La dichiarazione dello stato di emergenza per Lombardia, Emilia-Romagna, Piemonte, Friuli-Venezia Giulia e Veneto trova Confagricoltura d’accordo. Positiva la previsione da parte del Consiglio dei Ministri di 36,5 milioni di euro in favore dei territori maggiormente colpiti dalla grande siccità in corso. Si tratta di uno stanziamento economico importante, ma che rappresenta solo un primo passo verso la tutela delle produzioni e del lavoro delle aziende agricole.
La Confederazione è convinta dell’importanza della nomina, nel più breve tempo possibile, di un Commissario straordinario che, di concerto con i territori e le rappresentanze degli agricoltori, proceda con lo stanziamento delle risorse necessarie a coprire i danni già subiti dal settore primario. È fondamentale mettere in campo ogni sforzo necessario per la salvaguardia dei raccolti, e di conseguenza, l’occupazione.
Confagricoltura auspica, però, che questa grave situazione abbia tolto ogni dubbio sulla necessità di superare la politica dell’emergenza per avviare un piano per la modernizzazione del sistema idrico che il Paese aspetta da oltre 20 anni. Nell’ultimo rapporto Istat è contenuto un dato esemplificativo della condizione attuale: a causa della vetustà della rete, nel 2020 è andato perso 1 miliardo di metri cubi di acqua.
È necessaria un’inversione di marcia e alcuni strumenti sono già a disposizione. È possibile procedere fin da subito con i lavori di efficientamento della rete nazionale previsti e finanziati nel PNRR con 190 milioni di euro. Ma la manutenzione non basta: Confagricoltura è convinta che sia necessario rimodulare la destinazione delle risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, dedicando una quota a nuove infrastrutture strategiche per la raccolta dell’acqua piovana e per la gestione e il riutilizzo dei reflui a scopi irrigui. Inoltre, il settore primario aspetta da tempo incentivi che rendano accessibili alle imprese gli investimenti in tecnologie per il risparmio idrico proprio come è stato fatto in Francia e Spagna.
Malgrado le ripetute segnalazioni e le diffide da parte degli imprenditori agricoli ragusani alle Autorità competenti per la prevenzione del rischio idrogeologico, lo stato di corsi d’acqua, alvei dei fiumi, fiumare, torrenti, canali artificiali, fossi di scolo e sottopassi nelle campagne iblee è di abbandono totale, risultando parzialmente o totalmente occlusi da materiale terroso, vegetazione e rifiuti che ne compromettono la funzionalità idraulica.
Il rischio è che, alle prime piogge, puntualmente ci saranno esondazioni e allagamenti che rischiano di danneggiare, come purtroppo è già accaduto troppe volte, persone, cose infrastrutture, patrimonio edilizio abitativo e produzioni agricole, con rischi non indifferenti per la pubblica e privata incolumità e la sicurezza della circolazione stradale.
“Facciamo un appello alle Autorità competenti in materia (Anas, ex Provincia, Comuni, Consorzio di Bonifica) – dichiara il Direttore di Confagricoltura Ragusa, dott. Giovanni Scucces – affinché si puliscano i corsi di torrenti e canali. Un’attività di prevenzione necessaria, che dovrebbe essere ordinaria, per evitare disastri quando arriveranno le prime piogge”.
“Le criticità maggiori – spiega il dott. Scucces – le abbiamo riscontrate lungo i canali di raccolta e nei sottopassi stradali. I nostri imprenditori agricoli sono alle prese con i problemi legati agli approvvigionamenti idrici a causa della siccità che mettono a rischio tutte le produzioni, oltre agli aumenti spropositati dei costi energetici e di produzione. Pulire i canali, subito, è l’unico modo per evitare futuri ulteriori danni da dissesto idrogeologico, anche in considerazione del cambiamento climatico e delle sempre più frequenti piogge improvvise, abbondanti e a carattere temporalesco”.
“Ci aspettiamo la massima solerzia da parte degli Enti preposti – conclude il direttore di Confagricoltura – e vigileremo affinché le risposte arrivino in tempi celeri”.
