber insieme per l’agricoltura del futuro

Confagricoltura e Open Fiber hanno siglato un accordo di partnership con l’obiettivo di favorire la diffusione della Banda Ultra Larga nelle aziende agricole italiane, attraverso una serie di iniziative che, da una parte agevoleranno la realizzazione della rete, e dall’altra porteranno vantaggi tecnologici al settore, permettendo agli imprenditori agricoli di fare un ulteriore salto di qualità verso l’agricoltura 4.0.

Si tratta di un accordo che assume grande rilevanza, soprattutto in questo delicato momento dell’emergenza sanitaria del COVID-19, in cui è emersa in modo chiaro l’importanza strategica della digitalizzazione e la necessità di accelerarne i processi di sviluppo, in particolare in un settore come quello agro-alimentare che non si è mai fermato nel corso di questi ultimi due mesi.

E’ quanto mai necessario lavorare insieme affinché le aziende del settore primario che producono, trasformano e commercializzano i loro prodotti, anche attraverso canali di e-commerce, siano in grado di continuare a garantire la propria competitività, potendo contare su una rete interamente in fibra ottica in grado di garantire stabilità, velocità e capienza nella trasmissione dei dati.

L’accordo consentirà anche di avviare collaborazioni per consentire la definizione e diffusione di linee guida e iniziative per il superamento del digital divide, favorendo la diffusione della cultura digitale, perseguendo con determinazione lo sviluppo economico, tecnologico e sociale dell’agricoltura e delle imprese agricole.

“Confagricoltura – sottolinea il direttore generale Francesco Postorino – continua così il suo percorso virtuoso che punta al fondamentale contributo della ricerca e dell’innovazione tecnologica per lo sviluppo di filiere agricole ed agroalimentari moderne che sempre di più ricorrono a sistemi di precision farming e di agricoltura digitale, per assicurare produzioni di qualità e sostenibili dal punto di vista sociale, ambientale ed economico.”

Per Simone Bonannini, Direttore Marketing e Commerciale di Open Fiber: “L’accordo siglato con Confagricoltura ci permetterà di raggiungere più velocemente con la nostra rete di ultima generazione le aziende della filiera agricola. Siamo certi che un’Italia più digitale sia indispensabile a maggior ragione nella fase della ripartenza e del rilancio dopo il lockdown. Per questo vogliamo agevolare lo scatto necessario verso soluzioni tecnologiche d’avanguardia necessarie per continuare a competere nei mercati globali. In quest’ottica, la rete ultra-broadband di Open Fiber è uno dei fattori chiave per non restare indietro”.

 

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Confagricoltura è l’organizzazione di rappresentanza e tutela dell’impresa agricola italiana. Riconosce nell’imprenditore agricolo il protagonista della produzione e persegue lo sviluppo economico, tecnologico e sociale dell’agricoltura e delle imprese agricole. La presenza di Confagricoltura nel territorio nazionale si concretizza, in modo capillare, attraverso le Federazioni regionali (19), le Unioni provinciali (95), gli uffici di zona e le delegazioni comunali.

 

Open Fiber è un operatore infrastrutturale delle telecomunicazioni wholesale only attivo su tutto il territorio nazionale. La sua missione è realizzare la rete di comunicazione ultra-broadband in modalità Fiber To The Home (FTTH) che permette di viaggiare fino ad una velocità di 1 Gigabit al secondo.

 

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Coronavirus, Confagricoltura: “Dall’Europa misure inadeguate per il settore agricolo”

Le richieste della Confederazione in vista del Consiglio Agricoltura della Ue del 13 maggio

 

“Le misure varate finora dalla Commissione europea per l’emergenza Coronavirus sono assolutamente insufficienti. Occorre mobilitare nuove risorse finanziarie ed ampliare la sfera degli interventi di mercato. Sul settore vitivinicolo e delle carni suine è indispensabile agire con la massima urgenza”. Sono le richieste avanzate dal presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, in vista della riunione, in programma il 13 maggio, del Consiglio Agricoltura della Ue.

“Nel recente rapporto sulle prospettive economiche – rileva Giansanti – la Commissione ha indicato che la crisi in atto è senza precedenti e può addirittura minare il funzionamento del mercato unico. In questo scenario è stata prevista per l’agricoltura una spesa straordinaria limitata a 80 milioni di euro. E’ un importo del tutto inadeguato. Basti guardare a quanto deciso fuori dalla UE”.

