Estensione accordo Ue-Marocco: necessaria valutazione di impatto prima del via libera

Estensione dell’accordo Ue-Marocco. Per Confagricoltura va fatta una valutazione di impatto prima del definitivo via libera, così come per  tutti gli accordi euro mediterranei

“La notizia dell’estensione dell’accordo UE Marocco ai territori del Sahara occidentale ex spagnolo apre un nuovo scenario sugli effetti di tale intesa”. Così Confagricoltura sulla decisione assunta nei giorni scorsi dal Consiglio dell’Unione europea.

Il Consiglio ha deciso di estendere un importante accordo bilaterale euro mediterraneo ad una parte contesa del territorio africano che avrebbe ottime potenzialità in campo ortofrutticolo e che è in grado di competere con i nostri prodotti.

Occorre, quindi, a parere dell’Organizzazione degli imprenditori agricoli, che prima di procedere al voto definitivo su questa modifica dell’accordo, il Parlamento europeo chieda uno studio di impatto preventivo dei suoi possibili effetti. Anche analizzando le potenzialità offensive del territorio del Sahara Occidentale rispetto alle agevolazioni già concesse e alle nostre produzioni strategiche.

“Più in generale – conclude Confagricoltura – questa potrebbe essere l’occasione per un monitoraggio di tutti gli accordi euro mediterranei in essere che interessano le produzioni della nostra agricoltura, al fine di valutare quanto siano effettivamente equilibrati e fondati sui principi di reciprocità e mutuo vantaggio che dovrebbero essere alla base di tutte le intese bilaterali”.

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Al via la III edizione del concorso “Coltiviamo agricoltura sociale” e il nuovo bando “Tesori”

Incentivare l’agricoltura sociale per favorire e accompagnare lo sviluppo di attività imprenditoriali in grado di coniugare sostenibilità e innovazione. E’ questo l’obiettivo dei due bandi che saranno online il 23 luglio sulla piattaforma www.coltiviamoagricolturasociale.it istituiti da Confagricoltura e Onlus Senior-L’Età della Saggezza, con Intesa Sanpaolo, e da Fondazione Snam. In ambedue i casi è prevista la partecipazione attiva della Rete Fattorie Sociali e la collaborazione dell’Università di Roma Tor Vergata.

I concorsi, a valenza nazionale, sono dedicati a imprenditori e cooperative agricole e sociali per sviluppare il potenziale dell’agricoltura nell’ambito sociale, con un occhio attento al rafforzamento e allo sviluppo di servizi socio educativi e/o socio assistenziali già esistenti e alla sperimentazione di nuovi attraverso la costruzione di reti e partenariati tra i diversi attori territoriali.

Nello specifico i due concorsi sono così articolati:

Coltiviamo Agricoltura Sociale:

I progetti a valenza nazionale, che concorrono ai tre premi di 40.000 euro ciascuno più 8 borse di studio per la partecipazione al Master interdisciplinare sull’Agricoltura sociale, dovranno distinguersi per innovazione, capacità di risposta a criticità del territorio, esempi concreti di integrazione.

Dovranno riguardare i minori e i giovani in situazione di disagio sociale, gli anziani, i disabili e gli immigrati che godono dello stato di rifugiato e richiedenti asilo.

“Tesori” – TErre SOlidali in Reti Inclusive.

Il concorso si rivolge ad Enti del Terzo Settore, società benefit, imprese agricole sociali, enti pubblici e start-up innovative a vocazione sociale e ha l’obiettivo di realizzare progetti in grado di generare impatti positivi per i territori in termini di sviluppo locale e sostenibilità ambientale ed economica.

Per i vincitori è prevista la concessione di terreni di proprietà di Snam nei Comuni di Rimini, Palù e Ronco all’Adige in comodato d’uso gratuito per dieci anni, contributi in denaro, attività di mentoring e borse di studio per il Master on-line in Agricoltura Sociale organizzato dall’Università di Roma Tor Vergata.