Riportiamo di seguito il testo dell’intervista realizzata da Biagio Tinghino al Vice Presidente di Confagricoltura, dott. Sandro Gambuzza, pubblicata sul Quotidiano di Sicilia del 29 giugno 2022
“È fondamentale lavorare alla diffusione delle tecnologie per salvaguardare la produttività”
Negli ultimi mesi non si fa altro che parlare di rischio desertificazione. La desertificazione è non solo una conseguenza, ma anche una delle cause del cambiamento climatico: il degrado del suolo dovuto all’attività antropica dà luogo all’emissione di gas a effetto serra, e i suoli degradati hanno una minore capacità di trattenimento del carbonio. La desertificazione può comportare povertà, problemi di salute dovuti alla polvere portata dal vento, nonché una diminuzione della biodiversità. Può anche avere conseguenze demografiche ed economiche, costringendo la popolazione a migrare lontano dalle aree colpite. La Sicilia è la regione italiana con maggior rischio di desertificazione. Secondo i dati diffusi dall’Associazione Italiana Enti di Bacino, il 70% della superficie della Sicilia presenta un grado di rischio medio-alto. Un problema che riguarda sia le aree interne che quelle costiere, fatta eccezione per le province di Catania, Messina e Palermo, in cui il rischio è molto più basso.
Confagricoltura: “La siccità sta già impattando sulle rese agricole nazionali”
Per approfondire la questione, abbiamo intervistato Sandro Gambuzza, vice presidente di Confagricoltura nazionale. “La siccità sta già impattando sulle rese agricole nazionali – ha detto al QdS, Gambuzza -. Per questa ragione, Confagricoltura ha chiesto al governo di assumere, di concerto con le Regioni, tutte le iniziative necessarie a mettere le aziende agricole nelle condizioni di assicurare almeno i livelli produttivi ordinari. La media annuale delle temperature nell’isola continua a salire e le condizioni climatiche assumono sempre più caratteristiche continentali, con inverni più freddi ed estati sempre più afose. Il problema della desertificazione riguarda oltre il 25% della popolazione mondiale a causa delle crescenti pressioni esterne dovute alle attività umane e al cambiamento climatico che aggraveranno ulteriormente la situazione”.
Occorrono interventi immediati contro la siccità
La siccità causata dalle scarse piogge invernali sta creando problemi seri all’agricoltura e richiede interventi immediati come turni per innaffiamenti programmati e irrigazioni di soccorso per salvare le produzioni in campo. “Negli ultimi giorni stiamo affrontando il problema della carenza di acqua destinata all’agricoltura – ha continuato il vice Presidente – e stiamo iniziando ad elaborare una prima indicazione dei danni provocati dallo stress idrico, in corso ormai da mesi. Il primo calcolo attendibile è relativo ai cereali. Secondo le stime di Palazzo Della Valle, la siccità colpirà i raccolti di grano duro e tenero che registreranno una flessione calcolata tra il 15 e il 20%. Se la situazione meteorologica non cambierà e se non verranno messi in campo i provvedimenti necessari, gli effetti si estenderanno anche ad altre colture. Dall’ortofrutta al mais, fino alla produzione di uva e olive. Nessuna esclusa”.
All’emergenza attuale si sommano i danni sulla fertilità dei suoli che, secondo l’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), riguardano circa il 28% della Penisola, principalmente al Sud, dove in alcuni casi superano il 40% delle superfici. Negli ultimi 20 anni la siccità ha provocato danni all’agricoltura italiana per oltre 15 miliardi di euro, il 50% dei quali concentrato in Puglia, Emilia Romagna, Sicilia e Sardegna.
Alla siccità si somma la crescita dei costi di produzione
“Non dimentichiamo che il settore primario sta già affrontando un periodo molto complicato – ha stigmatizzato Gambuzza – per l’eccezionale crescita dei costi di produzione dovuta all’invasione dell’Ucraina. Se il governo non si attiverà in tempi stretti, la perdita di produzione potrebbe avere impatti negativi anche sulla spesa alimentare degli italiani. Occorre gestire l’emergenza, accertando le condizioni per la dichiarazione dello stato di calamità naturale e attivando tutte le possibili iniziative in modo coordinato per salvaguardare le produzioni agricole”.