Negli Stati Uniti, sottolinea Confagricoltura, solo per il sostegno della filiera dei biocarburanti è stato varato un intervento superiore a quello complessivo della Ue. E nel Regno Unito non ci saranno limiti di spesa per supportare il reddito dei produttori di latte. In Canada, per compensare i costi per l’acquisto dei dispositivi di sicurezza sanitaria, gli agricoltori riceveranno un contributo pubblico di 55 milioni di dollari USA”.

“Alla luce di questi dati – dichiara il presidente Giansanti – è di tutta evidenza che l’Unione europea deve fare molto di più per sostenere un settore che, assieme alle altre parti della filiera, garantisce la sicurezza alimentare”.

“Adotteremo tutte le azioni necessarie per rispondere in tempi rapidi e in modo efficace alle richieste delle imprese – conclude Giansanti – sapendo di poter fare affidamento anche sulle iniziative annunciate dal Parlamento europeo”.

Nei giorni scorsi, ricorda la Confagricoltura, i coordinatori del gruppo del gruppo PPE e dei Socialisti Democratici, Dorfmann e De Castro, hanno inviato una lettera alla Commissione europea per annunciare il voto contrario della Commissione Agricoltura dell’Europarlamento sulle misure varate “in assenza di un significativo miglioramento”.

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Fase 2, Agriturist (Confagricoltura): “Siamo pronti. Ripartiamo dalla campagna e dai borghi”

Ci avviciniamo ad un’estate da trascorrere preferibilmente nel nostro Paese, senza affollamenti e con meno stress: una vacanza diversa, ‘on the road’ sulle strade poco battute, alla riscoperta dell’Italia dei borghi e delle campagne italiane, che contribuiranno a creare nuove esperienze e nuovi ricordi.

“L’agriturismo può e deve giocare un ruolo chiave nell’estate della ‘fase 2’. Muta radicalmente il concetto di turismo, che va ripensato e riorganizzato secondo le nuove esigenze del distanziamento sociale e della vacanza di prossimità. Termini certamente non affascinanti, che detteranno però le regole da osservare per il prossimo futuro” – sostiene Augusto Congionti, presidente di Agriturist, l’associazione che riunisce gli agriturismi di Confagricoltura.

“Le nostre aziende hanno tutte una caratteristica unica, coniugata in base alle diverse zone del nostra splendida Italia – ribadisce Congionti -. In montagna, come al mare o in collina ci sono sempre contatto diretto con la natura, spazi ampi, sistemazioni indipendenti, appartamenti, lontananza dalla folla, dal chiasso, all’insegna del benessere e del buon cibo genuino e locale. Una vacanza che calza a pennello con le nuove esigenze per uscire dall’emergenza Covid-19”.

Molte, tuttavia, sono le preoccupazioni degli imprenditori agrituristici, a partire dalla mancanza di liquidità e dai tributi da pagare. Numerose sono state le disdette e gli annullamenti a causa del lockdown, che ha totalmente azzerato i fatturati. Una perdita secca, tra ospitalità, ristorazione e fattorie didattiche che supera i 900mila euro. “Ma come agricoltori – precisa Congionti – non ci siamo mai fermati e laddove è stato possibile abbiamo continuato a lavorare consegnando pasti e prodotti a domicilio”.

Gli imprenditori agrituristici contano i danni, ma soprattutto guardano al futuro e chiedono di riprendere l’attività al più presto, con lo stesso trattamento che è stato riservato alle strutture alberghiere.

“La materia agrituristica è demandata alle Regioni – osserva Congionti – ma in questo momento è necessario un coordinamento dell’azione politica, con regole semplici, immediate, meno gravose sul fronte burocratico, che permettano a tutti gli operatori di ripartire, alla stessa velocità e con gli stessi tempi in ogni parte d’Italia”.

“Per l’estate, in alcune località, ci sono pure timidi segnali che potrebbero concretizzarsi in presenze di stranieri – conclude il presidente di Agriturist -. Siamo pronti a ricominciare e a farlo in piena sicurezza”.