E’ possibile partecipare a entrambi i bandi. Tutte le informazioni sulla piattaforma Internet dedicata www.coltiviamoagricolturasociale.it

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Jefta, accordo Ue-Giappone opportunità per export olio, pomodoro, pasta, vini, carni e formaggi

“Grazie all’accordo di libero scambio tra l’Unione Europea e il Giappone, siglato oggi dal premier giapponese Shinzo Abe, dal presidente del Consiglio UE Donald Tusk e dal presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker, le esportazioni agroalimentari comunitarie verso il Paese del Sol levante potrebbero aumentare sensibilmente per i cibi trasformati”. Così il coordinatore di Agrinsieme Franco Verrascina, sulla base di elaborazioni statistiche dell’esecutivo comunitario, esprimendo soddisfazione per i contenuti dell’accordo bilaterale, che offre grandi possibilità di crescita e semplificazione per l’export nazionale.

“Il Jefta, acronimo che sta per Japan-EU Free Trade Agreement, è stato firmato oggi in occasione del summit Ue-Giappone di Tokyo, e sarà ora esaminato dal Parlamento Europeo e dalla Dieta nazionale, l’organo legislativo del Giappone; se approvato entro la fine dell’anno da entrambi i parlamenti entrerà in vigore all’inizio del 2019”, ricorda il coordinamento che riunisce Cia-Agricoltori Italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari.

Il Giappone è il quarto mercato in ordine di grandezza per le esportazioni agricole comunitarie, che hanno un valore venti volte superiore a quello delle esportazioni giapponesi nell’UE; il Paese, inoltre, si presenta come un mercato ‘ricco’, caratterizzato da consumatori molto esigenti, continuamente alla ricerca di prodotti di nicchia e di assoluta qualità e che hanno finora mostrato grande interesse nei confronti dell’eccellenza del Made in Italy agroalimentare”, fa notare Agrinsieme.

“Il Giappone è il sesto maggior partner commerciale dell’Italia al di fuori dell’Unione Europea, con un surplus commerciale di 2,4 miliardi di Euro: l’Italia, infatti, esporta verso il Paese del Sol levante beni per circa 6,6 miliardi di Euro, a fronte di importazioni per 4,2 miliardi. Tra i prodotti agroalimentari più esportati ci sono il vino, l’olio d’oliva, il pomodoro, la pasta e l’aceto”, evidenzia il coordinamento.

“Dall’accordo deriveranno inoltre evidenti benefici per le esportazioni di: vini, che attualmente scontano dazi del 15%, i quali saranno eliminati; carni suine, che hanno alte barriere tariffarie che verranno sensibilmente ridotte; carni bovine, il cui import sarà favorito senza modificare le norme comunitarie sul trattamento con ormoni e sugli Ogm; formaggi, che hanno dazi al 30-40%”, precisa Agrinsieme.

Con il Jefta, infine, verranno riconosciute oltre duecento indicazioni geografiche europee indicate dagli Stati membri, di cui 45 italiane (nello specifico 19 per prodotti agroalimentari e 26 per vino e alcolici) che rappresentano il 90% del valore dell’export agroalimentare delle denominazioni del nostro Paese, rendendo al contempo illegale la vendita di prodotti di imitazione; si tratta di un risultato positivo, anche se ci saremmo aspettati di più per il completo riconoscimento delle indicazioni geografiche”, conclude Agrinsieme.

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Agrinsieme è costituita dalle organizzazioni professionali Cia, Confagricoltura, Copagri e dalle centrali cooperative Confcooperative FedAgriPesca, Legacoop Agroalimentare e Agci Agrital, a loro volta riunite nella sigla Alleanza Cooperative Italiane – Settore Agroalimentare. Il coordinamento Agrinsieme rappresenta oltre i 2/3 delle aziende agricole italiane, il 60% del valore della produzione agricola e della superficie nazionale coltivata, oltre 800mila persone occupate nelle imprese rappresentate.