In questa delicata fase storica viene chiesto agli imprenditori agricoli di far fronte alla crescente richiesta di cibo per evitare una crisi alimentare di vaste dimensioni, ma, senza acqua, non è possibile coltivare e rispondere a questa necessità. “È di fondamentale importanza lavorare alla diffusione delle innovazioni tecnologiche in grado di salvaguardare il potenziale produttivo – ha sottolineato il vice Presidente -, con una minore pressione sulle risorse naturali. Da anni, a riguardo, Confagricoltura ha avviato una stretta collaborazione con l’Ambasciata di Israele per far conoscere alle nostre imprese le migliori e più avanzate tecnologie che consentono di risparmiare il fabbisogno di acqua nei processi di produzione. Confagricoltura ha sollecitato inoltre l’avvio degli interventi infrastrutturali, già finanziati e in avanzato iter procedurale, ma anche la realizzazione di nuovi invasi necessari a rispondere alle richieste dei territori”.
Occorre un cambio di passo rispetto al passato
Occorre un veloce e deciso cambio di passo rispetto al passato, senza ritardi ulteriori che ricadrebbero sugli imprenditori agricoli. Tutta l’Italia ha bisogno disperatamente di acqua ed i prossimi giorni saranno decisivi per salvare almeno il primo raccolto dell’estate. L’irrigazione è essenziale in questi giorni, perché molte colture stanno arrivando a maturazione e hanno bisogno di una grande quantità di acqua.
“Ho sempre detto che la crisi si supera attraverso l’innovazione, la ricerca e la formazione – ha puntualizzato Gambuzza -. Serve una visione ed una strategia in grado di aumentare la capacità di produzione dell’agricoltura italiana, con l’obiettivo di raggiungere la sovranità alimentare e puntare a nuovi mercati con le nostre produzioni, sinonimo di qualità e sicurezza. A ciò si lega la competitività, anche in termini di reciprocità di condizioni a livello comunitario e extracomunitario. Bisogna puntare a percorsi di innovazione attraverso l’utilizzo delle migliori tecnologie applicate all’agricoltura frutto dei risultati della scienza e della ricerca. Innovazione, transizione digitale, sostegno alla filiera agroalimentare, transizione verde, ricerca e formazione, uniti a riforme strutturali e infrastrutturali dell’amministrazione per ridurre gli oneri burocratici a carico delle imprese, per Confagricoltura, sono i pilastri su cui costruire il futuro del settore primario italiano”.
“L’agricoltura è un comparto trainante per l’economia nazionale, europea e mondiale – ha concluso Sandro Gambuzza -. La carenza di infrastrutture idriche è un grave problema che ostacola la crescita di questo settore. Innanzitutto servirebbe creare una rete di nuovi bacini e invasi sul territorio per l’accumulo e lo stoccaggio di acqua piovana”.
Il VII Censimento generale dell’agricoltura dell’Istat “fotografa” il processo di rafforzamento imprenditoriale del settore primario: aziende sempre più grandi e strutturate, gli investimenti in innovazione e digitale spingono verso l’agricoltura del futuro.
Dai dati presentati oggi emerge chiaramente il profilo dell’azienda agricola del futuro, con elementi valorizzati più volte da Confagricoltura: imprese di dimensioni maggiori rispetto al passato, che mettono al centro della propria strategia le innovazioni e il digitale. Imprese impegnate nella diversificazione delle proprie attività, a partire dalla produzione di energia rinnovabile.
Il processo in atto – evidenzia Confagricoltura – è testimoniato dalla riduzione del numero di aziende dal 2010 al 2020 (- 29,9%) a fronte di un aumento delle dimensioni, con il traguardo storico di 11 ettari in media per impresa. Senza però dimenticare che, aldilà della posizione in ambito europeo in termini di estensione media delle aziende, l’agricoltura italiana è al primo posto per creazione di valore aggiunto.
Strutture aziendali più organizzate portano anche un innalzamento dell’offerta di lavoro. L’Istat descrive un settore in cui il lavoro familiare resta prevalente, ma che vede una crescita interessante di quello salariale.
Dall’indagine emerge con chiarezza un modello di impresa che coincide, sostanzialmente, con quello a cui guarda Confagricoltura, che tuttavia avverte: “Bisogna allungare il passo. Ad esempio è ancora limitata la presenza di giovani agricoltori che, insieme all’imprenditoria femminile, sono in grado di dare una maggiore spinta verso la modernizzazione”.
L’ultimo Censimento – conclude Confagricoltura – descrive un mondo agricolo vitale e orientato allo sviluppo sostenibile, che può ancora crescere per conquistare nuovi spazi sui mercati interni e a livello internazionale.