 

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Coronavirus: le proposte di Confagricoltura al governo per la ripresa

Semplificazione e strumenti immediati per favorire la ripresa economica e la tenuta del settore agroalimentare, che, nonostante le difficoltà, ha proseguito l’attività garantendo in questi mesi di emergenza gli approvvigionamenti dei beni alimentari sulle tavole degli italiani.

E’ quanto ha evidenziato il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, all’incontro di ieri con il premier Conte e i ministri Bellanova, Catalfo, Gualtieri e Patuanelli per fare il punto sulla fase 2 dell’emergenza Coronavirus.

“Il lockdown dei pubblici esercizi ha influito negativamente sui consumi, innescando un drastico calo della domanda da parte dei canali Ho.Re.Ca e del commercio estero. – ha affermato Giansanti – Alcuni comparti agricoli sono in forte sofferenza o fermi del tutto: abbiamo avanzato la richiesta di un fondo straordinario per aiutare questi settori. Molte aziende hanno trovato soluzioni organizzative adattandosi alle richieste di sicurezza e sanitarie, senza interrompere la produzione ed esponendosi economicamente alle nuove esigenze. Per la ripartenza, quindi – ha aggiunto – occorre mettere celermente in atto una serie di strumenti per le imprese”.

La proposta di Confagricoltura si concentra nell’immediato sul credito di imposta e l’estensione a tutti i datori di lavoro agricolo delle agevolazioni contributive adottate per i territori montani particolarmente svantaggiati. E’ necessario anche velocizzare i pagamenti da parte della pubblica amministrazione per dare fiato alle imprese e, sulla questione manodopera, dare risposte concrete, perché si è in forte ritardo.

Confagricoltura, in qualità di organizzazione più rappresentativa dei datori di lavoro agricolo, ha anche chiesto al Governo di fare parte del “Protocollo di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti lavoro”, che dispone misure per la sicurezza dei lavoratori negli ambienti di lavoro con la riapertura delle attività produttive. Finora il settore primario è stato escluso dalla firma dell’accordo, ma a riguardo c’è stata un’apertura da parte dell’esecutivo.

“E’ necessaria anche una visione a lungo termine per ripartire – ha concluso il presidente Giansanti – Con le amministrazioni si deve sviluppare una strategia nazionale per accompagnare l’agricoltura in questa fase, basandosi sulle difficoltà che caratterizzano il settore e che con la diffusione del Coronavirus hanno frenato la continuità economica delle aziende. Tra questi ricordiamo il digitale, l’innovazione, la semplificazione, il lavoro e la formazione”.

 

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Se il vino non riparte, l’Italia perde occupazione, economia, cultura e paesaggio

Con 356mila aziende, 650mila ettari vitati, 50 milioni di ettolitri e un valore di 13 miliardi di euro, il comparto vitivinicolo è una delle eccellenze più rappresentative dell’Italia, non soltanto per il primato mondiale di volumi produttivi, ma per il significato che tutto ciò rappresenta in termini economici, occupazionali, culturali e paesaggistici. Tuttavia, il brusco calo dell’export e il perdurare della chiusura di ristoranti, bar ed enoteche nella fase 2 dell’emergenza Coronavirus mettono a rischio la sopravvivenza del settore, che conta 1,3 milioni di addetti.

Confagricoltura evidenzia che il 35% del vino è consumato nel canale HoReCa, che assorbe il 55% del valore del comparto. Il lockdown di queste attività fino a inizio giugno, sommato al mancato recupero crediti degli ultimi mesi di vendite, farà perdere oltre il 40% del fatturato delle aziende.

“La maggior parte delle piccole e medie imprese vitivinicole italiane – spiega il presidente della Federazione Vino di Confagricoltura, Federico Castellucci – non serve la grande distribuzione, ma ha come principali canali di riferimento quello tradizionale e quello della vendita diretta in azienda, anche negli agriturismi, di fatto bloccati dalle restrizioni dei DPCM”.

“Il tracollo del settore vino – continua – avrebbe conseguenze nefaste per l’economia del Paese, con gravi perdite occupazionali e anche per l’ambiente, con alcune aree vitate che potrebbero essere abbandonate senza alternative sostenibili”.