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Il mondo dell’agricoltura italiana ed europea riunito dall’assemblea di Confagricoltura a Bruxelles

Pirrè (Confagricoltura Ragusa): “Confagricoltura in prima linea ad ogni livello a fianco degli imprenditori agricoli. Ci sono tante sfide in campo e noi diremo la nostra in modo propositivo e costruttivo”

«Abbiamo deciso di tenere la nostra assemblea a Bruxelles per affermare il nostro profondo attaccamento all’Unione Europea, ai suoi valori, ai suoi principi, alla sua lunga storia di pace e benessere. Ciò non ci impedisce di essere critici, sempre in modo costruttivo, nei confronti di alcune proposte avanzate negli ultimi tempi. Ricordiamo, a tal proposito, le proposte in discussione sul bilancio e sulla PAC, oltre alla lista di questioni già aperte da tempo: dalle importazioni agevolate di riso; alle incerte prospettive per lo zucchero; alle difficoltà del settore zootecnico nel quadro del negoziato in corso con i paesi dell’area Mercosur e all’annoso tema della semplificazione, che ormai condiziona l’attuazione delle politiche, le rende impossibili da attuare ed aumenta la disaffezione delle imprese». Lo ha sottolineato il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, nel suo intervento all’Assemblea dell’Organizzazione che si è svolta a Bruxelles.

Sui temi del bilancio pluriennale dell’Unione Europea e della riforma della Pac si è soffermato il presidente del Parlamento Europeo, Antonio Tajani. «Le proposte della Commissione per il bilancio devono essere riviste al rialzo, compresi i fondi da destinare all’agricoltura – ha osservato -. La capacità di spesa del bilancio dell’Unione deve essere pari almeno all’1,3% del PIL degli Stati membri. È importante il sostegno espresso oggi da Confagricoltura alla posizione del Parlamento Europeo. Le risorse finanziarie per l’agricoltura devono essere adeguate, perché il settore ha direttamente a che fare con la sicurezza alimentare dei cittadini, con la tutela dell’ambiente e delle risorse naturali». «Sono due gli obiettivi da conseguire: una PAC semplificata e un sistema più competitivo e aperto all’innovazione».

«L’evento di oggi – ha affermato il ministro delle Politiche agricole e del Turismo, Gian Marco Centinaio – rappresenta una delle prime tappe di un percorso che intendo portare avanti sui territori sia con le associazioni di categoria, sia con le Regioni, per ascoltare e poter dare risposte concrete agli operatori del settore, affrontando le sfide che abbiamo di fronte, in chiave nazionale ed europea. A partire dalla riforma della Pac. Lunedì 16 luglio sarò di nuovo a Bruxelles per discutere in Consiglio di semplificazione e sussidiarietà. Abbiamo bisogno di una Europa che cammini al nostro fianco». «Dobbiamo dimostrare, anche all’estero, cos’è davvero il sistema Italia: difendiamo le nostre eccellenze, investiamo su innovazione e ricerca, potenziamo l’export. Un discorso globale che dalla terra e dalla tradizione di ogni singola realtà del nostro Paese arrivi in tutto il mondo».

