Alla vigilia del Consiglio europeo, l’Organizzazione degli imprenditori agricoli auspica ogni sforzo per scongiurare una destabilizzazione degli scambi, che dal 2007 sono in costante crescita
“Sulla Brexit la posizione del mondo agricolo europeo è unitaria. Il recesso senza accordi del Regno Unito dalla UE avrebbe conseguenze devastanti per il settore”. E’ la dichiarazione rilasciata dal presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, alla vigilia della riunione, a Bruxelles, del Consiglio europeo che nel pomeriggio di domani, 21 marzo, discuterà sugli ultimi sviluppi legati alle modalità del recesso del Regno Unito.
“Un recesso senza regole comporterebbe il ripristino dei controlli doganali, veterinari e di natura fitosanitaria. Gli scambi commerciali subirebbero quanto meno un immediato e vistoso rallentamento”, ha sottolineato Giansanti.
Inoltre, secondo le decisioni rese note dal governo di Londra lo scorso 13 marzo, nell’eventualità di una ‘hard Brexit’, alcune importazioni dall’Unione sarebbero assoggettate a dazi doganali tali da comprometterne la competitività sul mercato britannico rispetto ai Paesi extra-UE.
“A rischio – ha indicato il presidente di Confagricoltura – le nostre esportazioni di formaggi grattugiati (Parmigiano Reggiano, Grana Padano e Pecorini). Non solo. Pesanti contraccolpi sono da mettere in preventivo a livello europeo per le carni bovine, suine e per i prodotti lattiero-caseari, con effetti di riduzione dei prezzi per gli allevatori in tutti gli Stati membri”.
“In quest’ottica – ha proseguito Giansanti – chiediamo ai capi di Stato e di governo l’indicazione a mobilitare aiuti d’emergenza dell’Unione a favore del mondo agricolo nel caso di ‘hard Brexit’”.
“La nostra agricoltura sarebbe tutelata in modo adeguato dall’entrata in vigore del progetto di accordo di recesso, già approvato dal Consiglio europeo lo scorso novembre e, al momento, bocciato dalla Camera dei Comuni, a Londra – ha puntualizzato Giansanti -. Grazie anche all’efficace lavoro svolto dalla delegazione italiana, sarebbero assicurati la stabilità degli scambi commerciali e il riconoscimento delle indicazioni geografiche e di qualità fino al 31 dicembre 2020”.
“In alternativa – ha concluso Giansanti – risulterebbe utile una proroga non breve della Brexit, per scongiurare la destabilizzazione degli scambi e per avere il tempo di negoziare le future relazioni commerciali bilaterali sulla base di un accordo di libero scambio”.
Le vendite del ‘Made in Italy’ agroalimentare sul mercato britannico ammontano a 3,4 miliardi di euro l’anno. E’ il terzo mercato di sbocco a livello europeo. Da notare che dal 2007, il ‘giro d’affari’ ha fatto registrare un costante incremento nonostante le crisi economiche e le oscillazioni valutarie.