La Sicilia è la regione italiana con maggior rischio di desertificazione. Secondo i dati diffusi dall’Associazione Italiana Enti di Bacino, il 70% della superficie della Sicilia presenta un grado di rischio medio-alto. Un problema che riguarda sia le aree interne che quelle costiere, fatta eccezione per le province di Catania, Messina e Palermo, in cui il rischio è molto più basso.
La media annuale delle temperature nell’isola continua a salire e le condizioni climatiche assumono sempre più caratteristiche continentali, con inverni più freddi ed estati sempre più afose. Il problema della desertificazione riguarda oltre il 25% della popolazione mondiale a causa delle crescenti pressioni esterne dovute alle attività umane ed al cambiamento climatico che aggraveranno ulteriormente la situazione.
“Faccio mie le parole della nostra componente di Giunta, Giovanna Parmigiani, in occasione della Giornata Mondiale per la Lotta alla Desertificazione e alla Siccità: senza suolo fertile e in salute, non c’è vita. E i dati attuali sulla siccità sono impressionanti. In una situazione che è già di grande incertezza sul piano economico, rischiamo di perdere produzioni, reddito, posti di lavoro”: così il presidente di Confagricoltura Ragusa, dott. Antonino Pirrè.
“Non meno impressionante – aggiunge Pirrè – il ritardo che è stato accumulato nel risolvere problemi di portata pluriennale e via via aggravati dal cambiamento climatico. Partendo dai fondi straordinari del PNRR, occorre un veloce e deciso cambio di passo rispetto al passato, senza ritardi ulteriori che ricadrebbero sugli imprenditori agricoli”.
All’emergenza attuale si sommano i danni sulla fertilità dei suoli che, secondo l’Ispra, riguardano circa il 28% della Penisola, principalmente al Sud, dove in alcuni casi superano il 40% delle superfici. Negli ultimi 20 anni la siccità ha provocato danni all’agricoltura italiana per oltre 15 miliardi di euro, il 50% dei quali concentrato in Puglia, Emilia Romagna, Sicilia e Sardegna.
“Occorre gestire l’emergenza, accertando le condizioni per la dichiarazione dello stato di calamità naturale e attivando tutte le possibili iniziative in modo coordinato per salvaguardare le produzioni agricole”.
Bisogna poi lavorare alla diffusione delle innovazioni tecnologiche in grado di salvaguardare il potenziale produttivo, con una minore pressione sulle risorse naturali.
Da anni, a riguardo, Confagricoltura ha avviato una stretta collaborazione con l’Ambasciata di Israele per far conoscere alle nostre imprese le migliori e più avanzate tecnologie che consentono di risparmiare il fabbisogno di acqua nei processi di produzione.
Confagricoltura ha sollecitato inoltre l’avvio degli interventi infrastrutturali, già finanziati e in avanzato iter procedurale, ma anche la realizzazione di nuovi invasi necessari a rispondere alle richieste dei territori.
In delicatissima fase storica agli imprenditori agricoli viene chiesto di far fronte alla crescente richiesta di cibo per evitare una crisi alimentare di vaste dimensioni, ma, senza acqua, non è possibile coltivare e rispondere a questa necessità.
Nella mattinata di ieri, presso gli Uffici dell’Assessorato Regionale all’Agricoltura a Palermo, è stata firmata la convenzione tra Agrinsieme (rappresentata dai presidenti regionali di Confagricoltura, Rosario Marchese Ragona, di CIA, Graziano Scardino, e di COPAGRI, Natale Mascellino) e il Dipartimento Agricoltura che delega ai Centri autorizzati di Assistenza Agricola (CAA) la concessione di carburante agevolato agli utenti di macchine agricole, attraverso la piattaforma digitale Quadrifoglio, e altri importanti servizi: certificazione della qualifica di Imprenditore Agricolo Professionale (IAP), abilitazione all’esercizio dell’attività agrituristica e a quella di fattoria didattica, iscrizione nell’elenco degli operatori agrituristici, attività di settore vitivinicolo.
“Finalmente si mettono al centro semplificazione, innovazione e sburocratizzazione – dichiara il Presidente di Confagricoltura Sicilia, avv. Rosario Marchese Ragona –, fornendo procedure snelle e veloci agli agricoltori per l’ottenimento del gasolio agricolo, in un momento storico in cui le aziende agricole sono vessate da costi per l’energia e per il carburante davvero insostenibili”.