«Sono molto felice che Confagricoltura abbia deciso di organizzare la propria Assemblea Generale a Bruxelles. Ciò dimostra la dimensione europea della politica agricola e la grande importanza dell’agricoltura italiana per la UE». Lo ha detto il commissario europeo all’Agricoltura e sviluppo rurale, Phil Hogan. Negli ultimi tempi ci sono state molteplici occasioni di incontro con il commissario, sia a Bruxelles che in Italia, a cui sono state ribadite le posizioni dell’Organizzazione. Ora si avvia il percorso di riforma della PAC 2021-2027. «Sono impaziente di lavorare con voi – ha concluso – per definire una politica agricola più moderna e semplificata per i nostri agricoltori».
«Abbiamo riunito in assemblea generale tutte le componenti della politica agricola: l’Unione Europea, il governo nazionale e le regioni, nelle persone del presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani, del Ministro delle Politiche Agricole e dei vari assessori regionali all’agricoltura, tra cui il “nostro” Edy Bandiera. Un momento importante che ci rende fieri di appartenere a un’organizzazione datoriale solida e in prima linea»: così il presidente di Confagricoltura Ragusa, dott. Antonino Pirrè, che ha partecipato ai lavori a Bruxelles insieme al dott. Oscar Augugliaro.
«A Bruxelles – aggiunge il presidente Pirrè – si decide l’80% delle leggi di interesse agricolo dell’Italia e ci sono tante sfide in campo. Noi diremo la nostra, come sempre, in modo propositivo e costruttivo. Confagricoltura è saldamente presente a tutti i livelli, da quello europeo a quello locale, a fianco delle degli imprenditori agricoli che credono in un’agricoltura innovativa, competetiva e di eccellenza».

Antonino Pirrè e Oscar Augugliaro a Bruxelles

antonio tajani

giunta conf bruxelles

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I voucher vanno ripristinati: strumento utile in agricoltura usato in passato con equilibrio

I voucher sono uno strumento utile per l’agricoltura e devono essere reintrodotti”. Lo afferma il presidente della Confagricoltura Massimiliano Giansanti a proposito del dibattito in corso in questi giorni che vede coinvolti numerose forze politiche ed esponenti del governo, tra cui il ministro delle Politiche agricole Centinaio.

L’eliminazione dei voucher in agricoltura è stata una scelta frettolosa e non adeguatamente ponderata – continua il presidente Giansanti- . E lo strumento che è stato introdotto in loro sostituzione (contratto di prestazione occasionale) non può certo essere considerato una valida alternativa, a causa di una serie di limitazioni e vincoli che ne restringono fortemente il campo di applicazione, soprattutto nel settore agricolo”.

In agricoltura l’esigenza di svolgere prestazioni meramente occasionali ed accessorie è concreta e tutt’altro che infrequente. Non a caso i voucher sono stati sperimentati nel 2008 proprio nel settore primario, con la vendemmia. E se si valutano i dati INPS in modo sereno e distaccato, si scopre che l’agricoltura è uno dei settori produttivi dove il lavoro accessorio è stato utilizzato in modo equilibrato, senza eccessi.

Confagricoltura ricorda che nel periodo 2008-2016, infatti, solo il 4,3 per cento dei voucher complessivamente venduti e’ stato destinato alle attività agricole. Se poi guardiamo l’ultimo anno disponibile, la percentuale scende addirittura all’1,8 per cento del totale.

“Nel periodo in cui hanno trovato applicazione i voucher (2008-2016) il lavoro dipendente in agricoltura, nonostante la crisi economica che non ha certo risparmiato il settore primario, ha sostanzialmente tenuto  – aggiunge il presidente Giansanti – e in alcuni anni ha fatto registrare addirittura un incremento degli occupati. Non è intervenuta dunque alcuna destrutturazione del lavoro dipendente.”

Confagricoltura auspica quindi che in sede di conversione del decreto Dignità i voucher vengano ripristinati,  anche al fine di garantire una maggiore trasparenza nel lavoro agricolo occasionale.

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Sicilia, continua la lunga attesa per i distretti produttivi: rimandati a settembre

Aspetteremo pazientemente settembre per avere risposte sulla richiesta di riconoscimento del nuovo patto di sviluppo distrettuale, presentata a giugno 2017. Nel frattempo continueremo ad andare avanti con le tante attività messe in campo, con un parco sottoscrittori e partner che è ancora cresciuto, nella consapevolezza che la filiera agrumicola ha assoluto bisogno dell’atto di riconoscimento previsto dalla normativa regionale in capo all’Assessorato Attività Produttive, per il quale siamo in attesa da più di un anno”. Questa la dichiarazione di Federica Argentati, presidente del Distretto Agrumi di Sicilia, commentando l’audizione di martedì pomeriggio in Commissione Attività produttive all’Assemblea Regionale Siciliana.