La vitivinicoltura italiana, che ha origini antiche ed è immagine e sostanza di innumerevoli territori, più di altre al mondo ha un forte legame con le caratteristiche pedoclimatiche di ogni regione: queste peculiarità danno ai nostri vini un valore unico e irripetibile. Condannare la vitivinicoltura italiana al collasso, pertanto, significa condannare un settore che, insieme all’arte, alla cultura e alla gastronomia, costituisce l’identità e la fortuna del nostro Paese.

Confagricoltura ha proposto una serie di interventi, come la rinegoziazione del debito, la sospensione delle rate per 12 mesi, la concessione dei contributi in conto interessi, l’attivazione del pegno rotativo anche per il vino e lo sviluppo di garanzie sui crediti. Si è inoltre attivata per l’avviamento della vendemmia verde, anche parziale, per un sostegno allo stoccaggio dei vini di qualità e per una possibile distillazione di crisi accompagnata da un’adeguata riduzione delle rese per ettaro.

“Se in una fase critica come questa non si riesce ad avere una forte e immediata iniezione di liquidità, senza troppa burocrazia – conclude Castellucci – molte aziende rischiano realmente di non poter neanche arrivare al termine dell’emergenza Covid-19 e si vedranno superate dai concorrenti degli altri Paesi europei ed extraeuropei”.

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Coronavirus, Confagricoltura: “Inadeguate le misure della commissione Ue per il settore agroalimentare”

“Provvedimenti inadeguati e carenti sotto il profilo finanziario. Inoltre, sono state ignorate le esigenze delle produzioni tipicamente mediterranee”.

E’ decisamente negativo il commento del presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, sui regolamenti della Commissione europea, pubblicati ieri sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione, con i quali sono state disposte una serie di misure per supportare il settore agroalimentare alle prese con la pandemia Covid-19.

“Gli aiuti allo stoccaggio privato – sottolinea Giansanti – non riguardano il settore suinicolo. E non sono state mobilitate risorse finanziarie aggiuntive per il settore vitivinicolo, l’ortofrutta e l’olio d’oliva”.

“Completamente ignorato – aggiunge il presidente di Confagricoltura – il comparto florovivaistico, per il quale alcuni Stati membri hanno sollecitato la concessione di aiuti straordinari commisurati alla perdita del reddito”.

“Per far fronte, nel 2014, alle conseguenze del blocco delle esportazioni agroalimentari della UE sul mercato della Federazione Russa, fu disposta una spesa straordinaria di oltre un miliardo di euro. Ora, nel vivo di una crisi epocale, i fondi messi a disposizione del settore si attestano appena a 80 milioni”.

Secondo Giansanti è indispensabile fare ricorso nell’immediato alla riserva di crisi già esistente, con una dotazione di circa 470 milioni di euro, e prevedere per l’anno venturo uno stanziamento eccezionale per i mercati agricoli nella nuova proposta sul quadro finanziario pluriennale dell’Unione che la Commissione UE presenterà nei prossimi giorni.

“Ci dobbiamo preparare ad affrontare con mezzi e strumenti adeguati una crisi che non sarà di breve durata – conclude Giansanti – Il corretto funzionamento della filiera agroalimentare è un interesse strategico per la collettività”.

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Annullato il decreto di sequestro nei confronti dell’azienda vitivinicola “Feudo Arancio”

Ieri, 29 aprile 2020, il tribunale del Riesame di Trento ha annullato il decreto di sequestro, emesso lo scorso 6 marzo, sui terreni ed edifici delle società “Solsicano” e “Villa Albius sarl” del Gruppo Mezzacorona, riferibili al brand “Feudo Arancio”.

Salutiamo positivamente questa notizia – dichiara il presidente di Confagricoltura Ragusa, dott. Antonino Pirrèche rende giustizia e riabilita un’importante azienda vitivinicola, leader nel settore e vanto del nostro territorio”.

Come affermano i legali di Feudo Arancio – aggiunge il presidente Pirrè – è stata ritenuta radicalmente insussistente l’astratta configurabilità dei reati contestati in relazione agli originari acquisti dei suddetti terreni ed edifici, anche a fronte della evidente trasparenza e tracciabilità delle compravendite realizzate”.

 

Ragusa, 30 aprile 2020

L’addetto stampa

Bartolo Lorefice

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