“La convenzione firmata, che è arrivata dopo un lavoro encomiabile di sintesi tra le tre Organizzazioni degli agricoltori siciliani che compongono Agrinsieme (Confagricoltura, Cia e COPAGRI), rappresenta una pagina storica di politica sindacale. Adesso abbiamo un sistema competitivo per andare oltre le lungaggini burocratiche e cartacee previste dalle regole precedenti”, aggiunge il Presidente di Confagricoltura Sicilia.
“Auspichiamo vivamente che il nuovo sistema su piattaforma digitale Quadrifoglio funzioni senza problemi, – conclude Marchese Ragusa – offrendo finalmente un servizio tanto atteso e di vitale importanza per i nostri agricoltori. Su questo aspetto ci sarà la massima vigilanza da parte di Confagricoltura”.
Agrinsieme è il coordinamento che rappresenta le aziende e le cooperative di Cia, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari (che a sua volta ricomprende Agci-Agrital, Fedagri-Confcooperative e Legacoop Agroalimentare). È nato il 9 gennaio 2013 ed ha ampliato la sua rappresentatività il 9 giugno 2015 con l’adesione di Copagri. Agrinsieme, che rappresenta oltre il 40% del valore dell’agroalimentare italiano, lavora per la diffusione di strumenti di collaborazione tra imprese agricole e tra i diversi soggetti della filiera agroalimentare, agroindustriale e della distribuzione. Il coordinamento di Agrinsieme unifica le strategie e si propone come interlocutore nei confronti della politica e delle Istituzioni nazionali e comunitarie. Davanti ad una legislazione agricola in continua evoluzione, Agrinsieme è consapevole che questo richiede un’attenzione ed una azione decisa per creare l’infrastruttura giuridica necessaria allo sviluppo delle imprese del settore.
Favorire l’occupazione per i lavoratori provenienti da El Salvador e soddisfare il fabbisogno di manodopera delle aziende agricole italiane, facilitando le procedure di reclutamento e l’assunzione, nonché l’inserimento di questi lavoratori nel nostro mondo del lavoro.
Questo l’obiettivo del protocollo di intesa sottoscritto stamani a Palazzo della Valle dal presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, e il ministro del Lavoro della Repubblica di El Salvador, Oscar Rolando Castro.
Con l’accordo, che ha durata triennale, le parti avviano una cooperazione per cercare occasioni di lavoro con una gestione coordinata ed efficiente dei flussi migratori, nel rispetto delle normative vigenti in materia. El Salvador rientra infatti tra i Paesi ai quali l’ultimo decreto flussi per il 2021 ha riservato una quota di ingresso in Italia.
L’annunciato ampliamento delle quote per il 2022, soprattutto per il lavoro stagionale, aggiunge ulteriori possibilità di collaborazione, sebbene – evidenzia Confagricoltura – siano ancora da risolvere i problemi di carattere burocratico e informatico che rendono la situazione delle imprese agricole italiane particolarmente difficile nel pieno della stagione di raccolta.
Con questo accordo la Confederazione, che è l’Organizzazione maggiormente rappresentativa dei datori di lavoro agricolo, si impegna a verificare il fabbisogno delle imprese associate, mentre il ministero del Lavoro di El Salvador comunicherà il numero dei lavoratori salvadoregni disponibili a prestare la propria attività in Italia, fornendo tutte le informazioni utili al loro inserimento nelle aziende.
Alla firma dell’intesa a Palazzo della Valle erano presenti anche l’ambasciatore di El Salvador, Efrén Arnoldo Bernal Chévez, e i vicepresidenti di Confagricoltura, Giordano Emo Capodilista, con delega all’Internazionalizzazione, e Sandro Gambuzza, con delega al Lavoro.
“Solo la ripresa delle esportazioni dell’Ucraina via mare può scongiurare il rischio di una crisi alimentare su vasta scala. Le alternative basate sull’utilizzo di ferrovie e rotte stradali hanno tempi di consegna troppo lunghi”.