“Ringraziamo il presidente della Commissione Orazio Ragusa e i suoi componenti per la sensibilità dimostrata verso le questioni aperte sul fronte dei distretti produttivi siciliani – aggiunge Argentati – e speriamo venga accolta la proposta, alla commissione, della vice presidente Angela Foti di voler far proprio il documento congiunto elaborato dai rappresentanti degli stessi Distretti presenti al tavolo su alcuni temi essenziali che attendono risposta: la riorganizzazione dell’Ufficio Distretti in seno alle Attività Produttive, la pronta istruttoria dei Patti di Sviluppo presentati per arrivare ai riconoscimenti, l’insediamento della Consulta regionale dei Distretti, il ruolo dei Distretti nella definizione della programmazione regionale, un inquadramento più semplificato per i Distretti dell’agroalimentare e della pesca, bandi dedicati ai Distretti, l’inserimento di una premialità per le aziende che aderiscono ai Distretti nei bandi della programmazione comunitaria”.
“Ci ha fatto piacere – aggiunge Argentati – apprendere dall’assessore alle Attività produttive Mimmo Turano che finanzierà tutti i progetti relativi a bandi attualmente in istruttoria e che il suo assessorato ha dato assoluta priorità alla spesa dei fondi comunitari; comprendiamo anche le difficoltà nel reperire personale da destinare all’Ufficio Distretti, ad oggi sguarnito, rimandando a settembre le pratiche di riconoscimento, termine fino al quale aspetteremo con pazienza. Ci preoccupa, invece, apprendere dall’assessore che i Distretti non sono all’interno della futura programmazione comunitaria, contrariamente a quanto sarebbe sensato presupporre e a quanto richiesto da sempre da tutti i rappresentanti delle filiere produttive”.
“Pertanto – aggiunge la presidente – chiediamo con forza che una rappresentanza dei Distretti entri a far parte del comitato di sorveglianza sulla spesa dei fondi comunitari; auspichiamo anche che l’Assessorato all’Agricoltura sostenga una grande filiera produttiva come quella agrumicola che produce una importante fetta del Pil di questa regione e che in questo momento, evidentemente, non è presa nella giusta considerazione nonostante il grande lavoro che da anni sta facendo il Distretto Agrumi di Sicilia per consolidare un percorso virtuoso e in costante crescita. In tal senso ci ha fatto piacere la presenza qualificata, nel corso dell’audizione, del direttore generale Carmelo Frittitta e del responsabile della programmazione dell’Agricoltura, Gaetano Aprile. Un segnale di attenzione che l’assessorato Attività produttive continua, purtroppo, a non darci. Una domanda al presidente Musumeci, che durante l’incontro del 3 maggio ha dichiarato grande apertura nei confronti dei Distretti: forse sarebbe il caso di cambiare “casa” per i distretti dell’agroalimentare, facendoli traslocare alle competenze dell’Assessorato all’Agricoltura? Noi del Distretto Agrumi ci stiamo pensando seriamente”.

 

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No a “Italico” in etichetta: un blend di oli comunitari non deve essere confuso con il prodotto italiano

La presa di posizione di Agrinsieme contro la denominazione di “italico” sull’etichetta di blend di oli italiani e non da parte

“Dopo tante battaglie contro l’italian sounding e in difesa del made in Italy sorprende la volontà da parte delle organizzazioni firmatarie di “evocare” un’origine che non c’è”. E’ questo il commento di Agrinsieme sulla questione dell’olio italico lanciata dall’accordo firmato da Federolio – Unaprol.

Agrinsieme non entra nel merito dell’accordo siglato – con la consapevolezza che la produzione italiana non riesce a soddisfare la domanda interna – ma nel preannunciato uso del nome “italico”, che fa leva su una caratteristica di provenienza che il prodotto non possiede, se non in parte.

“Il settore olivicolo italiano, spesso sotto accusa – aggiunge il Coordinamento di Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari – necessita di proposte che siano il più possibile chiare e trasparenti agli occhi dei consumatori. Questa trasparenza è fondamentale se vogliamo tutelare al meglio il prodotto realmente italiano”.

Agrinsieme rimarca che, dal punto di vista della definizione della categoria di olio – ferma restando la necessità di verificare, alla luce della normativa, se la denominazione “italico” è inammissibile in quanto può indurre in errore il consumatore – il prodotto frutto dell’accordo rimane un blend di oli comunitari e come tale va indicato in etichetta, commercializzato e promosso. I consumatori meritano indicazioni veritiere e non ingannevoli.

Agrinsieme è costituita dalle organizzazioni professionali Cia, Confagricoltura, Copagri e dalle centrali cooperative Fedagri-Confcooperative, Legacoop Agroalimentare e Agci Agrital, a loro volta riunite nella sigla Alleanza Cooperative Italiane – Settore Agroalimentare. Il coordinamento Agrinsieme rappresenta oltre i 2/3 delle aziende agricole italiane, il 60% del valore della produzione agricola e della superficie nazionale coltivata, oltre 800mila persone occupate nelle imprese rappresentate.

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L’Italia non ha bisogno di dazi: Confagricoltura plaude alla linea del ministro Centinaio

“Siamo assolutamente d’accordo con il ministro Centinaio. L’agricoltura italiana non ha bisogno di dazi, ma di mercati aperti sui quali continuare ad affermare l’eccellenza del “Made in Italy” in ogni parte del mondo”. Il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, ha così commentato le dichiarazioni del ministro delle Politiche agricole Gian Marco Centinaio riportate oggi nell’intervista apparsa su “La Stampa”.

“Le guerre commerciali, a colpi di dazi e contromisure di ritorsione, non hanno mai vincitori e non giovano alle imprese. Non dobbiamo dimenticare che la UE è leader mondiale per l’export agroalimentare”, ha proseguito Giansanti.

Per il presidente di Confagricoltura il problema urgente che si pone è quello della reciprocità e della diversità delle regole di produzione. “Non possiamo – ha spiegato – continuare ad aprire i nostri mercati a prodotti ottenuti con sistemi diversi da quelli imposti agli agricoltori dell’Unione Europea in termini di sicurezza alimentare, tutela del lavoro e sostenibilità ambientale. E’ una questione di leale competizione tra le imprese e trasparenza nei riguardi dei consumatori”.

Il presidente di Confagricoltura ha così concluso: “Sulla base di queste esigenze auspichiamo la fine delle “guerre commerciali” e la ripresa delle trattative in sede multilaterale, per discutere su come rivedere un processo di globalizzazione che è avanzato senza un adeguato sistema di regole”.

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Coltivazioni grano a rischio in Sicilia: Confagricoltura scrive al presidente Musumeci

“Un settore fondamentale per l’economia agricola della Sicilia, specialmente delle aree interne, rischia di subire un nuovo contraccolpo economico, l’ennesimo nell’arco degli ultimi tre anni. Ci riferiamo alla cerealicoltura ed in particolare al grano duro che a causa dei ripetuti fenomeni temporaleschi di quest’inizio giugno rischia di perdere una consistente quota di produzione in quanto non più rispondente ai parametri commerciali”: questo il testo della nota che il presidente di Confagricoltura Sicilia, Ettore Pottino, ha inviato al Presidente della Regione ed all’Assessore all’Agricoltura per denunciare la grave situazione che si sta vivendo nelle campagne durante la trebbiatura.