Questa la presa di posizione del presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, sulle iniziative in corso per sbloccare il grano, circa 22 milioni di tonnellate, stoccato nei porti ucraini. Nella media degli anni passati – rileva Confagricoltura – l’Ucraina esportava in questo periodo 5 milioni di tonnellate di grano al mese. Ora, nonostante l’apertura di ‘corridoi di solidarietà’ da parte degli Stati membri della UE, non si va oltre un milione.
“Non resta molto tempo a disposizione per trovare un accordo – evidenzia Giansanti –perché con l’aumento delle temperature il grano stoccato rischia di marcire. Occorre, inoltre, liberare i silos per i nuovi raccolti”. A proposito dei nuovi raccolti, le notizie che arrivano da Kiev non sono incoraggianti. Secondo le ultime stime diffuse dall’Associazione interprofessionale cerealicola, a cui aderiscono gli agricoltori e gli esportatori di settore, nella campagna di commercializzazione 2022-2023 la produzione di grano dovrebbe attestarsi a 19 milioni di tonnellate, il 40% in meno sulla precedente annata che ha fatto registrare quantitativi da record. Le esportazioni sono valutate attorno ai dieci milioni di tonnellate, con un taglio del 50%. Anche per i raccolti di mais è prevista una diminuzione nell’ordine del 30%.
“Spetta ai principali Paesi produttori ed esportatori di cereali colmare il vuoto provocato dalla riduzione delle esportazioni di cereali dell’Ucraina – puntualizza il presidente di Confagricoltura – per evitare ulteriori e gravi squilibri di mercato a livello internazionale e fermare la corsa verso l’alto dei prezzi spinta anche dalla speculazione finanziaria”. In un anno – secondo l’indice della FAO – i prezzi dei cereali sono saliti del 56%.
“In ambito europeo, una maggioranza di Stati membri – aggiunge Giansanti – ha chiesto alla Commissione europea di utilizzare tutto il potenziale produttivo, rinviando eccezionalmente l’entrata in vigore delle nuove regole sulla rotazione delle colture e consentendo la semina dei terreni destinati al riposo produttivo”.
“Gli Stati Uniti hanno già deciso di incentivare gli agricoltori per aumentare la produzione. La Commissione UE è in ritardo e deve agire con la massima sollecitudine” – conclude il presidente di Confagricoltura.
“Il governatore della Banca d’Italia ha illustrato con il consueto rigore la situazione e le prospettive dell’economia italiana, con particolare riferimento all’impatto economico della guerra in Ucraina, soffermandosi anche sull’eccezionale rialzo dei prodotti di base destinati all’alimentazione che dovrebbero restare su livelli elevati nel prossimo biennio”.
Il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, commenta la relazione annuale del governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, sulla situazione economica nazionale e internazionale.
“Per rallentare la corsa dei prezzi – aggiunge Giansanti – è necessario che l’Unione europea, come già deciso negli Stati Uniti, consenta di aumentare le produzioni UE per contribuire ad evitare una crisi alimentare globale”.
“Anche perché l’inflazione, come ha sottolineato nella relazione il governatore, è una ‘tassa ineludibile’ che pesa sulle famiglie, sui consumatori e sulle imprese. A tale riguardo – conclude il presidente di Confagricoltura – già nelle scorse settimane Visco aveva evidenziato che ‘con questi aumenti le imprese non possono sopravvivere a lungo’ “.
In data 21 aprile 2022 è stato firmato presso la sede dell’EBAT (Ente Bilaterale Agricolo Territoriale) a Ragusa il nuovo Contratto Provinciale di Lavoro degli operai agricoli e florovivaisti, valido per il quadriennio 2020/23.
Viene confermata l’articolazione dell’orario di lavoro già prevista dal precedente CPL; viene prevista l’indicazione dell’orario giornaliero di lavoro (6.50 – 7.00 – 8.00) nel contratto individuale di lavoro. Viene introdotto un aumento salariale del 2%, a decorrere dal I maggio 2022 e un una tantum/vacanza contrattuale di € 1,00 lorde per ogni giornata di lavoro dal I gennaio 2021 al 30 aprile 2022.
“Il 2% è un aumento superiore a quello registrato nelle altre province siciliane – spiega il presidente di Confagricoltura Ragusa, dott. Antonino Pirrè. “Un segnale necessario, – aggiunge – considerando la difficilissima congiuntura economica che sta mettendo in serie difficoltà le imprese i lavoratori”.
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