“Questi ultimi avversi eventi atmosferici – sottolinea il presidente Pottino – si sommano a quelli prodotti dal crollo dei prezzi all’origine, prezzi che nel corso dell’ultimo biennio sono stati sempre al di sotto dei costi di produzione. Una situazione che come logica conseguenza mette a rischio l’abbandono di migliaia di ettari poiché in queste stesse aree non esistono valide alternative colturali, principalmente dal punto di vista agronomico. Per questa ragione, nel farci portavoce di migliaia di aziende agricole siciliane che proprio per la mancanza di nuove opportunità colturali si trovano costrette ad operare, ormai da diverso tempo, al limite della linea rossa che demarca la zona di crisi e la perdita di reddito, chiediamo l’emanazione di interventi straordinari volti ad attutire gli effetti negativi di questa nuova calamità”.

Secondo il presidente di Confagricoltura regionale occorre innanzitutto approvare, con la massima sollecitudine, la delimitazione delle aree cerealicole colpite dai fenomeni, siccitosi prima e alluvionali dopo, al fine di poter avanzare la richiesta di declaratoria al Ministero delle Politiche Agricole, declaratoria necessaria ad intervenire, nell’immediato, sugli oneri previdenziali e contributivi. “L’intervento straordinario – spiega Pottino – dovrebbe invece consistere nel ritiro del grano, non più idoneo per usi alimentari, da utilizzare per altri fini come ad esempio per l’alimentazione del bestiame o come biocombustibile, ad un prezzo pari a quello vigente nelle principali piazze italiane di riferimento. Un’operazione da realizzare attraverso l’utilizzazione di centri di stoccaggio autorizzati dall’amministrazione regionale e con fondi straordinari nazionali e comunitari. Molte delle aziende danneggiate sono allo stremo perché in attesa di ricevere i contributi delle cosiddette misure agro ambientali del PSR Sicilia 2014/2020 e che per motivi ancora poco comprensibili, pur tenendo conto degli sforzi fatti dall’amministrazione regionale, non si riescono a sbloccare”.

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Fondi europei diretti: nuovo sportello di Confagricoltura Ragusa a sostegno delle imprese iblee

Presentata giovedì presso la sede di Confagricoltura a Ragusa la convenzione con CeSDA sui fondi europei diretti

Progettare una Sicilia intelligente, sostenibile e inclusiva: questo l’obiettivo che vuole portare avanti Confagricoltura Ragusa con l’attivazione della convezione, che è stata presentata giovedì agli associati, con CeSDA – Giurdanella & Partners sui fondi europei diretti.

Un momento molto partecipato in cui il presidente dott. Antonino Pirrè ha spiegato che questa collaborazione permetterà un’attività di informazione continua sui bandi europei diretti, consulenza nella ricerca dei partner, anche internazionali, formazione per le aziende associate nell’organizzazione di categoria con corsi riservati che partiranno a settembre.

L’avv. Carmelo Giurdanella (direttore scientifico CeSDA, Catania, studio legale Giurdanella & Partners) e la dott.ssa Simona Zelli (esperta CeSDA, Trento, europrogettista e policy advisor) hanno condiviso con i soci di Confagricoltura le potenzialità dei fondi diretti, ossigeno per il tessuto produttivo, essenziali per poter veicolare nuovi modelli di business ad alto impatto sociale, smart cities, communities e innovazione.

Un altro servizio che arricchisce l’offerta di Confagricoltura Ragusa a sostegno delle imprese agricole iblee, per sostenere una sempre crescente competitività imposta dalla rapida evoluzione del mercato. Per ulteriori informazioni sulla consulenza e sui corsi di formazione di CeSDA potete venire a trovarci nella nostra sede in via G.Spampinato 7, telefonarci al numero 0932 642492 o mandarci una mail all’indirizzo ufficiostampa@confagricolturaragusa.it

 

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